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Malato d’amianto, carattere di ferro

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Malato d’amianto, carattere di ferro: “Sono un sopravvissuto alla fabbrica”
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Silvestro Capelli ha 70 anni ed è uno dei pochi lavoratori a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto. Sabato pomeriggio c’era anche lui alla sede di via Magenta del “Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio”
di Laura Lana
Silvestro Capelli, operato nel ’96 per un tumore alla laringe: ha recuperato la voce grazie a una grande forza di volontà (Spf)

Sesto San Giovanni, 28 aprile 2014 – Un lavoro che debilita, che può anche uccidere e di cui ci si ammala. E giornate come queste, in cui si ricordano i compagni scomparsi, che diventano le più lunghe. Silvestro Capelli ha 70 anni, «71 tra 20 giorni, per la precisione», ed è uno dei pochi lavoratori a cui è stata riconosciuta l’esposizione all’amianto. Sabato pomeriggio c’era anche lui alla sede di via Magenta del «Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio», dopo il tradizionale corteo fino alla lapide di via Carducci dedicata ai caduti in fabbrica.

«Mi si chiude la gola. È troppo difficile ricordare. Quanti amici persi. Io sono uno dei sopravvissuti», racconta seduto vicino al suo cane, Barry White, in omaggio alla sua passaione per il jazz. Nostalgia e mito negli anni si sono sedimentati nel raccontare l’ex Stalingrado d’Italia. Eppure per loro, per gli ex bredini, la fabbrica è stata altro. «Un luogo di fatica e dolore, un ambiente malsano, un posto anche di morte e di malattia. La fabbrica per noi rappresenta tutto questo». Per Silvestro la fabbrica è anche quel buco che ha in gola e quello sforzo non immaginabile che deve fare per pronunciare ogni parola, anche se la sua voce corre spedita. In Breda c’è stato 17 anni. Ha lavorato «in un ambiente pieno di amianto» e nel 1992 si è ammalato. Quattro anni dopo è stato operato di tumore alla laringe e dopo due mesi di riabilitazione è tornato a parlare. «C’è voluta una grandissima forza di volontà per ottenere questi risultati. Non è stato per niente facile. Da 16 anni, gratuitamente, aiuta i pazienti che hanno subìto interventi simili. Dei miei allievi non c’è nessuno che non sia tornato a parlare. Ne sono molto orgoglioso».

Silvestro è arrivato a Sesto dal Mantovano nel 1952, dopo che suo padre aveva già iniziato a lavorare in città. «Era il 24 maggio, un sabato. Ho visto questa miriade di tute blu, che sembravano tante formichine che lavoravano. Sesto mi è apparsa come una città medievale, solo che le mura erano quelle degli stabilimenti e non di un forte. Eravamo divisi da Monza dalla Falck, da Milano dalla Pirelli e in mezzo c’erano tutte le altre fabbriche: la Osva, la Campari, la Garelli, la Breda». Vita di fabbrica, dove ci ammalava. «Franco Camporeale è stata la prima vittima, ormai vent’anni fa. Era il mio compagno di turno, saldavamo le aste. Aveva 45 anni quando è morto. Sotto questi capannoni immensi, i reparti erano divisi da strisce gialle pitturate a terra. Tutti abbiamo mangiato l’amianto, ma solo ad alcuni è stata confermata l’esposizione». Silvestro è tra questi. «Però per lo Stato sono un invalido civile, così costo meno. Continuerò a lottare perché mi venga riconosciuta l’invalidità da lavoro».

laura.lana@ilgiorno.net

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Salve, come tutti gli anni anche la sezione AILar di Sesto San Giovanni  si prende un po’ di riposo.
Mentre aspettiamo che il caldo esca dalle stanze e lasci il posto ad un fresco Settembre, vi informo che rimarremo chiusi fino a Lunedì 5 Settembre 2011 compreso.
Riprenderemo martedì 6 settembre i regolari incontri.
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Seregno: un 25 Aprile con buona partecipazione

 

Seregno – Un buon pubblico, nonostante la concomitanza con la Pasquetta, ha fatto da cornice oggi alle celebrazioni svoltesi a Seregno per ricordare la ricorrenza del 25 aprile.
Ad aprire il programma, concordato come ormai prassi consolidata dall’amministrazione comunale e dal Comitato antifascista, è stata una santa Messa di suffragio per i caduti di tutte le guerre, officiata nella basilica San Giuseppe da monsignor Silvano Motta. «Questo giorno -ha spiegato il prevosto nell’omelia- diede inizio ad una nuova epoca per la nostra nazione. Il sindaco Giacinto Mariani qui rappresenta i seregnesi che nella resistenza, fatta da uomini di buona volontà e di diverse ispirazioni, circostanza che anche oggi ci dovrebbe servire ad esempio, hanno cercato la strada per ritrovare la democrazia. Sia questo un paradigma contro ogni tentazione di oligarchia». 
È seguito un corteo per le vie del centro storico, aperto dalle autorità civili e militari e dagli esponenti delle associazioni d’arma e combattentistiche, che ha avuto come tappe il parco 25 Aprile, dove il primo cittadino ha reso omaggio alla lapide ai partigiani che hanno sacrificato la loro vita per la patria, ed al municipio di via Umberto I, per il tradizionale alzabandiera, e come meta finale la piazza Vittorio Veneto, dove è stata deposta una corona di fiori ai piedi del monumento ai caduti. Subito dopo, il coro Il Rifugio, diretto da Fabio Triulzi, ha intonato alcune canzoni proprie del suo repertorio, prima che il Corpo musicale Santa Cecilia, guidato da Mauro Bernasconi, che già aveva accompagnato il corteo, eseguisse l’inno nazionale. 
I presenti si sono quindi spostati nella sala civica monsignor Gandini di via XXIV Maggio, teatro della commemorazione ufficiale. «Il 25 aprile – ha sottolineato il sindaco – fu una pagina gloriosa della nostra storia, un aratro che ha tracciato una cesura con un governo liberticida e posto le basi per una Costituzione ancora oggi attuale. L’articolo 1 di questa Costituzione fonda la nostra Repubblica sul lavoro, ma oggi non siamo in grado di garantire a tutti un lavoro, soprattutto alle nuove generazioni, quelle più penalizzate secondo le statistiche». Quindi, la conclusione: «L’Italia attuale non è l’Italia che vogliamo. Nei nostri primi centocinquant’anni, abbiamo fallito l’obiettivo di riconoscerci in ideali comuni. Ora dobbiamo impegnarci per centrarlo». 
Il giro dei discorsi è stato quindi completato da Massimo Pozzi, vicepresidente del Comitato antifascista, che ha ripercorso l’operato anche culturale dell’associazione negli ultimi tre lustri, e da Cecilia Veneziano, rappresentante dell’Anpi provinciale, che ha elogiato le diverse componenti sociali che favorirono la liberazione dal giogo nazifascista.
Infine, prima di confluire nell’attigua galleria Mariani di via Cavour, dove è stata aperta la mostra «I temi della Costituzione nella pittura di Aldo Tuis», visitabile fino al prossimo 8 maggio (orari: il giovedì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19), sono stati premiati Silvestro Capelli, operaio della Breda laringectomizzato a causa di un tumore provocato dall’amianto inalato in fabbrica, per il suo impegno nel mondo del lavoro, argomento scelto quest’anno come filo conduttore dei festeggiamenti, in riferimento all’articolo 1 della Carta costituzionale, e Marco De Paolis, magistrato militare, che a La Spezia ha avuto il merito di istruire i processi sui più importanti eccidi nazisti, tra i quali quelli di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, i cui fascicoli in precedenza erano stati celati nel cosiddetto “armadio della vergogna”.
P.Col.

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sc1.JPGhttp://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/200937_seregno_un_25_aprile_con_tannta_gente/