Catena dell’evoluzione umana: come sono mutati denti e apparato digerente.


I tre anelli fondamentali nella catena dell’evoluzione umana sono stati lo sviluppo della stazione eretta, lo sviluppo di mani capaci di esperte manipolazioni e un grande cervello. Il giocatore di bowling può controllare i suoi movimenti tanto bene da riuscire a rannicchiarsi, fare un passo avanti e, con l’aiuto della visione binoculare, lanciare con precisione un corpo pesante contro un bersaglio prescelto. Questa azione in apparenza semplice richiede la capacità i di combinare due diversi tipi di presa con la mano. Nella presa di forza, gli oggetti sono tenuti fra il palmo della mano e la superficie inferiore delle dita. Nella presa di precisione il pollice è opposto all’indice. Lo sport come mezzo di distensione basta a rispecchiare le capacità del cervello umano. 

Durante il corso dell’evoluzione abbiamo modificato la nostra biologia assai meno del nostro ambiente. Malgrado le diversità esteriori esistenti fra i componenti della specie umana, i nostri corpi considerati biologicamente sono notevolmente simili tra loro. Inoltre, la logica della struttura corporea è rimasta quasi immutata per millenni. La civiltà ha consentito all’uomo di modificare e dominare estesamente il suo ambiente senza molto adattamento fisico. Ne deriva che è talvolta difficile ricordare che il corpo umano si è evoluto per fronteggiare esigenze assai diverse da quelle che ha oggi la maggior parte della gente. Per capire quello che può fare e non può fare, il corpo deve essere visto nel suo contesto evolutivo perché il mantenersi in buona salute dipende, in parte, dal far funzionare il corpo nel modo in cui era destinato a funzionare. Se mantenuto in buone condizioni, il corpo e una macchina piuttosto notevole: agile, equilibrato, flessibile, robusto, durevole; ed e stato necessario che così fosse, dato che quando l’uomo primitivo, oltre tre milioni di anni fa, incominciò a camminare su due gambe si trovò a fronteggiare degli svantaggi fisici formidabili che tendevano a impedirgli una sopravvivenza sufficientemente lunga per consentirgli di riprodurre la sua specie (poteva prevedere infatti di morire, m media, all’età di venti anni). Doveva dedicare uno sforzo fisico notevole per far fronte alle sue necessità basilari: reperire alimenti, acqua, riparo e una femmina, nonché evitare i predatori II suo corpo non protetto doveva resistere a temperature estreme; la capacita di sudare e la relativa mancanza di peli si rivelarono fattori importanti nel consentire all’uomo di restare attivo anche m condizioni di notevole calore. Occorreva infine che avesse anche una buona resistenza fisica per potersi spostare al passo o di corsa per lunghi tratti dopo che era diventato un mangiatore di carne 

I denti e l’apparato digerente mostrano, però, che il nostro corpo è adatto soprattutto a una dieta vegetariana: non siamo predisposti per la lenta digestione di pasti abbondanti e diradati L’uomo diventò un mangiatore di carne non già perché la carne fosse essenziale per la sua sopravvivenza, ma perché costituiva una forma di cibo convenientemente concentrato. Quando poi ebbe la possibilità di organizzarsi in gruppi per la caccia, la sua dieta gli concesse maggior tempo disponibile: periodi di intensa attività venatoria potevano alternarsi a lunghi periodi di vita sociale sedentaria. (Basta uno sguardo alle natiche umane per capire che l’uomo non è stato progettato per una vita in parte sedentaria). La nostra capacità di mangiare sia cibi di un certo volume con basso valore calorico sia cibi concentrati di alto valore calorico è un aspetto tipico della versatilità che ci caratterizza fisicamente. Ed è precisamente questa versatilità, piuttosto che una qualche evidente superiorità fisica, che separa l’uomo dagli altri animali con i quali, però, ha in comune i sistemi strutturali di base per l’alimentazione e la distribuzione del nutrimento. Come nel caso degli altri primati, l’uomo ha gli occhi posti ben in avanti nel capo, fatto che non soltanto gli consente una visione stereoscopica, ma gli conferisce anche la capacità di determinare con precisione la velocità e la distanza; ha una temperatura corporea costante di 37 “C; è dotato di un sistema di isolamento protettivo fornito dal grasso e dai capelli; ha prole poco numerosa che nasce dopo un notevole periodo di gestazione e che necessita di un lungo allattamento; infine ha le mani con dita mobili. 

La sua effettiva supremazia fisica su tutti gli animali è dovuta alla presenza di un pollice che può disporsi in opposizione a tutte le altre dita, alla combinazione di tale destrezza manuale con il coordinamento mano-occhio, nonché allo sviluppo del suo sistema nervoso. Un cavallo da corsa è due volte più veloce dell’uomo, un ghepardo è tre volte più veloce; un capriolo può mantenere su una distanza di 32 chilometri una velocità superiore alla migliore ottenibile da un velocista. I canguri ridicolizzano gli sforzi umani nel salto e nessun essere umano è mai stato padre di 36 000 piccoli, cosa che notoriamente può essere fatta da un coniglio! La durata della nostra vita è lunga, ma anche in questo caso la tartaruga vive più a lungo. Inoltre c’è la posizione eretta dell’uomo che gli ha conferito l’enorme vantaggio di lasciar libere le mani, sebbene gli abbia causato anche alcuni problemi fisici: per gli sforzi della muscolatura addominale, della spina dorsale e del sistema circolatorio infatti rischia le ernie addominali e quelle del disco. 

L’uomo tuttavia si trova fortemente avvantaggiato in fatto di adattabilità: egli è il miglior tuttofare. Può arrampicarsi, camminare, correre, saltare, tuffarsi e nuotare. La specie umana, più di qualsiasi altra, presenta una vasta area di diffusione geografica e quasi ogni maschio può procreare con quasi ogni femmina. Alcune delle diversità esteriori degli individui rispecchiano adattamenti ambientali: quanto più il clima è freddo tanto più è abbondante il grasso corporeo: gli esquimesi tendono ad avere un peso di 18 kg superiore a quello degli abitanti dell’Europa meridionale. Nasi lunghi e sottili servono a inumidire l’aria inspirata in condizioni ambientali secche e pelli scure servono a proteggere contro un’umidità eccessiva. Tutto questo sta a dimostrare che, sempre più nel corso degli ultimi 50 000 anni, l’uomo ha imparato a sopravvivere non già continuando a modificare il proprio corpo, bensì facendo uso della sua caratteristica più importante il suo cervello grande e complesso per effettuare mutamenti ambientali. E poiché la società sta ora cambiando a un ritmo accelerato dobbiamo tenere a mente che le più basilari necessità del corpo non si sono modificate e, in modo speciale, che il processo evolutivo non presuppone che i nostri corpi siano iper nutriti e utilizzati fisicamente in modo insufficiente.

Catena dell’evoluzione umana: come sono mutati denti e apparato digerente.ultima modifica: 2011-01-14T16:35:00+01:00da weefvvgbggf
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