Obesità infantile: Miraglia, “c’è un legame tra il Bisfenolo A e l’insulino-resistenza”

Fonte: Immagine dal web

 

Comunemente utilizzato fino a qualche tempo fa per la produzione di biberon, e ancora oggi presente in bicchieri, lattine per bibite e altri contenitori di plastica per gli alimenti, il Bisfenolo A (BPA) sostanza chimica usata prevalentemente in associazione con altri composti per produrre plastiche e resine, potrebbe avere un ruolo importante nel’obesità infantile. A stabilire la relazione tra questa sostanza e il sovrappeso dei bambini uno studio condotto da un team di ricercatori della Seconda Università degli Studi di Napoli su 100 bambini obesi che ha evidenziato una correlazione tra Bisfenolo A e la resistenza insulinica, solitamente associata all’obesità.

I risultati di questa ricerca sono stati presentati all’ultimo Congresso della Società italiana diPediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), mentre i lavori effettuati in collaborazione con il CNR di Napoli, sono stati seguiti da Emanuele Miraglia del Giudice, professore associato di Pediatria del Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica diretto dalla professoressa Laura Perrone. “Con questo studio, unico nel suo genere in Italia – ha spiegato il professor Miraglia – abbiamo misurato i livelli di BPA nelle urine di circa 100 bambini obesi campani. Il dato nuovo e originale dello studio è il riscontro di una correlazione positiva tra i livelli di BPA urinario e il grado di insulino-resistenza in tali bambini. In altre parole, più alti erano i livelli di BPA e maggiore era l’insulino-resistenza”. “Poiché l’insulino-resistenza è correlata con le complicanze dell’obesità – ha poi aggiunto -, è possibile ipotizzare che il BPA giochi un ruolo rilevante nella modulazione di complicanze come l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e la sindrome metabolica anche nell’obesità pediatrica”.

Uno studio che apre una nuova prospettiva nella gestione dell’obesità infantile che, in Italia,colpisce quasi un bambino su quattro; in Campania quasi la metà dei bambini tra i 6 e i 10 anni è obeso o in sovrappeso. Si definisce obeso un bambino il cui peso supera del 40 per cento quello ideale, mentre si definisce in sovrappeso se lo supera del 20-40 per cento, oppure quando il suo Indice di Massa Corporea (BMI – Body Mass Index) è maggiore del previsto. Per evitare l’obesità è importante tenere sotto controllo il peso del bambino sin dalle prime epoche di vita facendo riferimento alle tabelle dei percentili, uno strumento che consente di verificare quanto il peso e l’altezza si discostano dalla norma.

BISFENOLO A: IDENTIKIT DI UNA SOSTANZA. Il bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica usata prevalentemente in associazione con altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine. È impiegato, ad esempio, nel policarbonato, un tipo di plastica rigida trasparente utilizzato per produrre recipienti per uso alimentare come le bottiglie per bibite con il sistema del vuoto a rendere, i biberon, le stoviglie di plastica (piatti e tazze) e i recipienti di plastica. Residui di BPA sono presenti anche nelle resine epossidiche usate per produrre pellicole e rivestimenti protettivi per lattine e tini. Il BPA può comunque migrare in piccole quantità nei cibi e nelle bevande conservati in materiali che lo contengono.

Proprio per questo motivo, è balzato all’attenzione della cronaca perché contenuto nei biberon e in altri oggetti destinati a neonati e bambini, una situazione che ha poi portato a vietare il suo utilizzo in molti Paesi. In seguito al recepimento della direttiva europea 2011/8/EU, in Italia è stata vietata la vendita e l’importazione di biberon contenenti BPA a partire dal giugno 2011, di fatto, però, il Bisfenolo A continua ad essere presente in moltiprodotti destinati ai bambini e agli adulti, come stoviglie e bottiglie di plastica, vernici per lattine, prodotti farmaceutici e confezioni alimentari.

QUALI PRECAUZIONI ASSUMERE? È possibile ridurre al minimo l’esposizione dei bambini e degli adulti al bisfenolo A, adottando le seguenti misure precauzionali elencate dall’Istituto Superiore di Sanità:

• Non usare contenitori alimentari in policarbonato nel microonde. Il policarbonato è forte e durevole, ma con l’usura causata dal tempo e dalle temperature elevate potrebbe rilasciare BPA.

• Ridurre l’uso di cibi in scatola, in particolare per i cibi caldi o liquidi. Optare, invece, per vetro, porcellana o contenitori di acciaio inox senza rivestimenti interni in plastica.

• Gettare biberon, stoviglie e posate in plastica molto vecchi,  usurati, ingialliti e sostituirli con altri più nuovi o con recipienti in vetro o ceramica.

• Se si vive in un paese extra-UE, scegliere biberon privi di BPA.

• Quando si usa una bottiglia di acqua in plastica, non ri-utilizzarla più volte ed evitarne il riscaldamento.

• Adottare una accurata igiene orale in modo da ridurre la necessità di cure dentali (il materiale utilizzato per le otturazioni dei denti può contenere bisfenolo A)

 

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Torniamo a parlare di bisfenolo A, sostanza usata per la produzione di plastiche tra cui il policarbonato, saltata agli “onori” della cronaca perché utilizzata per produrre biberon, pur essendo una sostanza pericolosa.

Proprio per la sua dannosità, il BPA è stato in passato messo al bando nei mercati di Stati Uniti, Canada e di alcuni stati europei. Fortunatamente nei primi mesi del 2011 anche l’Italia si è dovuta attivare per proteggere i cittadini più giovani adeguandosi ad una normativa europea: ladirettiva 2011/8/EU, che ha vietato in tutto il territorio comunitario la vendita e importazione di biberon contenenti BPA.
Notizia che ha sollevato gli animi dei cittadini d’Europa, data l’alta pericolosità della sostanzain questione, anche se non ha risolto del tutto le azioni di tutela: il bisfenolo A continua ad essere presente in prodotti dedicati agli adulti tra cuivernici per lattine, prodotti farmaceutici econfezioni alimentari.
 
Risalgono ad anni fa le prime ricerche statunitensi (US Centers for Disease Control and Prevention, CDC) che correlavano il verificarsi di problemi cardiaci negli adulti e di problemi nello sviluppo sessuale nei bambini alla presenza di bisfenolo A negli oggetti di utilizzo quotidiano, tra cui tazze ebiberon in plastica.
 
Ora, però, l’allarme è più esteso perché si parla anche di tonno, fagioli, zuppe e quant’altro: tutti cibi che finiscono quotidianamente nelle case dei cittadini italiani e potrebbero essere conservati in confezioni realizzate con vernici o componenti dannose per la salute degli uomini. Citiamo direttamente il sito Efsa, European Food Safety Authority: «l’esposizione al BPA attraverso glialimenti è dovuta al suo impiego in talune materie plastiche e altri materiali. Ad esempio il BPA è usato nel policarbonato, un tipo di plastica rigida trasparente. Il policarbonato viene utilizzato per produrre recipienti per uso alimentare come le bottiglie per bibite con il sistema del vuoto a rendere, le stoviglie di plastica (piatti e tazze) e i recipienti di plastica. Residui di BPA sono presenti anche nelle resine epossidiche usate per produrre pellicole erivestimenti protettivi per lattine e tini. Il BPA può migrare in piccole quantità nei cibi e nelle bevande conservati in materiali che lo contengono».
 
E sebbene la stessa autorità europea abbia assicurato che un cittadino medio sia esposto ogni giorno ad una dose di BPA inferiore alla soglia limite, i dubbi persistono. È bene infatti precisare che, a fronte di una dose giornaliera tollerabile (DGT o  TDI) di 0,05 milligrammi/chilogrammo di peso corporeoche può essere ingerita ogni 24 ore, i risultati delle analisi Efsa hanno confermato come l’esposizione al BPA sia di gran lunga inferiore alla DGT di 0,05 mg/kg p.c. sia negli adulti che nei neonati.
 
I dati, però, vanno ponderati con la storica decisione europea di mettere al bando i biberon contenenti tale sostanza. Sempre il comitato di esperti Efsa commenta in una nota finale sulla presunta non tossicità del BPA a basse dosi: «i membri del gruppo di esperti CEF riconoscono che alcuni studi recenti segnalano effetti avversi sugli animali esposti al BPA durante lo sviluppo, a dosi di molto inferiori a quelle impiegate per determinare l’attuale TDI. Questi studi evidenziano alterazioni biochimiche del sistema nervoso centrale, effetti sul sistema immunitario e una maggior predisposizione al tumore della mammella. Purtuttavia tali studi presentano parecchie lacune. Al momento non è possibile valutare l’importanza di questi riscontri per la salute umana, ma, se in futuro si rendessero disponibili nuovi dati in merito, il gruppo di esperti riconsidererà questo parere».
 
Per concludere, come da tempo sostiene Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace: «sostanze così pericolose non dovrebbero essere utilizzate nemmeno nei prodotti destinati agli adulti. Ogni giorno siamo esposti a un cocktail di composti chimici da cui non possiamo difenderci, se non con un’attenta e assoluta prevenzione nel loro utilizzo».