Il Creatore e il suo mondo (G. Giusti)
Messer Domeneddio dopo tant’anni
Mosso a pietà dei nostri lunghi affanni,
Aperto su nel Cielo un finestrino
Fe’ capolino;
E con un colpo d’occhio da maestro
Scorse il lato sinistro e il lato destro;
Restò confuso e si rivolse a Pietro
Che avea di dietro,
E disse: “O Pietro! o ch’io non son più Dio,
O che è venuto men l’ingegno mio!
Affacciati e rimira l’Universo…
Oh, tempo perso!”
E Pietro messo il capo al finestrino,
Disse: “Cos’è, Signor, quel burattino
Che in Roma vedi di gran pompa ornato
E imbavagliato?”
E sorridendo a lui disse il Signore:
“O Pietro, Pietro, è il tuo gran successore,
Gli hanno le man, la testa, i piè, legati
I potentati.
“E col filo a vicenda se lo tirano,
Lo volgono, lo piegano lo aggirano;
E il popolo ignorante tutto vede,
Eppur ci crede!
“Ed ei, povero vecchio! la cuccagna
si gode di far niente, e di Sciampagna
Vuotasi la bottiglia senza spesa…
Povera Chiesa!”
Esclamò Pietro: “Ov’è la primitiva
Semplicità che al mondo si fe’ viva?
Ov’è quella miseria che provai?
“Cangiata è assai!”
“E quel che è peggio, o Pietro, in nome mio,
Che solo il ben degli uomini desio,
Si vendon gli anatèmi e le indulgenze
Dalle Eminenze.
“Si lucra sul battesimo e la cresima,
E si guadagna ancor sulla Quaresima:
E poi chi può pagar, per quanto n’odo,
Mangia a suo modo.
“Senti quei corvi neri appollaiati
Che urlando van contro gli altrui peccati,
Minacciando ruine e distruzioni,
Come padroni!
“E tutto in nome mio che non so niente,
Che felice vorrei tutta la gente;
Ma lor farò veder che non son schiavo…”
E Pietro: “Bravo!”
“E questi Re, che cinti di splendore
Van gridando: -Siam’unti dal Signore!-
Darò lor l’unto come si conviene”.
E Pietro: “Bene!”
“Vantan diritti ed io non ne so nulla,
Eguali li creai fin dalla culla,
E son Re perchè gli altri son balordi:
Pietro, l’accordi?
“Almen se il ben dei sudditi cercassero
Se con i buoni modi comandassero,
Se le leggi facessero da savi,
Direi lor: -Bravi!-
“Se mostrassero al popolo buon cuore,
Per l’arti e per le scienze un vero amore
E vivi affetti, d’onorevol storia
Avrebber gloria.
“Ma invece fanno a chi le fa più belle!
Il mondo per la Torre di Babelle,
Non commetton che stragi ed uccisioni…
Oh, che birboni!
“Rubano a più non posso, e poi fan guerra,
Scavan le prigiorni sotto terra,
Innalzano teatri e insiem patiboli,
Chiese e postriboli;
“E poi, chi n’è l’autor? Se senti i frati,
E’ Dio che li castiga dei peccati;
Tutto s’addossa sulle spalle mie:
Anche le spie!
“E il popolo ignorante, oppresso e gramo
Va dicendo che il popolo non amo,
E bestemmia e mi manca di rispetto;
Se mi ci metto!…
“Io che creai, può dirsi, in un momento,
La terra e il mare e tutto il firmamento,
E credeu du far, facendo l’uomo,
Un galantuomo;
“Che mi dètti persino la premura
Di porre a suo servizio la Natura,
Mi veggio in modo tal rimunerato!
Oh, mondo ingrato!”
E Pietro allor; “Signor, non v’affliggete,
Di tanti mali la cagion non siete:
Sono i Principi, i Frati, i Preti, il Papa,
Teste di rapa!”
“Senti, Pietro: il bambin non l’ho mai fatto,
Ma se mi salta un ghiribizzo matto,
Con le mie mani li bastono forte!”
E Pietro: “A morte!”
“Dunque, Pierin, guardami bene in viso,
Tu che il guardaino sei del Paradiso,
Se c’entra un solo, non so se ben mi spiego,
Perdi l’impiego!”
Così dicendo, chiuse il finestrino,
E messo bravamente il nottolino,
Se ne andrò a passeggiare inosservato
Sopra il Creato.
Sono passati molti anni da quando Giusti scrisse questi versi , però non è cambiato niente.
Bellisima ed ancora piû che attuale