Balduzzi: “L’aumento di vendite dei generici ci riallinea agli altri Paesi europei”

A sette mesi dalla sua entrata in vigore, la norma del governo Monti di indicare il nome del principio attivo in ricetta sembra funzionare, producendo ad oggi un +25% di acquisti. L’ex ministro della Salute: “Funziona senza creare sfracelli nel sistema”

» Cronaca Medicina e SaluteEmanuele Dorru – 30/05/2013
 

 

Era il 30 agosto dello scorso anno quando, apochi giorni dall’entrata in vigore del provvedimento Monti che impone ai medici di base di indicare sulla ricetta rossa il nome del principio attivo invece che il nome “griffato” del farmaco, emergeva una certa diffidenza all’acquisto da parte degli italiani. L’80 per cento delle persone, infatti, a fronte di un evidente risparmio per il generico, pagava di tasca propria la differenza per le medicine conosciute da sempre. “Se l’obiettivo – faceva notare all’ora l’Aifa – era quello di generare un risparmio, il traguardo appare ancora lontano”. Oggi, invece, a pochi mesi di distanza, il traguardo auspicato dal ministero della Salute sembra essere stato raggiunto e l’indicazione del principio attivo sulle ricette mediche sembra funzionare a dovere, tanto da registrare un vero e proprio boom nelle vendite dei farmaci generici rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Un aumento di circa il 25 per cento delle confezioni vendute tra settembre 2012 e marzo 2013. A confermare il trend positivo è Assogenerici che sottolinea, inoltre, le punte record in alcune regioni italiane come ad esempio la Calabria con il +36 per cento.

BALDUZZI: “LA NORMA FUNZIONA SENZA CREARE SFRACELLI”. “La norna inizia a funzionare inizia a funzionare, senza creare sfracelli nel sistema”, questo il commento a caldo dell’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi che ha poi sottolineato come il provvedimento sia “utile ai cittadini, ai pazienti e al sistema nel suo complesso”. “Questo aumento – ha aggiunto l’ex ministro – va nella direzione di un riallineamento graduale dell’Italia nei confronti degli altri Paesi europei sul consumo dei farmaci generici”. “Ed era questo – ha concluso Balduzzi – l’auspicio del legislatore”. 

LA GEOGRAFIA DEI GENERICI. I dati di Assogenerici parlano mostrano un quadro interessante sul consumo del farmaco equivalente. Nel periodo preso in esame, la crescita delle vendite dei generici, anche se con valori diversi, ha riguardato un po’ tutte le regioni: Piemonte (+20 per cento); Veneto (+23 per cento); Emilia Romagna (+21 per cento); Lombardia (22 per cento); Liguria (+26 per cento); Marche (+23 per cento); Lazio (+25 per cento); Campania (+24 per cento); Basilicata (+26 per cento); Calabria (36 per cento).

LA DISTANZA SI ACCORCIA SUI FARMACI GASTROPROTETTIVI E SU QUELLI PER L’IPERTENZIONE. Analizzando la tabella, emerge che ad esempio tra gli inibitori di pompa, farmaci gastroprotettori, il 62 per cento delle vendite è rappresentato da medicinali di marca e il 37 per cento dagli equivalenti. Anche tra i farmaci contro l’ipertensione cresce la voglia di generico: la fetta dei ‘senza marca’ secondo gli ultimi dati è pari al 29 per cento della spesa. E ancora. Tra i betabloccanti la quota dei generici supera ormai il 26 per cento del mercato, mentre la spesa per gli antidepressivi equivalenti sfiora il tetto del 20 per cento. Insomma, anche se ancora non si raggiungono le percentuali di vendita registrate in Europa, dove fino al 90 per cento delle ricette è ‘senza marca’, l’introduzione dell’obbligo di prescrizione del principio attivo sembra funzionare. 

ASSOGENERICI: “IL RITARDO DELL’ITALIA SULL’EUROPA È DI TIPO CULTURALE”. “Mi sembra che i dati sulla dispensazione dei medicinali equivalenti confermino quanto abbiamo sempre sostenuto – ha spiegato il presidente di Assogenerici, Enrique Hausermann -: il ritardo dell’Italia rispetto ai mercati europei è dovuto innanzitutto a un problema culturale”. “Aver semplicemente richiesto al medico di indicare anche la molecola accanto eventualmente al nome commerciale, è stato utile a rendere chiaro al paziente che passare all’equivalente non significa ‘cambiare farmaco’, ma soltanto cambiare confezione e prezzo”. “È stato un intervento fondamentale perché precedentemente all’introduzione delle nuove norme sulla prescrizione, il nostro Paese stava rischiando un ulteriore allontanamento dal resto d’Europa. Non credo, al di là di ogni altra considerazione – ha concluso Hausermann – che il nostro Servizio sanitario potesse permetterselo”.

FEDERFARMA: “LE FARMACIE CONTRIBUISCONO A SFATARE I PREGIUDIZI”. “Le farmacie apprezzano la crescente consapevolezza dei pazienti – ha detto Annarosa Racca, presidente Federfarma – e hanno collaborato alla diffusione del generico fin dalla prima campagna ministeriale di comunicazione nel 2001”. “Da allora le farmacie hanno contribuito quotidianamente a sfatare pregiudizi su questi farmaci e a informare sulla possibilità di utilizzare un farmaco equivalente e oggi i cittadini sono ampiamente informati”. “L’aumento dei consumi dei generici è anche da collegare alla situazione di crisi del Paese – ha sottolineato Racca – perché la ridotta capacità di spesa, o comunque il desiderio di risparmio, induce i cittadini a preferire il farmaco per il quale non è dovuta la quota di compartecipazione”.

MEDICI DI FAMIGLIA: “LA NUOVA NORMA GENERA CONFUSIONE”. “L’aumento delle vendite dei farmaci generici va benissimo – detto il segretario generale nazionale della Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg) -. Resta il fatto che la nuova norma che prevede l’obbligo di prescrizione del principio attivo in ricetta crea ancora troppa confusione”. “Alcuni pazienti si vedono cambiare il medicinale di volta in volta, tanto da arrivare a interrompere la terapia in attesa di chiarire con il proprio medico”. “Secondo me – ha concluso la Fimmg – la soluzione è una: togliere la sostituibilità. I medici dovrebbero poter scrivere il nome del generico in ricetta”.

MATERIALI
– Vademecum della qualità dei farmaci generici (Assogenerici)