Un test genetico per il rischio del cancro alla bocca

IL TEST QMIDS MISURA I LIVELLI DI 16 GENI, TRA CUI IL FOXM1, E VIENE EFFETTUATO SU LESIONI SOSPETTE PERMETTENDO UNA DIAGNOSI PRECOCE DEI TUMORI DEL CAVO ORALE

Radiografia raggi X di una bocca

Un nuovo test genetico rivoluzionario può rilevare cellule pre-cancerose in pazienti con lesioni alla bocca apparentemente benigne.

Il cancro orale e della faringe è al settimo posto tra le più comuni forme di cancro in Europa e al nono posto per quanto riguarda la morte per cancro. Nel 2004, ci sono stati secondo le stime 67.000 casi e 26.000 morti e ci si preoccupa della prevalenza in aumento nell’Europa orientale.

Ricercatori dell’Università Queen Mary di Londra nel Regno Unito, hanno sviluppato un test che potrebbe permettere ai pazienti a rischio di ricevere le cure il prima possibile, migliorando significativamente le probabilità di sopravvivenza.

Il cancro orale si sviluppa in una qualsiasi parte della bocca. Come le labbra, le gengive, la lingua, il rivestimento interno delle guance e il tetto e il fondo della bocca. Può essere chiamato cancro della cavità orale o cancro della bocca.

Il cancro della bocca è uno dei tipi gravi di cancro raggruppati in una categoria chiamata cancri della testa e del collo, che spesso sono trattati in modo simile. Solo nel Regno Unito il cancro della bocca colpisce oltre 6.200 persone l’anno e oltre mezzo milione di persone in tutto il mondo. Questi valori mondiali sono destinati a crescere al di sopra di 1 milione l’anno entro il 2030. La maggior parte dei casi possono essere fatti risalire al fumo o al masticare tabacco e bere alcool.

Lo studio di ricerca ha mostrato che il test quantitativo qMIDS (Malignancy Index Diagnostic System) ha avuto un tasso di rilevazione del cancro compreso tra il 91 e il 94 per cento quando è stato usato su oltre 350 campioni di tessuto della testa e del collo provenienti da 299 pazienti nel Regno Unito e in Norvegia. I risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Cancer.

Le lesioni della bocca sono molto comuni, fortunatamente solo dal 5 al 30 per cento di queste si trasformano in cancro e nella maggior parte dei casi, se diagnosticato nelle prime fasi, la cura può essere efficace.

Finora, però, non c’era un test capace di rilevare con precisione quali lesioni diventeranno cancerose.

L’attuale standard di riferimento diagnostico è l’istopatologia. In questo test, la biopsia di un tessuto fatta durante un’operazione è esaminata sotto un microscopio da un patologo. Si tratta di una procedura relativamente invasiva e la maggior parte dei cancri della bocca diagnosticati sono in uno stadio avanzato quando le probabilità di sopravvivenza sono significativamente ridotte. Per i pazienti cui è diagnosticata la malattia avanzata, i tassi di sopravvivenza sono scarsi, tra circa il 10 e il 30 per cento a 5 anni.

“Un test sensibile in grado di quantificare il rischio di cancro di un paziente è necessario per evitare di aspettare troppo prima di intervenire. Una diagnosi più veloce del cancro e una cura appropriata possono migliorare significativamente il risultato per i pazienti, ridurre la mortalità e alleviare i costi sanitari pubblici a lungo termine,” ha detto il ricercatore e inventore del test, il dott. Muy-Teck Teh dell’Istituto di Odontoiatria del Queen Mary, Università di Londra.

Quello che fa il test qMIDS essenzialmente è misurare i livelli di 16 geni, che sono trasformati, attraverso un algoritmo diagnostico, in un “indice di malignità” che quantifica il rischio che la lesione diventi cancerosa. Secondo i ricercatori, è meno invasivo e più veloce dei metodi standard di istopatologia. Richiede solo un pezzettino di tessuto di 1 o 2 mm (meno di mezzo chicco di riso) e ci vogliono meno di tre ore per avere i risultati, rispetto ai tempi di attesa dell’istopatologia standard che possono essere anche di una settimana.

Il chirurgo orale e maxillo-facciale, professor Iain Hutchinson, fondatore di Saving Faces e co-autore dello studio, è stato entusiasta dei risultati e delle implicazioni per i pazienti. “Siamo molto contenti di questo nuovo test che ci permetterà di liberare i pazienti che hanno lesioni non pericolose da controlli e ansia non necessari e di identificare i pazienti ad alto rischio in una fase precoce per somministrare loro le cure adeguate. Il cancro della bocca, se scoperto in tempo quando la malattia è più ricettiva alla terapia chirurgica, ha un tasso di guarigione molto alto.”

La dott.ssa Catherine Harwood, specialista in dermatologia e co-autrice dello studio, ha aggiunto: “I nostri studi preliminari hanno mostrato risultati promettenti, indicando che il test potrebbe essere usato anche per identificare pazienti che hanno lesioni sospette alla pelle e alla vulva, il che costituirebbe un’opportunità di curarli prima e in modo meno invasivo.”

Anche se questo studio prova di concetto convalida il qMIDS come test diagnostico per la rilevazione precoce del cancro, sono necessari ulteriori esperimenti clinici per valutare i benefici a lungo termine del test per il cancro della bocca.

Ulteriormente sviluppato, potrebbe essere applicato ad altri tipi di cancro, visto che il test si basa su un gene del cancro, FOXM1, che è altamente espresso in molti tipi di cancro. In questo studio, i ricercatori hanno usato il test qMIDS per rilevare cellule precoci di cancro in campioni di pelle e in campioni provenienti dalla vulva.

La ricerca condotta in precedenza dal dott. Teh sul FOXM1 è stata eletta “Molecola dell’anno 2012” dalla Società internazionale di biologia molecolare e cellulare e protocolli di biotecnologia e di ricerca. Quella ricerca mostrava che quando il FOXM1 è sovra espresso, la proteina perde il controllo sulla crescita della cellula, permettendo alle cellule di proliferare in modo anormale. 

Redazione MolecularLab.it 

Chirurgia robotica attraverso la bocca è più efficace nella rimozione di tumori della laringe


 

La chirurgia robotica attraverso la bocca è un modo sicuro ed efficace per rimuovere i tumori della laringe e della gola, secondo uno studio condotto da chirurghi dell’Ohio State University, Stati Uniti, fa avanzare il Isaúde portale. Secondo i ricercatori, lo studio è il primo a dimostrare l’efficacia e la sicurezza di transorale chirurgia robotica per laringectomia sopraglottica. ‘s team, guidato da Enver Ozer, ha esaminato i risultati preliminari di 13 pazienti con tumori della testa e del collo si trovano nella regione del collo tra la base della lingua e leggermente al di sopra corde vocali, una zona conosciuta come la sopraglottica. studio ha trovato che l’uso della chirurgia robotica per rimuovere questi tumori attraverso la bocca sono voluti circa 25 minuti in media, e che la perdita di sangue è stato minimo. Nessuna complicanza chirurgica è stato rilevato e 11 dei 13 pazienti potevano ricevere una dieta orale entro 24 ore. prassi attuale, tuttavia, che rimuove questi tumori chirurgicamente aperta sul collo, si può prendere circa 4 ore, richiede 7-10 giorni in media, l’ospedalizzazione e richiede un tubo di tracheotomia e un tubo nello stomaco.“transorale tecnica robotica significa meno tempo sotto anestesia, meno rischio di complicanze e la degenza ospedaliera più breve per questi pazienti. Ciò significa anche che Non incisioni chirurgiche esterni al paziente e una migliore visualizzazione 3D del tumore per il chirurgo, “ha detto Ozer. casi analizzati in questo studio facevano parte di un ampio studio prospettico su 126 pazienti sottoposti a chirurgia robotica transorale tra il 2008 e il 2011

Astratto

BACKGROUND:

Transorale, minimamente invasivi interventi di conservazione di organi sono sempre più utilizzati per il carcinoma laringofaringea per evitare la tossicità della chemioterapia combinata e regimi di radioterapia. Questo studio indaga l’efficacia, la sicurezza e gli esiti funzionali di transorale chirurgia robotica (TORI) laringectomia sopraglottica.

METODI:

I pazienti con tumore della laringe sottoposti a laringectomia sopraglottica TORI e ha partecipato a uno studio prospettico TORI tra il 2008 e il 2011 in un centro medico universitario sono presentati.

RISULTATI:

Tredici di 126 pazienti sono stati sottoposti TORI laringectomia sopraglottica per il cancro della laringe. Tempo medio operatorio robotica e la perdita di sangue stimata erano 25,3 minuti e 15,4 mL, rispettivamente. Negativi i margini chirurgici sono stati raggiunti in tutti i pazienti. Undici pazienti hanno cominciato a dieta orale entro 24 ore di intervento chirurgico, senza evidenza di compromissione delle vie aeree immediata. Due pazienti (15,4%) hanno ricevuto radioterapia adiuvante sulla base di patologia.

CONCLUSIONE:

In questo studio preliminare, TORI laringectomia sopraglottica era una procedura sicura con buoni risultati funzionali. © 2012 Wiley Periodicals, Inc. Collo Testa, 2012.

http://www.pop.eu.com

http://www.ncbi

DAY HOSPITAL /1. Cominciamo dall’otorinolaringoiatra

di Andrea Brivio

LECCO – Inauguriamo con questa prima puntata di “Day Hospital”,  il viaggio di Lecco Notizie all’interno dell’Ospedale Manzoni che ci porterà a conoscere, ogni venerdì, tutti i reparti e il personale medico della struttura ospedaliera lecchese, per scoprire, insieme ai nostri lettori, la realtà sanitaria del nostro territorio.

L’approfondimento prende il via dal reparto di Otorinolaringoiatria: il suo nome, oltre a risultare un vero e proprio scioglilingua per i non addetti ai lavori, nasconde in sé una vasta attività chirurgica, che spazia dai trattamenti medici delle patologie di naso, orecchio e collo, a più complesse operazioni oncologiche per tumori alle vie respiratorie ed alla tiroide.

A farci da guida nel nostro primo tour al Manzoni è il primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Lecco e Merate, il Dottor Renato Piantanida, 55enne medico di Gallarate.

Da oltre un decennio a capo del struttura medica lecchese, il Dottor Piantanida ha eseguito oltre otto mila interventi tra l’ospedale di Lecco e quello di Circolo di Varese, dove ha lavorato per circa 15 anni prima di giungere al Manzoni. Vice presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, è autore e co-autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche, oltre ad essere stato relatore in ben 120 congressi nazionali ed internazionali, inoltre dal 2004 è delegato italiano all’Unione Europea Medici Specialisti.
Ad accompagnarlo nell’attività del reparto ci sono i Dottori Paolo Lovotti, Sergio Valentini, Sebastiano Mininni, Matteo Giovari e le Dottoresse Eleonora Casati e Ida Fuoco.

Il direttore ha conosciuto i cambiamenti affrontati dalla struttura, che da reparto indipendente è confluito nel 2009 in un’area di degenza comune, quella della Chirurgia, a seguito della riorganizzazione in campo sanitario dettata dalla Regione.

Al di la della novità organizzativa, ci sono peculiarità dell’unità operativa che non sono cambiate nel tempo, tra queste le operazioni alle adenoidi e alle tonsille, che tuttora si confermano i trattamenti più richiesti dagli utenti: “Nonostante gli anni passino, la chirurgia otorinolaringoiatria pediatrica resta quella più frequente. Sicuramente c’è stata una limitazione significativa degli interventi, una riduzione di circa un quarto a livello mondiale nell’arco di 20 anni. Ciò non di meno, ci sono delle situazioni oggi ben definite dalle linee guida del ministero nelle quali la procedura chirurgica resta la soluzione più opportuna e queste sono ancora numerose”, spiega il Dottor Piantanida. Solo nei primi cinque mesi del 2012, tra il Manzoni e il Mandic, sono già state eseguite 80 operazioni alle tonsille e alle adenoidi, per una media di mille interventi l’anno.

Il punto di forza dell’otorinolaringoiatria lecchese è però rappresentato dalla Chirurgia Oncologica, che si avvale della collaborazione di radioterapista e oncologo medico per visite ai pazienti, diagnosi e trattamenti post-operatori collegiali. “E’ sicuramente un’offerta che non esiste ovunque – preosegue il Primario – e che qui è attiva dal 2000; un servizio per il quale siamo molto orgogliosi”.

I tumori più diffusi sono quelli delle prime vie respiratorie: cavo orale, bocca, laringe, faringe; un capitolo a parte sono i tumori della tiroide, questi ultimi in aumento vertiginoso; l’anno scorso sono stati compiuti circa 80 interventi, nel 2000 solo quattro”. Nonostante l’allarmante evoluzione del fenomeno, le neoplasie della tiroide riescono ad essere sconfitte con maggiore frequenza rispetto a quelle delle mucose: “Esiste una distinzione notevole tra l’andamento delle due tipologie di tumore – evidenzia Piantanida – in particolare, nei tumori alle prime vie respiratorie la sopravvivenza complessiva si aggira tra il 50 e 70%; i tumori della tiroide invece, se trattati bene chirurgicamente e con il complemento della medicina nucleare, possono raggiungere sopravvivenze del’80-90%. In ogni caso, tali soglie sono ben superiori ad altri tipi di tumori come al polmone e al pancreas, dove i numeri sono ben più drastici”.

Le cause di tali mali vanno ricercati nell’abuso di fumo e alcool, per quanto riguarda le vie respiratorie; ancora incerte nel caso della tiroide, una malattia trasversale che colpisce i bambini quanto soggetti adulti e anziani:

“A lungo si è studiato il legame tra la malattia e l’esposizione alle radiazioni, per questo si ci aspettava una pesante ricaduta con la disgrazia di Chernobyl; i numeri, in quel caso, sono aumentati ma non con l’intensità prospettata. Non c’è, per fortuna, questo tipo di accostamento sicuro, che è risultato più visibile nell’ambito territoriale dell’Ucraina e della Bielorussia; in realtà, l’aumento della malattia c’è stato in tutto il mondo, negli Stati Uniti come in Cina, ma non è possibile rilegarlo a quell’avvenimento. La connessione sicura con il fenomeno era legata alla popolazione degli anni ’50 – evidenzia il dottore – quando l’uso delle radiazioni in campo medico non seguiva norme protezionistiche rigorose quanto quelle odierne. Ciò rimane nei libri come retaggio storico, ma non è più attuale e ad oggi non è possibile affermare con certezza questa relazione”.

L’unità di Otorinolaringoiatria non si occupa solo di patologie curate attraverso la chirurgia, bensì anche di fratture al naso ed altri tipi traumi o patologie che non asseriscono necessariamente in una procedura chirurgica. Tra le principali attrezzature utilizzate per le visite agli utenti, gioca un ruolo fondamentale il fibrolaringoscopio, attrezzato nella sala dell’otomicroscopia e fibroendoscopia, che permette di evidenziare eventuali lesioni della laringe.

Il reparto lecchese offre un ulteriore servizio mirato, grazie alla scelta di mantenere attiva la figura storica dell’audiovestibologo, soppressa in altre realtà ospedaliere: si tratta di un medico otorino specializzato nei disturbi dell’equilibrio e dell’udito, impiegato in particolare nelle prove di adattamento delle protesi acustiche. Un settore in evoluzione con oltre 6 mila visite di audiovestibologia nello scorso anno e 172 prescrizioni di protesi uditive (queste ultime in aumento di 72 unità rispetto al 2010).

Inoltre, da circa otto anni, l’ospedale attua lo screening audiologico universale sui neonati, valutando, attraverso appositi macchinari, la funzionalità uditiva del soggetto. “Questo permette di intercettare in tempi molto precoci le sordità congenite nel piccolo. Procedere tempestivamente alla protesizzazione evita che il bambino diventi sordomuto”. Il servizio è offerto sia al Manzoni che al Mandic così, ad esclusione dei nati in cliniche private, può coprire tutti i bambini concepiti in Provincia di Lecco.

Complessivamente, lo scorso anno, l’unità di Otorinolaringoiatria ha eseguito circa 15 mila prestazioni ambulatoriali a Lecco e 7500 a Merate; mille le operazioni chirurgiche per un totale di 1200 ricoveri ospedalieri. Non pochi i pazienti che hanno deciso di omaggiare i medici del reparto per il loro operato, inviando biglietti di ringraziamento ora affissi in reparto. Non nasconde la soddisfazione il dottor Piantanida: “Lavoriamo per questo – ammette – Siamo orgogliosi di poter offrire e gestire in maniera autonoma un servizio completo all’utente quale non è costretto a cercare in altri presidi ospedalieri ciò che invece può trovare nella nostra struttura. Oltretutto, l’integrazione con l’ospedale di Merate ha permesso di ridurre sensibilmente i tempi di attesa, per cui una patologia minore viene operata entro tre mesi, con una priorità maggiore di 30 giorni per tumori o gravi situazioni nel bambino”.

Brasile, campagna shock contro il fumo Mobile

, campagna shock contro il fumo

 
 
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Brasile In occasione della Giornata nazionale contro il tabacco, avvertimento Ospedale Regionale sul fumo

Brasile celebra il 29/08 Giornata nazionale contro il tabacco, però, i numeri non danno molte ragioni per festeggiare. Il fumo è legato ad almeno 50 tipi di malattie, concentrandosi tra i più gravi i vari tipi di cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie.

Solo nel Regionale Valley Hospital Paraíba, a Taubate, Capo e Collo Clinica realizza il 21% delle visite nel 2012 ai soli casi di cancro della laringe bocca e delle labbra. Per quanto riguarda l’intervento chirurgico, il tasso sale al 23%, e ogni mese, aumenta il numero di nuovi casi.

Pertanto, in questo Giovedi, 30/08, il programma di assistenza comunitario porta il “Il fumo: come e perché smettere di fumare?” Lezione, ha insegnato dal capo chirurgo e collo HR, Dr. César Augusto Cardoso.

La rapida evoluzione della malattia e la sua aggressività per la mancanza di una diagnosi precoce sono le cause principali per la ripresa con una minore qualità della vita, e la parte di rilevamento di un semplice sospetto: raucedine o dolore alla bocca non polimerizzato per più di 15 giorni.

Il dibattito è un’iniziativa dell’Istituto di Formazione e Ricerca delle risorse umane che si riunisce ogni mese, discussioni su temi che riguardano la popolazione, mostrando le alternative per affrontare alcune malattie, promuovere lo sviluppo sano e soprattutto cambiare le cattive abitudini.

L’evento inizia alle 17h in ospedale padiglione regionale, che si trova in Avenida Tiradentes, 280, Centro di Taubaté. L’ingresso è gratuito. Informazioni ed iscrizioni presso (12) 3634.2013 owww.hospitalregional.org.br.

Recuperare voce, gusto e olfatto dopo l’intervento si può

 

Quando un tumore interessa zone delicate come bocca, naso, gola: strategie per ritrovare una buona qualità di vita

 

MILANO – La riabilitazione dopo le cure per un tumore è un passo spesso indispensabile per recuperare una buona qualità di vita. Quando ad essere toccate dalla malattia sono zone delicatissime, come quelle del viso, è comprensibile ce la faccenda sia ancora più delicata. Gli organi colpiti dai tumori della testa e del collo (bocca, lingua, gengive, faringe, laringe, naso, seni paranasali e ghiandole salivari), infatti, sono coinvolti in processi vitali, oltre ad essere molto importanti nella percezione estetica che ogni persona ha di se stessa. Negli ultimi 20 anni la ricerca medico-scientifica ha cercato di individuare le strategie terapeutiche più adatte a conservare l’integrità e le funzioni di questi organi, oltre alla possibilità di preservare le capacità sensoriali dell’individuo. Molto può però essere fatto anche con una buona riabilitazione, «ma in Italia è ancora troppo alta la percentuale di pazienti che non la fanno, per motivi personali, per la lontananza dai centri che la fanno o perché neppure ne conoscono l’esistenza» dice Umberto Tassini, consigliere nazionale dell’Ailar, l’Associazione Italiana Laringectomizzati.

 

IL PRIMO PASSO, PRESERVARE L’ORGANO – La chirurgia, associata o meno alla radio o alla chemioterapia, ha sempre rappresentato il trattamento standard di questi tumori, a cui in anni più recenti si è aggiunta l’integrazione con i nuovi farmaci biologici. Grazie ai miglioramenti delle terapie negli ultimi anni si è potuto ricorrere sempre meno agli interventi chirurgici più radicali (che purtroppo comportano l’asportazione di parti del corpo come lingua, gola, trachea, corde vocali) mantenendo in molti pazienti le funzioni degli organi colpiti, con le stesse probabilità di sopravvivenza. Dopo le cure (a seconda del tipo di intervento effettuato) è spesso importante seguire programmi di riabilitazione respiratoria, fisica, fonatoria o di rieducazione del gusto e dell’olfatto. «Secondo le statistiche, però – prosegue Tassini -, su un totale di circa 5mila nuovi pazienti all’anno che subiscono una laringectomia totale, se l’uno per cento riesce in maniera autonoma a riprendere la capacità comunicativa, soltanto il 5 per cento utilizza le apposite protesi. Invece, ben l’85 per cento dei pazienti che si recano presso centri di riabilitazione completa l’iter con successo. C’è poi un restante 13 per cento che usa il laringofono (erogato dalle ASL) e un due per cento che rinuncia alla riabilitazione per motivi personali: fattori fisiologici, mancanza di spinta volitiva, isolamento familiare, depressione».

COSA SI PUÒ FARE – Per capire quanto sia vasto il mondo della riabilitazione è bene fare innanzitutto chiarezza sui termini: «Per riabilitazione si intende la ripresa, ovvero il ristabilire in maniera diversa (vicariante) una funzione che è stata permanentemente offesa o eliminata – spiega Maurizio Magnani, direttore dell’Otorinolaringoiatria a Cremona, presidente nazionale di Ailar e Fialpo (Federazione Italiana delle Associazioni di Laringectomizzati e dei Pazienti Oncologici della testa e del collo) -. La rieducazione, invece, riguarda funzioni ancora presenti e che devono essere opportunamente ripristinate in maniera ottimale. Infine, per riadattamento si intende la ripresa delle abitudini di una persona nell’ambito familiare, sociale e, quando possibile, lavorativo. Oggi sono molti, oltre cento, i nostri centri gestiti da volontari e sono presenti in tutta Italia».

RIABILITAZIONE RESPIRATORIA E FISICA – Nel caso di laringectomia con tracheostoma definitivo, il percorso tra ingresso nell’aria e i polmoni risulta molto ridotto e privo di resistenza. La conseguenza è un aumento del ritmo respiratorio rendendo meno facili le azioni di sforzo (salire le scale, camminare a passo sostenuto, praticare uno sport). «Occorrerà quindi praticare opportuni e semplici esercizi ginnici per mantenere un buon mantice polmonare – dice Magnani -. La mancanza di un opportuno filtraggio dell’aria ispirata può provocare una serie di problemi tracheali e bronchiali con complicanze non indifferenti. A tale scopo, se si pongono degli elementi filtranti davanti al tracheostoma e tali di che provochino anche una resistenza all’ingresso dell’aria, si ottengono due risultati: il primo è il filtraggio, umidificazione, e riscaldamento dell’aria respirata ed il secondo è quello di richiedere un maggior sforzo in fase inspiratoria con il vantaggio di far esercitare il mantice polmonare».

RECUPERARE LA VOCE – «La riabilitazione fonatoria è la parte più impegnativa della riabilitazione dei soggetti laringectomizzati e tracheostomizzati: i pazienti devono utilizzare metodi diversi dalla voce naturale per potersi esprimere e comunicare» prosegue l’esperto. Nei casi di preservazione d’organo, invece, la funzione fonatoria avviene ancora per la spinta dell’aria proveniente dai polmoni e quindi si procede alla rieducazione di una «voce soffiata». C’è poi la riabilitazione alla voce esofagea, un sistema per ottenere una voce vicariante autonoma che il soggetto deve produrre in condizioni di apnea, e quella con protesi tracheo-esofagea (che, in casi selezionati, permette di ottenere una fluidità fonatoria molto simile a quella naturale). Il laringofono, invece, è un dispositivo elettronico (utilizzato da pazienti non in grado di essere riabilitati con modi diversi) che produce la vibrazione di una membrana che, quando premuta sulla cute sottostante la faringe (sotto la zona del mento) mentre il paziente articola, viene modulata dalle minime vibrazioni faringee, dando luogo ad un suono articolato comprensibile come parole.

RIEDUCAZIONE DI GUSTO E OLFATTO – «La respirazione anomala attraverso la tracheostomia esclude naso e bocca e quindi non consente più una corretta stimolazione dell’epitelio olfattivo – conclude Tassini -. Con opportune metodiche inspiratorie, però, la funzione olfattiva viene mantenuta e, quando possibile, anche riattivata. In parallelo anche il senso del gusto viene opportunamente stimolato tramite degustazione di dolce, salato, aspro e amaro».

Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)

http://www.corriere.it/salute

Bocca, laringe e faringe bersagli dei tumori

 

 

tumori di testa e collo bocca laringe faringe cellule squamose fumo alcol rischioI tumori di testa e collo sono rari e poco conosciuti, colpiscono la bocca, lalaringe e la faringe e l’80’% dei pazienti arriva alla diagnosi con uno stadio della patologia localmente avanzato. Per capire meglio che cosa sono e come sia possibile proteggersi e prevenirli, Dica33 ha intervistato Laura Locati, del reparto di Oncologia medica dei tumori testa e collo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

 

Dottoressa Locati, che tipo di tumori sono quelli che colpiscono queste aree?
Nel 90% dei casi sono tumori di tipo spinocellulare (o squamocellulare n.d.r.) che colpiscono le mucose del cavo orale, della faringe e della laringe e in percentuali minori, anche ghiandole salivari e naso. Sono di per sé malattie rare cioè arrivano a colpire ogni anno meno di sei persone ogni 100 mila, e tra questi i più frequenti sono quelli della bocca e dell’orofaringe cioè l’area della gola situata posteriormente alla bocca che comprende il palato molle, l’ugola, la base della lingua e le tonsille.

 

Quali sono i fattori che aumentano il rischio di svilupparli?
In primo luogo, il fumo e l’alcol. I forti fumatori, che fumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno, ma anche chi ne fuma meno ma da molti anni, sono sicuramente più a rischio. Recentemente è stato anche riscontrato un aumento di rischio, soprattutto per i tumori del cavo orale e dell’orofaringe, associato all’infezione da Papillomavirus che si può prevenire con rapporti sessuali protetti. Anche l’esposizione professionale alle polveri del legno e ai collanti del cuoio aumenta il rischio ma per forme più rare di neoplasie come gli adenocarcinomi dei seni paranasali.

 

Quali sono i sintomi che devono sollevare il dubbio?
Intanto chi fuma dovrebbe sottoporsi a controlli più frequenti. In ogni caso, dolori o fastidi alla bocca o lesioniche crescono o che non guariscono devono attirare l’attenzione del paziente, a volte anche del dentista che può avere un ruolo importante nella prevenzione. Anche un abbassamento di voce duraturo deve insospettire, perché anche le corde vocali sono interessate dalla patologia.

 

Quali esami bisogna fare?
Innanzitutto, serve un esame clinico specialistico per controllare eventuali lesioni o anomalie del cavo orale o del collo. Se si riscontra la presenza di anomalie o di una massa sospetta si esegue il prelievo di un campione di tessuto per eseguire l’esame istologico che chiarisca la natura della lesione. In seguito si possono prescrivere esami radiologici come la risonanza magnetica o la Tac.

 

Come si curano?
La terapia viene decisa in base alla localizzazione e all’estensione del tumore, e può essere di tipo conservativo con chemioterapia e radioterapia o con la chirurgia. Spesso i due approcci sono combinati. La chirurgia è oggi più conservativa e quindi permette di mantenere intatte le strutture, ma non è da escludere la necessità di demolire alcune parti e questo può richiedere una riabilitazione più importante.

 

 

In che cosa consiste la riabilitazione?
I pazienti trattati devono essere seguiti da un’equipe multidisciplinare, che includa oltre al chirurgo, l’oncologo medico e il radioterapista anche il nutrizionista e il logopedista, soprattutto quando sono coinvolte le corde vocali. Nei pazienti laringectomizzati si procede durante l’intervento, all’apertura di una fistola che serve per l’inserimento di una protesi fonatoria che permetterà loro di parlare. Ma serve un’educazione per imparare a usarla nel modo ottimale.

Studio del cancro della bocca collegamenti al sesso orale

Nuove rivelazioni che circonda il papilloma

 

Foto: Reuters

Un virus a trasmissione sessuale e tradizionalmente legata al cancro del pene, dell’ano e del collo dell’utero è sempre più legato ai tumori in bocca. 
La spiegazione per la maggiore presenza di HPV (papillomavirus umano) nei casi di questi tumori è aumentata la pratica del sesso orale in questi ultimi decenni, soprattutto tra i giovani. 
Il National Center for Health Statistics degli Stati Uniti ha rivelato che, cinque anni fa, il 55 per cento dei giovani americani e il 54 per cento delle ragazze tra i 15 ei 19 anni, ha fatto sesso orale.
Nel 1940 e 1950, gli studi di Alfred Kinsey, pioniere nello studio delle abitudini sessuali degli americani, rivelano numeri molto diversi. Solo il 10 per cento degli uomini e il 19 per cento delle donne ha detto che allora era il sesso orale prima del matrimonio, mentre solo meno del 50 per cento delle donne e il 33 per cento degli uomini sposati erano vergini.
Dalla seconda guerra mondiale divenne più frequenti i casi di cancro nella base della lingua, tonsille, e anche parti del collo, derivanti da lesioni causate da HPV. 
Questi risultati si riflettono in un articolo d’opinione pubblicato nel numero di marzo del British Medical Journal “da parte del medico della squadra Hisham Mehanna, University Hospital di Coventry, UK.


Aumento del rischio 

Hisham riguarda Mehanna, lavorando con più di diecimila volontari, hanno concluso che chi aveva fatto sesso orale almeno quattro persone che rispondono alle tre volte più probabilità di cancro contratto in orofaringe, che inizia alla radice della lingua e si estende ai faringe. 
Il virus è stato rilevato nel 1970 a solo il 23 per cento dei tumori. Nel 2006 e 2007, al 93 per cento.
Poiché il numero di casi di cancro orofaringeo è in crescita è possibile concludere che mai prima di HPV causato tumori tanti in bocca e nelle zone circostanti.

Vaccinazione HPV

Tutti i bambini dovrebbero essere vaccinati contro il papillomavirus umano (HPV), che è sessualmente trasmesse, al fine di evitare un numero crescente di tumori della bocca e della gola, propone un nuovo sondaggio pubblicato sul Lunedi, il sito web del British “The Telegraph”. 
I tassi di tumori del cavo orale – che comprende i tumori del, labbra, bocca, lingua, gengive, laringe e faringe – tra i giovani in Gran Bretagna è raddoppiato negli ultimi tre decenni, principalmente a causa della “rivoluzione sessuale”, gli scienziati hanno detto. 
Fumare e di bere usato per essere le cause principali della malattia, ma ora è attribuita al virus del papilloma umano (HPV), lo stesso che causa il cancro del collo dell’utero nelle donne.
Uno studio precedente ha mostrato che le persone che fanno sesso orale con più di sei partner erano 8,6 volte più probabilità di sviluppare il cancro rispetto a coloro che non avevano mai praticato. 
Il fumadorescrónicos aveva solo tre volte più probabilità di avere un cancro alla gola, e di consumatori di alcol solo due volte e mezzo. 
Ora, la situazione divenne così grave che un esperto americano chiede ai governi di prendere in seria considerazione l’immunizzazione dei bambini contro il virus, prima di iniziare la loro vita sessuale. 
Alla conferenza dell’Associazione Americana per l’Avanzamento della Scienza, tenutosi a Washington, il leader nella ricerca di HPV Maura Gillison, della Ohio State University, ha detto che è tempo di considerare l’opzione. 
“Quando i miei pazienti chiedono se devono vaccinare i loro figli, io dico ‘certamente’. Il vaccino li proteggerà dalle verruche genitali, cancro anale e orale cancro causate da HPV “, ha detto.
Più di cinque mila persone nel Regno Unito, contratto, ogni anno, il cancro orale, che rappresenta circa il 3 per cento di tutti i tumori. La malattia ha causato nel 2008, circa 1.822 decessi in Gran Bretagna GA.
Secondo il ginecologo Campaner brasiliano Adriana, l’80 per cento delle donne in tutto il mondo diventerà infettato almeno una volta nella vita. L’HPV si trasmette attraverso i rapporti sessuali, ma ci sono casi di persone che contraggono il virus attraverso il contatto con wc, un asciugamano bagnato, sapone e anche materiale non sterile chirurgico.

http://jornaldeangola.sapo.ao/18/0/estudo_liga_cancro_da_boca_a_sexo_oral

Diagnosi del carcinoma della testa e del collo

Lo specialista vi porrà alcune domande in merito ai sintomi ed all’anamnesi e vi sottoporrà ad una visita che prevede:

  • l’introduzione di uno specchio fino alla parte posteriore della bocca al fine di ispezionare la bocca stessa e la gola
  • l’introduzione di un sottile telescopio flessibile (rinoendoscopio) all’interno del naso per ispezionare il naso stesso o, attraverso il naso, i seni (rinofaringoscopia)
  • il prelievo di un campione di tutte le zone che potrebbero essere un carcinoma (biopsia)

I primi due esami possono richiedere alcuni minuti ed essere fastidiosi. Potreste dover assumere un anestetico locale (pastiglia da sciogliere in bocca) al fine di anestetizzare la bocca per alcuni minuti. Per anestetizzare la parte posteriore della gola, viene solitamente utilizzato uno spray anestetizzante. E’ importante non mangiare o bere nulla per circa un’ora dalla somministrazione dello spray, fino a quando la gola non riacquista sensibilità. Mentre la gola è anestetizzata, il cibo o la bevanda potrebbe scendere lungo la trachea e soffocarvi.

Solo facendo una biopsia, prelevando quindi un campione di cellule dalla zona interessata, ed esaminandolo al microscopio è possibile fare una diagnosi definitiva. Il medico curante può decidere se sia possibile fare la biopsia in ambulatorio. Per anestetizzare la zona da cui verrà prelevato il campione, si utilizza un anestetico locale. Mediante un ago sottilissimo o speciali pinzette si preleva un piccolo campione di tessuto anormale. Tuttavia, è più probabile che la biopsia debba essere effettuata sotto anestesia generale. In questo caso, l’esame avviene in day-hospital e, a volte, è prevista una notte di degenza. Prima della biopsia, può essere eseguita una tomografia (assiale) computerizzata (CT o CAT) o una risonanza magnetica per immagini (MRI) al fine di identificare le zone interessate

EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO

Epidemiologia descrittiva

I tumori maligni della testa e del collo rappresentano, a livello mondiale, circa il 10% dei tumori maligni negli uomini ed il 4% nelle donne. Le variazioni nella loro incidenza e mortalità sono molto marcate, con i tassi più elevati in India e Francia settentrionale. In Italia, nei primi anni novanta, si stima che i nuovi casi di tumore maligno del cavo orale e faringe siano stati all’anno circa 4.600 negli uomini e 1.300 nelle donne. Le cifre corrispondenti per il carcinoma della laringe sono state 5.000 negli uomini e 300 nelle donne. In Italia i tassi di incidenza sono più elevati nelle regioni settentrionali rispetto a quelle centro-meridionali e insulari sia per il carcinoma del cavo orale e della faringe (di circa tre volte) che per quello della laringe (di circa due volte).

A livello epidemiologico non è facile distinguere accuratamente le differenti sedi del tumore maligno del cavo orale (lingua, ghiandole salivari, gengive, pavimento della bocca e palato) e della faringe (orofaringe, rinofaringe e ipofaringe). La Tabella 1, relativa ai dati del periodo 1988-1992 dei 13 registri dei tumori di popolazione, allora attivi in Italia, permette di confrontare, attraverso tassi di incidenza grezzi, la relativa frequenza delle varie sedi. È importante ricordare che, se è vero che i registri considerati coprono ormai il 15% della popolazione nazionale, il sud vi è, però, sottorappresentato.

Tabella 1. Tumori maligni della testa e del collo in Italia, 1988-92

Sede
Uomini
Donne
Tasso di incidenza grezzo/100.000 abitanti
Tasso di incidenza grezzo/100.000 abitanti
Lingua
3.6
(10%)
1.2
(18%)
Bocca
4.4
(12%)
1.6
(24%)
Ghiandole salivari
1.2
(3%)
0.8
(12%)
Orofaringe
3.1
(8%)
0.7
(10%)
Ipofaringe
2.2
(6%)
0.4
(6%)
Rinofaringe
1.3
(4%)
0.5
(7%)
Faringe non specificata
0.8
(2%)
0.2
(3%)
laringe
19.8
(54%)
1.8
(22%)
Testa e collo
36.5
(100%)
6.8
(100%)

I tumori maligni del cavo orale sono all’anno circa 8,2 per 100.000 negli uomini e 2,8 nelle donne, cioè, rispettivamente, il 25% ed il 53% del totale della testa e collo. Per la faringe (rinofaringe compresa) i tassi grezzi sono 7,5 per 100.000 negli uomini e 1,5 nelle donne (con un eccesso maschile superiore di quanto osservato per il cavo orale). La massima differenza tra i due sessi si conferma per il carcinoma della laringe (19,8 per 100.000 negli uomini e 1,5 nelle donne). Si noti che, come numero, i tumori maligni della lingua e del resto della bocca all’incirca si equivalgono, mentre i tumori maligni dell’orofaringe sono circa una volta e mezzo più frequenti di quelli dell’ipofaringe. Il carcinoma della laringe è più frequente di quello del cavo orale e della faringe, ma a causa di tendenze opposte negli ultimi vent’anni (in discesa il primo, in crescita i secondi) tale differenza è in diminuzione.

Il successivo esame dei principali fattori di rischio per i tumori maligni della testa e del collo terrà conto della varietà delle sedi incluse, trattando separatamente il gruppo cavo orale, faringe e laringe, la cui eziologia è stata studiata a fondo nel nostro paese ed è riconducibile in massima parte a fumo e abuso di alcool, e i più rari tumori maligni del rinofaringe e ghiandole salivari.