Ratzinger e Bergoglio

Ieri sera guardando Piazza San Pietro stracolma di gente che da due giorni aspettava la nomina del nuovo Pontefice,che deriva dal latino “colui che fa da ponte tra la terra e il cielo”,ho capito tante cose anche il ritirarsi a vita privata di Sua Eminenza Joseph Ratzinger.

Tutte le TV,radio e le testate giornalistiche erano tutte li in una piazza di un piccolo stato inglobato nell’Italia,il Vaticano.

Joseph Ratzinger da esperto scacchista ormai vedendo che la partita la stava perdendo ha buttato la scacchiera in aria,con il suo ritirarsi a vita privata,per costringere l’avversario a una nuova partita,non contro di lui ovviamente .

Questa teoria,un po’ pazzesca,viene accreditata da un nuovo Pontefice ex Gesuita,non Europeo e figlio di emigranti che si presenta con un crocefisso di ferro,senza ermellino e con il nome dei santi più umili della storia cristiana,e sceglie come nome Francesco.

Francesco come San Francesco d’Assisi che andò a piedi assieme a 12 confratelli fino a Roma per chiedere il permesso al Pontefice Innocenzo III nel 1209 e che oggi siede sul trono della chiesa tramite un gesuita e che prende il suo nome.

Questa è stata l’ultima mossa dio Joseph ritirarsi a vita privata portandosi tutte le accuse che sono state mosse alla chiesa fino al pedofilismo dei preti e al crescente non dico ateismo ma movimenti anticlericali,li ha trasformati nella sua croce da portare da solo in una nuova vita da eremita aspettando il giorno del suo ultimo viaggio.

Francesco I ora deve dare la svolta e creare un nuovo punto di partenza per la Chiesa Cattolica nel mondo per non rendere vano il sacrificio di Sua Eminenza Joseph Ratzinger.

L’Anziano Gino V

giovannilanzo.it

Fumata bianca, il nuovo Papa è Jorge Mario Bergoglio Si chiamerà Francesco I Il Conclave ha scelto l’argentino arcivescovo di Buenos Aires, ha 77 anni

 

Il Conclave ha scelto l’arcivescovo di Buenos Aires, ha 77 anni: è gesuita. Si tratta del primo Pontefice sudamericano

PER APPROFONDIRE tagpapaconclavevaticano

di Fabrizio Angeli e Laura Bogliolo

ROMA – Il nuovo Papa è l’argentino Jorge Mario Bergoglio: si chiamerà Francesco I. Ha 77 anni, è un gesuita, è arcivescovo di Buenos Aires. Si tratta del primo Pontefice sudamericano. Bergoglio era anche l’unico gesuita tra i cardinali elettori.

Il nuovo Pontefice è stato scelto: l’evento storico è stato segnalato alle 19.06 dalla fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina dove i cardinali sono riuniti. Il pontefice è stato eletto al quinto scrutinio dopo le fumate nere di ieri sera e di questa mattina.

Un boato della Piazza San Pietro ha accolto la fumata bianca. La folla impazzita si sta accalcando sotto al sagrato della basilica di San Pietro, è un tripudio di cori e foto. Le campane suonano a festa per annunciare il nuovo Papa. Esplode anche Twitter. 

In piazza è partito il toto papa, dopo l’entusiasmo per la fumata bianca, ora il pensiero è quello di sapere chi sarà. Il più «gettonato» nelle previsioni sembra essere Angelo Scola.

Lo stemma del Vaticano e la scritta “Habemvs Papam”. Così il sito ufficiale della Santa Sede accoglie i visitatori subito dopo la fumata bianca.

Benedetto XVI da Castelgandolfo vedrà in tv il suo successore. Dalla televisione il Papa emerito sta seguendo momento per momento le fasi che a breve porteranno il nuovo Papa ad affacciarsi alla loggia del Palazzo apostolico.

Eco planetaria. La fumata bianca che annuncia l’avvenuta elezione del nuovo papa è breaking news nel mondo. El Mundo titola “Habemus papam”, Al Jazeera “Scelto il nuovo papa”, la Bbc ha dato la notizia in diretta.

La procedura. Subito dopo l’esito del voto, il cardinale decano Giambattista Re si è rivolto al porporato scelto con la domanda sull’accettazione: «Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? – Con quale nome vuoi essere chiamato?». Subito dopo è avvenuta la bruciatura delle schede e la fumata bianca. Lo riporta la Radio Vaticana sul suo sito. Il nuovo Papa, fa sapere, si reca nella cosiddetta «Stanza delle Lacrime» ad indossare una delle tre le vesti papali già pronte. Al suo ritorno ha luogo una breve cerimonia con una preghiera, la lettura di un passo del Vangelo che può essere il «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa», oppure «Pasci le mie pecorelle», e una preghiera. In questa preghiera entrano come attori il primo dell’Ordine dei Diaconi, il primo dell’Ordine del Presbiteri, il primo dell’Ordine dei Vescovi. Segue l’atto di ossequio dei cardinali, cioè tutti i Cardinali presenti passano a manifestare il loro ossequio e la loro obbedienza al nuovo Papa. Quindi tutti insieme, cantano il «Te Deum».

Papa Wojtyla portò fino all’ultimo di fronte al mondo la croce della sofferenza

(CORSERA)GIAN ANTONIO STELLA  «A quel punto il segretario ha portato un microfono e Giovanni Paolo II ha tentato di pronunciare alcune parole ma i suoni, forse tre, sono rimasti incomprensibili… ». Straziano ancora, a rileggerle, le cronache del calvario interminabile di papa Wojtyla. E impongono una domanda: quanto ha pesato, sulla decisione di Benedetto XVI, il ricordo di quell’agonia infinita del suo predecessore? Dice oggi il cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, per anni segretario personale del Papa polacco, che il Pontefice di Wadowice volle restare fino alla fine perché «riteneva che dalla croce non si scende». Una frase così forte da essere seguita dalla precisazione: nessuna critica, ci mancherebbe, a papa Ratzinger. Proprio la rilettura dei giornali dell’epoca ci dice però che l’allora cardinale tedesco fu tra i primi ad avanzare, sia pure scartandola, l’ipotesi che Karol Wojtyla potesse fare la scelta da lui fatta ieri. Era il 16 aprile 2002. Ne aveva già parlato, un paio di anni prima, il nostro Alberto Melloni. Che si era tirato addosso la piccata precisazione dell’Osservatore. Il quale chiedendo di cessare «tutto questo ronzio attorno a tale tema», aveva eccepito che «debolezza fisica comunque non vuol dire incapacità o “condizione di inabilità irreversibile”». Reazioni non meno infastidite, per quanto meno piccate, avevano accolto il ritorno sul tema di VittorioMessori. Il quale aveva scritto: «Mentre avanza la malattia (come da implacabile scadenzario previsto da un consulto di medici), si rincorrono le voci sulla possibile applicazione del secondo comma del canone 332 del Codice della Chiesa. È l’articolo che regola la “rinuncia del Romano Pontefice al suo ufficio”: libera rinuncia, non dimissioni, ché il Papa non ha “superiori”, su questa terra, cui presentarle ». Diceva dunque quell’Ansa della primavera 2002: «Giovanni Paolo II avrebbe il coraggio di dimettersi nel caso le sue condizioni di salute non gli consentissero più di essere alla guida della Chiesa cattolica. Se ne sono detti convinti due cardinali di primo piano: l’arcivescovo di Tegucigalpa, Óscar Rodríguez Maradiaga e il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger». Il cardinale bavarese aveva espresso la sua opinione in una intervista al settimanale dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga: «Se il Papa vedesse di non poter assolutamente farcela più allora sicuramente si dimetterebbe ». Aveva però sottolineato: «Finché gli costerà soltanto sofferenza, terrà duro». Una tesi che avrebbe confermato alla vigilia della morte del Pontefice. In una intervista a Vespa per uno speciale su Raiuno intitolato «Il Calvario del Papa». Un calvario durato anni. Sopravvissuto alle pallottole che gli aveva sparato Alì Agca il 13 maggio del 1981, l’«Atleta di Dio» diventato Papa a 58 anni, cominciò ad avvertire i primi sintomi del morbo di Parkinson (tremori alle mani, movimenti lenti…) già nel 1992. L’anno in cui, a luglio, fu obbligato a sottoporsi anche all’asportazione di un tumore benigno all’intestino. Nel novembre 1993, scivolando nell’Aula delle Benedizioni, si lussava la spalla destra. Cinque mesi dopo cadeva in bagno fratturandosi il collo femorale destro. L’anno successivo, la notte di Natale, stando alla ricostruzione del suo portavoce Joaquín Navarro-Valls, il freddo gelido dei corridoi percorsi per tornare al suo appartamento dopo il gran caldo alla messa di mezzanotte, gli diede una mazzata. Al punto di fargli troncare, per un malore, la tradizionale benedizione natalizia. Il Papa, si legge in un’agenzia di quel giorno, «ha interrotto inaspettatamente la lettura degli auguri in diverse lingue del mondo, che aveva appena cominciato dalla finestra del suo studio privato dinanzi ai fedeli in Piazza San Pietro, dopo aver tratto un profondo respiro, appena conclusa la lettura di dieci minuti del messaggio natalizio al mondo. Egli ha sospeso per qualche istante la lettura dei fogli che aveva con sé, alla finestra del suo studio privato, al terzo piano del palazzo apostolico, quando gli si è avvicinato il suo segretario privato che gli ha detto qualche parola, vedendolo in difficoltà. Il Pontefice, dopo essersi schiarita la voce, ha detto soltanto: ”Scusate, devo interrompere”». L’anno dopo, a 76 anni compiuti, doveva operarsi di nuovo: appendicectomia. Niente di grave, per un giovanotto. Ma lui era già stanco, ammaccato, sotto attacco del Parkinson. Sempre più sofferente, sempre più in difficoltà fisiche… Il mondo intero si accorse del dolorosissimo degrado nel settembre 2003, quando il Papa a Bratislava, sceso dall’aereo grazie alla scala meccanica e subito fatto accomodare su una sedia a rotelle spinta dai collaboratori, andò in crisi poco dopo avere cominciato a parlare davanti al presidente Rudolf Schuster: «La voce debole e l’affanno nel respiro che lo costringevano a lunghe pause, le parole scandite lentamente e poi la rinuncia a pronunciare per intero il discorso di saluto alle autorità e al Paese tutto. È cominciato così il viaggio in Slovacchia di quello che agli inizi del pontificato veniva chiamato l’atleta di Dio…» Da allora, sempre peggio. Ricoveri. Controlli. Udienze annullate. E gli sforzi tenaci del Papa deciso a resistere, resistere, resistere. Il resoconto del Corriere del 22 novembre del 2004, firmato da Luigi Accattoli, mette il magone: «Il Papa sta salutando la folla, a mezzogiorno, quando un colpo di tosse lo fa sobbalzare di brutto sulla sedia e quasi gli impedisce di continuare. Prova a tossire di nuovo, per schiarire la voce, ma non gli riesce. La folla batte le mani per incoraggiarlo. Riprende con la voce a tratti roca e a tratti velata. Si ferma ancora e dice qualcosa a bassa voce a chi gli è intorno, che gli offre un bicchiere d’acqua. Tre volte il Papa si ferma e tre volte riparte con l’incoraggiamento della folla,ma sempre con la voce tormentata…». Il 2005 fu una lunga e impietosa descrizione di una Via Crucis di diagnosi, referti, prognosi… Era messo così male, il vecchio Papa stanco, che capitava di leggere addirittura in prima pagina sui giornali notizie come questa: «Giovanni Paolo II ha bevuto un po’ d’acqua». Durante uno dei ricoveri, Fabrizio Roncone scriveva: «La tosse, purtroppo, lo tormenta ancora. Il suo respiro è lento. La voce, fioca». Ai primi di febbraio, per la prima volta nella storia, il fedelissimo portavoce spagnolo fu costretto addirittura a intervenire per smentire che il Papa, ormai impossibilitato a parlare, avesse tenuto il suo discorso, peraltro brevissimo, in playback: «Naturalmente le parole del Santo Padre nella benedizione di questa mattina le ha pronunciate nello stesso momento in cui le abbiamo ascoltate in diretta». Fatto sta che in molti, compreso il nostro vaticanista, restò quel dubbio atroce: «In televisione non è stato possibile vedere il movimento della bocca del Papa mentre pronunciava la benedizione, dato che uno dei due segretari, don Mietek, teneva un foglio davanti al volto del Papa. Chi ha rivisto alla moviola il filmato sostiene di aver avvertito la partenza di una registrazione e fa l’ipotesi che si trattasse di una registrazione solo vocale della benedizione, che sarebbe partita accidentalmente, o che incidentalmente sia stata interrotta…». Finché, dopo l’intervento di tracheotomia per permettergli di respirare, le agenzie si spinsero a diffondere dispacci di questo tenore: «Papa: grazie ad un “tappino” su cannula potrebbe parlare». E poiché non parlava, un cardinale spiegò ai giornali che «il potere di giurisdizione può essere esercitato anche con altre modalità di comunicazione che non sia la parola». Uno strazio. Col mondo aggrappato ai tiggì che leggevano notizie così: «Il Papa si alimenta regolarmente, trascorre qualche ora in poltrona e ha iniziato gli esercizi per aiutare la respirazione e il linguaggio». E il Primate d’Inghilterra, Cormac Murphy- O’Conner, che in visita all’ospedale Gemelli dichiarava: «Non sappiamo come sarà in futuro, se potrà parlare o meno. Però credo che per tutto questo si debba aspettare le decisioni del Signore…». E avanti così, per settimane e settimane. Appesi ai bollettini: «Le difficoltà di respirazione e di parola manifestate oggi sono sostanzialmente dovute alla malattia di Parkinson; l’evoluzione porta ad una diminuzione dell’attività dei muscoli che fanno espandere il torace, e a volte si manifestano anche contratture (testa piegata da un lato)…». E tutti a chiedersi, per la Pasqua in arrivo: «Il Papa riuscirà a parlare in maniera soddisfacente mantenendo la cannula che gli è stata inserita con la tracheotomia? Al momento non si sa. Solo ieri ha iniziato gli esercizi per reimparare a parlare spingendo il fiato attraverso la cannula…». Finché arrivò ilmomento in cui, affacciato alla finestra fra un bambino e una bambina, al Pontefice non restò altra forma di comunicazione che uno strano sorriso storto e sofferente quando la colomba si levò in volo ma non voleva saperne di andarsene via libera nel cielo. Il 27 marzo 2005, l’Ansa lo descrisse così: «Il Papa convalescente non ha mancato l’appuntamento con i fedeli nel giorno di Pasqua, ma nonostante gli sforzi non è riuscito a pronunciare le poche parole della benedizione in latino. Si è affacciato alla finestra del suo studio, ha articolato qualcosa nel microfono ma non si è percepito che un mormorio confuso. La scena, drammatica, seguita attraverso 104 televisioni in 84 Paesi del mondo…». Tre giorni prima, Joseph Ratzinger aveva detto: «Giovanni Paolo II mi sembra consapevole di avere una responsabilità unica che gli è stata data dal Signore e che solo il Signore può ritirare». L’immagine di quell’anziano e amatissimo Pontefice che la malattia aveva derubato della parola, però, lo segnò forse per sempre.

fonte

Benedetto XVI lascia: da Celestino V a Gregorio XII, le precedenti rinunce “al soglio di Pietro”

Benedetto XVI rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice. Un “fulmine a ciel sereno”, secondo la citazione del Cardinale Angelo Sodano, ma soprattutto una pratica che non avveniva dal quindicesimo secolo.

Benedetto XVI lascia: da Celestino V a Gregorio XII, le precedenti rinunce
 

La rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice da parte di Benedetto XVI è un vero e proprio “fulmine a ciel sereno” (per citare il commento del Cardinale Angelo Sodano), ma anche un caso storico estremamente raro, almeno considerando gli ultimi secoli. Non mancano in effetti i casi di rinuncia, contemplati dal Codice di Diritto Canonico (Libro II “Il popolo di Dio”, nel capitolo “Il Romano Pontefice ed il Collegio dei Vescovi”, della parte seconda “La suprema autorità della Chiesa”) ed esplicitati nel capoverso che recita: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti“.

Una pratica che sostanzialmente sembrava dover restare confinata a molti secoli addietro, con alcuni casi eclatanti come quello di Celestino V (il Papa del gran rifiuto, confinato da Dante tra gli ignavi) e quello di Gregorio XII, sostanzialmente deposto all’epoca dello Scisma d’Occidente. Una sommaria ricostruzione storica vede come “capostipite” di tale pratica San Clemente “arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel lontano Chersoneso, abdicò dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore, imitato nella prima metà del III secolo da Ponziano“; “vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia o addirittura rinuncia tacita, come nel caso di Martino. Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe” (fonte Wikipedia).

Va detto che della possibilità di “abdicare” (si discute molto sull’utilizzo di tale termine), si era discusso anche in relazione alle precarie condizioni di salute del predecessore di Benedetto XVI, Giovanni Paolo II. Una ipotesi sempre respinta proprio dallo stesso Giovanni Paolo II: “Nella Chiesa non c’è posto per un papa emerito, l’elezione di un nuovo pontefice mentre il vecchio è ancora in vita rappresenterebbe un problema“.



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6 agosto Festa della Trasfigurazione di Cristo

Festa della Trasfigurazione del Signore. Il Papa: manifesta agli Apostoli la sua gloria perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce

 

Oggi la Chiesa celebra la Festa della Trasfigurazione del Signore. Un evento, ha affermato Benedetto XVI, che ci ricorda come “le gioie seminate da Dio nella vita” non siano “punti di arrivo”, ma “luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno”, perché solo Gesù sia “il criterio che guida la nostra esistenza”. Sul Tabor, Pietro, Giacomo e Giovanni contemplano la gloria del Figlio di Dio, pregustano un pezzetto di Paradiso. “Si tratta in genere di brevi esperienze – afferma il Papa – che Dio a volte concede, specialmente in vista di dure prove”: “A nessuno, però, è dato di vivere ‘sul Tabor’ mentre si è su questa terra. L’esistenza umana infatti è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell’ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio” (
Angelus, 12 marzo 2006).

Pietro vorrebbe restare a lungo sul Tabor. Ma la strada che indica Gesù è un’altra.
“Qui è il punto cruciale: la trasfigurazione è anticipo della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli Apostoli la sua gloria, perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce, e comprendano che occorre passare attraverso molte tribolazioni per giungere al Regno di Dio” (Angelus, 17 febbraio 2008).
Ma cos’è la trasfigurazione di Gesù?
“La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce” (Angelus, 20 marzo 2011).
Dall’alto della nube luminosa la voce del Padre invita ad ascoltare il Figlio. Ascoltarlo per mettere in pratica quello che dice: “Ascoltare Cristo, come Maria. Ascoltarlo nella sua Parola, custodita nella Sacra Scrittura. Ascoltarlo negli eventi stessi della nostra vita cercando di leggere in essi i messaggi della Provvidenza. Ascoltarlo, infine, nei fratelli, specialmente nei piccoli e nei poveri, in cui Gesù stesso domanda il nostro amore concreto. Ascoltare Cristo e ubbidire alla sua voce: è questa la via maestra, l’unica, che conduce alla pienezza della gioia e dell’amore” (Angelus, 12 marzo 2006).

Radio Vaticana

IL PAPA A MILANO E AL CAMPO VOLO DI BRESSO PER LA FESTA DELLE FAMIGLIE: ECCO COME AVERE IL “PASS” PER ACCEDERE ALLE CELEBRAZIONI DEL 2 E 3 GIUGNO

 

Sesto San Giovanni –    In vista della visita del Papa a Milano e al campo volo di Bresso, l’organizzazione dell’evento ci invia il comunicato stampa che pubbliciamo: — ” La partecipazione alla Festa delle Testimonianze, sabato 2 giugno, e alla Celebrazione liturgica, domenica 3 giugno, è gratuita. Ma è obbligatorio registrarsi e richiedere i pass previsti attraverso il sito www.family2012.com. Si ricorda che è necessario richiedere un pass per ogni evento: uno per la Festa delle Testimonianze e uno per la Messa. Si consiglia che i gruppi eleggano un capogruppo che richiede i pass per tutti. In ogni caso ecco le indicazioni in dettaglio. Sul sito www.family2012.com è possibile compilare il modulo diregistrazione digitando i dati personali del ROL, capogruppo o capofamiglia, oppure del singolo che si iscrive nel caso in cui non avesse un gruppo di riferimento. In automatico verrà inviata una e-mail ove sarà comunicata una password che permetterà di accedere alla fase di iscrizione vera e propria. A questo punto, con l’indirizzo e-mail e la password ricevuta sarà possibile effettuare il login e accedere alla propria “area riservata”, in cui si potranno chiedere i Pass gratuiti. Saranno richiesti alcuni dati obbligatori per ciascuno dei componenti della famiglia/gruppo. Il ROL richiederà i Pass Gratuiti per sé, per tutti i fedeli della sua comunità e per i pellegrini ospiti in parrocchia. Dalla stessa sezione ciascuno (il singolo per se stesso o il ROL per tutto il proprio gruppo) dovrà poi stampare, a partire da metà aprile, il proprio o i propri Pass richiesti”. 

LA BELLA NOTIZIA: IL PAPA A GIUGNO SARA’ ALLE PORTE DI SESTO, L’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE SI SVOLGERA’ AL PARCO NORD

 
 

Sesto San Giovanni –    E’ stata ufficialmente scelta la sede per il VII Incontro Mondiale delle famiglie (30 maggio – 3 giugno 2012): sara’ il “Parco Nord – Aeroporto Bresso”, al confine con Sesto, il luogo piu’ adatto per ospitare Papa Benedetto XVI e circa un milione di persone, tante sono quelle che si prevede parteciperanno all’evento. Lo ha annunciato questo il Presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012, monsignor Erminio De Scalzi, durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il Presidente L’aeroporto sara’ dunque la sede degli incontri con il Papa per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, sabato 2 giugno 2012 la Festa delle testimonianze e domenica 3 giugno la Santa Messa. 

http://sestonotizie.it/leggi.php?artID=2097278