Se i Simpson (e la Fox) diffamano il calcio…

 

Homer arbitro in Brasile gangster

Beh, vedere i faccioni gialli dei Simpson fare il giro del web, sui siti sportivi, è quantomeno bizzarro. Cosa ci fanno in giro per la rete “sportiva”, direte voi? È presto detto. La realizzazione di un nuovo episodio ambientato in Brasile durante la Coppa del Mondo ha fatto discutere; Homer nella circostanza è un arbitro e viene minacciato da un gangster sudamericano che tenterà di corromperlo per “aggiustare” i risultati delle partite. E via con la polemica.

Richiamo esplicito alla malavita sudamericana, che si collega a quello di un episodio di 12 anni fa intitolato “Magia di Lisa”, in cui l’allegra famigliola giallognola soggiornava in un albergo di Rio de Janeiro quale città selvaggiamente dipinta: scimmie per strada, malavita, pericoli di ogni sorta e Homer che viene rapito da un tassista. Attenzione a non sottovalutare la vicenda. In quell’occasione si mobilitò il ministero del Turismo, andato su tutte le furie per la pessima immagine fornita della città di Rio, e pensò seriamente di portare in tribunale la Fox.

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SPORTellate: ItaLippi, inno al riciclo

cannavaro

DISASTRO. Forse questa Nazionale, un inno al riciclo, e questo Lippi, con le sue idee che sanno di muffa, meritavano anche di peggio di un 3-0 dal Brasile, arrivederci e grazie (e meno male che i verdeoro si sono dati una calmata: sapevano, loro sì, di dover andare avanti). Meritavano che, al novantatreesimo minuto, un tiraccio da settanta metri incrociasse qualche stinco e finisse dopo improbabile parabola alle spalle di Julio Cesar. Meritavano, Lippi e la sua Nazionale, di passare in semifinale per differenza reti e classifica avulsa alla pari con Egitto e Stati Uniti, roba che abbiamo sempre catalogato nel terzo mondo calcistico. Meritavano di finire in semifinale con la Spagna, probabilmente destinati al massacro. Un ulteriore massacro in mondovisione.

SORPRESA. Oppure Lippi è un genio. Ha portato alla Confederations Cup i suoi fedelissimi e li ha schierati contro ogni logica calcistica (stanchi, svogliati, fuori forma, claudicanti, impresentabili) per potersene finalmente liberare. Gli ha regalato una meritata passerella sapendo che probabilmente era l’ultima. Dopo un torneo così, con che coraggio il c.t. potrà ripresentarsi a fine estate con la stessa squadra? Con quale sprezzo del pericolo affiderà un Mondiale ancora da conquistare ai suoi vecchi cari eroi che non hanno più la brillantezza per imbarcarsi in un’avventura affascinante, meravigliosa ma terribilmente faticosa e ricca di ostacoli?

TRAMONTO.
La Confederations Cup non può dare né la pressione né l’adrenalina di un Mondiale, e perciò si presentava da subito come un’arma a doppio taglio: la si poteva giocare con leggerezza, ma anche arrivandoci scarichi e senza la giusta motivazione. Per ridurre l’azzardo serviva gente giovane e motivata. Quella gente che si era vista in campo nell’amichevole con l‘Irlanda del Nord, che ci aveva regalato qualche inatteso scampolo di futbol bailado. Magari non tutti, e sicuramente non tutti assieme. Ma qualcuno lo si poteva rischiare (chi se ne frega, in fondo, di ‘sta Confederescion?) e si sarebbe data l’impressione di avere in mente un progetto: quello di portare tra un anno ai Mondiali una squadra fresca e rampante, il giusto mix tra i senatori irrinunciabili e le nuove espressioni del nostro calcio.

FUTURO. Chissà se Lippi è stato un genio crudele o un c.t. vittima dei suoi sentimenti e delle sue insicurezze. Fatto sta che abbiamo preso tre pere dal Brasile, abbiamo perso persino dall’Egitto, in due partite su tre non l’abbiamo messa nemmeno per sbaglio e nel nostro girone alla fine vanno avanti quegli Stati Uniti che ci avevano illuso. Ora tutti in Sardegna o alle Maldive a spurgare questa Confederations. La Nazionale è un’azienda in crisi: si accettano scommesse sui prepensionamenti.