Veleni lucani In Basilicata fallito il ciclo dei rifiuti

Il segretario dei radicali lucani, Maurizio Bolognetti, ieri mattina ha consegnato alla commissione Ambiente della Camera dei deputati una memoria sul «Caso Fenice», che riguarda l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Melfi: nel documento, è scritto in una nota, si sottolinea che «per anni, in aperta violazione del codice dell’Ambiente, Arpab e Fenice non hanno comunicato che era in atto un grave inquinamento della falda acquifera». Bolognetti ha inoltre descritto «la fallimentare gestione del ciclo dei rifiuti in Basilicata con percentuali di raccolta differenziata lontanissime dagli obiettivi fissati dalle norme del 2006», evidenziando poi la necessità di « u n’indagine epidemiologica e biologica nella zona del Vulture- Alto Bradano». La commissione ha ascoltato nelle ultime settimane tecnici, rappresentanti delle istituzioni e sanitari sulla vicenda dell’im – pianto, in seguito ad alcune risoluzioni presentate dai deputati Elisabetta Zamparutti (radicale, eletta in Basilicata nelle liste del Pd) e Salvatore Margiotta (Pd). Ecco stralci del documento consegnato da Bolognetti.

FENICE – «Con nota datata 6 ottobre 2009 è stato suggerito alla Procura di richiedere ad Arpab di procedere con urgenza al prelievo e all’analisi dell’acqua dei pozzi esistenti in zona a monte e a valle del sito. La richiesta è stata prontamente trasmessa dal pm ad Arpab, ma nonostante i dati richiesti fossero indispensabili per stabilire se le anomalie riscontrate fossero state o siano ancora pregiudizievoli per l’uso delle acque da parte di agricoltori della zona, e nonostante i vari solleciti, alcuna delle analisi richieste è stata consegnata al sottoscritto da Arpab o dalla Procura della Repubblica di Melfi (dalla perizia del professor Franco Fracassi, consulente tecnico della Procura, ndr)».

FONTE

LE DIOSSINE – «Rispetto alle diossine noi non eseguiamo il controllo, ma stiamo in questo momento definendo con la Regione un processo per l’acquisto di strumentazioni (Raffaele Vita, direttore Arpab – da audizione in terza Commissione consiliare permanente del 6 luglio 2011)».

PATOLOGIE – «Nelle popolazioni esposte alle emissioni di inquinanti provenienti da inceneritori sono stati segnalati numerosi effetti avversi sulla salute sia neoplastici che non. Fra questi ultimi si annoverano: incremento dei nati femmine e parti gemellari, incremento di malformazioni congenite, ipofunzione tiroidea, diabete, ischemie, problemi comportamentali, patologie polmonari croniche aspecifiche, bronchiti, allergie, disturbi dell’ infanzia. Ancor più numerose e statisticamente significative sono le evidenze per quanto riguarda il cancro: segnalati aumenti di cancro al fegato, laringe, stomaco, colon-retto, vescica, rene, mammella. Particolarmente significativa risulta l’ associazione per cancro al polmone, linfomi non Hodgkin, neoplasie infantili e soprattutto sarcomi, patologia “sentinella” dell’ inquinamento da inceneritori. Studi condotti in Francia ed in Italia hanno evidenziato inoltre conseguenze particolarmente rilevanti nel sesso femminile (professore ssa Patrizia Gentilini – Isde Italia, ndr)».

OMISSIONI ARPAB – « L’associazione Radicali Lucani, a partire dal 2009, ha ripetutamente denunciato omissioni da parte della locale Agenzia per l’am – biente, ipotizzando – sulla base degli elementi disponibili – i reati di omissione d’atti d’uf ficio, disastro ambientale e avvelenamento di sostanze alimentari. Dal 2000, anno d’inizio delle attività, l’inceneritore di proprietà della multinazionale francese Edf inquina le falde acquifere con metalli pesanti e composti organici volatili. Per circa 9 anni l’inquinamento non è stato comunicato a enti e cittadini, in palese violazione dell’articolo 5 comma C della Convenzione di Aarhus».

Veleni lucani In Basilicata fallito il ciclo dei rifiutiultima modifica: 2012-02-09T10:00:56+01:00da weefvvgbggf
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