27 gennaio,il mondo ricorda l’Olocausto

Il Velodromo d'inverno
— Cultura

La storia del Velodromo d’Inverno

Il 16 e 17 luglio del 1942 più di tredicimila ebrei, tra cui molti bambini, vennero arrestati a Parigi per essere mandati nei campi di concentramento

 

Il “Velodromo d’Inverno” era un circuito coperto per gare di ciclismo che si trovava a Parigi vicino alla Torre Eiffel e il 16 e 17 luglio del 1942 fu il luogo del più grande arresto in massa di ebrei avvenuto in Francia durante l’occupazione nazista. L’operazione, guidata dalla polizia francese e battezzata con il nome “Vento di Primavera”, portò alla cattura di 13.152 persone, tra cui 4.115 bambini tra i 2 e i 15 anni. Quasi tutti gli ebrei radunati al Velodromo di Parigi furono deportati nei campi di concentramento e meno di 100 riuscirono a sopravvivere. In Francia la loro storia viene ricordata in questi giorni da alcune mostre, ed è stata raccontata nel 2010 in un film intitolato Elle s’appelait Sarah” (La chiave di Sara, in italiano)

Il Velodromo d’Inverno
Il Vélodrome d’Hiver era un velodromo coperto tra boulevard de Grenelle e rue Nelaton nel quindicesimo arrondissement di Parigi, vicino alla Torre Eiffel. L’edificio dove prima si svolgevano le gare di ciclismo si trovava poco lontano, nella Salles des Machines, che era stata però demolita per migliorare la vista sulla Torre. Così Henri Desgrange (direttore e fondatore del quotidiano sportivo francese L’Auto e ideatore del Tour de France ciclistico) aveva voluto il trasferimento della pista in quello che, su progetto dell’architetto Gaston Lambert, divenne il Vélodrome d’Hiver. Nell’estate del 1924 vi si svolsero anche alcuni eventi delle Olimpiadi. Il Velodromo è stato poi demolito nel 1959 dopo che una sua parte era andata distrutta in un incendio. Al suo posto, ora, si trovano un edificio del ministero degli Interni e un monumento commemorativo.

La preparazione della retata
Nell’estate del 1940 la Francia era stata divisa tra la parte settentrionale occupata dalla Germania e quella meridionale – il “regime di Vichy” – formalmente autonoma e nata dopo l’armistizio con i tedeschi, guidata dal discusso governo del maresciallo Pétain in accordo con la Germania, di cui divenne via via sempre più succube. Gli ebrei francesi erano stati censiti a partire dal 1940 dopo un’ordinanza tedesca del 21 settembre. I loro nomi e i loro indirizzi erano catalogati nel dossier Tulard (dal nome del suo creatore, André Tulard). Il 4 luglio René Bousquet, capo della polizia del governo di Vichy, incontrò a Parigi gli ufficiali delle SS Knochen e Dannecker. I tedeschi avanzavano la pretesa di visitare i campi di internamento della zona non occupata per rendersi conto della situazione e predisporre i trasferimenti nei campi di concentramento. Bousquet accettò e Dannecker poté quindi telegrafare a Adolf Eichmann (uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei) il risultato positivo dei colloqui che stabilirono anche la partecipazione della polizia francese alle retate.

Il rastrellamento di Parigi
Il 12 luglio del 1942 venne dato il via all’operazione “Vento di primavera” che, secondo gli ordini, doveva essere eseguito «con la massima velocità». L’arresto dei bambini venne effettuato su iniziativa diretta delle milizie francesi e Eichmann, che non l’aveva chiesto, si limitò ad autorizzarlo qualche giorno dopo. I tedeschi erano infatti interessati solo alle persone tra i sedici e i quarant’anni; fu Pierre Laval (Primo Ministro e principale responsabile della politica di collaborazione con la Germania nazista) a proporre ai tedeschi di prelevare le famiglie intere spiegando al Consiglio dei ministri: «Per un principio umanitario ho ottenuto, contrariamente alle prime intenzioni dei tedeschi, che i figli, compresi quelli minori di sedici anni, siano autorizzati ad accompagnare i genitori».

A partire dalle 4 del mattino del 16 luglio 1942, ebbe inizio la retata: 13.152 ebrei furono arrestati. In base ai documenti della prefettura di Parigi 5.802 (il 44 per cento) erano donne e 4.115 (il 31 per cento) erano bambini. Le condizioni per gli arrestati prevedevano che potessero portare con sé solo una coperta, un maglione, un paio di scarpe. Alcuni di loro furono inviati subito al campo di transito di Drancy, a nord di Parigi, in attesa di essere deportati in Germania o in Polonia. Altri, la maggioranza, compresi i bambini, furono ammassati e rinchiusi per giorni nel “Velodromo d’Inverno”.

Qui, sotto un tetto che era stato dipinto di blu scuro per celarlo ai bombardieri, le condizioni divennero terribili per l’affollamento e per il caldo. Le finestre erano state chiuse per sicurezza, dei dieci bagni disponibili cinque erano stati sigillati, c’era un unico rubinetto dell’acqua. Coloro che cercarono di fuggire furono fucilati sul posto. Dopo cinque giorni, i prigionieri furono portati nei campi di internamento di Drancy, Beaune-la-Rolande e Pithiviers, e successivamente nei campi di sterminio.

La responsabilità francese
Per decenni il governo francese ha rifiutato di chiedere scusa per il ruolo della polizia nel rastrellamento o per qualsiasi altra complicità. Si sosteneva infatti che la Repubblica francese smantellata da Philippe Pétain e ristabilita a guerra finita, non aveva avuto alcuna responsabilità. Il 16 luglio 1995, fu l’allora presidente Jacques Chirac a dire infine che era tempo che la Francia facesse i conti con il proprio passato e a riconoscere il ruolo che lo Stato aveva giocato nella persecuzione degli ebrei.

fonte

Incidente ferroviario della stazione di Parigi Montparnasse

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Lo spettacolare incidente del 1895

Altra foto dell’incidente

Coordinate48.84347°N 2.323582°E (Mappa)

L’incidente ferroviario della stazione Montparnasse fu un incidente occorso il 22 ottobre1895 a Parigi Montparnasse. Il treno espresso 56 transitante sulla linea Granville-Parigi, carico di 131 passeggeri, fu la causa di questo incidente che rimane uno dei più spettacolari delle ferrovie francesi.


Il treno, nell’entrare nella stazione di Montparnasse, era condotto dalla locomotiva numero 721 del tipo 120 ed era manovrato da Guillaume Marie Pellerin, un macchinista al servizio delle ferrovie francesi da più di diciannove anni.

Le circostanze [modifica]

Il convoglio era composto da due vagoni per bagagli e un vagone postale che si trovavano immediatamente dietro la locomotiva, a seguire otto vagoni passeggeri ed un ultimo vagone bagagli in coda treno. Il treno partì con un ritardo di nove minuti; il macchinista sarebbe voluto arrivare in orario a Monteparnasse e per questo motivo non rallentò in tempo. Il capotreno Albert Mariette azionò il freno d’emergenza Westinghouse ma esso non funzionò. Non restavano che i freni della locomotiva ma furono insufficienti. Alle quattro in punto il convoglio ruppe i respingenti, attraversò la stazione, sfondò il il muro di facciata e cadde sulla fermata dei tram posta dieci metri più in basso. Tutti i vagoni passeggeri rimasero all’interno della stazione. Non vi fu alcuna vittima tra i passeggeri[1].

Conseguenze dell’incidente 

La locomotiva cadde vicino ad un’edicola posta vicino alla stazione, in rue de Rennes: una passante fu ferita e Marie-Augustine Aguilard, che quel giorno sostituiva suo marito all’edicola fu uccisa, non dalla locomotiva che passò sopra di lei senza colpirla, ma da un pezzo di muratura caduto dalla stazione[2].

Il funerale della donna fu pagato dalla compagnia ferroviaria ed ai suoi due figli fu corrisposta una rendita. Il macchinista fu condannato a due mesi di prigione e 50 franchi d’ammenda mentre il capotreno a soli 25 franchi d’ammenda.

La locomotiva restò quasi intatta; rimase quattro giorni sospesa prima che si riuscisse a disincastrarla.

Note 

  1. ^ Le petit journalsupplément illustré, n° 259 du 3/11/1895
  2. ^ Settimanale L’Illustration numero 2748 del 26/10/1895.

Altri progetti 

Schiavone, che impresa! Vince il Roland Garros

Francesca Schiavone regina di Parigi

Prima vittoria di un’italiana in una prova del Grande Slam

PARIGI – Francesca Schiavone sul trono di Parigi. La tennista milanese si e’ aggiudicata il Roland Garros, il piu’ importante torneo del mondo sulla terra battuta, battendo in finale l’australiana Samantha Stosur, numero 7 del mondo, col punteggio di 6-4 7-6 (2) in un’ora e 37′. E’ la prima vittoria di una tennista italiana in una prova del Grande Slam.

Lacrime di felicita’ per Francesca Schiavone, fresca vincitrice del Roland Garros. La milanese all’errore della sua avversaria che le ha regalato la vittoria nel piu’ importante torneo del mondo su terra battuta, ha alzato le braccia al cielo agitandole in segno di incredulita’ per poi gettarsi, esausta e felice, a terra portandosi le mani al viso prima di baciare la terra del campo centrale Philippe Chatrier del Roland Garros. Quindi la Schiavone ha raggiunto il gruppo di amici e parenti che per tutto l’incontro l’ha incoraggiata e si e’ stretta in un abbraccio col suo allenatore Corrado Barazzutti.

EMOZIONE SCHIAVONE, LA MIA GIOIA PIU’ GRANDE – ”E’ la gioia piu’ grande della mia carriera, e’ incredibile. Tutto e’ andato per il verso giusto, ma oggi ero piu’ aggressiva della mia avversaria”: queste le prime parole alla tv francese dell’emozionatissima Francesca Schiavone, reduce dall’impresa del primo Roland Garros conquistato per i colori italiani a Parigi.
CON SCHIAVONE QUATTRO SUCCESSI ITALIA IN SLAM – La straordinaria impresa al Roland Garros di Francesca Schiavone, prima italiana a vincere una prova del Grande Slam, fa pendere la bilancia degli azzurri in positivo nelle finali dei tornei di tennis piu’ prestigiosi, 4 successi e 3 sconfitte. Prima di Francesca Schiavone sei volte un tennista italiano era riuscito nell’impresa di arrivare in finale in un torneo del Grande Slam, sempre in campo maschile, e sempre sulla terra rossa del Roland Garros. Il bilancio era fino ad oggi di 3 vittorie e tre sconfitte.
L’impresa di arrivare in finale e’ riuscita quattro volte a Nicola Pietrangeli, capace di aggiudicarsi il piu’ importante torneo su terra battuta nel 1959 (in finale sul sudafricano Vermaak) e nel 1960 (vittorioso sul cileno Ayala) e finalista nel 1961 e nel 1964, sconfitto in entrambi i casi dallo spagnolo Manolo Santana. Ma prima di lui fu Giorgio De Stefani, uno dei pionieri del tennis azzurro, il primo italiano ad arrivare in finale a Parigi, era il 1932. Fu sconfitto dal francese Cochet.
Nel 1976 Adriano Panatta e’ stato l’ultimo italiano prima della Schiavone ad arrivare in finale a Parigi e allora le cose andarono bene: Panatta si aggiudico’ il torneo battendo l’americano Solomon.

31 Marzo 1889 – Viene inaugurata a Parigi la Torre Eiffel

Torre Eiffel

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Torre Eiffel
Tour Eiffel Wikimedia Commons.jpg

Edificio più alto del mondo
Periodo 18891930
Precedente Monumento a Washington
Successivo Trump Building
Ubicazione
Nazione bandiera Francia
Città Parigi
Coordinate 48°51′30″N 2°17′40″E
Torre Eiffel (Francia)
Torre Eiffel

Informazioni
Stato completato
Inaugurazione 1889
Uso turistico
Altezza
Antenna o guglia 324 m
Compagnie
Architetto Gustave Eiffel

Coordinate48°51′30″N 2°17′40″ELa Torre Eiffel (in lingua francese Tour Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Fu chiamata così dal nome del suo progettista, l’ingegnere Gustave Eiffel, che costruì anche la struttura interna della Statua della libertà. È visitata mediamente ogni anno da cinque milioni e mezzo di turisti.

La struttura, che con i suoi 324 metri di altezza è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; avrebbe dovuto servire da entrata all’Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario dellaRivoluzione francese. Inaugurata il 31 marzo del 1889, venne ufficialmente aperta il 6 maggiodello stesso anno.

Trecento metalmeccanici assemblarono i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando mezzo milione di bulloni (che furono sostituiti, durante la costruzione stessa, con rivetti incandescenti). Considerate le condizioni di sicurezza esistenti a quell’epoca, è sorprendente osservare che solo un operaio abbia perso la vita durante i lavori del cantiere (durante l’installazione degli ascensori) La torre è alta con la sua antenna 324 metri (le antenne della televisione sulla sommità sono alte 20 metri) e pesa 10.000 tonnellate. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo. Per il suo mantenimento servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l’altezza della Torre Eiffel può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo (sino a 15 cm più alta durante le calure estive). Nelle giornate ventose sulla cima della torre si possono verificare oscillazioni sino a 12 cm. Quando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente. Ancora oggi è poco apprezzata da alcuni parigini che la chiamano l'”asparago di ferro”. Tuttavia è generalmente considerata uno degli esempi di arte inarchitettura più straordinari e costituisce indiscutibilmente uno dei simboli di Parigi più rappresentativi nel mondo ed è stata proposta per le sette meraviglie del mondo moderno.

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Dati tecnici

La tabella riporta i principali dati tecnici relativi alla Torre Eiffel.

Materiale di costruzione: ferro forgiato.

Dimensions tour Eiffel.JPG

 

Utilizzi

Inizialmente ad Eiffel era stato concesso di lasciare in piedi la Torre per soli 20 anni, ma, vista la grande utilità di questa struttura sia a causa del grande sviluppo che in quegli anni ebbero le comunicazioni via etere sia come laboratorio per studi scientifici, le fu permesso di restare anche per le generazioni future.
Fu infatti grazie all’antenna radio installata sulla sua sommità che la Francia poté intercettare i messaggi radio tedeschi e prepararsi alla prima battaglia della Marna contro i tedeschi.

Eiffel, che all’inizio non aveva altra ambizione che celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misure meteorologiche, analisi dell’aria, esperienze come quella del pendolo di Foucault, ecc. Egli stesso contribuì da allora a tali ricerche che portarono all’installazione di un barometro, di un parafulmini e di un apparecchio per laradiotelegrafia.

Dal Capodanno del 2000 sulla Torre sono installati quattro potenti fari ruotanti che, coprendo ciascuno un arco di 180°, illuminano tutta la città ogni sera.

Non sarebbe stato solo un oggetto di curiosità per il pubblico, sia durante l’esposizione che dopo, ma avrebbe reso ancora servigi alla scienza e alla difesa nazionale. Proprio la difesa nazionale, infatti, salvò la torre dalla distruzione cui era stata destinata dopo solo un ventennio di vita.

Dal 1898 Eiffel aveva consentito a Eugène Ducretet di realizzare esperimenti di telegrafia senza fili fra la Torre ed il Panthéon, e offerto alla direzione dello scienziato di finanziarli egli stesso.
Il generale Ferrié, che divenne poi amico di Eiffel, riuscì nelle prime comunicazioni di questo tipo sostenendo la causa della torre contro la demolizione.

Fu così che la Tour Eiffel permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico. In questo modo fu possibile, poi, l’arresto di Gertrude Zelle, detta Mata Hari, e mobilitare in tempo i taxi parigini per inviarli sul fronte della Marnadove divennero per sempre i “taxi della Marna”.

Eventi

Vista dalla torre attraverso e oltre la Senna, mostra i giardini delTrocadéro e il Palazzo de Chaillot

L’aspetto della cima della torre è assai cambiato rispetto a quello iniziale (visibile nelle vecchie immagini in basso) per la presenza di stazioni meteorologiche, ripetitori radio e televisivi.

In questa immagine del 1889 si nota come non soltanto la cima ma anche la balconata del primo piano fosse diversa dall’attuale per la presenza di decorazioni ad arco, successivamente smontate.

1902, un fulmine colpisce la Torre

Il 21 gennaio 1908 fu mandato dalla torre il primo messaggio radio a lunga distanza.

Padre Theodor Wulf, nel 1910 decise di prendere alcune misure di radiazioni sia alla sommità che ai piedi della torre, scoprendone sulla sommità più di quanto previsto. Scoprì in questo modo i raggi cosmici.

Il 4 febbraio 1912 un sarto francese di origini austriache, Franz Reichelt, volendo collaudare uno speciale paracadute di sua invenzione, si gettò dal primo piano della torre: l’autopsia confermò che morì di crisi cardiaca prima di toccar terra, e che l’impatto con il terreno formò un cratere di quasi mezzo metro di profondità.

Nel 1925 l’artista dell’inganno Victor Lustig “vendette” per ben due volte la Torre Eiffel come ferro vecchio.

Nel 1930 la Torre perse il titolo di struttura più alta del mondo, quando a New York fu completato il Chrysler Building.

Quando Adolf Hitler visitò Parigi durante la seconda guerra mondiale, i francesi disattivarono gli ascensori, in tal modo sarebbe stato costretto a salire i 1792 gradini fino alla sommità. I francesi dissero che per causa della guerra era impossibile trovare il pezzo di ricambio, anche se poche ore dopo la partenza deinazisti gli ascensori funzionarono di nuovo. Hitler rimase ai piedi della Torre Eiffel.

Il 3 gennaio 1956 un incendio danneggiò la sommità della torre.

Nel 1959 l’attuale antenna radio fu aggiunta sulla sommità.

Negli anni ottanta un vecchio ristorante, che si trovava a metà altezza, fu smantellato con tutta la struttura che lo sorreggeva. Questo ristorante fu acquistato e ricostruito a New OrleansLouisiana sotto il nome di “Tour Eiffel Restaurant” e più recentemente conosciuto come “Red Room”.

Dall’anno 2000 la torre è illuminata da 352 fari e la sera scintilla ogni ora con 20.000 lampadine e 800 luci di festa; quest’illuminazione era stata realizzata per festeggiare il passaggio nel nuovo millennio, ma l’effetto suscitato nei parigini da questa meraviglia fu tale che non vollero più rinunciare e la torre è rimasta scintillante come allora. Le luci normalmente giallo-bianche possono cambiare colore a seconda degli eventi o commemorazioni varie, circa ogni 30 minuti la torre “clignotta”, come dicono i parigini, ovvero scintilla a intermittenza con un effetto molto scenografico e suggestivo.

Nel 2005, in occasione della candidatura di Parigi per ospitare le Olimpiadi del 2012 sulla torre fu issata un’insegna raffigurante il logo per la candidatura della città.

La torre ha ricevuto il 200.000.000° ospite il 28 novembre del 2002.

Il 22 luglio del 2003 alle ore 19.20 scoppiò un incendio nella sala degli strumenti di trasmissione. L’intera torre fu evacuata e l’incendio fu domato in 40 minuti. Non ci furono vittime.

All’inizio del turno di presidenza francese dell’Unione Europea nella seconda metà del 2008, dodici stelle dorate, simbolo dell’Unione, furono montate alla base e fu adottata per l’intera torre un’illuminazione blu.

Incisioni

Gustave Eiffel decise di far incidere, sotto la balconata del primo piano della torre, i nomi di settantadue cittadini francesi – soprattutto scienziati e ingegneri – in segno di riconoscimento per i loro studi. I nomi, ben visibili dal suolo, si trovano su tutti i quattro lati della torre. Curiosamente, dell’elenco non fa parte nessuna donna: critiche furono in particolare mosse per l’esclusione della matematica Sophie Germain, le cui ricerche sulla teoria dell’elasticità furono cruciali per la costruzione della torre stessa.La “Tour Eiffel” è il simbolo di Parigi, chiamata così dal nome del suo progettista, l’ingegnere Gustave Eiffel.

La struttura fu costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889, in occasione dell'”Exposition Universelle” con lo scopo di commemorare il centenario della Rivoluzione Francese.

Il monumento con i suoi 320 mt. di altezza ha mantenuto il record di costruzione più alta del mondo fino al 1930, anno in cui fu completato il Chrysler Building di New York.

Inizialmente Eiffel aveva avuto il permesso di lasciare in piedi la Torre per soli 20 anni, ma vista la sua utilità per motivi di comunicazione e come laboratorio per studi scientifici gli fu dato il permesso di lasciarla in piedi. Lo stesso progettista contribuì da allora a tali ricerche che si conclusero con l’installazione di un barometro, un parafulmine o un apparecchio per la radiotelegrafia. Eiffel, che non aveva altra ambizione se non quella di celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misure meteorologiche, analisi dell’aria oppure esperienze come quella di Foucault.

Il solo materiale utilizzato per la costruzione della Torre Eiffel è il ferro che venne eretto a forma di croce in più di 18.000 pezzi, fissati tra loro con circa 5.000.000 di bulloni. La forma imponente e la robustezza dei materiali la fanno pesare circa 10.000 tonnellate. Per il suo mantenimento però servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l’altezza della Torre può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo (sino a 15 cm. più alta durante le calure estive). Nelle giornate ventose sulla cima della Torre si possono verificare oscillazioni anche di 12 cm.

Nel 1898 Eiffel permise a Eugène Ducretet di effettuare esperimenti di telegrafia senza fili tra la Torre e il Pantheon. Fu così che la “Tour Eiffel” permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico.

Nel 1909 la Torre Eiffel rischiò di essere demolita perché contestata dall’elite artistica e letteraria della città. Fortunatamente fu risparmiata unicamente perché si rivelò una piattaforma ideale per le antenne di trasmissione necessarie alla nuova scienza della radiotelegrafia. Oggi è generalmente considerata uno degli esempi di arte architettonica più straordinari del mondo.

La Torre Eiffel è illuminata da oltre 350 proiettori di 1000 watt cad., mentre la sera scintilla con oltre 22.000 lampadine e 900 luci di festa. L’idea di far scintillare la torre è stato pensata per festeggiare il passaggio all’anno 2000. La società, “Scieté Nouvelle d’Exploitation de la Tour Eiffel”, che cura la manutenzione della Torre ha regalato ai parigini la possibilità di vederla brillare tutte le sere.

Per salire fino in cima vi sono due possibilità: i 1665 scalini oppure due ascensori trasparenti. La struttura è divisa in tre livelli aperti al pubblico, raggiungibili sia con l’ascensore sia con le scale.

A sud-est della torre si allunga una distesa erbosa da cui un tempo partivano i primi voli in mongolfiera.

Eiffel names highlight.jpg Torre con nomi.jpg

Riproduzioni e imitazioni

Sono state realizzate diverse riproduzioni della Torre Eiffel, tutte in scala minore eccetto una:

Informazioni utili

Accesso

  • Metro: Trocadéro (Linea 6 o 9) o Bir-Hakeim (Linea 6)
  • RER: Champs-de-Mars – Tour-Eiffel (Linea C)

Galleria fotografica

Note

 

Predecessore: Costruzione più alta del mondo Successore:
Monumento a Washington 18891930 Trump Building (40 Wall Street)

Voci correlate

Collegamenti esterni

Altri progetti

26 Febbraio 2001 – I 15 stati dell’Unione Europea firmano il Trattato di Nizza

Partecipa all’assemblea di Wikimedia Italia il 20 marzo a Pistoia

Trattato di Nizza

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Il Trattato di Nizza è uno dei trattati fondamentali dell’Unione europea, e riguarda le riforme istituzionali da attuare in vista dell’adesione di altri Stati. Il trattato di Nizza ha modificato il Trattato di Maastricht e i Trattati di Roma. È stato approvato al Consiglio europeo di Nizza, l’11 dicembre 2000 e firmato il 26 febbraio 2001. Dopo essere stato ratificato dagli allora 15 stati membri dell’Unione europea, è entrato in vigore il 1º febbraio 2003.


Dopo l’approvazione del Trattato di Amsterdam nacque subito l’insoddisfazione per le modifiche non incisive introdotte in campo istituzionale, soprattutto in vista dell’allargamento dell’UE ai paesi dell’ex Europa dell’est. Questa insoddisfazione spinse i capi di stato e di governo a prospettare subito un’ulteriore modifica del sistema istituzionale “prima che l’Unione conti venti membri”. La Conferenza intergovernativa (CIG) inizia il 14 febbraio 2000 con la presidenza portoghese dopo la “Relazione sulle implicazioni istituzionali dell’allargamento” del gruppo Dehaene. La trattativa si conclude al Consiglio europeo di Nizza dell’11 dicembre 2000, ma si traduce in un mezzo fallimento: vengono adottate solo disposizioni “minime” che permettono alle istituzioni, pensate per 6 membri, di funzionare anche a 27 membri.
Un Piano Storico

Clausole Dell’Accordo

Il Trattato di Nizza in particolare introduce:

  • nuova ponderazione dei voti nel Consiglio dell’Unione europea,
  • modifica della composizione della Commissione europea,
  • estensione della procedura di codecisione e modifica del numero di deputati al Parlamento europeo per ogni Stato membro,
  • estensione del voto a maggioranza qualificata per una trentina di nuovi titoli.
  • riforma per rendere più flessibile il sistema delle cooperazioni rafforzate
  • nuova ripartizione delle competenze tra Corte e Tribunale

Nell’ambito del Consiglio europeo di Nizza è stata solennemente proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che però non è entrata a far parte del trattato.

Passi Successivi

Nel dicembre 2001 il Consiglio europeo ha approvato la Dichiarazione di Laeken con lo scopo di far partire un dibattito più ampio e più approfondito sull’avvenire dell’Unione europea che è sfociato nella Convenzione europea.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Unione europea – TrattatiIstituzionistoria dell’integrazione europea
1952 1958 1967 1987 1993 1999 2003 2009
Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA)
Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom)
Comunità economica europea (CEE) Comunità europea (CE)
Comunità europeeCECACEEACEE Giustizia e
affari interni
(GAI)
Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (GAI)
Politica estera e di
sicurezza comune
(PESC)
U N I O N E   E U R O P E A (U E)
Trattato di
Parigi
Trattati di
Roma
Trattato di
fusione
Atto unico
europeo
Trattato di
Maastricht
Trattato di
Amsterdam
Trattato di
Nizza
Trattato di
Lisbona
I “tre pilastri” dell’Unione europea (non più in vigore): Comunità europea (CE), Politica estera e di sicurezza comune (PESC), Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI)

12 Dicembre 1913 – La Gioconda viene recuperata a Firenze, due anni dopo essere stata rubata dal Louvre da Vincenzo Peruggia

Vincenzo Peruggia

Da fonti o riferimenti sufficienti.Wikipedia, l’enciclopedia libera.


Vincenzo Peruggia
(Dumenza11 ottobre 1881 – Annemasse8 ottobre 1925) è stato undecoratore e imbianchino italiano, divenuto famoso per il “furto della Gioconda”.Vincenzo peruggia.jpg

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia,1913.

Già impiegato al Museo del LouvreParigi, la notte del 20 agosto 1911 rubò La Gioconda di Leonardo, allora conservata nel Salon Carré del Museo. Processato dal Tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti, e condannato ad un anno e quindici giorni di prigione.

Partecipò alla Prima guerra mondiale, e dopo Caporetto finì in un campo di concentramento austriaco. Terminata la guerra emigrerà ancora in Francia, dove morirà in Alta Savoia l’8 ottobre 1925.

Il furto avvenne fra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo.Il furto della Gioconda

Le indagini della gendarmeria francese andarono fuori strada e non portarono ad alcun risultato concreto: la responsabilità del fatto fu via via attribuita all’Impero tedesco, a Guillaume Apollinaire (che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova), e al suo amico Pablo Picasso (subito rilasciato).

Nel frattempo, il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre, fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassare Castiglione.

Il dipinto fu rintracciato due anni più tardi, nel dicembre 1913, a Firenze. L’autore del furto era appunto Vincenzo Peruggia, originario dellaprovincia di Como. Emigrato in Francia giovanissimo, aveva lavorato anche per il Louvre. La collaborazione era cessata da qualche tempo, ma Peruggia aveva partecipato ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito il dipinto, e conosceva bene le abitudini del personale del museo.

Il ritrovamento

Peruggia raccontò di aver custodito il dipinto in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi. Successivamente portò il quadro inItalia con l’intenzione di venderlo. Ottenere da qualcuno delle garanzie che il quadro sarebbe rimasto in Italia, e si trasferì quindi a Firenze.

Fu quindi arrestato, e ai carabinieri che lo prelevarono disse di aver compiuto il furto per patriottismo, per “restituire il frutto dei saccheggi napoleonici”. In realtà La Gioconda è legittimamente di proprietà dello Stato francese: il dipinto fu infatti portato in Francia da Leonardo da Vincinel 1516, quando il re Francesco I invitò il pittore a lavorare ad Amboise, vicino alla residenza del Re (il Castello di Clos-Lucé). Qui Francesco I acquistò da Leonardo varie opere, fra cui anche la Gioconda (si dice che il Re avesse pagato il dipinto 4000 ducati d’oro, una somma importante per l’epoca).

La mite condanna

Vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della Gioconda.

Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1913 di fronte al Tribunale di Firenze, di fronte alla stampa internazionale ed ad un pubblico generalmente favorevole al Peruggia, per un malinterpretato amor di patria. La pressione popolare sortì, comunque, l’effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti, ed a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione. Quando uscì di prigione, trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il frutto di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.

Il ritorno del dipinto in Francia

L’atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato in Francia. I due paesi, d’altra parte, coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. E, due anni più tardi, avrebbero combattuto insieme la prima guerra mondiale. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare, e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto (prima agli Uffizi aFirenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo FarneseRoma, poi alla Galleria Borghese, in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.

Monna Lisa arrivò in FranciaModane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l’attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.

Filmografia