Tiroide: s’ammala spesso, quasi mai gravemente

MEDICINA E SALUTE

brescia_252

«Giovane donna con il collare bianco» 
di Amedeo Modigliani

Ore: 06:01
lunedì, 15 marzo 2010

Le malattie della tiroide sono frequenti nella popolazione e, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno andamento benigno. Per questa ragione, è necessario identificare correttamente i pochi pazienti a rischio e tranquillizzare tutti gli altri. Per farlo, nella giornata di inizio della Settimana nazionale della tiroide che coinvolge diversi centri in Italia da oggi a venerdì prossimo, abbiamo intervistato il prof. Raffaele Giubbini, direttore della Cattedra e Unità operativa di Medicina nucleare dell’Università degli Studi e degli Spedali Civili di Brescia.
Quali le malattie alla tiroide?
Tra le malattie che possono colpire la tiroide dobbiamo distinguere fra patologie funzionali e patologie strutturali, con larga sovrapposizione fra le due tipologie. Le patologie funzionali sono caratterizzate da eccessiva o ridotta produzione ormonale, condizioni che, se non corrette, possono portare ad alterazioni metaboliche ed a complicanze anche gravi; già nell’ambulatorio del medico di medicina generale può sorgere il sospetto di una tireopatia; il solo dosaggio del TSH è in grado di escluderla o di indirizzare verso esami più mirati.
Sempre più spesso, inoltre, vengono riscontrate modeste alterazioni degli esami di laboratorio, effettuati in un contesto più generale. In questo caso, compito dello specialista è quello di identificare i pazienti che necessitano realmente di una terapia rispetto a quelli in cui può essere sufficiente tenere sotto controllo il quadro clinico-strumentale.
Fra le patologie strutturali dobbiamo distinguere tiroidi aumentate di volume (gozzo diffuso), senza noduli o con formazioni nodulari singole (gozzo nodulare) o multiple (gozzo polinodulare), ciascuno delle quali può essere o meno accompagnato da normale o alterata funzione. La diagnosi di gozzo è generalmente clinica: spesso è lo stesso paziente, o un familiare, che accorgendosi di un rigonfiamento in corrispondenza della superficie anteriore del collo, interpella il proprio medico, e determina l’avvio una serie di esami atti a chiarire la diagnosi. 
Preoccupa un nodulo tiroideo?
La risposta è negativa, perché i noduli maligni sono solo una piccolissima percentuale di tutti i noduli tiroidei. Inoltre, è in incremento il numero di noduli di piccole dimensioni riscontrati occasionalmente in corso di ecografie eseguite per ragioni diverse. Non sempre riconoscere noduli di pochi millimetri si traduce in un miglioramento della diagnosi e soprattutto della prognosi: quindi, nessun allarme, nessuna urgenza ed una visita in strutture idonee quali ambienti endocrinologici o in Medicina Nucleare potrà chiarire il problema. 
Uno studio ecografico correttamente condotto fornisce informazioni tali da riconoscere i pochi noduli sospetti. Nel caso di sospetto di nodulo maligno, la diagnosi sarà confermata da un esame citologico su agoaspirato. Va comunque precisato che, anche in questo caso, la prognosi è buona se non eccellente e, sia la malattia, che i trattamenti, necessari consentono ai pazienti di continuare una vita assolutamente normale.
A quale specialista rivolgersi?
In prima istanza al proprio medico di medicina generale che è ottimamente in grado di indirizzare il paziente allo specialista per la precisazione diagnostica ulteriore. Tra le strutture specialistiche, l’ambulatorio tireologico all’interno della Medicina nucleare svolge da circa 40 anni un’attività clinica avvalendosi delle metodiche strumentali adeguate, gestite sia direttamente, sia attraverso una stretta collaborazione anche organizzativa con altri specialisti.
Quali le indagini diagnostiche?
Nel dubbio di patologie funzionali, come sopra ricordato, le indagini di laboratorio, innanzitutto il dosaggio del TSH, sono fondamentali per un corretto approccio diagnostico e per indirizzare le successive scelte terapeutiche.
Nelle patologie strutturali la metodica di prima scelta è rappresentata dall’ecografia; sulla base di questa prima indagine è possibile, nella maggior parte dei casi, identificare i noduli «tranquilli» in cui non sono necessarie ulteriori accertamenti, dalle situazioni, fortunatamente meno frequenti, in cui è necessario ricorrere a procedure più specifiche. Mediante un agoaspirato ecoguidato è possibile raccogliere il tessuto presente nei noduli che, valutato al microscopio dall’anatomo-patologo, indirizza verso la necessità di un intervento chirurgico.
La scintigrafia, infine, rappresenta l’indagine indispensabile per definire le varie forme di ipertiroidismo e guidare le successive scelte terapeutiche; risulta spesso utile nei gozzi multinodulari per selezionare i noduli da sottoporre a verifica mediante agoaspirato. La scintigrafia trova inoltre una specifica applicazione nella diagnosi e nel monitoraggio delle tiroiditi subacute.
È necessario ribadire ancora una volta che è passato il tempo del «facciamo tutti gli esami a tutti» ma che una corretta pianificazione diagnostica è essenziale per arrivare rapidamente alla diagnosi evitando indagini inutili e costose sia per il paziente sia per la collettività.
La cura per le malattie tiroidee
La stragrande maggioranza non richiede il ricovero in ospedale ed è comodamente gestibile in regime ambulatoriale.
Nel caso di una condizione di ipertiroidismo lo specialista, tenendo conto delle caratteristiche cliniche e strumentali, sceglierà fra terapia medica, chirurgica o terapia radiometabolica, mentre in caso di ipotiroidismo la corretta prescrizione della sola terapia medica sarà da sola in grado di compensare adeguatamente il paziente, riportandolo alla completa normalità. Nel caso di gozzi mononodulari o plurinodulari, in cui le dimensioni complessive abbiano determinato sintomi compressivi a livello del collo e della parte superiore del torace (regione mediastinica), accompagnati, o non, da iperfunzione, sarà necessario procedere all’asportazione del gozzo, previa adeguata preparazione farmacologia in caso di ipertiroidismo. Qualora infine venisse accertato un tumore tiroideo, il paziente dovrà essere indirizzato al chirurgo generale o all’otorinolaringoiatra, per la tiroidectomia totale, eventualmente integrata con linfoadenectomia mono o bilaterale. In base alle caratteristiche del tumore sarà valutato da parte del medico nucleare se sarà sufficiente un controllo clinico-strumentale periodico o se sarà necessario procedere ad una terapia con radioiodio, che è effettuata in uno specifico reparto di degenza in grado di garantire la piena sicurezza dei pazienti e della popolazione. Nella terapia delle patologie tiroidee possono poi intervenire di volta in volta altri professionisti; ricordiamo ad esempio i cardiologi nei casi di importanti complicanze dell’ipertiroidismo, o i logopedisti nei rarissimi casi di lesioni secondarie post-chirurgiche dei nervi ricorrenti.

Tiroide: s’ammala spesso, quasi mai gravementeultima modifica: 2010-03-15T14:54:00+01:00da weefvvgbggf
Reposta per primo quest’articolo