L’effetto dell’amianto sull’incidenza e la mortalità dei tumori in Italia

L’effetto cancerogeno dell’amianto è noto fin dalla metà degli anni 50 e da decenni l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con sede a Lione, classifica tutte le forme di amianto come cancerogene per la specie umana

L’evidenza di cancerogenicità è maggiormente dimostrata per organi quali il polmone e le sierose (pleura, peritoneo e pericardio, i cui tumori maligni sono definiti mesoteliomi). Un’esposizione prolungata può essere all’origine di tumori delle vie gastrointestinali ed eventualmente della laringe.

L’amianto è l’unico fattore di rischio documentato per i mesoteliomi, a prescindere dalla durata e dalla intensità dell’esposizione.

L’amianto è stato largamente utilizzato a livello industriale: nell’edilizia, nel settore tessile, nei cantieri navali, nell’industria ferroviaria, in quella chimica, nelle raffinerie di petrolio e molte altre aree ancora.

In Italia, l’esposizione all’amianto è causa di morte per tumore maligno della pleura per circa 1.000 persone all’anno. Infatti, dal rapporto ISTISAN “La mortalità per tumore maligno della pleura nei Comuni italiani (1988-1997)”, dell’Istituto Superiore della Sanità, si evince che negli anni presi in considerazione sono stati rilevati 9.094 decessi (5.942 uomini e 3.152 donne) per tumore maligno della pleura.

Complessivamente si può stimare che i casi di cancro dell’apparato respiratorio attribuibili all’amianto attualmente siano non meno di 1.600 l’anno, come riportato dal dott. Renato Talamini, responsabile della Struttura Operativa Semplice di Epidemiologia clinica e valutativa del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano.

Tale direzione è confermata dai rapporti del Registro Nazionale Mesoteliomi, che si sta estendendo a tutte le regioni italiane.
Le stime di mortalità per mesotelioma in Italia mostrano una crescita nei decessi fino a toccare un picco di circa 700 morti negli uomini e 300 nelle donne negli ultimi anni.

L’aumento è stato parallelo – sfasato di alcuni anni – all’andamento del consumo nazionale di amianto, come riportato in uno studio di Marinaccio e collaboratori dell’Istituto Superiore di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro. 

In Italia, come anche negli altri paesi industrializzati, una raccolta dettagliata della storia lavorativa delle persone consente di individuare una esposizione professionale ad amianto di almeno 80% di coloro che si ammalano di mesotelioma.

Tenendo in considerazione che nel 1992 in Italia è stato bandito l’uso dell’amianto, è stato stimato che l’effetto sulla mortalità dell’esposizione pregressa si osserverà fino al 2024, in quanto gli effetti dell’amianto perdurano per decenni dopo la fine dell’esposizione.

Inoltre, sono stati descritti episodi di contaminazione dell’ambiente generale con amianto di origine industriale e episodi di contaminazione dell’ambiente domestico. Tali circostanze possono causare mesoteliomi da amianto in persone che non sono state esposte ad esso in un ambiente lavorativo.

Un esempio, ritornato di estrema attualità, è il caso di Casale Monferrato, in Piemonte, dove fino al 1985 ha operato un’importante stabilimento Eternit per la produzione di cemento amianto: si contano attualmente 5-6 nuovi casi all’anno di mesotelioma attribuibili ad esposizione non lavorativa ad amianto.

Un bel lavoro, tratto da Rassegna Online.it sulla tragedia dell’Eternit e il dramma causato dall’amianto in Casale Monferrato è visibile qui:

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L’effetto dell’amianto sull’incidenza e la mortalità dei tumori in Italiaultima modifica: 2012-02-16T10:20:23+01:00da weefvvgbggf
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2 pensieri su “L’effetto dell’amianto sull’incidenza e la mortalità dei tumori in Italia

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