Parlare dopo la laringectomia totale

 

La laringectomia totale è un intervento chirurgico molto importante che modifica radicalmente la vita di una persona.
Subito dopo l’intervento ci sono i problemi immediati: il dolore, eventuali difficoltà respiratorie, e anche fastidi banali come il non riuscire a soffiare il naso. Tutti problemi che con l’aiuto dei medici e del personale del reparto si superano.
Quando si esce dall’ospedale e si inizia a vivere nella propria abitazione tutto cambia. E’ questo un momento che necessita di una notevole forza di volontà. Non ci sarà più il campanello per chiamare l’infermiere, occorrerà andare avanti da soli. Se si ha la fortuna di avere il coniuge al proprio fianco sarà un notevole vantaggio.

Il primo problema sarà recuperare la voce.

Parlare senza laringe è possibile.

Normalmente prima dell’intervento chirurgico si spiega con calma al paziente che cosa succederà dopo l’asportazione della laringe e come sarà la vita con uno stoma permanente.
Ora è il momento di mettere in pratica quanto è stato detto.
E’ stato spiegato che quando espiriamo (cioè quando facciamo uscire l’aria) questa passa attraverso la laringe e le corde vocali producono un suono. Questo suono viene articolato in fonemi. Dalla loro successione abbiamo le parole e le frasi.
Senza laringe l’aria espirata dai polmoni non produce suono.
L’alternativa è la voce esofagea.
Si dovrà “mangiare” l’aria. Si dovrà imparare ad immagazzinare aria nell’esofago e nello stomaco e questa dovrà essere emessa come se si dovesse eruttare. Con la volontà sarà possibile provocare un restringimento dello sfintere esofageo superiore. Questo punto viene anche chiamato neoglottide. Lì si genererà un suono. E’ possibile controllare questi suoni in intensità e durata ed è pure possibile articolare i suoni in modo da trasformarli in vocali e consonanti.

Parlare dopo la laringectomia è un obiettivo raggiungibile per molti .
Farlo da soli non è facile. La soluzione migliore è seguire un corso di rieducazione alla parola per laringectomizzati.
L’importante è non perdersi d’animo e convincersi che parlare di nuovo è possibile. Ovviamente non si potrà imparare a parlare in pochi giorni. Si dovrà armarsi di pazienza e insistere fino a quando non si arriverà ad un’emissione di frasi soddisfacente.

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No Tobacco Day: e se tutti smettessero di fumare?

In Italia i fumatori diminuiscono: nel 2011 erano il 22,7% degli ultra 15enni, il 20,8% nel 2012. Ma sono sempre tanti: 10,8 milioni. E se smettessero? Sarebbero più longevi e più fertili. E più belli!

 

Come smettere di fumare? In gruppo, aiutati dagli esperti di uno dei 380 centri anti-fumo, è più facile. I vantaggi per la salute sarebbero veramente enormi. Abbiamo calcolato la riduzione dei tumori incrociando i dati epidemiologici dell’Associazione italiana registri tumori con la stima dei tumori da fumo pubblicata nel 2011 dai ricercatori londinesi della Queen Mary University. Ecco come cambierebbero umore e stato di salute dei fumatori se smettessero di fumare. Oggi.
Da una campagna anti-fumo del 2011, in Inghilterra: nonostante la crudezza della comunicazione, che parla direttamente all'ego maschile, i produttori di tabacco non sono riusciti a bloccare la campagna.

Da una campagna anti-fumo del 2011, in Inghilterra: nonostante la crudezza della comunicazione, che parla direttamente all’ego maschile, i produttori di tabacco non sono riusciti a bloccare la campagna.

 

Cervello, umore, pelle e occhi. Si ridurrebbero: l’incidenza della depressione, la mortalità (-5.611 casi) e le disabilità per malattie cerebrovascolari come ictus e aterosclerosi (-819 casi).
Occhi. Calerebbe del 40% il rischio di cataratta e di 3 volte quello di degenerazione maculare. Per non parlare dei vantaggi estetici: la pelle del viso invecchierebbe più lentamente, l’irsutismo si ridurrebbe del 5,6%, si appianerebbero le rughe intorno alla bocca e sparirebbe il reticolo venoso superficiale delle gote e del naso. 
 
Bocca, gola, denti e alitosi. Scenderebbero (-6.000) i decessi per tumori di labbra, bocca, faringe e laringe. Si risparmierebbero impianti e dentiere: la piorrea (espulsione dei denti dovuta alla placca batterica) è infatti agevolata dal fumo che riduce le difese immunitarie.
Piorrea. Il rischio di piorrea espulsiva sarebbe ridotto di 3 volte per chi fumava fino a 10 sigarette al giorno; di 6 per chi superava le 30. Inoltre la dentina sarebbe più bianca, il sorriso più gradevole e l’alito non saprebbe di posacenere.

 

Bronchi, polmoni, cuore e sangue. Ogni anno ci si risparmierebbe la maggior parte dei decessi per tumore al polmone (-32.956), quelli per bronchiti acute ed enfisemi (-12.935), polmoniti e influenze (-1.592), oltre ai decessi per Bpco o broncopneumopatia cronica ostruttiva (-2.244), patologia sviluppata da un fumatore su due.
Cuore. Ma si ridurrebbero anche i decessi per ipertensione (-2.135), malattie cardiache (-18.000) e 477 persone non si ammalerebbero di leucemia. 
 
Stomaco, colon, pancreas, fegato… Si ridurrebbero i tumori dello stomaco (-3.000), del colonretto (-4.000), del pancreas (-3.300), del fegato (-3.000), della vescica (-9.000), del rene (-1.976). Calerebbero i decessi per rottura degli aneurismi dell’aorta addominale (-2.033 morti), la dilatazione a palloncino di un’importantissima arteria la cui rottura è più frequente nei fumatori.
Diabete. Si ridurrebbe inoltre il rischio di insufficienza renale cronica, e di diabete, aumentato (79%) nei fumatori anche leggeri.

Questo articolo è tratto da Focus Extra 60 (primavera 2013), un numero speciale di Extra tutto dedicato agli "e se..." più curiosi e sorprendenti.

Questo articolo è tratto da Focus Extra 60 (primavera 2013), un numero speciale di Extra tutto dedicato agli “e se…” più curiosi e sorprendenti.

 

Riproduzione femminile.Calerebbero i tumori della cervice uterina (-158) e dell’ovaio (-4.900); non sarebbero necessarie molte fecondazioni artificiali perché il fumo è associato nella donna a un aumento dell’infertilità del 60%.
Gravidanza. Meno intoppi anche in gravidanza: al fumo sono correlati il 70% delle morti fetali; il 60-90% dei parti prematuri; la riduzione del peso alla nascita dei neonati (in media -200 g). Inoltre, il fumo causa un’anticipazione di 3 anni della menopausa. 
 
Riproduzione maschile. Nell’uomo smettere di fumare riduce del 15% il rischio di disfunzione erettile (impotenza): il fumo infatti favorisce la formazioni di ateromi non solo nei vasi del cuore, ma anche in quelli del pene impedendo la congestione necessaria per l’erezione.
Seme. Inoltre il fumo riduce il volume, la densità dello sperma oltre il numero e la motilità degli spermatozoi. Ma danneggia anche la morfologia e, direttamente o indirettamente, il Dna dello spermatozoo. 
 
Apparato scheletrico. Il fumo riduce la densità ossea e favorisce l’osteoporosi; le fumatrici 60enni hanno un rischio maggiore di frattura del collo del femore del 17%; nelle 70enni aumenta del 41%; nelle 80enni del 71%: quindi è sempre l’età giusta per smettere. Circa una frattura di anca su 8 è oggi attribuita al fumo.
Mortalità. Inoltre poiché in Italia la frattura del femore è correlata a una mortalità del 6% nel mese successivo al ricovero, il fumo è responsabile di circa 500 decessi precoci fra le donne anziane. 
 
Benefici anche per i bambini. Gli under 14 esposti al fumo passivo dei genitori sono circa 4 milioni. Si risparmierebbero i danni ai polmoni in sviluppo.
Conseguenze. Se tutti smettessero di fumare, inoltre, i bambini oggi figli di fumatori avrebbero una riduzione del rischio di otiti dell’orecchio medio, cioè fra il timpano e l’orecchio interno (-48%), di asma (-21%) e di dispnea, cioè di respirazione difficoltosa con fame d’aria (-24%) e di sindrome catarrale, cioè un eccesso di produzione di catarro (-35%). 
 
Fumo passivo e incidenti. In Italia i fumatori passivi sono 15 milioni, pari al 26,5% della popolazione. Ci si risparmierebbero i tumori al polmone da fumo passivo (-4.000 casi), ma anche quelli alle vie aeree superiori.
Al volante. Anche gli incidenti stradali si ridurrebbero della quota attribuita a distrazione per accensione o spegnimento della sigaretta, stimata nel 15% (cioè -32.000) del totale; in proporzione si ridurrebbero anche i morti (-600) e gli infortuni (-45.000) con i danni permanenti che derivano.

Non siamo fatti per essere carnivori: l’evidenza fisiologico-strutturale del corpo umano


APPARATI DIGERENTI A CONFRONTO:

MUSCOLI FACCIALI
Carnivori: ridotti, per permettere un’ampia apertura della bocca
Erbivori: ben sviluppati
Onnivori: ridotti
Umani: ben sviluppati

 

TIPO DI MANDIBOLA
Carnivori: ad angolo non ampio
Erbivori: ad angolo ampio
Onnivori: ad angolo non ampio
Umani: ad angolo ampio

 

POSIZIONE DELL’ARTICOLAZIONE MANDIBOLARE
Carnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Erbivori: al di sopra del piano dei molari
Onnivori: sullo stesso piano dei denti molari
Umani: al di sopra del piano dei molari

 

MOVIMENTO MANDIBOLARE
Carnivori: tranciamento; minimo movimento laterale
Erbivori nessun tranciamento buon movimento laterale e ant.-posteriore
Onnivori: tranciamento; minimo movimento laterale
Umani: nessun tranciamento; buon movimento laterale e ant.-posteriore

 

PRINCIPALI MUSCOLI MANDIBOLARI
Carnivori: temporali
Erbivori: massetere e pterigoideo
Onnivori: temporali
Umani: massetere e pterigoideo

 

Apertura della bocca in rapporto alla dimensione della testa
Carnivori: grande
Erbivori: piccola
Onnivori: grande
Umani: piccola

 

DENTI INCISIVI
Carnivori: corti ed acuminati
Erbivori: ampi, piatti e a forma di spada
Onnivori: corti ed acuminati
Umani: ampi, piatti e a forma di spada

 

DENTI CANINI
Carnivori: lunghi, affilati e curvi
Erbivori: non taglienti e corti o lunghi (per difesa), o assenti
Onnivori: lunghi, affilati e curvi
Umani: corti e smussati

 

DENTI MOLARI
Carnivori: affilati, a forma di lama frastagliata
Erbivori: piatti con cuspidi, superfici complesse
Onnivori: a lame affilate e/o piatti
Umani: piatti con cuspidi nodulari

 

MASTICAZIONE
Carnivori: quasi nessuna; deglutizione del cibo intero
Erbivori: necessaria una prolungata masticazione
Onnivori: deglutizione del cibo quasi intero e/o semplice schiacciamento
Umani: necessaria una prolungata masticazione

 

SALIVA
Carnivori: assenza di enzimi digestivi
Erbivori: enzimi digestivi per i carboidrati
Onnivori: assenza di enzimi digestivi
Umani: enzimi digestivi per i carboidrati

 

TIPO DI STOMACO
Carnivori: semplice
Erbivori: semplice o a camere multiple
Onnivori: semplice
Umani: semplice

 

ACIDITA’ DELLO STOMACO
Carnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Erbivori: pH 4 – 5 con cibo nello stomaco
Onnivori: pH inferiore o uguale a 1 con cibo nello stomaco
Umani: pH 4 – 5 con cibo nello stomaco

 

CAPACITA’ DELLO STOMACO
Carnivori: 60% – 70% del volume totale del tratto digestivo
Erbivori: inferiore al 30% del volume totale del tratto digestivo
Onnivori: 60% – 70% del volume totale del tratto digestivo
Umani: tra il 21% e il 27% del volume totale del tratto digestivo

 

LUNGHEZZA DELL’INTESTINO TENUE
Carnivori: da 3 a 6 volte la lunghezza del corpo
Erbivori: da 10 a piu’ di 12 volte la lunghezza del corpo
Onnivori: da 4 a 6 volte la lunghezza del corpo
Umani: da 10 a 11 volte la lunghezza del corpo

 

COLON
Carnivori: semplice, corto e liscio
Erbivori: lungo, complesso, puo’ essere con anse
Onnivori: semplice, corto e liscio
Umani: lungo, con anse

 

FEGATO
Carnivori: puo’ detossificare la vitamina A
Erbivori: non puo’ detossificare la vitamina A
Onnivori: puo’ detossificare la vitamina A
Umani: non puo’ detossificare la vitamina A

 

RENI
Carnivori: urine estremamente concentrate
Erbivori: urine moderatamente concentrate
Onnivori: urine estremamente concentrate
Umani: urine moderatamente concentrate

 

UNGHIE
Carnivori: artigli affilati
Erbivori: unghie piatte o zoccoli
Onnivori: artigli affilati
Umani: unghie piatte
  
Tratto da “The Comparative Anatomy of Eating” di Milton R. Mills, M.D.


Vedi anche:



L'uomo non è fatto per essere carnivoro

L’UOMO NON E’ UN CARNIVORO NATURALE
L’uomo non è carnivoro. L’organismo dell’uomo, contrariamente a quello dei carnivori, non è fatto per mangiare cadaveri di animali perché ne rimane intossicato a causa delle sostanze tossiche contenute nella carne stessa. L’organismo di un animale carnivoro cerca di espellere la carne dal proprio corpo con la massima velocità possibile, data la sua tossicità. Una riprova di questo è data dal fatto che il suo intestino è lungo 3-6 volte il corpo, mentre quello dell’uomo (e degli animali frugivori) è pari a 9-12 volte la lunghezza del corpo. Inoltre le mucose spesse e muscolose dei carnivori tollerano forti succhi gastrici, necessari alla digestione della carne, mentre l’uomo ne rimane danneggiato.
L’essere umano appartiene all’ordine dei primati antropomorfi, per loro natura frugivori, cioè atti a consumare frutti, foglie, semi. La neurofisiologia, l’embriologia, l’anatomia comparata confermano come l’uomo sia strutturato per cibarsi di frutti, germogli freschi, foglie tenere, tuberi, radici e non di muscoli ossa ed interiora come i carnivori. Questi infatti hanno conformazione dentale, patrimonio enzimatico, organi visivi, strutture di offesa, caratteristiche di potenza e d’aggressività, apparato digerente, intestinale, escretorio, sudorifero, circolatorio adatti ad utilizzare l’alimento carneo anche come fonte glucidica, consumandolo crudo e completo di interiora e sangue.
Gli esseri umani senza mezzi artificiali difficilmente sarebbero in grado di cacciare. Molti sono ormai gli scienziati concordi nell’affermare che l’uomo si è convertito a consumare muscoli di animali (in principio carogne) per necessità legate alla inospitalità delle foreste nell’ambiente originario, circa 2 milioni di anni fa nell’era Neozoica, periodo Pleistoccne. In quell’epoca avvennero infatti glaciazioni, interglaciazioni (ritiro dei ghiacciai e avvento di climi più caldi) e periodi di siccità contrapposti a forti diluvi: eventi climatici instabili ed irregolari che decretarono la riduzione di gran parte della vegetazione spontanea, nonché il mutare delle foreste in savane.
L’Homo Habilis sarebbe dunque passato al carnivorismo per poter sopravvivere, pagando però lo scotto di un accorciamento della vita media. L’uomo è diventato carnivoro in epoche in cui non si conoscevano i danni della carne: oggi solo gli esquimesi restano un popolo carnivoro per necessità assoluta. Essi consumano non solo la carne ma anche gli organi interni e le interiora e bevono il sangue. La durata media della vita di questo popolo è di 25-30 anni. Muoiono vittime della arteriosclerosi causata dall’alimentazione carnivora.
Oggi noi non ammazziamo direttamente le nostre vittime, ma ci serviamo di intermediari che spesso non vediamo: i dipendenti dei mattatoi, i cacciatori, i pescatori. In questo modo perdiamo un anello importante della catena che unisce l’animale alla nostra tavola e questo sicuramente ci aiuta a giustificare, in qualche modo, una tale ed inutile violenza.
Gli animali più forti e resistenti alle fatiche fisiche sono vegetariani: l’elefante, il rinoceronte, l’ippopotamo, le scimmie antropomorfe (scimpanzé, gorilla, etc.) e quelli che l’uomo ha sempre sfruttato per eseguire lavori pesanti: il bue, il cavallo, l’asino. Gli animali prolifici sono vegetariani: il coniglio. Gli animali longevi sono vegetariani: l’elefante.


 
Tratto da: Noi siamo vegetariani… e tu?,realizzato da S. Benevento, F. Chiaretti e A. Dolcini, distribuito da E.N.P.A. (Ente Nazionale Protezione Animali), 1999


fonte: reiki.info

 

VEDI ANCHE:

Tumori più frequenti

sezione tumori più frequenti

Tumori più frequenti

In Italia i tumori che colpiscono maggiormente la popolazione sono quelli al colon retto, al polmone, al seno, alla prostata. Ma questo non significa che le altre forme tumorali non incidano in modo rilevante sulla salute (e sulla qualità della vita) dei cittadini.
Questa pagina raccoglie le 14 forme di tumore più diffuse: per ciascuna, una scheda monografica che comprende i fattori di rischio, le strategie di prevenzione, sintomi, diagnosi e trattamenti terapeutici.

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Reflusso: quando il corpo è in fiamme

E ‘come bruciare tutto in fiamme, ma dentro. Perché la sensazione è di bruciore di stomaco completa, non solo nello stomaco, ma anche nella gola. Poi il piacere di mangiare improvvisamente acquisito un sapore amaro che nessuno avrebbe cercato, perché ogni minaccia di mordere quando meno se l’aspettava di deviare dalla sua rotta verso lo stomaco per ritornare al punto di partenza. Così vivono i pazienti con reflusso gastroesofageo, povero caratterizzato da rigurgito del contenuto gastrico o tornare allo stomaco all’esofago, che non fa distinzione di sesso o età e colpisce la qualità della vita per il 25% della popolazione.Tuttavia, mentre si parla molto della malattia, a volte non conoscono le loro cause e come prevenirla. Cause genetiche: le persone possono nascere con una predisposizione al reflusso. sfintere esofageo mancato: un meccanismo situato all’estremità dell’esofago, che causa rimane chiuso, è possibile subire un rilassamento temporaneo causato da malattie come l’ernia iatale, disturbi o anomalie anatomiche del collageno. motilità dell’esofago in cui il corpo muscolare perde la capacità di guidare correttamente il bolo nello stomaco, che può verificarsi per le malattie del collagene o sindrome dell’intestino irritabile. ernia iatale, che è l’allargamento anomalo subito dal buco o vuoto attraverso il quale l’esofago dal torace all’addome, portando a pressioni contrapposte da queste due aree scalare il contenuto addominale. Questo non significa, tuttavia, che tutte le persone con ernia iatale soffrono di reflusso o che tutte le reflusso è accompagnato da una ernia iatale. sovrappeso perché aumenta la pressione intra-addominale per facilitare il ritorno del contenuto dello stomaco.sintomi possono persone asintomatiche lì e avere una condizione grave o le persone con molti sintomi da reflusso in cui non è così grave. In modo che i sintomi variano da caso a caso, ma i più comuni sono: rigurgito, o sensazione che il cibo backup nell’esofago. Bruciore di stomaco frequente, noto come il bruciore di stomaco. Bruciore allo stomaco. Raucedine, disfonia, raucedine, tosse o durante la notte. Ciò si verifica nei casi più avanzati, perché i fluidi gastrici diventano irritanti per la laringe o delle corde vocali per la tosse bronchi causando. In effetti, molti casi di reflusso di cui da otorinolaringoiatri arrivare. Sensazione Quemonazo nella parte posteriore dello sterno. Forte dolore a livello del torace. Sensazione di asfissia durante il sonno.  Valutazione Manometria misurare la pressione all’interno dell’esofago, che viene eseguita inserendo un tubo attraverso il naso nello stomaco.Utilizzato per determinare se lo sfintere funziona correttamente o no e individuare prova reflusso, che dura un’ora. endoscopia, che secondo Caro Wilson, un chirurgo gastrointestinale Imbanaco Medical Center, per scoprire se c’è un ernia iatale o esofagite è cioè, irritazione dell’esofago inferiore, che è un segno sicuro di reflusso. Anche per rilevare lesioni cancerose. Tuttavia, è noto che il 50% dei pazienti reflusso i risultati di questo test è normale, indicando che non è sempre sicuro. pH-metria “comporta il superamento di un piccolo catetere attraverso il naso, che viene lasciato in sede per 16 a 24 ore, durante il quale un record speciale dispositivo che cosa succede quando si passa l’esofago per gli acidi dello stomaco. Quando il pH è inferiore a quattro stati che si reflusso acido “, ha detto Ramon Bula Espinosa, gastroenterologo Clinica internista Sebastian de Belalcazar.Impedenza: permette di dati precisi sulla composizione del reflusso, per determinare se è solido, liquido o gassoso che escludono reflusso acido. scintigrafia: chiaro come Cabal, chirurgo laparoscopico, Gilberto è un test di radiologia medicina nucleare, effettuato con vari un colorante che genera immagini per determinare la quantità viene restituito contenuto gastrico. Trattamento Il reflusso è una condizione cronica che può essere controllato ma non curato, perché le crisi possono verificarsi nel corso della vita, quando ci sono i fattori che scatenano. Il trattamento può essere di due tipi, trattamento medico o chirurgico, che considerati ugualmente efficaci. 1. Medico: c onsiste di fare alcuni cambiamenti nello stile di vita (vedi riquadro), e l’assunzione di farmaci. Che cosa spiega l’internista e gastroenterologo Clinica Ramón Espinosa Belalcázar Sebastian, il quale spiega che “alcuni farmaci contengono alcali in modo che quando il reflusso del contenuto gastrico vengono restituiti loro e gli acidi che causano alcun danno.” Ma il più comunemente usato come gastrointestinale chirurgo Imbanaco Wilson Medical Center Caro, sono quelli che riducono l’acidità di stomaco livello e migliorare lo svuotamento dello stomaco nell’intestino in modo che i succhi gastrici sono meno tempo nello stomaco. Lo svantaggio di questo trattamento è per la vita, che non coinvolge i farmaci vengono prese ogni giorno, ma ogni crisi, con conseguente tossicità per il corpo ed il disagio per il paziente. 2. Chirurgico: nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia, che ha usato varie tecniche per modificare la forma della parte superiore dello stomaco e ricostruire lo sfintere o da non lasciare spazio così ampio, attraverso punti di sutura . Tuttavia, il chirurgo laparoscopico Gilberto Cabal è enfatico che “la chirurgia non è infallibile in quanto può sequele anatomiche o cinque anni dopo il reflusso può essere ripetuta”. Conseguenze Quando GERD non viene diagnosticata o non trattata Il tempo è causa frequente di disabilità che ne pregiudicano la qualità della vita così come alcune malattie, di cui i più comuni sono: esofagite, o irritazione cronica dell’esofago, perché, secondo Caro, perché il contenuto gastrico ha un pH molto basso, che è troppo acido, che genera ustioni e lacerazioni ricorrenti nell’esofago. Esofago di Barrett: Dr. Cabal avverte che nel corso del tempo l’irritazione dell’esofago può essere complicato con questa malattia, che genera un cambiamento nel normale struttura dell’epitelio o strato di cellule che rivestono l’esofago, che può portare al cancro. “In effetti, è dimostrato che c’è un aumento dell’incidenza di cancro esofageo in pazienti con esofago di Barrett,” il professionista.Secondo il Dott. Espinosa “può verificarsi anche otiti, sinusiti e asma.” Tips “Continuate a guardare il vostro peso e non indossare indumenti stretti, in modo da ridurre pressione intra-addominale e quindi il riflusso”, suggerisce Cabal. Eat orari prestabiliti. Questo permette al corpo di prepararsi a ricevere succhi gastrici da produzione alimentare. Ma non rispettare il programma, questi succhi di frutta rimarrà nello stomaco più a lungo, causando irritazione.Evitare latte, cereali, spezie e grassi, che, a parere di Wilson Caro aumentare distensione gastrica e il gas, che espone il reflusso. No coricarsi dopo aver mangiato. Consentono a due ore per alimenti per raggiungere raggiunge l’intestino. “Dormi a sinistra, formando un angolo stretto tra l’esofago e lo stomaco, riducendo il reflusso”, consiglia Ramón Espinosa. Mettete due mattoni sotto le gambe di la testata del letto. non fumare e bere alcolici, che aumentano il livello di acidità. 

http://www.eluniversal.com.co/cartagena/vida-sana/reflujo-cuando-el-cuerpo-arde-en-llamas-34274

Disfagia, integratori contro la malnutrizione

Pensateci un attimo, alcune funzioni del nostro organismo sono considerate quasi scontate: bere, mangiare, respirare, appaiono azioni primarie del tutto naturali. Ma a volte, anche se la capacità di deglutire è data per assodata, un disturbo chiamato disfagia crea qualche difficoltà. Il problema ha diversi livelli di gravità e nasce in un punto qualsiasi tra bocca e stomaco per un cattivo funzionamento di lingua, palato, faringe ed esofago, tutti coinvolti nella deglutizione. Ma come funziona questo complesso meccanismo? La maggior parte di noi deglutisce più di mille volte al giorno, grazie al lavoro di squadra di 25 muscoli e 5 nervi cranici, diviso in 4 fasi. Nella prima, volontaria, cibo e liquidi entrano nella bocca che si chiude grazie a labbra e mascelle, mentre vista, olfatto e gusto sono stimolati a produrre saliva. Segue la fase orale, volontaria, in cui il cibo trasformato in bolo viene spinto con movimenti volontari della lingua verso la parte posteriore della bocca. Qui inizia la terza fase, questa volta involontaria e detta faringea, quando il bolo alimentare passa attraverso i pilastri palatini della faringe e si dirige verso lo stomaco, mettendo in azione palato molle, laringe, epiglottide e persino le corde vocali. Segue la fase esofagea, anch’essa involontaria, che inizia con il rilassamento dello sfintere esofageo superiore che spinge il cibo nello stomaco. L’indebolirsi di una delle fasi, può provocare la disfagia con conseguenze serie: scarso appetito, disidratazione, denutrizione oltre al rischio di un passaggio di cibo e liquidi nelle vie respiratorie. I sintomi sono di diversa natura: un nodo alla gola, difficoltà a deglutire, blocchi,sensazione di soffocamento da cibo con tosse e reflusso acido. Altrettanto varie sono le cause. Nella maggior parte dei casi si tratta di una patologia cronica provocata da disturbi neurologici. All’origine, anche altri processi come malformazioni, infiammazioni e tumori o disturbi funzionali del cavo orale, faringe ed esofago. E i più colpiti sono gli anziani. Per affrontare il problema entrano in campo varie figure professionali: radiologo, otorino, dietologo, logopedista, ognuno con la propria specificità. È vero anche che si tratta di un disturbo spesso trascurato con conseguenze anche gravi (come infezioni, polmoniti ab ingestis); quindi è fondamentale non sottovalutare determinati sintomi rivolgendosi subito al medico.
Il problema è molto sentito dagli operatori socio-sanitari:per i suoi effetti sulla malnutrizione: il malato non riesce a mangiare, a bere o lo fa con difficoltà. L’ultimo congresso nazionale della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) ha evidenziato come l’educazione del malato e di familiari e amici che lo assistono, possa migliorare la situazione evitando molti rischi. Importante è supportare il fabbisogno energetico e alimentare con l’integrazione e la supplementazione. E se i cibi con consistenza cremosa sono più facilmente fruibili (rispetto a quelli liquidi e solidi) per latte, succhi, minestre o per i supplementi nutrizionali liquidi, possono essere usate polveri addensanti. Per completare gli interventi nutrizionali ci sono integratori proteici in polvere da aggiungere ai pasti frullati o supplementi nutrizionali completi di consistenza cremosa. In commercio ci sono prodotti completi e gradevoli al gusto, in grado di fornire il necessario per completare l’alimentazione e migliorare la qualità di vita. È il caso della linea di prodotti specifici per disfagia di Nutricia, studiati per i problemi di deglutizione: si tratta di acqua gel, addensanti in polvere, integratori proteici e calorici dalla consistenza budino e crema, con una composizione specifica per il trattamento nutrizionale del paziente disfagico e per una deglutizione sicura. L’azienda sostiene infatti un approccio proattivo alla malnutrizione, ricorrendo a un intervento di tipo nutrizionale come parte integrante di un trattamento semplice, efficace e mirato del disturbo. I prodotti Nutricia sono disponibili in diversi gusti, formati e consistenze per aderire alle esigenze del paziente in base alla problematica e colmarne le carenze nutrizionali.

http://www.ilgiornale.it

Dove sono presenti gli agenti cancerogeni?

Gli agenti cancerogeni sono presenti nell’aria che respiriamo, nell’acqua, nel cibo, nel suolo: prodotti dalle attività industriali dell’uomo o semplici elementi naturali. Complessivamente gli agenti chimici in commercio sono 6570 mila. Ne conosciamo non più del 23 per cento». Soffritti. A livello internazionale sono stati studiati circa mille composti e, fra questi, la Fondazione Ramazzini, in trentacinque anni d’attività, ne ha studiati oltre 200; il 40 per cento dei circa 100 di cui sono stati pubblicati i risultati, sono risultati cancerogeni. Fra questi, vanno segnalati il cloruro di vinile, utilizzato per la produzione della plastica; il benzene; l’Mtbe, un additivo della benzina cosiddetta «verde»; la formaldeide, contenuta spesso nelle carte da parati e nel truciolato con cui sono fatti molti arredi di abitazioni e uffici, ma che viene prodotta anche dalla combustione della benzina; e il Mancozeb, un fungicida usato in Italia da più di quarant’anni su frutta e verdura per prevenire le muffe. Il Mancozeb è un cancerogeno multipotente, capace cioè di aggredire vari organi e tessuti. Ci sono agenti cancerogeni ai quali non è stata data una sufficiente e tempestiva attenzione? Sì, i solventi alogenati, i campi elettromagnetici, le basse dosi di radiazioni ionizzanti, i combustibili per autotrazione, i loro costituenti e additivi, ma anche l’amianto e le fibre artificiali alternative. La Fondazione Ramazzini ha appurato che l’acetato di vinile, un composto chimico utilizzato anche per produrre la resina delle gomme da masticare, le chewing gum, è un agente cancerogeno in grado di aggredire cavo orale, esofago e stomaco

http://www.medicina33.com

Perché è necessaria un’apertura nel collo?

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Prima della chirurgia, i passaggi dell’alimento e di respirazione hanno un passaggio comune nella gola; avanzili giù si dividono nella trachea (trachea) per la respirazione e l’esofago (esofago) per alimento di trasporto allo stomaco. Se la scatola di voce (laringe), che controlla l’entrata di aria nella trachea, è rimossa chirurgicamente (laryngectomy), è necessario allora da riassegnare l’estremità del passaggio di aria come apertura alla parte anteriore del collo. Ciò è denominata lo stoma.