L’edizione 2012 è dedicata alla Green Economy
La Giornata Mondiale dell’Ambiente compie 40 anni, si festeggia il 5 giugno

L’edizione 2012 è dedicata alla Green Economy
FESTA ANNIVERSARIA DELL’ARMA DEI CARABINIERI
E’ stata fissata al 5 giugno di ogni anno con la seguente circolare del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri n. 204/41-1914 dei 7 aprile 1921:
” Avendo le aspre vicende della passata guerra rese, nella storia di ogni Arma e Corpo, alcune date particolarmente memorabili per sacrifici eroici compiuti o per il conferimento di alte ricompense, il Ministero della guerra ebbe non ha guari a disporre che apposita Commissione stabilisse, ex novo, quale dovesse essere la data della festa anniversaria di ciascun’Arma o Corpo.
Ora il prefato Ministero, mentre ha comunicato che verranno fra breve, e non appena saranno ultimati i relativi studi tuttora in corso, emanate disposizioni al riguardo, ha avvertito che la festa anniversaria dell’Arma, colle disposizioni stesse, sarà fissata al 5 giugno di ogni anno – data di concessione della medaglia d’oro all’Arma medesima – e che, ciò stante, la celebrazione di essa dovrà essere fatta anche per l’anno in corso alla data anzidetta.
Quanto sopra si comunica per opportuna conoscenza e norma di codesto Comando e di quelli dipendenti“.
Festa del lavoro e dei lavoratori | |
---|---|
Data | 1º maggio |
Celebrata in | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Avvenimento celebrato | festa dei lavoratori |
Feste correlate | Labor Day |
Data d’istituzione | In Italia: istituita nel 1891, soppressa nel 1925 e reistituita nel 1945 |
La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori è una festività mondiale celebrata il 1º maggio di ogni anno che intende ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte.
Più precisamente, con essa si intendono ricordare le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore (in Italia con il r.d.l. n. 692/1923). Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1867[1] nell’Illinois (USA). La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero introdotte anche in Europa.
L’origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un’analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l’evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all’Internazionale dei lavoratori – vicine ai movimenti socialisti ed anarchici – suggerirono come data della festività il primo maggio.
Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Il 3 maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò nuovamente sui manifestanti provocando numerose vittime, anche tra i suoi.
L’11 novembre del 1887 a Chicago (USA), quattro operai, quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici furono impiccati per aver organizzato il 1º maggio dell’anno precedente lo sciopero e una manifestazione per le otto ore di lavoro.
Il 20 agosto fu emessa la sentenza del tribunale: August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg furono condannati a morte; Oscar W. Neebe a reclusione per 15 anni. Otto uomini condannati per essere anarchici, e sette di loro condannati a morte. Le ultime parole pronunciate furono: Spies: “Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!” Fischer: “Hoc die Anarchie! (Viva l’anarchia!)” Engel: “Urrà per l’anarchia!” Parsons, la cui agonia fu terribile, riuscì appena a parlare, perché il (boia) strinse immediatamente il laccio e fece cadere la trappola. Le sue ultime parole furono queste: “Lasciate che si senta la voce del popolo!“
L’allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un’opportunità per commemorare questi episodi. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo a favore del nascente socialismo, stornò l’oggetto della festività sull’antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro. Pochi giorni dopo il sacrificio dei Martiri di Chicago, i lavoratori di Chicago tennero un’imponente manifestazione di lutto, a prova che le idee socialiste non erano affatto morte.
La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872.
In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo. La rivista La Rivendicazione, pubblicata a Forlì, cominciava così l’articolo Pel primo Maggio, uscito il 26 aprile 1890: “Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”[2].
Appena si diffuse la notizia dell’assassinio degli esponenti anarchici di Chicago, nel 1888, il popolo livornese si rivolse prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura, dove si diceva che si fosse rifugiato il console USA.
Tra le prime documentazioni filmate della festa in Italia, il produttore cinematografico Cataldo Balducci presenta il documentario “Grandiosa manifestazione per il primo maggio 1913 ad Andria” (indetta dalle classi operaie) che riprende la festa in 7 quadri, e si può – così – vedere il corteo che percorre le strade affollate della Città: gli uomini, tutti con il cappello, seguono la banda che suona, con alcune bandiere.
In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista – che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma – ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA) quando, la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
Dall’anno 1990 i sindacati italiani CGIL, CISL e UIL organizzano annualmente a Roma un concerto per celebrare il primo maggio a cui partecipano ogni anno centinaia di migliaia di persone.
L’Anniversario della liberazione d’Italia (anche chiamato Festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o semplicemente 25 aprile) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno e rappresenta un giorno fondamentale per la storia della Repubblica Italiana: la fine dell’occupazione nazifascista, avvenuta il 25 aprile 1945, al termine della seconda guerra mondiale.
Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino. Entro il 1º maggio, poi, tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 26 aprile), Venezia (il 28 aprile). La Liberazione mette così fine a venti anni di dittatura fascista ed a cinque di guerra; simbolicamente rappresenta l’inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica prima e alla nascita della Repubblica Italiana poi.
FORNITA UNA‘DESCRIZIONEARTISTICA’
Sopravvissuto nonvide mai veregasazioni omicide
Di Dick Chapman,The Toronto Star, 24Gennaio 1985[1]
Il sopravvissuto di un campo di concentramento ha ammesso ieri di non aver mai visto nessun gasato e che il suo libro su Auschwitz-Birkenau è solo “una descrizione artistica…non un documento per un tribunale”.
Rudolf Vrba [foto], attualmente professore assistente all’università di B. C., ha detto al processo Zündel che le sue descrizioni, scritte e illustrate, dei crematori e delle camere a gas di Auschwitz sono basate su “ciò che avevo sentito dire come probabilmente avvenuto”.
Zündel è accusato di aver intenzionalmente diffuso false notizie sull’Olocausto che mettono in pericolo o che potrebbero mettere in pericolo la tolleranza razziale o sociale.
L’avvocato difensore Douglas Christie ha contestato la prima testimonianza di Vrba, secondo cui aveva visto un soldato nazista delle SS munito di maschera antigas versare del gas tossico in un bunker seminterrato connesso ad un crematorio di Birkenau.
Vrba ieri ha ammesso di non essere mai stato dentro quel bunker, dopo che Christie aveva ipotizzato che quello visto da Vrba era il tetto di una camera mortuaria, non di una camera a gas.
Vrba ha anche ammesso che alcune delle migliaia di donne, anziani e bambini che a suo dire erano stati condotti al loro arrivo direttamente nelle camere a gas potevano essere diretti nei locali docce.
“Sì. Alcuni di loro in realtà andarono lì (nei locali docce) e la maggior parte andarono nelle camere a gas”, ha detto Vrba, che ha affermato che molti bambini vennero gasati a morte.
Vrba ha detto che i suoi disegni del 1944 della pianta di Auschwitz erano imprecisi e Christie ha ipotizzato che Vrba non sapeva neppure dove fossero ubicati i locali docce.
Christie ha detto che i nuovi arrivati dovevano marciare tra due crematori per arrivare ai locali docce, ma Vrba ha sostenuto che l’area in questione terminava in una “strada senza uscita” e che “nessuno uscì mai da lì tranne che sotto forma di fumo”.
Vrba, che fuggì dal campo nel 1944, con lo scopo di avvertire un milione di ebrei ungheresi del loro imminente sterminio, ha sostenuto di aver formulato una stima esatta (“con un margine di errore del 10%”) delle 1.765.000 vittime dello sterminio uccise fino a quel momento.
Ha detto che alcuni passaggi narrativi del suo libro I cannotforgive [Non posso perdonare] sono basati su resoconti altrui.
Una volta, Vrba ha detto che ci volevano 90 minuti per cremare un corpo, un’altra ha detto che ci volevano 20 minuti.
“Ho incluso anche informazioni che ho sentito da fonti attendibili”, ha detto Vrba, per spiegare i cambiamenti della sua versione successiva.
L’affidavit di Vrba del 1961 cita un documento del processo di Norimberga relativo alle camere a gas di Auschwitz e sostiene che esso conferma la [precedente] testimonianza di Vrba.
Quando Christie ha fatto notare che i documenti (del “governo nazista”) non dicono nulla riguardo alle camere a gas, Vrba ha risposto: “Potrebbe essere un errore di stampa”.
Vrba, il cui libro afferma che il numero totale dei morti di Auschwitz è di 2.500.000, ha testimoniato [in tribunale] che gli storici dell’Olocausto Raul Hilberg e Gerald Reitlinger sono stati limitati dalla “disciplina storica” quando hanno formulato stime più basse – 1 milione, e 850.000, rispettivamente – e non avevano il vantaggio delle esperienze di prima mano di Vrba.
Vrba ha anche detto che le stime crescenti sulla mortalità di Auschwitz nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale “mostrano precisamente che studiosi migliori con metodi migliori stanno migliorando costantemente le informazioni”.
Egli ha difeso gli “errori in buona fede” delle sue descrizioni di Auschwitz del 1944, da lui redatte due settimane dopo essere fuggito, dovuti alla “grande fretta” di avvertire gli ebrei.
FINE
Nota di David Irving: Va detto che Rudolf Vrba, alias Walter Rosenberg, non è un sopravvissuto qualsiasi: lui e un certo Wetzler sostennero di essere fuggiti dal campo nella primavera del 1944, e fu la loro orripilante testimonianza oculare, riveduta dai capi della comunità ebraica slovacca, che venne diffusa nel Novembre 1944 dal War Refugee Board di Washington (di fatto, da Henry Morgenthau che agiva da dietro le quinte, e contro la volontà dei due altri membri del Board, Henry Stimson e Cordell Hull).
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo:http://www.fpp.co.uk/Auschwitz/docs/controversies/liars/Vrba/Vrba240185.html
http://andreacarancini.blogspot.it/2010/10/quando-rudolf-vrba-ammise-di-non-aver.html
Famosa pornoattrice degli anni ’50, Barbara Barbieri detta “Barbie” divenne a grande richiesta una bambola (inizialmente solo gonfiabile) per appagare i momenti di solitudine degli uomini di tutto il mondo. Non molto tempo dopo, anche il fidanzato Ken, divenne un bambolotto. Sfortuna vuole che gli diedero le fattezze di David Hasseloff, e quindi riscontrò successo solo tra gli omosessuali dell’Isola di Malta.
Barbie, dopo la morte prematura della madre Sotù Tantajo, rimane orfana a soli 15 anni, infatti il padre (Ndocò Jocojo) era rimasto ucciso in un regolamento di conti con la mafia 5 anni prima. Sola e senza un tetto, Barbie si mette in contatto con il boss dell’organizzazione malavitosa della quale faceva parte il padre, un certo Big Jim. La nostra eroina (qui i doppi sensi si sprecano) diviene l’amante del boss così da ottenere servigi di ogni tipo ed essere introdotta in tutti gli ambienti della società: in soli 2 anni riesce a diventare hostess, fotomodella, medico, scaricatrice di porto, disoccupata, spacciatrice, suora, prostituta, astronauta e persino transessuale.
A soli 16 anni, dopo una notte di fuoco con l’Uomo Torcia, Barbie diviene madre di una bimba bellissima, Shelly, che però spaccerà come sorella. A 20 anni incontra l’amore, un bell’imbusto di nome Ken… sarà pure intelligente come un babbuino, ma lì sotto tiene un tarello tanto!! Ecco che però la serenità coniugale viene messa a dura prova dapprima da Tanya (un’amica d’infanzia di Barbie, che ha passato la sua vita a imitarla con scarsi risultati) e poi dall’astuto Action Man, il più grande degli eroi, che travia Ken e lo conduce lungo il sentiero di una vita più “gaia”.
Barbie è distrutta e impazzisce, comincia per lei un periodo nero, fa amicizia con le persone sbagliate (Skeleton, Paris Hilton, Ciccio Bello, Bebi Mia…) e si ritrova nel tunnel della droga, dell’alcolismo… con un tocco di bulimia che non guasta. La situazione si risolleva con l’arrivo di Skipper, che nessuno ha mai capito chi cazzo sia, e miracolosamente la salva da questa situazione angosciosa presentandole Blaine, attore porno per diletto, che la introduce nel magico mondo degli scambisti e del sesso con le feci. Ora Barbie vive serena e appagata, ha tanti amici ed è diventata ambasciatrice delle cause perse.
Barbie, siamo tutti con te!
Durante la sua storia d’amore con Ken, i due sono stati la coppia più paparazzata al mondo insieme a George Clooney ed Elisabetta Canalis. Le foto piccanti di Barbie e Ken hanno fatto ben presto il giro del mondo e attualmente si trovano in tutte le riviste scandalistiche e nei cataloghi di giocattoli.
Per un certo periodo i due hanno anche cantato nel gruppo degli Aqua e il loro singolo “Barbie Girl” ha riscosso un successo mondiale.
Col passare del tempo abbiamo assistito alla produzione di svariate centinaia di modelli diversi di Barbie. Eccone alcuni esempi passati ormai alla storia:
Il mondo di Barbie non è esattamente uguale al mondo in cui noi viviamo tutti i giorni. Ci sono infatti alcune caratteristiche particolari che lo rendono molto differente dal nostro. Eccone alcune:
Tra i crimini contro l’umanità ancora da esaminare a L’Aia ci sono le canzoni pubblicitarie di Barbie. Negli ultimi 30 anni ne sono state prodotte circa 850 tutte identiche. Per provare a comporne una anche tu puoi seguire le regole base valide per tutte e sniffare tanta, ma tanta, colla vinilica:
Barbie, dopo essere apparsa in celeberrime trasmissioni televisive degli anni ’80 come “Almanacco del Giorno Dopo” e “Ok il prezzo è giusto” a fianco della sempre amata Iva Zanicchi, è diventata recentemente anche una star del cinema dimostrando la sua ecletticità, passando da ruoli esilaranti (la ricorderemo tutti come spalla comica di Lino Banfi) a più strazianti ruoli drammatici. Ecco l’elenco completo dei suoi film: