È stato codificato il legame fra stress e tumori. Il codice è quello di un gene: Atf3. Uno studio della Ohio State University pubblicato sul Journal ofClinical Investigation rivelerebbe che il gene si “attiva” in caso di ansia e preoccupazioni. Non solo. Osservando 300 donne colpite da tumore al seno si è vista anche la consequenzialità tra l’attivazione dell’Aft3 e l’esito infausto della malattia.
“Ma non si può impedire il funzionamento di questo gene perchè ci aiuta ad adattarci ai cambiamenti” ha spiegato la ricercatrice Tsonwin Hai.
Nulla di nuovo sotto il sole, in realtà. Gli esperimenti che mostrano un collegamento tra il sistema immunitario e quello nervoso sono numerosi, sia datati che recenti. E puntualmente, oggi come allora, sono ignorati dal gotha dell’Oncologia. Alla fine degli anni Settanta, Edwin Blalock, ricercatore dell’università dell’Alabama di Birmingham, scoprì che le cellule del sistema immunitario possono produrre alcune sostanze (neuropeptidi) che si riteneva fossero proprie soltanto del cervello. Il suo lavoro venne screditato per anni.
Abbiamo chiesto all’immunologo Attilio Speciani di commentare questa scoperta, sia perché suo padre Luigi Oreste, nel libro Di cancro si vive uscito nel 1981 era convinto dei risvolti psicosomatici dei tumori (“il cancro nasce spesso dal cervello, ossia dall’infelicità”) . Manco a dirlo, Luigi Oreste Speciani fu duramente criticato dagli oncologi Umberto Veronesi e Gianni Bonadonna. “Oggi, al contrario, nessuno contesta più la connessione fra sistema immunologico e neurologico – spiega Attilio Speciani – Citochine e neurotrasmettitori sono gli stessi dei due sistemi, le proteine “parlano” ad entrambi. Nel 1986 Rita Levi Montalcini meritò il Nobel per aver scoperto l’NGF (Nerve Growth Factor) citochina che produciamo nei momenti di forti cambiamenti, capace di moltiplicare diverse volte la nostra reattività allergica”.
Quando si parla di stress, avverte Speciani, non ci si riferisce a chi si alza alle 4 del mattino per lavorare. “Lutti, tradimenti, gravidanze mancate, nascite, mobbing, trasferimenti e tante altre situazioni sono in grado di indurre allergie, provocare infiammazioni, alterare il sistema immunitario. Questi eventi hanno in comune lo stravolgimento delle priorità vitali, il cambiamento delle proprie credenze o delle convinzioni mantenute per anni. Sono un’occasione evolutiva, non solo un problema. Chi riesce a controllarle sopravvive più forte di prima. Chi non riesce, soccombe”.
Sono pochi i malati di tumore che si sentono dare queste spiegazioni. C’è un modo per non ricadere nel… cancro?
“Prendere coscienza che il sistema immunitario è connesso a quello nervoso aiuta a non ricadere nella malattia. Avevo una paziente che dopo aver scoperto un tumore all’intestino fece una scelta di vita radicale: si trasferì in campagna, nutrendosi solamente di cibi biologici, era diventata schiava di una dieta rigorosa e perfetta. Dopo poco tempo ebbe una ricaduta. La sua scelta salutista si era trasformata in una punizione. Quando ne divenne consapevole, cambiò vita, si dedicò alla pittura, e cedette anche a qualche piatto meno sano”.
Cosa c’è di vero in quello che dicono gli psicoanalisti, che se non puoi permetterti una psicosi hai buona possibilità di ammalarti di cancro?
“Negli anni Settanta questo filone di ricerca pareva promettente. Ora è su un binario sterile, è chiaro che non è conveniente. La mia esperienza mi porta a dire che chi prende un antidepressivo come la clorpromazina rischia meno di ammalarsi di tumore. Ci furono studi su questo farmaco, sono caduti nel nulla”.
Sarà che la confezione per un mese costa 4 euro?