Ilva, dai fumi malattie e tumori

«L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte. I modelli di analisi messi a punto hanno consentito di stimare quantitativamente il carico annuale di decessi e di malattie che conseguono all’esposizione all’inquinamento». Cinque righe da brivido a pagina 226. Sono, forse, la risposta più attesa e temuta della perizia sugli aspetti medici ed epidemiologici nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale a carico di alcuni dirigenti dell’Ilva di Taranto. Il dottor Francesco Forastiere, il professore Annibale Biggeri e la professoressa Maria Triassi ieri mattina poco dopo mezzogiorno hanno depositato la perizia nell’ufficio del gip Patrizia Todisco, titolare dell’inchiesta. Il magistrato, insieme al procuratore Franco Sebastio, si è intrattenuto in un lungo colloquio con gli esperti. Tre i quesiti a cui dovevano rispondere: «Quali sono le patologie interessate dagli inquinanti, considerati singolarmente e nel loro complesso e nella loro interazione, presenti nell’ambiente a seguito delle emissioni dagli impianti industriali in oggetto? Quanti sono i decessi e i ricoveri per tali patologie per anno, per quanto riguarda il fenomeno acuto, attribuibili alle emissioni in oggetto? Qual è l’impatto in termini di decessi e di ricoveri ospedalieri per quanto riguarda le patologie croniche, che sono attribuibili alle emissioni in oggetto?»
La perizia, che completa il quadro già tracciato dalla parte inerente le sostanze inquinanti emesse dal siderurgico, è suddivisa in sei capitoli ed esamina i vari aspetti indicati dai quesiti non trascurando un’attenta analisi degli agenti tossici immessi dagli impianti dell’Ilva.  In via preliminare i periti sottolineano che «gli inquinanti si presentano in concentrazioni più elevate in prossimità dell’impianto e nei territori limitrofi, in particolare nei rioni Tamburi, Borgo, Paolo VI e Statte. Le concentrazioni sono variabili nel tempo e dipendono fortemente dalla direzione del vento».
Quali sono le patologie interessate dagli inquinanti, considerati singolarmente e nel loro complesso e nella loro interazione, presenti nell’ambiente a seguito delle emissioni dagli impianti industriali in oggetto?
Nel merito della risposta i tre esperti hanno così riassunto il quadro delle patologie che possono essere riconducibili all’esposizione a sostanze inquinanti. «Agli Idrocarburi Policiclici Aromatici  – affermano –  è riconosciuto un potere cancerogeno, specie per il tumore del polmone e della vescica. Alle diossine è riconosciuto un ruolo cancerogeno per i tumori nel loro complesso, per i tumori del tessuto linfoematopietico (linfoma non-Hodgkin) e per i tumori del tessuto connettivo, come i sarcomi dei tessuti molli. All’amianto è riconosciuto un potere cancerogeno per la laringe, il polmone e la pleura. Alle sostanze volatili organiche, tra cui il benzene, è riconosciuto un ruolo cancerogeno per i tumori del sangue, in particolare la leucemia». C’è poi una fascia di patologie per le quali il rapporto di causa ed effetto non è pienamente stabilito anche se vi sono indicazioni più o meno forti di una associazione che ancora non può essere ritenuta causale. A questo ambito appartengono gli effetti delle sostanze inquinanti «sul tessuto cerebrale con un aumento della patologia degenerativa e alterazioni delle capacità cognitive per esposizioni croniche». Inoltre, secondo i periti, «la presenza di un grande quantitativo di metalli nel particolato atmosferico (rame,piombo, cadmio, zinco) può produrre danni renali fino alla insufficienza renale cronica. Nel comparto della siderurgia, infine, sono stati segnalate altre patologie tumorali tra i lavoratori (es.tumore dello stomaco) per le quali l’evidenza non è conclusiva». Per questo motivo le patologie sono state classificate in due diversi elenchi nel primo sono considerati gli «esiti sanitari per i quali esiste una forte e consolidata evidenza scientifica di possibile danno derivante dalle emissioni dell’impianto siderurgico o per effetto delle esposizioni in ambiente lavorativo». In questo elenco sono comprese: mortalità per cause naturali; patologia cardiovascolare, in particolare patologia coronarica e cerebrovascolare; patologia respiratoria, in particolare infezioni respiratorie acute, broncopatia cronicoostruttiva (BPCO) e asma bronchiale. I bambini e gli adolescenti possono essere particolarmente suscettibili; tumori maligni nella popolazione generale e/o tra i lavoratori: tutti i tumori, tumori in età pediatrica (0-14 anni), tumore della laringe, del polmone, della pleura, della vescica, del connettivo e tessuti molli, tessuto linfoematopietico (linfoma non-Hodgkin e leucemie).
Nel secondo elenco sono, invece, considerati gli «esiti sanitari per i quali vi è una evidenza scientifica suggestiva ma le prove non sono ancora conclusive di un possibile danno derivante dalle emissioni dell’impianto siderurgico o per effetto delle esposizioni in ambiente lavorativo». Si tratta di malattie neurologiche; malattie renali; tumore maligno dello stomaco tra i lavoratori del complesso siderurgico.
Quanti sono i decessi e i ricoveri per tali patologie per anno, per quanto riguarda il fenomeno acuto, attribuibili alle emissioni in oggetto?
La seconda domanda posta dai giudici riguarda gli effetti acuti delle emissioni sulla salute. I periti hanno condotto uno studio di serie temporali epidemiologiche incrociando le frequenze giornaliere degli eventi di interesse, con le medie giornaliere delle concentrazioni degli inquinanti. Si tratta di un approccio largamente accettato nella letteratura epidemiologica che permette di analizzare situazioni in cui la frequenza giornaliera degli eventi è piccola, come nel caso di Taranto e dei due quartieri di interesse, Borgo e Tamburi. «L’analisi sulla città di Taranto nel suo complesso – scrivono i periti – ha mostrato un’associazione con la mortalità per cause naturali coerente con quanto registrato in letteratura (una variazione percentuale di 0,8% per incrementi di 10 mg/m3 dell’inquinante). Sui ricoveri si è documentata un’associazione con le malattie respiratorie (una variazione percentuale di 5,8%). L’analisi ristretta ai residenti nei quartieri Borgo e Tamburi ha mostrato un’associazione con la mortalità per tutte le cause (vp 3,3%) ,le cause cardiovascolari (vp 2,6%) e respiratorie (vp 8,3%). Sui ricoveri, l’analisi sui quartieri Borgo e Tamburi ha mostrato un’associazione con i ricoveri per malattie cardiache (vp 5,0%; p=0,051) e respiratorie (vp 9,3%; p=0,002)».
Nel periodo esaminato dagli esperti  (sette anni), «i decessi e i ricoveri nel breve termine attribuibili alle emissioni derivanti dagli impianti industriali per quanto attiene ai livelli di PM10 superiori al limite OMS sulla qualità dell’aria di 20 µg/m3 per i residenti a Borgo e Tamburi sono 91 (IC80% 55; 127) decessi, 160 (IC80% 106-214) ricoveri per malattie cardiache, 219 (IC80% 173; 264) ricoveri per malattie respiratorie. Scontando una possibile maggior fragilità della popolazione dei due quartieri per effetto di condizioni socio-economiche e lavorative e il contributo di inquinanti da altre sorgenti estranee all’area industriale, i decessi attribuibili diventano circa quaranta (1,2% dei decessi totali, 9 decessi per centomila persone per anno), i ricoveri attribuibili per malattie cardiache settanta (16 ricoveri per centomila persone per anno) ei ricoveri attribuibili per malattie respiratorie cinquanta (11 ricoveri per centomila persone per anno)».
Qual è l’impatto in termini di decessi e di ricoveri ospedalieri per quanto riguarda le patologie croniche, che sono attribuibili alle emissioni in oggetto?
Per rispondere al quesito è stato condotto uno studio epidemiologico con un approccio di coorte di popolazione basato sulla ricostruzione della storia anagrafica di tutti gli individui residenti, il loro successivo follow-up la verifica di mortalità, ricoveri ospedalieri, incidenza dei tumori, e il computo dei tassi assoluti e relativi di frequenza di malattia e di mortalità. La coorte è composta dai soggetti residenti al 1 gennaio 1998 e da tutti quelli che sono successivamente entrati come residenti nell’area per nascita o immigrazione fino al 31 dicembre 2010. Le considerazioni finali dei periti fanno rabbrividire: «L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte. I modelli di analisi messi a punto hanno consentito di stimare quantitativamente il carico annuale di decessi e di malattie che conseguono all’esposizione all’inquinamento».

Ilva, dai fumi malattie e tumoriultima modifica: 2012-03-03T10:16:51+01:00da weefvvgbggf
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