3-4 Primi esercizi con sillabe semplici

 

Il ritmo,l’intonazione e l’accento sono tre espedienti che useremo negli esercizi e che è bene acquisire.È utile esercitarsi ad associare i movimenti ritmici del collo a destra e sinistra conl’I-E.C.(=INIEZIONE-ERUTTAZIONE

CONTROLLATA),muovendo il capo dall’alto in basso per le plosive P e T,e dal basso in alto per la Ch,Q e K.

Le consonanti plosive sono la CH o Q,la K,la P e la T.

Queste consonanti pronunciate con dei movimenti accentuati delle labbra (P),della lingua contro gli incisivi ( T ) e della lingua che si appiatisce nella bocca: causano un movimento di qualche centimetro cubo di aria verso la faringe e quindi una piccola vibrazione che diventa una vocale.Naturalmente si inizia con un fonema composto da una sillaba e poi bisillabi e trisillabi.

 

Po’ to co po’ può

pà ta ca papa pàpà

pì ti chi

pù tu cu

pè te che

etc..

 

 

TORNA ALL’INDICE 

3-3 Come evitare il panico e le imperfezioni

3-3 Come evitare il panico e le imperfezioni

(Quale apprendimento per un’erigmofonia perfetta!)

Un frazionamento delle difficoltà e la loror progressiva presentazione sono due regole d’oro per l’apprendimento di una voce esofagea scorrevole.Ricercare la qualità,ma non la quantità,evita delusioni di chi apprende e lo aiuta a superare difficoltà.Ad esempio rendere volontari quei progressi ottenuti per imitazione.Maturare,sperimentare ed acquisire la meccanica dell’iniezione d’aria sono i punti essenziali dell’apprendimento di una erigmofonia perfetta.

E’ buona regola conoscere gli errori più frequenti ed evitarli appena si presentano (tra questi è bene menzionare:l’iniezione rumorosa esofagea,il soffio polmonare,il ritmo affannato,le consonanti parassite,le articolazioni diffettose,il volume troppo debole od irregolare e la tonalità gracidante).

L’iniezione rumorosa:il precipitarsi alle vocali (fatta ecezione per chi usa il metodo di Marsiglia) produrrà quel breve ed improvviso rumore prima di ogni frase o parola.Evitate lo sforzo brusco,veloce e meccanico.Si tratta di aumentare il tempo di introduzione dell’aria nell’esofago,cercando una migliore posizione del mento (più sporgente e lievemente lateralizzato) e di ripetere gli esercizi delle sillabe con consonanti esplosive (PT).

Il soffio polmonare:è causato da anomalie del ritmo respiratorio affannoso e non armonizzato all’iniezione ed eruttazione controllata esofagea.

 

A) inspira espira (addome si contrae)

B) inspira iniezione eruttazione

espira

iniezione eruttazione

C) inspira espira

iniezione eruttazione

 

Gli schemi B) e C) riproducono le due anomalie respiratorie che causano:precipitazione nel comportamento,aumento della tensione nervosa,spreco inutile di un’energia considerevole.

Per realizzare l’ottimale schema A) proponiamo:

 

Inspirazione Pausa respiratoria Espirazione

preparazione Spalle giù iniezione eruttazione

della indietro <<RELAX…>>

iniezione alzare la testa

 

Se si rispetta l’elasticità della iniezione e la progressione dell’esercizio,ci si sorprenderà della facilità della eruttazione,senza la sgradevole presenza del soffio polmonare;inoltre ne risulterà un risparmio di energia.

TORNA ALL’INDICE 

3.2 L’apparato di fonazione della voce esofagea

3.2 L’apparato di fonazione della voce esofagea

Per parlare non sono indispensabili le corde vocali. Per comodità, il termine di apparato di fonazione verrà qui circoscritta alla regione della bocca: labbra, denti, palato, lingua, cavità faringea.

3.2.1 il meccanismo di produzione della voce esofagea

Le labbra appuntite ed il dorso della lingua (avvicinato al velo pendulo) si retraggono indietro in un movimento di risucchio,ciò dà origine ad una corrente d’aria ingresiva.

I suoni prodotti con meccanismo orale e faringea sono sordi in quanto un suono sonoro è prodotto quando l’aria passsa attraverso la glottide aperta.Questo passaggio ora è m aterialmente impossibile.

Tuttavia è possibile l’articolazione di un intera serie di plosive/fricarive/affricate/nessi con semivocali/vibranti…

    1. Come decpntrarre la parete faringea ed iniziare a produre suoni.

A-bocca aperta senza sforzo,esporre la lingua senza toccare i denti.Lasciando immobile il mento,eseguire dei movimenti orizzontali di lateralizzazione della lingua.

B-bocca aperta senza sforzo,porre l’indice come se si volesse ordinare il silenzio.Esporre la lingua facendola passare a dx e a sx,del dito senza toccare gli angoli della bocca.In caso di dolenzia al movimento attivo è consgliabile insistere sul lato che procura maggiori difficoltà.

C-bocca aperta senza sforzo,porre l’indice come se si volesse ordinare il silenzio.Con la punta della lingua premere sul dito tentando di allontanarlo dalle labbra.

D-bocca aperta senza sforzo,esporre la lingua apiatto.Ritirare la lingua e chiudere la bocca.Ripetere presentando alternativamente la lingua a punta.

Questi esercizi sono da eseguire preferibilmente davanti ad uno specchio per verificare più facilmente l’esattezza dei movimenti.

E-gonfiare le guance come per dire P o per gonfiare un palloncino,inspirare lentamente mentre si tenta di aumentare l’aria contenuta nella bocca;a questo punto i polmoni sono completamente pieni d’aria e si può arrestare la respirazione e tentare di deglutire l’aria muovendo la lingua e le labbra con movimenti suzione.

Questa piccola quantita d’aria sarà iniettata nella cavità faringea e verrà respinta aprendo la bocca sotto forma di eruttazione.Questa vibrazione,opportunamente modulata,produce la voce esofagea.

F-gonfiare le guance a palloncino ed atteggiare le labbra come per dire P,ora respirate lentamente mentre si tenta di aumentare l’aria contenuta nella bocca e,tramite un movimento simile al boccheggiare (con la bocca chiusa),masticare l’aria deglutita.

TORNA ALL’INDICE 

Ausilio per la riabilitazioneCapitolo 3-3.1.1. L’apprendimento della voce senza laringe

    1. L’apprendimento della voce senza laringe

C’è chi apprende da solo (il 3 per mille9 e chi ha bisogno di un aiuto (oltre il 50%),ed anche se il risultato finale può essere simile,esiste una sensibilità individuale all’apprendimento.

L’aiuto è una variabile indipendente poiché non esistono,al momento,dei protocolli di studio che tentino di prevedere quali difficoltà si incontreranno durante l’apprendimento.Non esistono ipotesi e verifiche possibili e,pertanto,la variabile umana resta la protagonista indiscussa dei tanti successi e di pochi fallimenti.Tuttavia non si esaminano mai a fondo gli insuccessi che vengono generalente ignorati ed addebitati all’età avanzata,ad handicap sociali o reazioni psicologiche del paziente.E’ irrisolt pertanto la polemica tra i fautori della rieducazione insegnata da un laringectomizzato,da un foniatra oppure da un logopedista.Auspichiamo che l’approccio interdisciplinare efficace,con l’utilizzo di un protocollo approntato in équipe,sia capace di dare alcuni orientamenti ad una metodologia più sicura e la professionalità a ciascuno.Le difficoltà dovute alla tecnica operatoria,più o meno demolitiva,incidono a livello anatomico e richiedono un discorso a parte.Per ciò che riguarda alcune sequele (paralisi parziale dell’ipoglosso) o patologie coesistenti (morbo di Parkinson) è nostra esperienza non esclude il recupero.

      1. Problemi generali di apprendimento

La lingua italiana presenta alcune difficoltà specifiche e pertanto chi già non articolava,o non modulava la voce,ora incontrerà più difficoltà per l’abbondanza di vocali,di dittonghi e trittonghi che vanno letti singolarmente.Anche la tonalità,l’intonazione ed il cadere frequente dell’accento sulla prima sillaba rappresentano un ulteriore difficoltà,il ritmo della voce e la compatezza della frase ci faranno ricordare quel periodo in cui i bambini sviluppano la parola frase.Pertanto per elaborare un programma sempre più specifico alla lingua italiana è necessario esercitarsi,traendò aiuto opportunamente dai diversi metodi:olandese,per iniezione e per deglutizione (cfr lessico).Sarà utile,come diremo in seguito,usate delle filastrocche e delle frasi di diversa intonazione:richiesta,domanda,ordine ed espressiome di sentimenti.

      1. Sottovoce

Poiché l’aria è espulsa dall’orifizio tracheale,dopo l’ablazione della laringe,bisogna pronunciare le consonanti con l’aria contenuta nella bocca.Per le consonanti esplosive risulta facile,mentre per le consonanti labiali e nasali l’acquisizione richiede particolari procedure,poiché è impossibile ricorrere solo alla risorsa dell’aria contenuta nella bocca.Se vi è facile gonfiare le guance come se la bocca diventasse un palloncino;si prova poi a sgonfiarla aiutandosi con le mani,per far vibrare le labbra a punta per dire: prr prr…;raggiunto questo risultato si potrà spingere,sempre più,questo boccone d’aria indietro,più in fondo.Ci si accorgerà che prima della vibrazione delle labbra (prr…),il dorso della lingua sarà già incurvato come nell’atto di ingoiare.

TORNA ALL’INDICE 

Tumore laringe faringe

Cos’è

La laringe è un organo dell’apparato respiratorio lungo circa 12 centimetri, collegato verso l’alto con l’orofaringe, lateralmente con l’ipofaringe ed in basso con la trachea. Ha una struttura cartilaginea ed è rivestita al suo interno da una mucosa. La parte superiore della laringe è chiusa dall’epiglottide, una piccola cartilagine che durante la deglutizione si piega all’indietro formando una specie di scivolo che protegge le vie aeree impedendo al cibo di finire nella trachea. La laringe ospita le corde vocali, organo fondamentale della fonazione.
Essa è quindi una valvola situata tra le vie aeree e digestive; quando è aperta consente la respirazione, quando è chiusa la fonazione e la deglutizione.
tumori della laringe originano, nella maggior parte dei casi, dalla mucosa (epitelio) che riveste l’interno del canale: il più comune è il carcinoma a cellule squamose.

La faringe è un canale cilindrico lungo circa 15 centimetri, posto tra la cavità nasale e l’esofago; esso fa parte delle cosiddette ‘vie aereo digestive superiori’ perché da un lato consente la progressione del bolo alimentare dalla bocca verso l’esofago tramite il meccanismo della deglutizione, dall’altro il passaggio verso la trachea e i polmoni dell’aria opportunamente filtrata, umidificata e scaldata.
La faringe può essere interessata da tumori maligni in ciascuna delle sue tre porzioni: il nasofaringe (o rinofaringe), l’orofaringe e l’ipofaringe (dove si separano la via alimentare e quella respiratoria). Quelli della nasofaringe o rinofaringe sono carcinomi indifferenziati frequentemente associati al virus EBV (Epstein-Barr virus), mentre nelle altre regioni prevale il carcinoma a cellule squamose

Tipologie

  • Cancro della laringe e della faringe
    Il 95 per cento dei tumori della laringe e dell’ipofaringe originano il più delle volte per danni provocati dal fumo e dal consumo eccessivo di alcol. Anche in questa sede l’uso combinato di tabacco ed alcol moltiplica il rischio di sviluppare un tumore.
    Il restante 5 per cento dei tumori origina dagli altri tessuti presenti nei vari organi del distretto (per esempio ghiandole,adenomi, tessuto muscolare o connettivale, sarcomi, o da tessuto linfatico, linfomi).
  • Cancro dell’orofaringe
    L’orofaringe è la parte di faringe in continuazione con la parte posteriore della bocca: include la base della lingua, il palato molle, l’arco delle tonsille e la parte posteriore della cavità della bocca stessa.

Le forme più comuni di alterazioni dei tessuti che ricoprono la cavità buccale sono la leucoplachia macchia bianca) e l’eritroplachia (macchia rossa). Si tratta di lesioni precancerose, cioè a potenziale rischio di trasformazione. In genere le lesioni bianche hanno minor rischio di cancerizzazione (intorno al 5 per cento – 10 per cento) rispetto a quelle rosse (fino al 70 per cento). Solo la biopsia, cioè il prelievo di una parte della lesione, ci permette di valutare l’entità del rischio di trasformazione tumorale (displasia lieve, media o severa) ovvero la presenza di una lesione già neoplastica (carcinoma in situ, carcinoma microinvasivo). Le tonsille, che fanno parte del sistema linfatico, sono colpite dai tumori tipici di questo tipo di tessuto (linfomi), che hanno un decorso e una prognosi diversa, in genere più favorevole, rispetto a quella dei tumori epiteliali.

Negli ultimi anni si è manifestato un aumento dell’incidenza di tumori orofaringei nei giovani; è stato dimostrato che queste neoplasie non sono correlate con il consumo di alcol e di tabacco, ma con la presenza del virus HPV (Papilloma virus).

Evoluzione

Come per la maggior parte dei tumori, la guarigione dipende dalla sede ed estensione del tumore e dalle condizioni generali di salute.
La presenza di una neoplasia a rapida crescita può ostruire le vie aeree, impedendo al paziente di respirare, rendendo necessaria una tracheotomia, cioè l’apertura delle vie aeree al di sotto dell’ostacolo, in genere a livello della parte iniziale della trachea.
Complessivamente, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 60 per cento circa, oscilla tra il 90-95 per cento nei pazienti con tumori limitati, ed è del 19 per cento nei pazienti con tumori metastatici.

Sintomi

I sintomi di un cancro alla faringe o alla laringe sono spesso subdoli e non sempre specifici; variano a seconda di sede ed estensione della massa tumorale. Ad esempio i tumori della base della lingua e dell’epiglottide danno una vaga sensazione persistente di corpo estraneo con un dolore irradiato all’orecchio, mentre i tumori delle corde vocali danno alterazioni della voce. Per questo i sintomi legati ai tumori orofaringei sono frequentemente trascurati dai pazienti, con conseguente diagnosi ritardata, mentre quelli delle corde vocali sono in genere diagnosticati in fase iniziale.

L’età media alla diagnosi di un tumore della faringe è di 64 anni e il 95 per cento insorge dopo i 40 anni. I disturbi più comuni provocati dai tumori che crescono nel nasofaringe sono: difficoltà a inspirare aria dal naso, fuoriuscita di secrezioni e di sangue dal naso (epistassi), chiusura della tuba di Eustachio (sensazione di orecchie tappate). Questo tipo di tumore dà spesso metastasi ai linfonodi, che frequentemente rappresentano il primo segno clinico di malattia.
Le neoplasie dell’orofaringe possono provocare difficoltà e dolore alla deglutizione (disfagia e odinofagiarispettivamente).
I tumori dell’ipofaringe, più rari dei primi due, si manifestano con disfagia talora associata ad alterazioni del timbro di voce, difficoltà respiratorie (dispnea) soprattutto nelle forme avanzate e dolore irradiato all’orecchio (otalgia riflessa).

Il cancro della laringe colpisce soprattutto le persone di età superiore ai 55 anni ed è più diffuso nei maschi. I sintomi più frequenti di queste neoplasie sono l’abbassamento di voce immotivato e persistente (più di due settimane) con variazione del timbro vocale, di dolore e difficoltà alla deglutizione, dolore persistente all’orecchio nel deglutire oppure gonfiore (adenopatia) sul collo.

diagnosi

Per la diagnosi dei tumori della faringe e della laringe in presenza di sintomi l’esame più utile è la laringoscopia, una procedura indolore che permette al medico di ispezionare la laringe e le corde vocali.
Questo esame si esegue con un laringoscopio a fibre ottiche, che è dotato di illuminazione propria e viene introdotto in gola attraverso la cavità nasale (laringoscopio flessibile) oppure appoggiato sulla lingua (fibroscopio rigido): essi consentono di valutare la funzione laringea (motilità delle corde vocali) e la eventuale presenza di ulcerazioni o masse faringee e laringee.

Come si cura

I tumori della faringe e della laringe possono essere curati chirurgicamente con interventi che, nei tumori circoscritti, consentano la conservazione delle funzioni vocale, deglutitoria e respiratoria; nelle neoplasie più estese si rende indispensabile l’asportazione di tutto l’organo e dei linfonodi circostanti.

Nei tumori allo stadio iniziale l’asportazione della lesione può essere eseguita con il laser (questo strumento non è ancora disponibile in tutti gli istituti di cura).
Alcuni tumori dell’orofaringe possono essere trattati con chirurgia Robot assistita.
In presenza di un tumore della laringe avanzati, spesso si è costretti a eseguire la cosiddetta laringectomia (ossia l’asportazione completa dell’organo comprese le corde vocali). Anche in assenza di laringe e corde vocali è possibile tornare a parlare (come i ventriloqui) grazie ad uno specifico addestramento (logoterapia) o all’impiego di speciali apparecchi.

Radioterapia e chemioterapia sono usati come adiuvanti nel post operatorio, oggi oltre a questa indicazione si sono affermati alcuni protocolli terapeutici cosiddetti di preservazione d’organo che si propongono di trattare le neoplasie avanzate faringo-laringee senza ricorrere alla laringectomia. I risultati di questi trattamenti non chirurgici sono discreti, ma non sempre pari a quelli della chirurgia, pertanto le scelte terapeutiche vanno valutate e concordate con oncologi medici, radioterapisti e chirurghi esperti.

Chi è a rischio

Per i tumori della laringe e della faringe i principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, il 90 per cento circa dei pazienti con queste neoplasie fuma e beve.

Proprio per questo il tumore della laringe è più frequente in Veneto e in Friuli Venezia Giulia (18 casi l’anno ogni 100 mila abitanti), rispetto a Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana (10 casi l’anno ogni 100 mila abitanti) e al Meridione (7,3 casi l’anno ogni 100 mila abitanti).

Quanto è diffuso

diffusione tumore laringe faringeSu scala mondiale, i tumori della faringe e della laringe rappresentano il 10 per cento circa di tutte le neoplasie maligne negli uomini e il 4 per cento nelle donne.

In Italia si contano circa 5.000 nuovi casi l’anno di tumore della laringe tra gli uomini e 500 tra le donne. Le più comuni sedi di origine del carcinoma a cellule squamosesono la corda vocale vera, l’epiglottide, il seno piriforme e l’area post-cricoidea.

tumori della faringe hanno un’incidenza analoga a quella dei carcinomi della lingua con una maggiore mortalità; in Italia si registrano circa 4.600 nuovi casi l’anno per gli uomini e 1.300 per le donne. I tumori della faringe, in particolare orofaringe, hanno avuto un incremento di incidenza negli ultimi 20 anni verosimilmente legato ai casi HPV-correlati.

Prevenzione

In base ai dati disponibili non è possibile stabilire se lo screening di routine per i tumori della laringe e della faringe sia efficace per gli individui che non presentano sintomi.
Per tutti è valido il consiglio di non fumare, di non consumare tabacco in alcuna forma e di limitare l’alcol.Potrebbe essere utile un esame del distretto orale e faringo-laringeo per tutti i soggetti di età superiore a 60 anni fumatori e bevitori.

airc.it/tumori

Un test genetico per il rischio del cancro alla bocca

IL TEST QMIDS MISURA I LIVELLI DI 16 GENI, TRA CUI IL FOXM1, E VIENE EFFETTUATO SU LESIONI SOSPETTE PERMETTENDO UNA DIAGNOSI PRECOCE DEI TUMORI DEL CAVO ORALE

Radiografia raggi X di una bocca

Un nuovo test genetico rivoluzionario può rilevare cellule pre-cancerose in pazienti con lesioni alla bocca apparentemente benigne.

Il cancro orale e della faringe è al settimo posto tra le più comuni forme di cancro in Europa e al nono posto per quanto riguarda la morte per cancro. Nel 2004, ci sono stati secondo le stime 67.000 casi e 26.000 morti e ci si preoccupa della prevalenza in aumento nell’Europa orientale.

Ricercatori dell’Università Queen Mary di Londra nel Regno Unito, hanno sviluppato un test che potrebbe permettere ai pazienti a rischio di ricevere le cure il prima possibile, migliorando significativamente le probabilità di sopravvivenza.

Il cancro orale si sviluppa in una qualsiasi parte della bocca. Come le labbra, le gengive, la lingua, il rivestimento interno delle guance e il tetto e il fondo della bocca. Può essere chiamato cancro della cavità orale o cancro della bocca.

Il cancro della bocca è uno dei tipi gravi di cancro raggruppati in una categoria chiamata cancri della testa e del collo, che spesso sono trattati in modo simile. Solo nel Regno Unito il cancro della bocca colpisce oltre 6.200 persone l’anno e oltre mezzo milione di persone in tutto il mondo. Questi valori mondiali sono destinati a crescere al di sopra di 1 milione l’anno entro il 2030. La maggior parte dei casi possono essere fatti risalire al fumo o al masticare tabacco e bere alcool.

Lo studio di ricerca ha mostrato che il test quantitativo qMIDS (Malignancy Index Diagnostic System) ha avuto un tasso di rilevazione del cancro compreso tra il 91 e il 94 per cento quando è stato usato su oltre 350 campioni di tessuto della testa e del collo provenienti da 299 pazienti nel Regno Unito e in Norvegia. I risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Cancer.

Le lesioni della bocca sono molto comuni, fortunatamente solo dal 5 al 30 per cento di queste si trasformano in cancro e nella maggior parte dei casi, se diagnosticato nelle prime fasi, la cura può essere efficace.

Finora, però, non c’era un test capace di rilevare con precisione quali lesioni diventeranno cancerose.

L’attuale standard di riferimento diagnostico è l’istopatologia. In questo test, la biopsia di un tessuto fatta durante un’operazione è esaminata sotto un microscopio da un patologo. Si tratta di una procedura relativamente invasiva e la maggior parte dei cancri della bocca diagnosticati sono in uno stadio avanzato quando le probabilità di sopravvivenza sono significativamente ridotte. Per i pazienti cui è diagnosticata la malattia avanzata, i tassi di sopravvivenza sono scarsi, tra circa il 10 e il 30 per cento a 5 anni.

“Un test sensibile in grado di quantificare il rischio di cancro di un paziente è necessario per evitare di aspettare troppo prima di intervenire. Una diagnosi più veloce del cancro e una cura appropriata possono migliorare significativamente il risultato per i pazienti, ridurre la mortalità e alleviare i costi sanitari pubblici a lungo termine,” ha detto il ricercatore e inventore del test, il dott. Muy-Teck Teh dell’Istituto di Odontoiatria del Queen Mary, Università di Londra.

Quello che fa il test qMIDS essenzialmente è misurare i livelli di 16 geni, che sono trasformati, attraverso un algoritmo diagnostico, in un “indice di malignità” che quantifica il rischio che la lesione diventi cancerosa. Secondo i ricercatori, è meno invasivo e più veloce dei metodi standard di istopatologia. Richiede solo un pezzettino di tessuto di 1 o 2 mm (meno di mezzo chicco di riso) e ci vogliono meno di tre ore per avere i risultati, rispetto ai tempi di attesa dell’istopatologia standard che possono essere anche di una settimana.

Il chirurgo orale e maxillo-facciale, professor Iain Hutchinson, fondatore di Saving Faces e co-autore dello studio, è stato entusiasta dei risultati e delle implicazioni per i pazienti. “Siamo molto contenti di questo nuovo test che ci permetterà di liberare i pazienti che hanno lesioni non pericolose da controlli e ansia non necessari e di identificare i pazienti ad alto rischio in una fase precoce per somministrare loro le cure adeguate. Il cancro della bocca, se scoperto in tempo quando la malattia è più ricettiva alla terapia chirurgica, ha un tasso di guarigione molto alto.”

La dott.ssa Catherine Harwood, specialista in dermatologia e co-autrice dello studio, ha aggiunto: “I nostri studi preliminari hanno mostrato risultati promettenti, indicando che il test potrebbe essere usato anche per identificare pazienti che hanno lesioni sospette alla pelle e alla vulva, il che costituirebbe un’opportunità di curarli prima e in modo meno invasivo.”

Anche se questo studio prova di concetto convalida il qMIDS come test diagnostico per la rilevazione precoce del cancro, sono necessari ulteriori esperimenti clinici per valutare i benefici a lungo termine del test per il cancro della bocca.

Ulteriormente sviluppato, potrebbe essere applicato ad altri tipi di cancro, visto che il test si basa su un gene del cancro, FOXM1, che è altamente espresso in molti tipi di cancro. In questo studio, i ricercatori hanno usato il test qMIDS per rilevare cellule precoci di cancro in campioni di pelle e in campioni provenienti dalla vulva.

La ricerca condotta in precedenza dal dott. Teh sul FOXM1 è stata eletta “Molecola dell’anno 2012” dalla Società internazionale di biologia molecolare e cellulare e protocolli di biotecnologia e di ricerca. Quella ricerca mostrava che quando il FOXM1 è sovra espresso, la proteina perde il controllo sulla crescita della cellula, permettendo alle cellule di proliferare in modo anormale. 

Redazione MolecularLab.it 

Il numero di malati di tumore in Italia è in aumento, ma di cancro si può guarire

 

Il numero di malati di tumore in Italia è in aumento, ma di cancro si può guarire di Brigida Stagno 

Commenta
Maggiore diffusione dei programmi di screening, miglioramento delle diagnosi, cure più efficaci, centri di eccellenza diffusi nella penisola: malgrado l’aumento del numero di malati di tumore in Italia, soprattutto al Nord, queste misure hanno contribuito alle maggiori percentuali di guarigione e al miglioramento della sopravvivenza, in particolare per alcune forme tumorali, come il cancro del colon-retto (il più frequente in assoluto), quello della mammella (prima causa di morte oncologica nella donna) e della prostata. Per altre neoplasie, come quella del polmone (prima causa di morte per tumore nell’uomo), del pancreas e della colecisti, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi non è invece migliorata negli ultimi anni ed è rimasta stabile.

Il cancro è la seconda causa di morte (il 30% di tutti i decessi) dopo le malattie cardiovascolari, ma chi sopravvive 5 anni dalla diagnosi ha per alcuni tumori (testicolo, corpo dell’utero, ma anche melanoma, linfomi di Hodgkin e in misura minore colon-retto) prospettive di sopravvivenza vicine a quelle della popolazione generale, che non ha mai avuto una neoplasia. A vivere oggi con una precedente diagnosi di tumore sono in Italia circa 2.250.000 persone (oltre il 4% della popolazione).

L’analisi precisa delle cifre riferite a quest’anno è contenuta in un censimento ufficiale, una pubblicazione dal titolo “I numeri del cancro in Italia 2012” ( Intermedia Editore), presentata a Roma al Ministero della Salute. L’edizione 2012, frutto del lavoro dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), è indispensabile per conoscere l’impatto dei tumori e pianificare al meglio gli interventi.

L’intervento più efficace resta però sempre la prevenzione e oggi circa il 40% dei tumori è potenzialmente prevenibile, soprattutto il cancro del colon-retto, dello stomaco, della prostata, della mammella, dei polmoni, della pelle, più correlati a stili di vita sbagliati. Ma quali le principali misure da adottare? Innanzitutto è obbligatorio smettere di fumare. Il 25-30% di tutti i tumori è correlato al consumo di tabacco e ogni anno tre milioni di persone muoiono nel mondo a causa del fumo.

Per prevenire i tumori, ma anche le malattie cardiovascolari, è poi raccomandabile seguire la dieta mediterranea: introdurre più frutta e verdura, specie se crude, ha un forte effetto protettivo sul rischio di numerose neoplasie, in particolare a carico dell’apparato digerente, grazie all’alto contenuto di fibre (che favorisce la maggior motilità intestinale, impedendo l’assorbimento di eventuali sostanze cancerogene) e alla presenza elevata di sostanze anti-cancro, gli antiossidanti. Gli esperti consigliano di consumare regolarmente pane, pasta, riso ed altri cereali, olio di oliva, pesce e di aumentare il consumo giornaliero di ortaggi, legumi e frutta fresca (almeno 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura), riducendo carne rossa, cibi raffinati e grassi animali.

Altra misura importante è moderare il consumo di alcol, che aumenta il rischio di cancro del cavo orale, della faringe, dell’esofago e della laringe ed è fortemente correlato anche all’insorgenza di tumore del fegato e dell’intestino (in entrambi i sessi) e della mammella nelle donne.

Anche il controllo del peso rappresenta una misura anti-tumore: è dimostrato che persone con un sovrappeso uguale o superiore al 40%, presentano tassi più elevati di mortalità per cancro del colon-retto, della prostata, dell’utero, della cistifellea e della mammella. E’ importante anche praticare con regolarità attività fisica, in quanto i sedentari hanno una probabilità del 20-40% superiore di ammalarsi. Quanto alle lampade solari, la loro pericolosità è ormai dimostrata da diversi studi scientifici: un’esposizione precoce, in particolare prima dei 35 anni, aumenterebbe del 75% il rischio di sviluppare il melanoma. Vanno inoltre tenuti sotto controllo i nei, seguendo la regola dell’ABCDE.

Forse non tutti lo sanno, ma per ridurre l’insorgenza dei tumori è necessario anche proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili: il 15-20% delle neoplasie deriva proprio da infezioni, che possono essere prevenute (con l’uso del profilattico). Fra queste, l’epatite o il papilloma virus possono essere trasmesse attraverso i rapporti sessuali non protetti. Attenzione infine alle sostanze dopanti: gli steroidi anabolizzanti, utilizzati a volte nello sport, determinano un aumento del rischio di tumori, in particolare a livello del fegato, della prostata e dei reni e le probabilità di ammalarsi aumentano con gli anni, soprattutto in chi li ha assunti per molto tempo.

 

BUONA SANITÀ Tumori, tutto quello che si può fare per impedire e correggere gli errori


Oncologi, chirurghi e infermieri possono sbagliare: se ne parla troppo poco. E anche i malati possono contribuire

MILANO – «Ho lavorato in ospedale come medico specialista di malattie infettive per 40 anni e non sono mai stato consapevole di quanto siano frequenti gli errori medici fino a quando non sono diventato anch’io un paziente perché mi è stato diagnosticato un tumore alla gola». A Chicago, durante la sessione dedicata agli errori in oncologia in programma nell’ultimo convegno della Società americana di oncologia clinica (Asco), Itzhak Brook, del Dipartimento di pediatria della Gerorgetown University School of Medicine di Washington DC, racconta la sua storia. «Il mio piccolo carcinoma dell’ipofaringe è stato asportato chirurgicamente e poi ho fatto radioterapia, ma dopo 20 mesi ho avuto una recidiva al seno pirifome (che è parte della laringe, ndr) e nonostante tre tentativi fatti con il laser i chirurghi non sono riusciti a rimuoverla completamente». Brook è poi stato sottoposto a faringo-laringectomìa radicale, intervento chirurgico di resezione che interessa faringe e laringe, e a successiva ricostruzione, che hanno risolto completamente il problema. In tutto è stato seguito in tre grandi centri ospedalieri e, sebbene sia grato e soddisfatto delle cure ricevute, ammette di aver imparato sulla sua pelle che «uno sbaglio è sempre dietro l’angolo, molto più frequente di quanto si possa immaginare».

 

I MALATI – Secondo le statistiche presentate durante l’incontro, gli errori possono interessare fino al 40 per cento dei pazienti che si sottopongono a chirurgia e possono essere fonte di complicanze fino al 18 per cento dei casi. E fra le conseguenze bisogna poi aggiungere l’aumento del costo delle spese mediche (in Italia a carico del Servizio sanitario nazionale), il possibile prolungamento della degenza in ospedale e la possibilità di cause legali. Nel suo intervento all’Asco Itzhak Brook ha elencato una serie di suggerimenti utili per prevenire un possibile errore: «Scegliere un centro che ha esperienza nella malattia di cui si soffre è già un buon punto di partenza – ha detto -, ma anche il paziente può e deve fare la sua parte: informarsi e non esitare a chiedere informazioni è molto utile, così come domandare un secondo parere se si deve prendere una decisione importante. Bisogna anche imparare a palesare a medici e infermieri le proprie necessità e a chiedere loro aiuto per risolvere eventuali problemi».

PARLARE E ORGANIZZARSI – Quanto ai medici, Brook si schiera decisamente fra le fila di quanti sostengono la necessità di migliorare la comunicazione e l’utilità di ammettere apertamente con il malato se si sbaglia. «Spiegare onestamente e con chiarezza a pazienti e familiari cosa è andato storto è fondamentale, perché se l’errore mina la fiducia verso il clinico, sentirlo ammettere le proprie responsabilità è un ottimo inizio per ricostruire un rapporto di stima» conferma Antonella Surobone, oncologa e docente alla New York University Medical School. E se la relazione medico-paziente è stata impostata bene fin dall’inizio, se si è discusso apertamente durante tutto l’iter terapeutico (da un’esaustiva spiegazione al momento della diagnosi fino alla condivisione delle scelte sui trattamenti, con un consenso davvero consapevole e informato), anche affrontare un errore è un po’ meno complicato. «Il confronto con malati e familiari in caso di sbagli li rassicura del fatto che il medico e l’ospedale stanno prendendo la cosa seriamente e che si sta facendo il possibile per impedire che la cosa si ripeta – aggiunge Surbone, che è leader del Comitato educativo dell’Asco -. Mentre evitare la discussione serve solo ad accrescere ansia, rabbia e frustrazione, il che aumenta sia le probabilità di un contenzioso legale, sia il rischio di maggiore danno per il paziente se non si interviene subito per correggere l’errore o mitigarne le conseguenze».

ONCOLOGI – Anche per l’organizzazione ospedaliera o del Sistema sanitario ignorare gli errori clinici (chirurgici, medici o infermieristici) è scorretto, perché non aiuta a modificare il la programmazione del lavoro in modo tale da prevenirli. «Non bisogna poi trascurare le difficoltà psicologiche a cui vanno incontro gli oncologi che, oltre a temere le conseguenze legali e l’imbarazzo nei confronti di interessati e colleghi, speso si trovano a fare i conti con i propri sensi di colpa, angoscia e vergogna – prosegue l’esperta -. Chiedere scusa, potersi spiegare con pazienti e familiari, affrontare l’accaduto chiaramente è utile a tutti, compreso l’oncologo che può così ricominciare a instaurare un rapporto con il proprio assistito. Certo, questo è un campo dove resta ancora molto lavoro da fare: serve un’adeguata preparazione a oncologi, chirurghi e infermieri per prepararli in questo tipo di comunicazione e servono maggiori dati, statistiche, studi per migliorare l’organizzazione dei reparti in modo da impedire più errori possibile. Ma dalla prima sessione sul tema che avevamo organizzato all’Asco nel 2006 e dal primo studio pubblicato abbiamo mosso già diversi passi nella giusta direzione».

Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)

http://www.corriere.it/

DAY HOSPITAL /1. Cominciamo dall’otorinolaringoiatra

di Andrea Brivio

LECCO – Inauguriamo con questa prima puntata di “Day Hospital”,  il viaggio di Lecco Notizie all’interno dell’Ospedale Manzoni che ci porterà a conoscere, ogni venerdì, tutti i reparti e il personale medico della struttura ospedaliera lecchese, per scoprire, insieme ai nostri lettori, la realtà sanitaria del nostro territorio.

L’approfondimento prende il via dal reparto di Otorinolaringoiatria: il suo nome, oltre a risultare un vero e proprio scioglilingua per i non addetti ai lavori, nasconde in sé una vasta attività chirurgica, che spazia dai trattamenti medici delle patologie di naso, orecchio e collo, a più complesse operazioni oncologiche per tumori alle vie respiratorie ed alla tiroide.

A farci da guida nel nostro primo tour al Manzoni è il primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Lecco e Merate, il Dottor Renato Piantanida, 55enne medico di Gallarate.

Da oltre un decennio a capo del struttura medica lecchese, il Dottor Piantanida ha eseguito oltre otto mila interventi tra l’ospedale di Lecco e quello di Circolo di Varese, dove ha lavorato per circa 15 anni prima di giungere al Manzoni. Vice presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, è autore e co-autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche, oltre ad essere stato relatore in ben 120 congressi nazionali ed internazionali, inoltre dal 2004 è delegato italiano all’Unione Europea Medici Specialisti.
Ad accompagnarlo nell’attività del reparto ci sono i Dottori Paolo Lovotti, Sergio Valentini, Sebastiano Mininni, Matteo Giovari e le Dottoresse Eleonora Casati e Ida Fuoco.

Il direttore ha conosciuto i cambiamenti affrontati dalla struttura, che da reparto indipendente è confluito nel 2009 in un’area di degenza comune, quella della Chirurgia, a seguito della riorganizzazione in campo sanitario dettata dalla Regione.

Al di la della novità organizzativa, ci sono peculiarità dell’unità operativa che non sono cambiate nel tempo, tra queste le operazioni alle adenoidi e alle tonsille, che tuttora si confermano i trattamenti più richiesti dagli utenti: “Nonostante gli anni passino, la chirurgia otorinolaringoiatria pediatrica resta quella più frequente. Sicuramente c’è stata una limitazione significativa degli interventi, una riduzione di circa un quarto a livello mondiale nell’arco di 20 anni. Ciò non di meno, ci sono delle situazioni oggi ben definite dalle linee guida del ministero nelle quali la procedura chirurgica resta la soluzione più opportuna e queste sono ancora numerose”, spiega il Dottor Piantanida. Solo nei primi cinque mesi del 2012, tra il Manzoni e il Mandic, sono già state eseguite 80 operazioni alle tonsille e alle adenoidi, per una media di mille interventi l’anno.

Il punto di forza dell’otorinolaringoiatria lecchese è però rappresentato dalla Chirurgia Oncologica, che si avvale della collaborazione di radioterapista e oncologo medico per visite ai pazienti, diagnosi e trattamenti post-operatori collegiali. “E’ sicuramente un’offerta che non esiste ovunque – preosegue il Primario – e che qui è attiva dal 2000; un servizio per il quale siamo molto orgogliosi”.

I tumori più diffusi sono quelli delle prime vie respiratorie: cavo orale, bocca, laringe, faringe; un capitolo a parte sono i tumori della tiroide, questi ultimi in aumento vertiginoso; l’anno scorso sono stati compiuti circa 80 interventi, nel 2000 solo quattro”. Nonostante l’allarmante evoluzione del fenomeno, le neoplasie della tiroide riescono ad essere sconfitte con maggiore frequenza rispetto a quelle delle mucose: “Esiste una distinzione notevole tra l’andamento delle due tipologie di tumore – evidenzia Piantanida – in particolare, nei tumori alle prime vie respiratorie la sopravvivenza complessiva si aggira tra il 50 e 70%; i tumori della tiroide invece, se trattati bene chirurgicamente e con il complemento della medicina nucleare, possono raggiungere sopravvivenze del’80-90%. In ogni caso, tali soglie sono ben superiori ad altri tipi di tumori come al polmone e al pancreas, dove i numeri sono ben più drastici”.

Le cause di tali mali vanno ricercati nell’abuso di fumo e alcool, per quanto riguarda le vie respiratorie; ancora incerte nel caso della tiroide, una malattia trasversale che colpisce i bambini quanto soggetti adulti e anziani:

“A lungo si è studiato il legame tra la malattia e l’esposizione alle radiazioni, per questo si ci aspettava una pesante ricaduta con la disgrazia di Chernobyl; i numeri, in quel caso, sono aumentati ma non con l’intensità prospettata. Non c’è, per fortuna, questo tipo di accostamento sicuro, che è risultato più visibile nell’ambito territoriale dell’Ucraina e della Bielorussia; in realtà, l’aumento della malattia c’è stato in tutto il mondo, negli Stati Uniti come in Cina, ma non è possibile rilegarlo a quell’avvenimento. La connessione sicura con il fenomeno era legata alla popolazione degli anni ’50 – evidenzia il dottore – quando l’uso delle radiazioni in campo medico non seguiva norme protezionistiche rigorose quanto quelle odierne. Ciò rimane nei libri come retaggio storico, ma non è più attuale e ad oggi non è possibile affermare con certezza questa relazione”.

L’unità di Otorinolaringoiatria non si occupa solo di patologie curate attraverso la chirurgia, bensì anche di fratture al naso ed altri tipi traumi o patologie che non asseriscono necessariamente in una procedura chirurgica. Tra le principali attrezzature utilizzate per le visite agli utenti, gioca un ruolo fondamentale il fibrolaringoscopio, attrezzato nella sala dell’otomicroscopia e fibroendoscopia, che permette di evidenziare eventuali lesioni della laringe.

Il reparto lecchese offre un ulteriore servizio mirato, grazie alla scelta di mantenere attiva la figura storica dell’audiovestibologo, soppressa in altre realtà ospedaliere: si tratta di un medico otorino specializzato nei disturbi dell’equilibrio e dell’udito, impiegato in particolare nelle prove di adattamento delle protesi acustiche. Un settore in evoluzione con oltre 6 mila visite di audiovestibologia nello scorso anno e 172 prescrizioni di protesi uditive (queste ultime in aumento di 72 unità rispetto al 2010).

Inoltre, da circa otto anni, l’ospedale attua lo screening audiologico universale sui neonati, valutando, attraverso appositi macchinari, la funzionalità uditiva del soggetto. “Questo permette di intercettare in tempi molto precoci le sordità congenite nel piccolo. Procedere tempestivamente alla protesizzazione evita che il bambino diventi sordomuto”. Il servizio è offerto sia al Manzoni che al Mandic così, ad esclusione dei nati in cliniche private, può coprire tutti i bambini concepiti in Provincia di Lecco.

Complessivamente, lo scorso anno, l’unità di Otorinolaringoiatria ha eseguito circa 15 mila prestazioni ambulatoriali a Lecco e 7500 a Merate; mille le operazioni chirurgiche per un totale di 1200 ricoveri ospedalieri. Non pochi i pazienti che hanno deciso di omaggiare i medici del reparto per il loro operato, inviando biglietti di ringraziamento ora affissi in reparto. Non nasconde la soddisfazione il dottor Piantanida: “Lavoriamo per questo – ammette – Siamo orgogliosi di poter offrire e gestire in maniera autonoma un servizio completo all’utente quale non è costretto a cercare in altri presidi ospedalieri ciò che invece può trovare nella nostra struttura. Oltretutto, l’integrazione con l’ospedale di Merate ha permesso di ridurre sensibilmente i tempi di attesa, per cui una patologia minore viene operata entro tre mesi, con una priorità maggiore di 30 giorni per tumori o gravi situazioni nel bambino”.

Riconoscere un tumore alla testa, con quali sintomi rivolgersi al medico?

tumore alla testa

I sintomi di un tumore alla testa dipendono da quali sono le strutture coinvolte dalla malattia. Il cancro, infatti, può colpire sia la scatola cranica sia gli organi presenti nella cavità orale o a livello del collo.

Nel primo caso si tratta di tumori che si sviluppano dalle ossa (osteosarcomi) o dalla cartilagine (condrosarcomi), i cui sintomi più frequenti sono dolore e gonfiore, che diventano tanto più costanti quanto più la malattia avanza. Nel secondo caso si tratta, invece, di forme di cancro che rientrano nel gruppo dei tumori della testa e del collo (fra cui quelli più frequenti interessano la laringe, il cavo orale e la faringe) e in quello dei tumori del massiccio facciale.

Ecco i sintomi che dovrebbero farci rivolgere al medico, soprattutto se non scompaiono in poco tempo:

  • Tumori orali che si formano dalle gengive e dal palato: dolore ai denti, sanguinamenti, vesciche, ulcere e ferite che non si rimarginano. Nei casi più gravi la lingua si può gonfiare e può diventare difficile aprire la bocca.
  • Tumori del seno mascellare: sintomi della sinusite, mal di denti, perdita di sangue dal naso, gonfiore dei tessuti molli della guancia, del palato e delle gengive, occhi sporgenti.
  • Tumori all’osso etmoide: sintomi di sinusite, difficoltà a respirare con il naso, perdite di sangue dal naso.
  • Tumore della laringe: alterazioni della voce e, nei casi già avanzati, difficoltà e dolore a deglutire. Raramente, affanno respiratorio.
  • Tumore della faringe: fastidio o dolore alla gola che può arrivare fino all’orecchio, difficoltà a deglutire, alito molto pesante, voce nasale, produzione di saliva abbondante e, nella metà dei casi, ingrossamento dei linfonodi del collo.
  • Tumore del rinofaringe: disturbi all’orecchio (diminuzione dell’udito, ronzii, fischi, otiti, orecchie tappate). Spesso i sintomi iniziali sono poco importanti e iniziano con un ingrossamento dei linfonodi del collo. In alcuni rari casi i disturbi possono coinvolgere il naso, che si chiude, cola molto e, a volte, sanguina.
  • Tumori dei seni paranasali: ostruzione nasale, raffreddore continuo, alterazione della sensibilità della pelle del viso o paralisi facciali.
  • Tumore delle ghiandole salivari: nelle fasi iniziali dà pochi sintomi, fra cui la presenza di una massa che non fa male se viene toccata e che può essere localizzata sulla mandibola o sotto di essa o nel cavo orale. In alcuni casi si possono avere difficoltà ad aprire la bocca o si può paralizzare metà volto.
  • http://www.benessereblog.it/