Il MiR – 941 e le teoria del “progetto intelligente” La nascita dell’uomo

Skulls of 1. Gorilla 2. Australopithecus 3. Homo erectus 4. Neanderthal (La Chapelle aux Saints) 5. Steinheim Skull 6. Homo sapiens. Author Волков В.П. wiki

Il MiR – 941 e le teoria del “progetto intelligente”

La nascita dell’uomo
di Riccardo Liberati

Il problema della comparsa dell’uomo sulla terra ha sempre causato dibattiti scientifici. Dibattiti che si sono spesso trasformati in veri e propri conflitti ideologici quando non addirittura in veri e propri scontri combattuti sul terreno del fanatismo.
Che poi questo fanatismo sia stato a volte di stampo religioso e a volte semplicemente basato su semplici considerazioni scientifiche, poco cambia: il fanatismo è sempre nemico del progresso.
Scartando ipotesi suggestive, ma improbabili, i principali schieramenti nel campo della diatriba sulla nascita dell’uomo su questo pianeta sono stati due: il primo, quello dei creazionisti, considerava la Bibbia come unica fonte di verità, mentre il secondo si rifaceva alla teoria dell’evoluzione in base alla quale la mutazione casuale del DNA delle scimmie avrebbe lentamente prodotto quel genere di mammifero chiamato ‘Homo sapiens’.
Oggi soltanto alcuni fanatici osano mettere in dubbio la teoria dell’evoluzione, ma alcuni sono perplessi circa la casualità delle mutazioni.
I cosiddetti ‘creazionisti’ fedeli seguaci della Genesi, credevano che l’uomo fosse stato creato da Dio e quindi apparso di punto in bianco sulla terra. Fossili e reperti vari confermano invece una sorta di evoluzione di ominidi in mammiferi sempre più simili a noi, fino all’apparire dell’ultimo nato, appunto l’homo sapiens. Ma circa due anni fa in un laboratorio scozzese è stata fatta una scoperta a dir poco esplosiva.
Una scoperta che avrebbe dovuto sicuramente meritare più attenzione e che invece non ha avuto molta diffusione.
In un dipartimento di genetica dell’Università di Edimburgo, una equipe di biologi diretti da un certo Professor Taylor ha scoperto un gene, il MiR – 941 che esiste soltanto nel DNA umano ed ha la proprietà di essere il gene responsabile del nostro sviluppo cerebrale. Ora, da un punto di vista evolutivo si potrebbe pensare che questo gene si sia sviluppato del tutto casualmente in maniera imprevedibile, ma purtroppo le cose non sono così facilmente spiegabili.
Il MiR – 941 compare in un periodo compreso tra uno e sei milioni di anni fa ed ha dato un impulso enorme allo sviluppo della massa cerebrale umana, ma non si è prodotto tramite una mutazione genetica. Faceva parte di un bagaglio di geni, cosiddetti ‘spazzatura’ la cui utilità non è stata ancora chiarita. Improvvisamente il MiR – 941, silente fino ad allora, inizia ad agire.
Il DNA degli ominidi attinge a questo ‘bagaglio’ di geni non utilizzati per produrre un cambiamento drammatico nelle dimensioni cerebrali della specie umanoide. Di fatto, è come se qualcuno avesse inserito questa combinazione di aminoacidi nel nostro DNA per trasformare una scimmia in un uomo. L’innesto insomma, non è avvenuto in maniera per così dire verticale, cioè prodotto attraverso una serie di mutazioni da una replicazione ad un’altra, ma orizzontalmente. Qualcuno lo ha messo lì per far si che improvvisamente nascesse quella forma di mammifero capace di autocoscienza e di linguaggio. Anzi, secondo i genetisti, il MiR – 941 potrebbe essere stato responsabile anche di quel particolare fenomeno tipicamente umano che consiste nell’abbassamento della laringe.
La laringe abbassata, se da un lato ci fa correre il rischio di morire soffocati in quanto non possiamo contemporaneamente deglutire e respirare, ci consente anche di scambiare pensieri e questo scambio, è fondamentale nel progresso delle conoscenze umane.
In sostanza, sembra tornare di moda la cosiddetta teoria del ‘progetto intelligente’. L’uomo sarebbe, sempre secondo questa teoria, un prodotto sì dell’evoluzione, ma un prodotto non avvenuto per caso, un prodotto diciamo così, pilotato.
Le mutazioni sarebbero avvenute secondo processi probabilmente casuali, ma ad un certo punto dell’evoluzione successe qualcosa che cambiò drasticamente le cose.
E’ come se un pallone avesse iniziato a scivolare giù per il pendio di una montagna seguendo percorsi casuali ed improvvisamente qualcuno, con un calcio ben assestato abbia deviato la sua traiettoria per farlo andare in una rete messa a valle. Chi è stato questo calciatore? E perché lo ha fatto? Se si tratta di un progetto, non sappiamo ancora quale esso sia e forse in questa vita non lo sapremo mai, ma di sicuro dobbiamo ringraziare il progettista che tramite il MiR – 941 ci ha permesso di pensare, di parlare, di scrivere e leggere. Anche queste poche righe.

fonte

23 Febbraio 1455 – Data tradizionale di pubblicazione della Bibbia di Gutenberg, il primo libro occidentale stampato con caratteri mobili

Bibbia di Gutenberg

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Un esemplare della Bibbia di Gutenberg conservato alla Biblioteca del Congresso degliStati Uniti

La bibbia di Gutenberg o «bibbia a quarantadue linee» (B42) è il primo libro stampato inEuropa con l’aiuto dei caratteri mobili.


Realizzata a Magonza tra il 1452 e il 1455 sotto la responsabilità di Johannes Gutenberg e dei suoi soci, Johann FustPeter Schöffer, la bibbia di Gutenberg si compone di due volumi di formato in-folio di 324 e 319 pagine. Riproduce il testo della Vulgata, la bibbia latina tradotta da san Gerolamo: l’Antico Testamento occupa il primo volume e una parte del secondo, che contiene anche tutto il Nuovo Testamento.
Descrizione

Una parte degli esemplari fu stampata su pergamena, un’altra su carta importata dall’Italia.

Venduta per sottoscrizione, questa bibbia latina fu originariamente acquistata da istituzioni religiose, essenzialmente monasteri. Su una tiratura di circa 180 esemplari, 48 si sono conservati fino ad oggi, e alcune pagine sciolte si trovano in alcune biblioteche, come quella del museo Correr di Venezia o la biblioteca municipale di Colmar. La maggioranza degli esemplari si trova in Germania. In Francia, la Bibliothèque nationale de France ne possiede tre copie su pergamena, e la bibliothèque Mazarine una copia su carta. In Svizzera, la fondazione Martin Bodmer espone permanentemente il suo esemplare vicino a Ginevra.

Lavorazione

Per collaudare la sua pressa da stampa e i suoi caratteri mobili in lega metallico, Gutenberg cominciò, attorno al 1450, a comporre dei testi che riproduceva su pagine di carta, poi intraprese la stampa di piccoli libricini, come la grammatica latina di Donato.

L’essenza della lavorazione è manuale. Per comporre ciascuna linea di testo, occorre selezionare a uno a uno i caratteri (in rilievo e invertiti) correspondenti alle lettere delle parole e posizionarli in una «forma» speciale, situata sul piano della pressa. Una volta che tutte le linee sono state composte, la forma è ricoperta d’inchiostro con l’aiuto di pennelli di crine di cavallo. Si posiziona quindi una pagina di carta preventivamente inumidita, che una tavola di legno, la «platina», comprime sotto l’azione di una vite in legno.

Il numero di presse utilizzate nella tipografia di Gutenberg resta sconosciuto, ma la quantità delle pagine stampate lascia pensare che ne abbia utilizzato più di una. Le presse erano manovrate da due operai, ed è possibile che la tipografia impiegasse fino a dodici operai, senza contare le persone impiegate per i caratteri, l’inchiostratura, la preparazione dei fogli di carta, la piegatura e così via.

La realizzazione di 180 copie della Bibbia durò tre anni, un periodo in cui un amanuense avrebbe portato a termine la riproduzione di una sola Bibbia.

Composizione

Una pagina della Bibbia di Gutenberg, composta sulla base della Vulgata di San Gerolamo

Le prime pagine della bibbia di Gutenberg presentano due colonne di 40 linee per pagina, a volte 41. Per economizzare sulla carta, Gutenberg decise di stampare 42 linee per pagina, diminuendo l’altezza dei caratteri. Un’altra evoluzione: Gutenberg tentò di stampare i titoli in rosso, ma poi rinunciò, senza dubbio perché l’operazione era troppo onerosa: avrebbe richiesto di passare ciascun foglio due volte sotto la pressa. Questa tecnica fu in seguito ampiamente messa in opera dai suoi successori del XV secolo.

Per comporre la Bibbia, Gutenberg copiò la scrittura detta gotica, utilizzata all’epoca per i testi liturgici, in particolare per i messali. Adottò una dimensione dei caratteri simile a quella dei manoscritti di grande formato, utilizzati in particolare per la lettura a voce alta[1].

La Bibbia di Gutenberg assomiglia a un codice e come nei migliori manoscritti tutte le righe terminano allineate sul margine destro. Oggi, stampatori e tipografi parlano di righe «giustificate» per designare quest’allineamento. Per ottenere la giustificazione, Gutenberg non utilizzò spazi di dimensione variabile fra le parole, ma distribuì segni di punteggiatura più o meno larghi, impiegò delle legature e sostituì alcune parole con le loro abbreviazioni.

Lo spazio destinato alle rubriche e alle miniature era lasciato in bianco. Un miniatore poteva essere incaricato dal proprietario di decorare il libro dopo la stampa. Questa rifinitura era lasciata agli acquirenti, che potevano così scegliere artisti di loro fiducia e decorazioni più o meno dispendiose.

Copie superstiti della bibbia di Gutenberg

La Bibbia a 42 linee del 1455 circa è uno dei libri più costosi al mondo. il valore di un esemplare completo si aggira sui 10 milioni di dollari.

Austria (1)

Belgio (2)

Copertina

Danimarca (1)

Francia (5)

Germania (12)

Giappone (1)

Polonia (1)

Portogallo (1)

Regno Unito (8)

Russia (2)

Spagna (2)

Stati Uniti (9)

Svizzera (1)

Vaticano (2)

Bill Gates (co-fondatore di Microsoft) ne possiede un esemplare acquistato all’asta nel 1994.

Note

  1. ^ Adolf Wild, « La typographie de la Bible de Gutenberg » (voir bibliographie)

Collegamenti esterni

Versioni on-line della Bibbia di Gutenberg

Bibliografia span>

  • (FR) Adolf Wild, « La typographie de la bible de Gutenberg », dans Jacques Andre et Adolf Wild, Ligatures, typographie et informatique, Rapport de recherche, Inria, 1994 Versione on-line
  • (FRGuy BechtelGutenberg et l’invention de l’imprimerie, Fayard, 1992
  • (FR) De Ricci, Catalogue raisonné des premières impressions de Mayence