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Alberto Sordi Attore e comico italiano 15 giugno 1920 • 25 febbraio 2003
17 Febbraio, la festa del gatto!
POTERE AI GATTI! A MILANO PARTE L’ OTTAVA EDIZIONE DELLA RASSEGNA DI LETTERATURA FELINA ‘TUTTI MATTI PER I GATTI’ “Del potere e dei gatti” è il titolo dell’ottava edizione della rassegna felinamente letteraria “Tutti matti per i gatti” che si inaugura lunedì 13 febbraio alle 17,30 aLa Libreria Mursia (via Galvani, 24 – Milano): cinque giorni a base di libri, scrittori, letture e quadri per gli amanti dei mici (in Italia i gatti sono più di 8 milioni di cui quasi 1 milione nella sola Lombardia) in occasione della Festa del gatto che dal 1990 si celebra il 17 febbraio. Quest’anno gli incontri ruoteranno attorno alla singolare relazione tra i potenti e i gatti, ma anche sul potere che i gatti hanno di migliorare la nostra vita quotidiana. Dietro a molti potenti della Storia c’è stato o c’è un felino: dalla gatta d’angora di Augusto a Bastet della regina egizia Hatshepsut, da Cedric del conte di Southampton a Perruque di Richelieu a White Heather della regina Vittoria, passando ai felini che hanno accompagnato, consigliato e protetto intellettuali e rivoluzionari come Lenin e Rosa Luxemburg, o al consigliere con la coda di Churchill senza dimenticare il celebre Tabby, gatto amatissimo di Lincoln, per finire all’ormai celebre gatto di Benedetto XVI. Anche sulla vita quotidiana delle persone comuni i gatti esercitano un potere straordinario, la loro presenza è un forte antidoto allo stress della vita quotidiana, un elemento di equilibrio e di serenità. Declinato da tutti i possibili punti di vista il binomio potere e gatti sarà il filo conduttore della settimana del gatto che si inaugura con il vernissage della mostra di Franco Bruna:15 opere nelle quali l’acquafortista e illustratore torinese, ha espresso la sua creatività nel rapporto gatti e personaggi famosi e dove il protagonista è un gatto dalle sette vite che si trasforma a seconda dell’intellettuale, scrittore o artista al quale si accompagna: dai gatti tigrotti di Salgari al gatto moschettiere di Dumas; dal gatto pantera di Hemingway a quello pirata di Stevenson; dallo stregatto di Alice al gatto alpino di Quintino Sella; dal gatto marinaro di Susanna Agnelli a quello belle epoque di Gozzanofino al gatto sornione che gioca a scopa con Mario Soldati in un’osteria delle Langhe. Come ormai da tradizione, per tutta la settimana nella Libreria Mursia sarà organizzata una raccolta benefica di cibo per i mici randagi di Mondo Gatto, l’associazione che collabora all’organizzazione della rassegna. Inoltre, si potranno consegnare in libreria le foto del proprio gatto per la pubblicazione sull’edizione 2013 del calendario e dell’agenda ‘I giorni dei gatti’. Per informazioni: Ufficio stampa Mursia 02 67378502; 02 67378515 press@mursia.com; ufficiostampa2@mursia.com www.mursia.com |
LA STORIA DELLA FESTA
Il 17 Febbraio è il giorno dell’anno dedicato al più infedele degli animaletti da compagnia, il gatto. La giornata venne introdotta nel 1990 da un referendum proposto ai lettori della rivista “Tuttogatto”.
La giornalista ideatrice dell’iniziativa, Claudia Angeletti, chiese appunto ai lettori di indicare il giorno più consono da dedicare alla festa dei mici, e la risposta scelta fu appunto il 17 di Febbraio. Ecco le motivazioni :
- Febbraio dal punto di vista zodiacale è legato al segno dell’acquario, il segno dell’intuito, della libertà e dell’anticonformismo; caratteristiche tipiche dei gatti!
- Nel nord Europa il numero 17 ha un valore benefico, che significa anche “Vivere una vita sette volte”
- Se si scrive in numeri romani “ XVII ” e si fa l’anagramma si ottiene “VIXI” , parola latina che significa “HO VISSUTO”; e chi più di un gatto, titolare di 7 vite, può dire di aver vissuto?
Nel territorio le iniziative per festeggiare i felini crescono di anno in anno: mostre, fiere, mercatini, spettacoli, vengono promossi da città, associazioni ed enti al fine di festeggiare e sancire ancor di più l’amore che molti nutrono per il gatto.
Al di la del valore commerciale e speculativo di molte iniziative, è giusto dedicare una giornata ai felini, cercando magari di riflettere e impegnarsi a proteggere un animale che spesso subisce maltrattamenti o viene abbandonato dall’uomo stesso.
San Valentino 14 febbraio
San Valentino | |
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Vescovo e martire |
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Nascita | Interamna Nahars, 176 |
Morte | Roma, 14 febbraio 273 |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Santuario principale | basilica di San Valentino (Terni) |
Ricorrenza | 14 febbraio |
Attributi | bastone pastorale, palma, bambino epilettico |
Patrono di | Terni e altri luoghi, amanti, innamorati, epilettici |
Valentino Vescovo della Chiesa cattolica |
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Nato | Interamna Nahars 176 |
Ordinato sacerdote |
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Consacrato vescovo |
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Ruoli ricoperti |
Vescovo di Terni dal 197 al 273 |
Deceduto | 273 |
San Valentino, detto anche san Valentino da Terni o san Valentino da Interamna (Interamna Nahars, ca. 176 – Roma, 14 febbraio 273), fu un vescovo e un martire cristiano. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana, è considerato patrono degli innamorati.
La più antica notizia di S. Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc.V–VI dove compare il suo anniversario di morte. Ancora nel secolo VIII un altro documento ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, successivo martirio di questi e loro sepoltura.[1]
È tuttavia incerto se si tratti di un martire diverso dal presbitero che subì il martirio sotto Claudio il Gotico (quindi prima del 270, anno del decesso di questo imperatore), dato che anche questi fu sepolto nelle catacombe al II miglio della via Flaminia: con molta probabilità si tratta della stessa persona.[2]
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Agiografia
Nato in una famiglia patrizia, fu convertito al Cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.
Nell’anno 270 Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell’oratore greco e latino Cratone, per predicare il Vangelo e convertire i pagani.
Invitato dall’imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire l’imperatore al Cristianesimo. Claudio II lo graziò dall’esecuzione capitale affidandolo a una nobile famiglia.
Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L’impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell’imperatore Aureliano.
Il culto
È commemorato nel martirologio romano il 14 febbraio, giorno in cui veniva celebrata l’antica festa di Santa Febronia.
Le reliquie
Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni, al LXIII miglio della Via Flaminia, nei pressi di una necropoli.
Sul luogo sorse nel IV secolo una basilica nella quale attualmente sono custodite, racchiuse in una teca, le reliquie del santo: pare che esse siano state portate nella città dai tre discepoli del filosofo Cratone, Apollonio, Efebo e Procuro, convertiti dal futuro santo, e che per questo motivo siano stati martirizzati.[3]
Altre reliquie sono presenti anche nella cattedrale di Maria Assunta di Savona, nella chiesa medievale di San Valentino di Sadali in Sardegna, a Belvedere Marittimo in Calabria e nella chiesa Matrice di Vico del Gargano dove viene venerato come protettore della città e degli agrumeti.
« Pinto no cuo, gosava san valentino » |
In base ad altre fonti[4], altre reliquie di San Valentino si trovano a Ozieri, centro principale del Logudoro, a una cinquantina di chilometri da Sassari: le avrebbe portate, nel 1838, un frate benedettino nativo del luogo, che le avrebbe poi sepolte nella cinquecentesca chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano sul Colle dei Cappuccini. Un vasetto con il sangue di S.Valentino si trova anche nella teca di vetro contenente il teschio di Santa Giustina nella Chiesa di S.Martino a Torre d’Arese (PV).
Miracoli del santo
Sono molte le leggende entrate a far parte della cultura popolare, su episodi riguardanti la vita di san Valentino:
- Una di esse narra che Valentino, graziato ed “affidato” ad una nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo “carceriere”: Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole: «…dal tuo Valentino…».
- Un’altra, di origine statunitense, narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati.[5] Un’altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci gesti d’affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell’espressione piccioncini.
- Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l’unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall’amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopo di che morirono entrambi.[5]
La festa di San Valentino
La festa di San Valentino ricorre annualmente il 14 febbraio ed oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo.
Tale tradizione fu diffusa dai benedettini, primi custodi della basilica dedicata al Santo in Terni, attraverso i loro monasteri prima in Italia e quindi in Francia ed in Inghilterra.[5] Molte tradizioni legate al santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono.
La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro sacerdote romano, anch’egli decapitato pressappoco negli stessi anni.[2]
Feste in Italia
La città di Terni invoca san Valentino come principale patrono. In provincia di Verona il paese di Bussolengo lo invoca come Santo Patrono. Patrono del paese di Sadali, considerato protettore dei matrimoni, san Valentino, la cui chiesa fu forse edificata da monaci bizantini, viene qui ricordato non a febbraio, ma ad ottobre e la festa sarda dura tre giorni. Ed è anche Patrono del paese lucano d’Abriola.
A Quero si festeggia il santo benedicendo le arance e lanciandole da un pendio annesso all’Oratorio di San Valentino nell’omonima località.
A Padova, presso la Chiesa di Santa Maria dei Servi, si festeggia il Santo, con una celebrazione speciale dedicata ai bambini:la benedizione e la consegna delle chiavette, simbolo di protezione contro le malattie infantili e simbolo del’amore familiare.
In provincia di Vicenza è il santo patrono di Pozzoleone. In questo paese si svolge tuttora l’antica fiera di San Valentino, una delle fiere più grandi del Veneto; notizie certe di questa festa si trovano già dal 1517.
È patrono di Vico del Gargano, dove viene festeggiato il 14 febbraio con manifestazioni religiose e attività culturali. Caratteristico l’addobbo della statua e delle vie del paese con arance e alloro. Molto partecipata è la processione con la reliquia del santo che si tiene la mattina del 14 febbraio. Di particolare interesse è inoltre la fiera campionaria, con oltre 100 espositori e luna park, alla quale partecipano migliaia di persone che visitano anche nel caratteristico centro storico le bancarelle di prodotti artigianali e gastronomici.
Galleria d’immagini
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Terni, basilica di San Valentino, altare con il santo
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San Valentino ed i suoi discepoli, Codex: Français 185, Fol. 210. Vite di santi, Francia, Parigi, XIV secolo
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San Valentino, illustrazione dalla Cronache di Norimberga di di Hartmann Schedel (fine XV secolo)
Note
- ^ Sito web diocesi. diocesi.terni.it
- ^ a b Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia, pp. 908-910
- ^ Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia, p. 909
- ^ San Valentino, ad Ozieri. sanvalentinoadozieri.net
- ^ a b c Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia, p.910
Bibliografia
- Alfredo Cattabiani, Santi d’Italia, Milano, Ed. Rizzoli, 1993, ISBN 88-17-84233-8
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su San Valentino
Collegamenti esterni
- Scheda su San Valentino, da Santi, beati e testimoni – Enciclopedia dei Santi, SantieBeati.it – 2001.
- San Valentino, Sito web Diocesi di Terni, 2009.
Paolo Di Nella. Roma 09.02.1983
4 Febbraio 2004 – Nasce Facebook
URL | facebook.com |
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Tipo di sito | Rete sociale |
Registrazione | Gratuita |
Proprietario | Facebook, Inc. |
Creato da | Mark Zuckerberg |
Lancio | 4 febbraio 2004 |
Fatturato | 550 milioni di dollari (nel 2009) |
Stato corrente del sito | Attivo |
Slogan | Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita. |
Facebook è un sito web di reti sociali, di proprietà di Facebook, Inc., ad accesso gratuito. È il secondo sito più visitato al mondo, preceduto solo da Google[3].
Il nome del sito si riferisce agli annuari con le foto di ogni singolo soggetto (facebook) che alcuni college e scuole preparatorie statunitensi pubblicano all’inizio dell’anno accademico e distribuiscono ai nuovi studenti ed al personale della facoltà come mezzo per conoscere le persone del campus.
Il 1 febbraio 2011 Facebook presenta alla SEC i documenti per l’offerta pubblica di vendita, e il conseguente collocamento in borsa previsto per il mese di maggio 2011. Secondo tali dati, al 31 dicembre 2011 il social network ha 845 milioni di utenti attivi, che si collegano al sito almeno una volta al mese.[2]
13 gennaio 1992-13 gennaio 2012 20 anni del Tg5
7 Gennaio 1978 Strage di Acca Larentia
Strage di Acca Larentia | |
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folla radunata nel luogo dell’attentato, si può riconoscere Giorgio Almirante |
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Stato | Italia |
Luogo | Roma |
Obiettivo | Giovani del Fronte della Gioventù (MSI) |
Data | 7 gennaio 1978 18:20 |
Tipo | Agguato con armi da fuoco |
Morti | 3 |
Feriti | 1 |
Responsabili | Militanti terroristi di estrema sinistra; un carabiniere |
Motivazione | Omicidio a scopo politico; operazione di ordine pubblico |
Strage di Acca Larentia è la denominazione giornalistica[1] del pluriomicidio a sfondo politico avvenuto a Roma alle 18.20 del 7 gennaio 1978, in cui furono uccisi tre giovani attivisti del Fronte della Gioventù. Due di loro erano appena usciti dalla sede del Movimento Sociale Italiano (MSI) di via Acca Larenzia, nel popolare quartiere Tuscolano, impegnati a pubblicizzare tramite volantinaggio un concerto del gruppo di musica alternativa di destra Amici del Vento. Il terzo venne ucciso qualche ora dopo, durante gli scontri scoppiati con le forze dell’ordine in seguito ad una spontanea manifestazione di protesta, organizzata davanti alla stessa sede dai militanti missini.
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Agguato[
Appena usciti dalla sede, cinque giovani militanti di destra furono investiti dai colpi di diverse armi automatiche sparati da un gruppo di fuoco di 5 o 6 persone: uno di loro, Franco Bigonzetti, ventenne iscritto al primo anno di medicina e chirurgia, fu ucciso sul colpo; Vincenzo Segneri, seppur ferito ad un braccio, riuscì a rientrare nella sede del partito, dotata di porta blindata, assieme ad altri due: Maurizio Lupini e Giuseppe D’Audino, rimasti illesi.
L’ultimo del gruppo, Francesco Ciavatta, studente diciottenne, pur essendo ferito, tentò di fuggire attraversando la scalinata situata al lato dell’ingresso della sezione ma, seguito dagli aggressori, fu colpito nuovamente alla schiena morendo in ambulanza durante il trasporto in ospedale.
Nelle ore seguenti, col diffondersi della notizia dell’agguato, una sgomenta folla, composta soprattutto da attivisti missini romani, si radunò sul luogo. Anche l’allora segretario nazionale del Fronte della Gioventù (FdG) Gianfranco Fini fu lievemente ferito da un lacrimogeno sparato dalla polizia[2] in seguito agli scontri che seguirono la protesta dei missini, giovani e non, accorsi da tutta Roma per protestare contro il duplice omicidio.
In seguito, per motivi ed in circostanze non chiare, scaturirono dei tafferugli che provocarono l’intervento delle forze dell’ordine con cariche e lancio di lacrimogeni. Le apparecchiature video di giornalisti RAI furono danneggiate. Si dice che tutto fosse cominciato poiché un giornalista, distrattamente (alcuni sostengono l’intenzionalità dell’atto), avrebbe gettato un mozzicone di sigaretta nel sangue rappreso sul terreno di una delle vittime della sparatoria.[3]
Per far fronte al tafferuglio creatosi, il capitano dei Carabinieri Edoardo Sivori sparò ad altezza d’uomo, centrando in piena fronte il diciannovenne Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio e chitarrista del gruppo di musica alternativa Janus, a cui il cantautore Fabrizio Marzi dedicò nel 1979 la canzone “Giovinezza“. Il giovane morì dopo due giorni di agonia.
Alcuni mesi dopo l’accaduto, il padre di Ciavatta, portiere di uno stabile in Via Deruta 19, si suicidò per la disperazione bevendo una bottiglia di acido muriatico [4] [5].
Rivendicazione[
Il raid fu rivendicato alcuni giorni dopo tramite una cassetta audio, fatta ritrovare accanto ad una pompa di benzina, in cui la voce contraffatta di un giovane, a nome dei Nuclei Armati di Contropotere territoriale, dichiarò:
« Un nucleo armato, dopo un’accurata opera di controinformazione e controllo alla fogna di via Acca Larenzia, ha colpito i topi neri nell’esatto momento in cui questi stavano uscendo per compiere l’ennesima azione squadristica. Non si illudano i camerati, la lista è ancora lunga. » | |
(Rivendicazione della strage di Acca Larenzia a nome dei “Nuclei Armati di Contropotere territoriale”)
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Le indagini[
Per circa 10 anni le indagini non portarono a conclusioni: solo nel 1988 si scoprì che la mitraglietta Skorpion usata nell’azione fu la stessa usata in altri tre omicidi firmati dalle Brigate rosse, ossia quelli dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Ruffilli.
Furono accusati degli ex militanti di Lotta Continua: Mario Scrocca, Fulvio Turrini, Cesare Cavallari, Francesco de Martiis e Daniela Dolce.
Quest’ultima riuscì a non farsi catturare, rimanendo latitante, mentre Scrocca fu arrestato e si tolse la vita in cella il giorno dopo essere stato interrogato dai giudici.
Gli altri tre imputati, pur essendo arrestati, furono assolti in primo grado per insufficienza di prove.
L’arma impiegata nel 1978 scomparve negli anni in cui più forte fu l’attività dei brigatisti, ricomparendo a metà degli anni ottanta, nel periodo delle BR di Senzani[6], e più precisamente sette anni dopo[7], per venire poi usata anche per uccidere Lando Conti (10 febbraio 1986) e Ruffilli (16 aprile 1988).
L’agguato di Acca Larentia ha generato un’ulteriore recrudescenza nelle tensioni tra gli opposti estremismi e ha contribuito al mantenimento di quello stato di tensione che per molti anni ha accompagnato la storia della prima repubblica. Secondo Giorgio Galli è legittimo il dubbio che l’agguato sia stato “commissionato” ad elementi esterni al terrorismo politico, proprio con questa finalità.[6]
Il primo anniversario[
La vicenda ebbe un ulteriore strascico in occasione delle manifestazioni del primo anniversario. Il 10 gennaio 1979, infatti, scoppiarono di nuovo dei tumulti nel quartiere di Centocelle durante i quali l’agente di polizia in borghese Alessio Speranza sparò al diciassettenne Alberto Giaquinto, uccidendolo: successivamente l’agente fu prosciolto dall’accusa di omicidio.
Il trentesimo anniversario[
Il 7 gennaio 2008, come da tradizione, si è tenuta la fiaccolata in onore delle vittime della strage che da piazza San Giovanni attraversa la via Tuscolana fino al luogo della sparatoria, dove si ricordano i nomi dei tre ragazzi uccisi e si onora la memoria dei militanti di destra uccisi negli anni di piombo.
Dopo “30 anni di ingiustizia” (è l’espressione usata sui manifesti affissi nella capitale per pubblicizzare l’evento), il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha deciso di intitolare una strada romana alle tre vittime della strage,[8] così come in passato la giunta di Walter Veltroni aveva deciso di intitolare una strada a Paolo di Nella.[9]
Note[
- ^ L’accaduto non è stato qualificato come reato di strage: art. 422 Codice di Procedura Penale della Repubblica Italiana.
- ^ Andrea Colombo, “Storia Nera”, Cairo Editore, 2007
- ^ Il Tempo – Politica – Acca Larentia, strage senza colpevoli
- ^ 07 Gennaio 1978 – In ricordo di Francesco Ciavatta, Franco Bigonzetti e Stefano Recchioni atuttadestra.it
- ^ Morire di politica – Violenze e opposti estremismi nell’Italia degli anni ’70 Lastoriasiamonoi.it
- ^ a b Giorgio Galli, Piombo rosso. La storia completa della lotta armata dal 1970 a oggi, Baldini Castoldi Dalai, 2007.
- ^ omicidio Tarantelli, 27 marzo 1985
- ^ http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=86783&sez=HOME_ROMA
- ^ http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/13/Veltroni_una_via_ragazzo_destra_co_9_051013106.shtml
Bibliografia[
- Valerio Cutonilli-Luca Valentinotti, “Acca Larentia, quello che non è stato mai detto”, Edizioni Trecento 2010,
- Luca Telese, Cuori Neri. Dal rogo di Primavalle alla morte di Ramelli, 2006, ISBN 8820036150
- Massimiliano Morelli, Acca Larentia-Asfalto nero sangue, 2008, ISBN 978-88-88329-84-0
- Andrea Colombo, Storia Nera, Bologna La verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, Cairo editore, 2007, ISBN 978-88-6052-091-3
Voci correlate[
I re Magi
Il 6 Gennaio si celebra la festa dell’Epifania, che nella religione cattolica-cristiana coincide con l’adorazione dei Tre Re Magi presso la grotta di Betlemme, in cui si trovano la Vergine Maria, lo sposo Giuseppe e il piccolo Gesù Bambino.
La parola Epifania sta infatti a significare “manifestazione del Signore” , e nel tempo questa festività ha assunto anche una valenza missionaria, indicando la manifestazione di Dio fattosi carne al mondo pagano (rappresentato appunto dai Re Magi).
Ma i Re Magi sono personaggi leggendari, o sono esistiti in carne ed ossa? Secondo i racconti evangelici, dopo la nascita di Gesù (avvenuta a Betlemme al tempo di Erode), i Magi scorsero nel cielo la stella cometa che li avrebbe condotti presso la Grotta, e si misero in cammino.
Secondo la tradizione orientale, i tre Magi erano fratelli: Baldassarre (che regnava sul popolo degli Indiani), Melchiorre (che era Re dei Persiani), e infine Gaspare, il cui regno si estendeva agli Arabi. Il termine “mago”, però, non ha il significato che siamo soliti attribuirgli. In questo caso “Magoi” è una parola greca che indica i membri di una casta sacerdotale persiani, esperti di astrologia e astronomia. In pratica, si trattava di profondi conoscitori dei fenomeni celesti. L’astronomia era una disciplina studiata e approfondita soprattutto in paesi come la Mesopotamia e la Babilonia. Quindi la provenienza dei Re Magi potrebbe essere questa.
Alcuni studiosi si sono soffermati a considerare la “stella cometa” che fece da guida nel cammino, provando ad identificarla con la cometa di Halley o altre sovrapposizioni di pianeti. Forse non si trattò di una vera e propria stella, ma di una meteora speciale dalle caratteristiche eccezionali, che si mostrò nei cieli in quei tempi.
La tradizione religiosa ricorda che ognuno dei Tre Magi recava con sé un dono per Gesù Bambino: pare si trattasse di oro, incenso e mirra. Quest’ultima è una pianta medicinale che pare sia miracolosa.
Nelle rappresentazioni religiose i Re Magi vengono raffigurati ben vestiti, in sella ad un cammello, con mantelli preziosi. Stanno a raffigurare il mondo che viene ad adorare un bimbo che nasce nella povertà di una grotta. Il significato religioso è molto intenso, per questo si trasmette di generazione in generazione.
La vera storia della befana
La Befana è una vecchia brutta e gobba, con il naso adunco e il mento aguzzo, vestita di stracci e coperta di fuliggine, perchè entra nelle case attraverso la cappa del camino.
Infatti la notte tra il 5 e il 6 gennaio, mentre tutti dormono infila doni e dolcetti nelle calze dei bambini appese al caminetto.
Ai bambini buoni lascia caramelle e dolcetti, a quelli cattivi lascia pezzi di carbone.
La Befana si festeggia nel giorno dell’Epifania, che di solito chiude le vacanze natalizie.
Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania” che significa “apparizione, manifestazione”.
Avvenne nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio che i Re Magi fecero visita a Gesù per offrirgli oro, incenso e mirra.
Anche la Befana apparve nei cieli, a cavallo della sua scopa, ad elargire doni o carbone, a seconda che i bambini siano stati buoni o cattivi.
Una leggenda spiega la coincidenza così:
una sera di un inverno freddissimo, bussarono alla porticina della casa della Befana tre personaggi elegantemente vestiti: erano i Re Magi che, da molto lontano, si erano messi in cammino per rendere omaggio al bambino Gesù.
Le chiesero dov’era la strada per Betlemme e la vecchietta indicò loro il cammino ma, nonostante le loro insistenze lei non si unì a loro perché aveva troppe faccende da sbrigare.
Dopo che i Re Magi se ne furono andati sentì che aveva sbagliato a rifiutare il loro invito e decise di raggiungerli.
Uscì a cercarli ma non riusciva a trovarli.
Così bussò ad ogni porta lasciando un dono ad ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse Gesù.
Così, da allora ha continuato per millenni, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio a cavallo della sua scopa…