Vittorio De Sica
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Vittorio De Sica negli anni ’60.




Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De Sica (Sora, 7 luglio 1901 – Neuilly-sur-Seine, 13 novembre 1974) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.
È stata una delle figure preminenti del cinema italiano e mondiale, ed è considerato allo stesso tempo uno dei padri del Neorealismo, ma anche uno dei grandi registi e interpreti della Commedia all’italiana.
Gli inizi in teatro Biografia
Vittorio De Sica nasce a Sora (al tempo in provincia di Terra di Lavoro, poi soppressa), in via Cittadella nel rione omonimo, figlio dell’impiegato di banca e assicuratore Umberto (nato a Reggio Calabria, ma di origine salernitana), col quale aveva un rapporto molto bello e forte, e al quale dedicherà il suo film Umberto D., e della napoletana Teresa Manfridi. In seguito viene condotto a Napoli, dove vive fino al 1914. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, la famiglia si trasferisce a Firenze, dove ad appena 15 anni inizia ad esibirsi come attore dilettante in piccoli spettacoli organizzati per i militari ricoverati negli ospedali. In seguito avvenne il definitivo trasferimento a Roma.
Già durante gli studi di ragioneria, grazie all’intercessione dell’amico di famiglia Edoardo Bencivenga, ottiene un piccolo ruolo (è un cameriere) in un film muto diretto da Giancarlo Saccon, Il processo Clemenceau del 1917. Preferisce comunque continuare gli studi salvo poi, dopo aver ottenuto il diploma di ragioniere, accettare nel 1923 una scrittura teatrale da generico nella compagnia diretta dalla prestigiosa attrice Tatiana Pavlova, con la quale rimane per due anni. Nella primavera del 1925 è secondo attore brillante nella compagnia di Italia Almirante, celeberrima diva del muto, quindi nel 1927 passa alla qualifica di secondo attor giovane nella compagnia di Luigi Almirante, Sergio Tofano, e Giuditta Rissone.
Nel 1930 giunse al livello di primo attore, accanto a Guido Salvini, e lì viene notato da Mario Mattòli, in quel momento titolare della Compagnia Teatrale Za-Bum (il primo serio esperimento italiano teatrale di mescolare la comicità degli attori del varietà al genere drammatico degli attori di prosa), il quale, comprese le sue qualità brillanti, lo scrittura immediatamente e lo mette al fianco di Umberto Melnati, col quale formò una coppia comica di assoluto rilievo per l’epoca, con gag e tormentoni che li rendono celebri a livello nazionale, soprattutto la canzone Lodovico sei dolce come un fico e tanti sketch radiofonici: da citare su tutti il Dura minga, dura no ripreso in seguito negli anni ’50 in un carosello pubblicitario da Ernesto Calindri e Franco Volpi.
Nel 1933 fondò una sua propria compagnia con Giuditta Rissone e Sergio Tofano, con rappresentazioni soprattutto comiche. Nel dopoguerra immediato, quando cominciò ad essere celebre anche come regista cinematografico, insieme a Paolo Stoppa e a Vivi Gioi dal 1944 portarono in scena anche drammi di notevole valore come Catene di Langdon Martin. Nella stagione 1945–1946 partecipò a due spettacoli diretti daAlessandro Blasetti, Il tempo e la famiglia Conway di John Boynton Priestley e Ma non è una cosa seria di Luigi Pirandello. Nella stagione1946–1947 lavorò con Luchino Visconti, insieme a Vivi Gioi e a Nino Besozzi nello spettacolo Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais, oltre che alla rivista Ah… ci risiamo! scritta da Oreste Biancoli. Infine, nella stagione 1948–1949, partecipò alle due novità I giorni della vita di William Saroyan e Il magnifico cornuto di Fernand Crommelynck, entrambi diretti da Mario Chiari. Quella fu la sua ultima apparizione sul palcoscenico: in seguito, sempre più assorbito da impegni cinematografici e televisivi, non vi farà più ritorno. Si calcola che De Sica, tra il 1923 e il 1949, abbia preso parte, tra commedie, spettacoli di rivista e drammi in prosa, a oltre 120 rappresentazioni.

La piastrella autografata da De Sica sul Muretto di Alassio
Attore cinematografico
Sul grande schermo, dopo altre due partecipazioni a film muti diretti da Mario Almirante nel biennio 1927–1928, diventò un divo tra i più richiesti (alla pari conAmedeo Nazzari, Gino Cervi e Fosco Giachetti) dal 1932, con molte commedie garbate e gradevoli interpretate con Lia Franca e Assia Noris e tutte dirette daMario Camerini: tra queste si ricordano Gli uomini, che mascalzoni… del 1932, in cui lancia la celeberrima canzone Parlami d’amore Mariù, suo cavallo di battaglia per il resto della carriera, quindi Darò un milione del 1935, dove incontra Cesare Zavattini, Il signor Max del 1937 eGrandi magazzini del 1939.
Artista instancabile, anche una volta iniziata la sua prestigiosa attività come regista continuò sempre ad essere un graditissimo attore: apparve in un centinaio di pellicole, anche in brevi ruoli di contorno, vincendo un Nastro d’Argento nel 1948 ed ottenendo numerosi premi negli anni seguenti a diversi festival. Nei primi anni ’50 colse come interprete uno straordinario successo di pubblico con due pellicole dirette da Alessandro Blasetti e Luigi Comencini, e nelle quali recitò a fianco di Gina Lollobrigida: Altri tempi (1952), nell’episodio Il processo di Frine, dove in una memorabile arringa nella parte di avvocato difensore delle grazie di una popolana inventò il termine proverbiale maggiorata fisica, quindi in Pane, amore e fantasia (1953), dove interpreta l’esuberante maresciallo Carotenuto, impegnato a corteggiare una bella levatrice, e che avrà tre sequel. Divertentissima e memorabile anche la sua interpretazione al fianco di Totò in I due marescialli (1961).
Ebbe anche un proficuo rapporto con Alberto Sordi, che tentò di lanciare nel 1951 producendo e dirigendo anonimamente Mamma mia che impressione! e col quale recitò in diversi film, tra i quali sono da menzionare Il conte Max, Il moralista e Il vigile. Il risultato più alto del connubio è probabilmente in un sottovalutato film diretto dallo stesso Sordi, Un italiano in America (1967), dove interpretò un incisivo e malinconico ruolo di uno sfaccendato squattrinato emigrato negli Stati Uniti d’America, che sfrutta la partecipazione a una trasmissione televisiva per incontrare il figlio che non vedeva da tempo e al quale fa credere di essere ricco.
Molto intense anche le sue interpretazioni drammatiche, su tutte quella de Il generale della Rovere, di Roberto Rossellini (1959), o la partecipazione nel remake di Addio alle armi di John Huston e Charles Vidor (1957).
De Sica regista
De Sica compì il suo esordio dietro la macchina da presa nel 1939 sotto l’egida di un potente produttore dell’epoca, Giuseppe Amato, che lo fece debuttare nella commedia Rose scarlatte. Fino al 1942 la sua produzione da regista non si discosta molto dalle commedie misurate e garbate simili a quelle di Mario Camerini: ricordiamo Maddalena… zero in condotta (1940) con Carla Del Poggio e Irasema Dilian, e Teresa Venerdì (1941) con Adriana Benetti. A partire dal 1943, con I bambini ci guardano (tratto dal romanzo Pricò di Giulio Cesare Viola) iniziò, insieme a Zavattini ad esplorare le tematiche neorealiste. Dopo un film a sfondo religioso realizzato nella Città del Vaticano durante l’occupazione della capitale, La porta del cielo (1944) il regista firma, uno dietro l’altro, quattro grandi capolavori del cinema mondiale: Sciuscià(1946), Ladri di biciclette (1948), ricavato dal romanzo omonimo di Luigi Bartolini, Miracolo a Milano (1950), tratto dal romanzo Totò il buonodello stesso Zavattini e Umberto D. (1952), pietre miliari del neorealismo cinematografico italiano. I primi due ottengono l’Oscar come miglior film straniero e il Nastro d’Argento per la migliore regia.
Dopo questa irripetibile quadrilogia, De Sica firmò altre opere molto importanti: L’oro di Napoli (1954) tratto da una raccolta di racconti diGiuseppe Marotta, Il tetto (1955) che è considerato il suo passo d’addio al neorealismo, quindi l’acclamatissimo La ciociara, del 1960, tratto dalromanzo omonimo di Alberto Moravia, che vanta una vibrante interpretazione di Sophia Loren, la quale vinse tutti i premi possibili: Nastro d’Argento, David di Donatello, Palma d’Oro al Festival di Cannes e il Premio Oscar per la miglior attrice. Con la Loren lavorerà anche in seguito, nel celebre episodio La riffa inserito nel film collettivo Boccaccio ’70 (1961), quindi in coppia con Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani(1963), tre indimenticabili ritratti di donna (la popolana, la snob e la mondana) e terzo suo Oscar, poi con Matrimonio all’italiana (1964), trasposizione di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo. Nel 1970 ottenne un quarto Premio Oscar con la trasposizione filmica del romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi Contini, storia drammatica della persecuzione di una famiglia ebrea ferrarese durante il fascismo; quest’opera ottiene anche l’Orso d’Oro al Festival di Berlino del 1971. L’ultimo film da lui diretto è la riduzione di una novella di Luigi Pirandello, Il viaggio (1974), interpretato ancora da Sophia Loren.
In televisione
Molto attivo anche sul piccolo schermo, sebbene non lo amasse molto, partecipò a diverse trasmissioni statunitensi e italiane di intrattenimento leggero come Il Musichiere (1960), Studio Uno con Mina (1965), Colonna Sonora (1966), Sabato Sera con Corrado (1967), Delia Scala Story(1968), Stasera Gina Lollobrigida (1969), Canzonissima con Corrado e Raffaella Carrà 1970-71 e Adesso musica (1972), nonché nel ruolo del giudice chiamato a processare il burattino Pinocchio nel film Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Nel 1971 diresse due documentari, inoltre molti uomini di cultura gli dedicarono diversi documentari onorifici.
La vita privata
Era nota la sua grande passione per il gioco, per la quale si trovò a volte a perdere somme anche ingenti, e che probabilmente spiega qualche sua partecipazione in pellicole non alla sua altezza[1]. Una passione che non nascose mai e che anzi riportò, con grande autoironia, in diversi suoi personaggi cinematografici, come ad esempio in Il conte Max o L’oro di Napoli.
Sposato dal 1937 con Giuditta Rissone (conosciuta dieci anni prima) e dalla quale ebbe la figlia Emi, nel 1942, sul set del film Un garibaldino al convento conobbe l’attrice spagnola Maria Mercader, con la quale andò in seguito a convivere. Dopo il divorzio dalla Rissone, ottenuto inMessico nel 1954, si unì con l’attrice spagnola in un primo matrimonio nel 1959, sempre in Messico ma l’unione fu ritenuta “nulla” perché non riconosciuta dalla legge italiana; nel 1968 ottenne la cittadinanza francese e si sposò con la Mercader a Parigi. Da lei aveva nel frattempo avuto due figli: Manuel nel 1949, oggi apprezzato musicista e principale promotore della Associazione Amici di Vittorio De Sica che si occupa del restauro dei suoi film, e Christian nel 1951, che seguirà le sue orme come pure il figlio Brando, nato nel 1983. Si spense a 73 anni in seguito ad un intervento chirurgico, il 13 novembre 1974 all’ospedale di Neuilly-sur-Seine, presso Parigi.
![]() |
Per approfondire, vedi la voce Cinema e Ciociaria. |
Riconoscimenti
(lista incompleta)
- 1948: miglior film straniero – Sciuscià
- 1950: miglior film straniero – Ladri di biciclette
- 1965: miglior film straniero – Ieri, oggi, domani
- 1972: miglior film straniero – Il giardino dei Finzi-Contini
- 1971: Orso d’Oro – Il giardino dei Finzi-Contini
- 1956: miglior attore protagonista – Pane, amore e…
- 1963: miglior regista – I sequestrati di Altona
- 1965: miglior regista – Matrimonio all’italiana
- 1973: David Europeo
- 1946: miglior regista – Sciuscià
- 1948: migliore attore protagonista – Cuore
- 1949: miglior regista e migliore sceneggiatura – Ladri di biciclette
- 1950: miglior film internazionale – Ladri di biciclette
- 1949: miglior regista – Ladri di biciclette
Filmografia
Attore cinematografico e televisivo

De Sica nel film Il segno di Venere (1955)
- Il processo Clemenceau, regia di Edoardo Bencivenga (1917)
- La bellezza del mondo, regia di Mario Almirante (1927)
- La compagnia dei matti, regia di Mario Almirante (1928)
- La vecchia signora, regia di Amleto Palermi (1931)
- Due cuori felici, regia di Baldassarre Negroni (1932)
- Gli uomini, che mascalzoni!, regia di Mario Camerini (1932)
- La segretaria per tutti, regia di Amleto Palermi (1932)
- Un cattivo soggetto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1933)
- La canzone del sole, regia di Max Neufeld (interpreta anche l’edizione tedesca, Das Lied der Sonne) (1933)
- Il signore desidera?, regia di Gennaro Righelli (1933)
- Lisetta, regia di Carl Boese (1934)
- Tempo massimo, regia di Mario Mattoli (1934)
- Paprika di Carl Böse (1934)
- Amo te sola, regia di Mario Mattoli (1935)
- Darò un milione, regia di Mario Camerini (1935)
- Lohengrin, regia di Nunzio Malasomma (1935)
- Non ti conosco più, regia di Nunzio Malasomma (1936)
- Ma non è una cosa seria, regia di Mario Camerini (1936)
- L’uomo che sorride, regia di Mario Mattoli (1936)
- Questi ragazzi, regia di Mario Mattoli (1937)
- Il signor Max, regia di Mario Camerini (1937)
- Napoli d’altri tempi, regia di Amleto Palermi (1937)
- La mazurka di papà, regia di Oreste Biancoli (1938)
- Partire, regia di Amleto Palermi (1938)
- Hanno rapito un uomo, regia di Gennaro Righelli (1938)
- L’orologio a cucù, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
- Le due madri, regia di Amleto Palermi (1938)
- Castelli in aria, regia di Augusto Genina (interpreta anche l’edizione tedesca, Ins blaue Leben) (1939)
- Ai vostri ordini, signora, regia di Mario Mattoli (1939)
- Grandi magazzini, regia di Mario Camerini (1939)
- Finisce sempre così, regia di Enrique T. Susini (1939)
- Rose scarlatte, regia di Giuseppe Amato e Vittorio De Sica (1939)
- Manon Lescaut, regia di Carmine Gallone (1940)
- Pazza di gioia, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1940)
- Maddalena: zero in condotta, regia di Vittorio De Sica (1940)
- La peccatrice, regia di Amleto Palermi (1940)
- L’avventuriera del piano di sopra, regia di Raffaello Matarazzo (anche sceneggiatura, non accreditata) (1941)
- Teresa Venerdì, regia di Vittorio De Sica (1941)
- Un garibaldino al convento, regia di Vittorio De Sica (1942)
- La guardia del corpo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1942)
- Se io fossi onesto, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1942)
- I nostri sogni, regia di Vittorio Cottafavi (anche sceneggiatura) (1943)
- Nessuno torna indietro, regia di Alessandro Blasetti (1943)
- L’ippocampo, regia di Gian Paolo Rosmino (anche sceneggiatura e supervisione regìa, non accreditata) (1943)
- Non sono superstizioso… ma!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (anche sceneggiatura) (1943)
- Lo sbaglio di essere vivo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1945)
- Il mondo vuole così, regia di Giorgio Bianchi (1946)
- Roma città libera, regia di Marcello Pagliero (1946)
- Abbasso la ricchezza!, regia di Gennaro Righelli (anche soggetto e sceneggiatura) (1946)
- Lo sconosciuto di San Marino, regia di Michal Waszynski e Vittorio Cottafavi (1947)
- Cuore, regia di Duilio Coletti (anche produzione e sceneggiatura) (1947)
- Natale al campo 119, regia di Pietro Francisci (anche sceneggiatura e supervisione regìa, non accreditata) (1947)
- Sperduti nel buio, regia di Camillo Mastrocinque (1947)
- Domani è troppo tardi, regia di Léonide Moguy (anche consulenza tecnica alla regìa, non accreditata) (1949)
- Buongiorno, elefante!, regia di Gianni Franciolini (anche produzione) (1951)
- Cameriera bella presenza offresi…, regia di Giorgio Pàstina (1951)
- Il processo di Frine, episodio di Altri tempi, regia di Alessandro Blasetti (1952)
- L’orso, episodio de Il matrimonio, regia di Antonio Petrucci (1953)
- Incidente a Villa Borghese, episodio di Villa Borghese, regia di Gianni Franciolini (1953)
- Pendolin, episodio di Cento anni d’amore, regia di Lionello De Felice (1953)
- I gioielli di Madame de…, regia di Max Ophüls (1953)
- Pane, amore e fantasia, regia di Luigi Comencini (1953)
- Gran Varietà , regia di Domenico Paolella (1954, episodio Il fine dicitore)
- Peccato che sia una canaglia, regia di Alessandro Blasetti (1954)
- Pane, amore e gelosia, regia di Luigi Comencini (1954)
- Il divorzio (Le divorce), episodio de Il letto (Secrets d’alcove), regia di Gianni Franciolini (1954)
- L’allegro squadrone, regia di Paolo Moffa (1954)
- Vergine moderna, regia di Marcello Pagliero (1954)
- Scena all’aperto, episodio di Tempi nostri, regia di Alessandro Blasetti (1954)
- Don Corradino, episodio di Tempi nostri, regia di Alessandro Blasetti (1954)
- I giocatori, episodio de L’oro di Napoli, regia di Vittorio De Sica (1954)
- La bella mugnaia, regia di Mario Camerini (1955)
- Gli ultimi cinque minuti, regia di Giuseppe Amato (1955)
- Il segno di Venere, regia di Dino Risi (1955)
- Pane, amore e…, regia di Dino Risi (1955)
- Racconti romani, regia di Gianni Franciolini (1955)
- Il bigamo, regia di Luciano Emmer (1955)
- I giorni più belli, regia di Mario Mattoli (1955)
- Mio figlio Nerone, regia di Steno (1956)
- I colpevoli, regia di Turi Vasile (1956)
- Noi siamo le colonne, regia di Luigi Filippo D’Amico (1956)
- Tempo di villeggiatura, regia di Antonio Racioppi (1956)
- Montecarlo, regia di Samuel Taylor e Giulio Macchi (anche supervisione artistica alla regìa) (1956)
- Souvenir d’Italie, regia di Antonio Pietrangeli (1957)
- Padri e figli, regia di Mario Monicelli (1957)
- Casinò de Paris, regia di André Hunebelle (1957)
- Pane, amore e Andalusia, regia di Javier Setó (anche produzione e supervisione alla regìa) (1957)
- Il conte Max, regia di Giorgio Bianchi (1957)
- La donna che venne dal mare, regia di Francesco De Robertis (1957)
- Il medico e lo stregone, regia di Mario Monicelli (1957)
- Vacanze a Ischia, regia di Mario Camerini (1957)
- Totò, Vittorio e la dottoressa, regia di Camillo Mastrocinque (1957)
- Addio alle armi, regia di Charles Vidor (1957)
- Amore e chiacchiere, regia di Alessandro Blasetti (1957)
- Ballerina e buon Dio, regia di Antonio Leonviola (1958)
- Gli zitelloni, regia di Giorgio Bianchi (1958)
- Pezzo, capopezzo e capitano, regia di Wolfgang Staudte (1958)
- Anna di Brooklyn, regia di Reginald Denham e Carlo Lastricati (anche supervisione alla regìa) (1958)
- Domenica è sempre domenica, regia di Camillo Mastrocinque (1958)
- Uomini e nobiluomini, regia di Giorgio Bianchi (1958)
- La ragazza di Piazza San Pietro, regia di Piero Costa (1958)
- Nel blu dipinto di blu (Volare), regia di Piero Tellini (1958)
- Policarpo, ufficiale di scrittura, regia di Mario Soldati (1958)
- La prima notte, regia di Alberto Cavalcanti (1958)
- Ferdinando I, re di Napoli, regia di Gianni Franciolini (1959)
- Gastone, regia di Mario Bonnard (1959)
- Il generale della Rovere, regia di Roberto Rossellini (1959)
- Il mondo dei miracoli, regia di Luigi Capuano (1959)
- Il moralista, regia di Giorgio Bianchi (1959)
- Il nemico di mia moglie, regia di Gianni Puccini (1959)
- Vacanze d’inverno, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
- Napoleone ad Austerlitz, regia di Abel Gance (1960)
- La sposa bella, regia di Nunnally Johnson e Mario Russo (1960)
- Le tre eccetera del colonnello, regia di Claude Boissol (1960)
- Le pillole di Ercole, regia di Luciano Salce (1960)
- Un amore a Roma, regia di Dino Risi (1960)
- Il vigile, regia di Luigi Zampa (1960)
- La baia di Napoli, regia di Melville Shavelson (1960)
- La miliardaria, regia di Anthony Asquith (1960)
- Gli attendenti, regia di Giorgio Bianchi (1961)
- L’onorata società, regia di Riccardo Pazzaglia (1961)
- Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
- Le meraviglie di Aladino, regia di Mario Bava ed Henry Levin (1961)
- I celebri amori di Enrico IV, regia di Claude Autant-Lara (1961)
- La Fayette, una spada per due bandiere, regia di Jean Dréville (1961)
- I due marescialli, regia di Sergio Corbucci (1961)
- Gli incensurati, regia di Francesco Giaculli (1961)
- Eva, regia di Joseph Losey e Guidarino Guidi (1962)
- Le avventure e gli amori di Moll Flanders, regia di Terence Young (1965)
- Io, io, io…e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966)
- Gli altri, gli altri e noi, regia di Maurizio Arena (1966)
- Un italiano in America, regia di Alberto Sordi (1967)
- Colpo grosso alla napoletana, regia di Ken Annakin (1968)
- Caroline Chérie, regia di Denys de la Patellière (1968)
- L’uomo venuto dal Kremlino, regia di Michael Anderson (1968)
- Se è martedì, dev’essere il Belgio, regia di Mel Stuart (1969)
- Una su 13, regia di Nicholas Gessner e Luciano Lucignani (1969)
- Cose di Cosa Nostra, regia di Steno (1970)
- Trastevere, regia di Fausto Tozzi (1971)
- Io non vedo, tu non parli, lui non sente, regia di Mario Camerini (1971)
- L’odore delle belve, regia di Richard Balducci (1972)
- Siamo tutti in libertà provvisoria, regia di Manlio Scarpelli (1972)
- Grande slalom per una rapina, regia di George Englund (1972)
- Le avventure di Pinocchio, regia di Luigi Comencini (in due versioni, cinematografica e televisiva) (1972)
- Ettore lo fusto, regia di Enzo G. Castellari (1972)
- Piccoli miracoli, film TV, regia di Jeannot Szwarc (1973)
- Storia de fratelli e de cortelli, regia di Mario Amendola (1973)
- Il delitto Matteotti, regia di Florestano Vancini (1973)
- Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musica nelle vene, regia di Pasquale Squitieri (1973)
- Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!!!, regia di Paul Morrissey e Antonio Margheriti (1974)
- C’eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974)
- Intorno, cortometraggio, regia di Manuel De Sica (1974)
- L’eroe, telefilm, regia di Manuel De Sica (1974)
- Nota: in molte fonti viene citata una partecipazione di De Sica ai film Fontana di Trevi di Carlo Campogalliani (1960) e La pappa reale diRobert Thomas (1964), ma alla visione delle pellicole l’attore non compare affatto.
Regista cinematografico
- Rose scarlatte (co-regìa Giuseppe Amato, anche attore), (1939)
- Maddalena… zero in condotta (anche stesura dialoghi e attore), (1940)
- Teresa Venerdì (anche sceneggiatura e attore), (1941)
- Un garibaldino al convento (anche sceneggiatura e attore),(1942)
- L’ippocampo di Gian Paolo Rosmino (supervisione regìa, non accreditata), (1943)
- I bambini ci guardano (anche sceneggiatura), (1943)
- La porta del cielo (anche sceneggiatura), (1944)
- Sciuscià (anche produzione), (1946)
- Natale al campo 119 di Pietro Francisci (supervisione regìa, non accreditata), (1947)
- Ladri di biciclette (anche produzione e sceneggiatura),(1948)
- Domani è troppo tardi di Léonilde Moguy (consulente tecnico alla regìa, non accreditato), (1949)
- Miracolo a Milano (anche produzione e sceneggiatura),(1950)
- Mamma mia, che impressione! di Roberto Savarese (regìa di quasi tutte le sequenze, non accreditata, anche produzione e sceneggiatura), (1951)
- Umberto D. (anche produzione), (1952)
- Stazione Termini, (1953)
- L’oro di Napoli (anche sceneggiatura), (1954)
- Il tetto (anche produzione), (1955)
- Montecarlo di Samuel Taylor e Giulio Macchi (supervisione artistica alla regìa), (1956)
- Pane, amore e Andalusia di Javier Setó (supervisione alla regìa), (1957)
- Anna di Brooklyn di Reginald Denham e Carlo Lastricati (supervisione alla regìa), (1958)
- Il moralista di Giorgio Bianchi (regìa di molte sequenze, non accreditato), (1959)
- La ciociara, (1960)
- Il giudizio universale, (anche attore) (1961)
- Boccaccio ’70, episodio La riffa, (1962)
- I sequestrati di Altona, (1962)
- Il boom, (1963)
- Ieri, oggi, domani, (1963)
- Matrimonio all’italiana, (1964)
- Un mondo nuovo, (1965)
- Caccia alla volpe, (1966)
- Le streghe, episodio Una sera come le altre, (1967)
- Sette volte donna, (1967)
- Amanti, (1968)
- I girasoli, (1969)
- Il giardino dei Finzi Contini, (1970)
- Le coppie, episodio Il leone, (1970)
- Lo chiameremo Andrea, (1972)
- Una breve vacanza, (1973)
- Il viaggio, (1974)
Regista televisivo
- Dal referendum alla Costituzione, ovvero il 2 giugno – Nascita della Repubblica, documentario (1971)
- I cavalieri di Malta, documentario (1971)
Sceneggiatore cinematografico
- L’ippocampo di Gian Paolo Rosmino (1943). Sceneggiatore insieme a
Margherita Maglione, Sergio Pugliese, Cesare Zavattini, Adolfo Franci. Nel film De Sica interpreta anche il protagonista.
- Il marito povero di Gaetano Amata (1945). Originariamente doveva essere diretto nel 1943 da Mario Soldati e interpretato da Vittorio De Sica, che figura comunque in veste di sceneggiatore.
Apparizioni televisive
- Meet De Sica di Charles De Reisner, per la tv statunitense (1958)
- The four just men di Sidney Cole, serie di sei telefilm per la tv statunitense (1959)
- Vittorio De Sica racconta… di Fernanda Turvani, serie di 22 favole da lui narrate (1961)
Documentari televisivi su De Sica
- Ritratto d’attore: Vittorio De Sica di Fernaldo Di Giammatteo (1958)
- Vittorio De Sica: autoritratto di Giulio Macchi (1964)
- Vittorio De Sica: il regista, l’attore, l’uomo di Peter Dragadze (1974)
- Vittorio De Sica, il padre del neorealismo di Michel Random (1974)
- Viva De Sica! di Manuel De Sica (1983)
- Parlami d’amore Mariù. La vita e l’opera di Vittorio De Sica, trasmissione in sette puntate di Giancarlo Governi (1991)
Aneddoti
È poco nota la vicenda che caratterizza la partecipazione di Vittorio De Sica al film L’oro di Napoli nell’episodio I giocatori. Il grande regista – che più volte prese dalla strada gli attori e le comparse per i suoi film – offrì il ruolo del conte Prospero all’avvocato penalista Alfredo Jelardi(Benevento 1890-1963) dopo averlo visto discutere una causa in tribunale a Napoli. Quando l’avvocato venne convocato da De Sica in un grande albergo napoletano sul lungomare, si recò all’appuntamento accompagnato da tre suoi giovani nipoti ed ascoltò con attenzione la proposta circa il ruolo da interpretare, pur non avendo mai recitato né al cinema e né al teatro.
Dopo aver a lungo meditato, l’avvocato Jelardi – che era stato allievo del grande Enrico De Nicola ed era molto noto a Napoli – decise però di rifiutare perché, disse, il ruolo del conte schiavo del gioco e ridotto in miseria, rispecchiava per troppi aspetti la sua storia personale. De Sica insistette a lungo, ma il principe del foro sannita fu irremovibile. Il loro incontro finì con una stretta di mano e con una richiesta di De Sica alla quale Alfredo Jelardi acconsentì con una punta di orgoglio: il regista avrebbe interpretato personalmente quella parte ispirandosi a lui. E così fu.
Note
- ^ In occasione della presentazione del restauro della pellicola di Ladri di biciclette, realizzato nel 2008 grazie alla sponsorizzazione del Casinò di Venezia, il figlioChristian De Sica ha dichiarato: «Proprio il Casinò che finanzia il restauro di un film di papà…Lui era un giocatore incallito, ha lasciato tantissimi soldi nelle case da gioco di mezzo mondo. In un certo senso, con questo restauro, è stato in parte risarcito. Sono certo che, da lassù, mio padre, considerato dallo scrittore Mario Puzouno dei tre più accaniti giocatori del Casinò di Las Vegas insieme a un cinese e a un indiano, sarà contento di sapere che una casa da gioco paga per salvare un suo film» (La Stampa, 24/8/2008).
Bibliografia
- Maria Mercader, La mia vita con Vittorio De Sica, edizioni Mondadori, 1978
- Emi De Sica, Lettere dal set, edizioni SugarCo
- Giancarlo Governi, Parlami d’amore Mariù. La vita e l’opera di Vittorio De Sica, edizioni Nuova Eri, 1991
- Manuel De Sica, La porta del cielo – Memorie 1901-1952, edizioni Avagliano, 2005
Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o su Vittorio De Sica
ottimo articolo . complimenti