Animali beni di lusso, l’Amvi denuncia: niente chip ai cuccioli per paura del redditometro

Continua la battaglia contro l’equiparazione degli animali da compagnia a beni di lusso, con le conseguenze a cui potrebbe portate in termini di abbandoni e mancate cure. Raccolte oltre 50mila firme.

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Un proprietario si è rifiutato di iscrivere i propri cuccioli all’anagrafe canina, nonostante gli inviti del proprio veterinario, per paura di incappare nel redditometro.

 

Questa vicenda, riportata dall’Associazione nazionale medici veterinari, rispecchia a pieno i timori di tutti gli amanti degli animali e costituisce, secondo l’Anmvi “una evidentedistorsione del rapporto tra sanità veterinaria e fisco, l’ultima prova in ordine di tempo dell’urgenza di togliere lespese veterinarie dal redditometro“.

 

L’identificazione del cane con microchip e la sua registrazione nell’anagrafe regionale canina sono obbligatorie, ricorda l’associazione, ma “l’Agenzia delle Entrate vanifica gli sforzi di osservanza delle leggi di sanità animale: è solo l’ultimo assurdo aneddoto che testimonia lostrabismo istituzionale di un governo che da un lato lavora alla sanità veterinaria e dall’altro la distrugge”.

 

Sulle barricate contro gli animali nel redditometro c’è anche l’Enpa, che lo considera un doppio errore: “Filosofico, anzitutto, perché è inconcepibile equiparare un cane o un gatto a una barca, a una vacanza intorno al mondo, a un fuoristrada o a un’abitazione di lusso. Ma anche metodologico, in quanto si presume che il mantenimento di un animale d’affezione indichi a priori una certa capacità di reddito”.

 

Intanto la petizione promossa a novembre dall’Anmvi per togliere le spese veterinarie dal redditometro ha già superato le 50mila firme. La battaglia per non confondere animali da compagnia e beni i lusso, con le tragiche conseguenze a cui potrebbe portate in termini di abbandoni e mancate cure, continua e Marco Melosi, presidente dell’associazione, ha chiesto un unincontro urgente al ministro della Salute