Il drammatico fenomeno della vivisezione non accenna a diminuire

 

di Oscar Grazioli

Questa non me l’aspettavo e forse neanche chi, come me, combatte da anni il drammatico fenomeno della vivisezione pensava potesse accadere. Ricordo, pochi anni fa, nella Sala dei Mappamondi in Parlamento, presenti Rita Levi Montalcini alte cariche dell’allora governo, che il ministero della Salute, attraverso i suoi tecnici, ci fece vedere delle proiezioni molto confortanti sull’utilizzo di animali nel campo della sperimentazione di farmaci, cosmetici, detersivi e sostanze varie.


Ebbene, ancora una balla, una tragica balla che ci riporta verso il diciannovesimo secolo di cartesiana memoria, invece di proiettarci nell’era delle analisi statistiche, delle staminali, dell’utilizzo di embrioni, di tessuto colture umane e del rifiuto di credere che da topi e ratti arriveranno, come ci promettono da decenni, i rimedi finali contro cancro, Alzheimer, Parkinson, sclerosi a placche, fibrosi cistica, tutte malattie in gran parte completamente sconosciute nei roditori. Dobbiamo alla Lav l’avere obbligato il ministero della Salute, che intendeva occultare i dati, a pubblicarli.


Si tratta del biennio 2008 – 2009. La prima cosa che salta agli occhi è che le cosiddette autorizzazioni in deroga sono incrementate del 50%, quando era stato promesso un regolamento sempre più restrittivo. Di che si tratta. Presto detto. Impiego di cani e gatti, scimmie non antropomorfe, uso di animali a fini didattici e, dulcis in fundo, esperimenti senza alcuna forma di anestesia o sedazione. Roba da profondo oscurantismo ottocentesco (e novecentesco), quando non passava giorno che il tal ricercatore annunciasse in pompa magna di avere fatto una scoperta decisiva per le sorti dell’uomo, ovvero che un cane dopo 12 giorni di totale insonnia (ottenuta attraverso scosse elettriche) muore o che un gatto resiste 11 giorni senza bere, poi soffoca con la lingua gonfia che occlude il laringe.


Oggi, per giustificare l’accesso ai fondi (per la vivisezione la crisi non sembra esistere) e per aiutare qualche primario o vice ad incassare un po’ di punti, si cerca di ricostruire, su cani, gatti e scimmie, un modello di malattia dell’uomo in quegli animali inesistente, per poi studiare il farmaco miracoloso che da lustri attendiamo contro le più gravi malattie degenerative. Peccato che tra uomo, cane, gatto e topo ci siano differenze enormi. Poi capita che il vaccino contro l’Aids, sperimentato dalla nostra Ensoli in Italia sulle scimmie, su di loro fosse risultato efficace. Passato alla sperimentazione sull’uomo si è tradotto in un fallimento totale che si è ingoiato un bel po’ di danaro pubblico.


Le regioni con il maggior numero di sperimentazioni autorizzate sono Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Veneto. Suini, caprini, scimmie, uccelli, rettili pesci e altri mammiferi sono in sensibile aumento per l’uso sperimentale nel triennio 2007 – 2009. In mezzo questi dati drammatici è bene sottolineare, per gli esperimenti senza anestesia, che gli animali sono vigili sia durante l’esperimento, che comporta fratture, incisioni, innesti, investigazioni sul cervello ecc., che durante tutto il percorso post-operatorio, iter al termine del quale gli animali vengono soppressi.  Stiamo facendo decisi passi avanti. Verso il baratro del Medio Evo.

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Il drammatico fenomeno della vivisezione non accenna a diminuireultima modifica: 2011-09-03T15:24:44+02:00da admin
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