Chi è l’otorinolaringoiatra?

Otorinolaringoiatra

L’otorinolaringoiatra è un medico-chirurgo specializzato, esperto nella diagnosi e nella cura delle malattie e dei disturbi che possono interessare le orecchie, le cavità nasali, la gola e i loro punti di collegamento a livello di faccia e collo.

ORIGINE DEL NOME
Il nome otorinolaringoiatra – così come otorinolaringoiatria – è l’insieme dei termini di origine greca che vogliono dire orecchio (“oto”), naso (“rino”), laringe (“laringo”) e medico (“iatra”).

LE SOTTOSPECIALIZZAZIONI DELL’OTORINOLARINGOIATRA
Grazie anche ai progressi della medicina, gli otorinolaringoiatri attuali hanno la possibilità di specializzarsi ulteriormente in un ambito della loro disciplina.
Le principali aree di sottospecializzazione vertono attorno a:

  • Le allergie che sono all’origine di rinitisinusite cronica, laringiti, mal di golaotiti, giramenti di testa ecc.
  • La chirurgia maxillo-facciale e plastica ricostruttiva, che si occupa di interventi di rinoplasticasettoplasticalabbro leporino, eliminazione delle rughe ecc.
  • tumori benigni e maligni del collo e della testa, con particolare attenzione a quelli che insorgono a livello di: naso, bocca, gola, laringe, corde vocali ed esofago.
  • La laringologia, che è lo studio particolareggiato di tutti i possibili problemi della laringe.
  • L’otologia e la neurotologia, le quali nel loro complesso trattano tutti i possibili problemi delle orecchie, dai tumori ai disturbi di conduzione nervosa.
  • L’otorinolaringoiatria pediatrica, cioè relativa ai bambini.
  • La rinologia, che tratta specificatamente le malattie del naso e dei seni paranasali.

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Focus sul cancro al cavo orale: come difendersi

Fattori di rischio, sintomi, diagnosi e novità chirurgiche per i tumori testa-collo che colpiscono ogni anno 600mila persone nel mondo. Le neoplasie alla faringe e alla laringe rappresentano quasi il 5% del totale. Intervista agli specialisti.

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Focus sul cancro al cavo orale: come difendersi

Con la collaborazione delle dottoresse Maria Benevolo, Anatomia Paologica IRE, e Maria Gabriella Donà, Dermatologia Infettiva San Gallicano, e del Prof. Giuseppe Spriano, direttore di Ototrinilaringoiatria e Chirurgia testa-collo IRE.

 

L’arma più forte è sempre la prevenzione. Nell’oncologia lo si ripete spesso. La diagnosi precoce dei sintomi, infatti, per gran parte dei tumori, permette di alzare fino al massimo le possibilità di cura e con esse le probabilità di dire: “ce l’ho fatta, ho sconfitto il mio nemico”. Non sempre però è facile accorgersi in tempo dei sintomi o dar loro il giusto peso. È il caso dei tumori al cavo orale.

Nel mondo, il cancro di faringe e laringe rappresentano quasi il 5% di tutte le neoplasie. Quelli riconducibili in generale alla categoria testa collo (cavità orale, faringe, laringe, rinofaringe e ghiandole salivari) colpiscono ogni anno 600mila persone a livello globale. Oltre 350mila è il calcolo dei decessi. I sintomi sono raucedine persistente, mal di gola, bruciore alla lingua o lesioni alla bocca, gonfiore al collo, difficoltà a deglutire, naso chiuso o sanguinamento. Gli esperti consigliano di rivolgersi al medico se uno di questi segnali perdura per 3 settimane.

Nonostante si localizzino in un’area per tutti noi semplice da controllare anche solo davanti allo specchio, questo tipo di neoplasie rischiano a volte di essere diagnosticate solo quando sono a uno stadio avanzato (2 pazienti su 3). Eppure le cure, così come la chirurgia, ha compiuto passi da gigante e permette di aumentare le aspettative di vita (più dell’80% dei pazienti è sopravvive dopo i 5 anni se diagnostica precocemente il cancro). Ce lo spiegano in questa intervista il Prof. Giuseppe Spriano, direttore di Ototrinilaringoiatria e Chirurgia testa-collo dell’IRCCS Regina Elena di Roma, e le dottoresse Maria Benevolo, del reparto di Anatomia Paologica, sempre dell’Istituto specializzato nella terapia dei tumori,  e Maria Gabriella Donà, di dermatologia Infettiva dell’IRCCS San Gallicano di Roma.

 

Come si manifestano e quali sono i consigli per la diagnosi precoce dei tumori al cavo orale?

I tumori del cavo orale si manifestano come ulcerazioni a margini irregolari, dolenti. Negli stadi avanzati, inoltre, con la difficoltà alla deglutizione e all’articolazione della parola.

 

Quando si può dire che la diagnosi è precoce?

A dispetto di quanto appena detto spesso la diagnosi non è precoce perché il paziente sottovaluta i sintomi e perde tempo, come pure il medico o il dentista. Ovviamente le possibilità di cura aumentano se il tumore viene riconosciuto in stadio iniziale e la cura è meno invasiva.

 

Quali sono gli esami a cui viene sottoposto il paziente per la diagnosi?

L’esame più importante è proprio quello di sottoporsi ad una visita otorinolaringoiatrica. In fase pre-operatoria verranno eseguiti esami diagnostici (ecografia, Tac o risonanza magnetica) per valutare l’estensione della malattia e l’eventuale presenza di metastasi linfonodali.

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DAY HOSPITAL /1. Cominciamo dall’otorinolaringoiatra

di Andrea Brivio

LECCO – Inauguriamo con questa prima puntata di “Day Hospital”,  il viaggio di Lecco Notizie all’interno dell’Ospedale Manzoni che ci porterà a conoscere, ogni venerdì, tutti i reparti e il personale medico della struttura ospedaliera lecchese, per scoprire, insieme ai nostri lettori, la realtà sanitaria del nostro territorio.

L’approfondimento prende il via dal reparto di Otorinolaringoiatria: il suo nome, oltre a risultare un vero e proprio scioglilingua per i non addetti ai lavori, nasconde in sé una vasta attività chirurgica, che spazia dai trattamenti medici delle patologie di naso, orecchio e collo, a più complesse operazioni oncologiche per tumori alle vie respiratorie ed alla tiroide.

A farci da guida nel nostro primo tour al Manzoni è il primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Lecco e Merate, il Dottor Renato Piantanida, 55enne medico di Gallarate.

Da oltre un decennio a capo del struttura medica lecchese, il Dottor Piantanida ha eseguito oltre otto mila interventi tra l’ospedale di Lecco e quello di Circolo di Varese, dove ha lavorato per circa 15 anni prima di giungere al Manzoni. Vice presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, è autore e co-autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche, oltre ad essere stato relatore in ben 120 congressi nazionali ed internazionali, inoltre dal 2004 è delegato italiano all’Unione Europea Medici Specialisti.
Ad accompagnarlo nell’attività del reparto ci sono i Dottori Paolo Lovotti, Sergio Valentini, Sebastiano Mininni, Matteo Giovari e le Dottoresse Eleonora Casati e Ida Fuoco.

Il direttore ha conosciuto i cambiamenti affrontati dalla struttura, che da reparto indipendente è confluito nel 2009 in un’area di degenza comune, quella della Chirurgia, a seguito della riorganizzazione in campo sanitario dettata dalla Regione.

Al di la della novità organizzativa, ci sono peculiarità dell’unità operativa che non sono cambiate nel tempo, tra queste le operazioni alle adenoidi e alle tonsille, che tuttora si confermano i trattamenti più richiesti dagli utenti: “Nonostante gli anni passino, la chirurgia otorinolaringoiatria pediatrica resta quella più frequente. Sicuramente c’è stata una limitazione significativa degli interventi, una riduzione di circa un quarto a livello mondiale nell’arco di 20 anni. Ciò non di meno, ci sono delle situazioni oggi ben definite dalle linee guida del ministero nelle quali la procedura chirurgica resta la soluzione più opportuna e queste sono ancora numerose”, spiega il Dottor Piantanida. Solo nei primi cinque mesi del 2012, tra il Manzoni e il Mandic, sono già state eseguite 80 operazioni alle tonsille e alle adenoidi, per una media di mille interventi l’anno.

Il punto di forza dell’otorinolaringoiatria lecchese è però rappresentato dalla Chirurgia Oncologica, che si avvale della collaborazione di radioterapista e oncologo medico per visite ai pazienti, diagnosi e trattamenti post-operatori collegiali. “E’ sicuramente un’offerta che non esiste ovunque – preosegue il Primario – e che qui è attiva dal 2000; un servizio per il quale siamo molto orgogliosi”.

I tumori più diffusi sono quelli delle prime vie respiratorie: cavo orale, bocca, laringe, faringe; un capitolo a parte sono i tumori della tiroide, questi ultimi in aumento vertiginoso; l’anno scorso sono stati compiuti circa 80 interventi, nel 2000 solo quattro”. Nonostante l’allarmante evoluzione del fenomeno, le neoplasie della tiroide riescono ad essere sconfitte con maggiore frequenza rispetto a quelle delle mucose: “Esiste una distinzione notevole tra l’andamento delle due tipologie di tumore – evidenzia Piantanida – in particolare, nei tumori alle prime vie respiratorie la sopravvivenza complessiva si aggira tra il 50 e 70%; i tumori della tiroide invece, se trattati bene chirurgicamente e con il complemento della medicina nucleare, possono raggiungere sopravvivenze del’80-90%. In ogni caso, tali soglie sono ben superiori ad altri tipi di tumori come al polmone e al pancreas, dove i numeri sono ben più drastici”.

Le cause di tali mali vanno ricercati nell’abuso di fumo e alcool, per quanto riguarda le vie respiratorie; ancora incerte nel caso della tiroide, una malattia trasversale che colpisce i bambini quanto soggetti adulti e anziani:

“A lungo si è studiato il legame tra la malattia e l’esposizione alle radiazioni, per questo si ci aspettava una pesante ricaduta con la disgrazia di Chernobyl; i numeri, in quel caso, sono aumentati ma non con l’intensità prospettata. Non c’è, per fortuna, questo tipo di accostamento sicuro, che è risultato più visibile nell’ambito territoriale dell’Ucraina e della Bielorussia; in realtà, l’aumento della malattia c’è stato in tutto il mondo, negli Stati Uniti come in Cina, ma non è possibile rilegarlo a quell’avvenimento. La connessione sicura con il fenomeno era legata alla popolazione degli anni ’50 – evidenzia il dottore – quando l’uso delle radiazioni in campo medico non seguiva norme protezionistiche rigorose quanto quelle odierne. Ciò rimane nei libri come retaggio storico, ma non è più attuale e ad oggi non è possibile affermare con certezza questa relazione”.

L’unità di Otorinolaringoiatria non si occupa solo di patologie curate attraverso la chirurgia, bensì anche di fratture al naso ed altri tipi traumi o patologie che non asseriscono necessariamente in una procedura chirurgica. Tra le principali attrezzature utilizzate per le visite agli utenti, gioca un ruolo fondamentale il fibrolaringoscopio, attrezzato nella sala dell’otomicroscopia e fibroendoscopia, che permette di evidenziare eventuali lesioni della laringe.

Il reparto lecchese offre un ulteriore servizio mirato, grazie alla scelta di mantenere attiva la figura storica dell’audiovestibologo, soppressa in altre realtà ospedaliere: si tratta di un medico otorino specializzato nei disturbi dell’equilibrio e dell’udito, impiegato in particolare nelle prove di adattamento delle protesi acustiche. Un settore in evoluzione con oltre 6 mila visite di audiovestibologia nello scorso anno e 172 prescrizioni di protesi uditive (queste ultime in aumento di 72 unità rispetto al 2010).

Inoltre, da circa otto anni, l’ospedale attua lo screening audiologico universale sui neonati, valutando, attraverso appositi macchinari, la funzionalità uditiva del soggetto. “Questo permette di intercettare in tempi molto precoci le sordità congenite nel piccolo. Procedere tempestivamente alla protesizzazione evita che il bambino diventi sordomuto”. Il servizio è offerto sia al Manzoni che al Mandic così, ad esclusione dei nati in cliniche private, può coprire tutti i bambini concepiti in Provincia di Lecco.

Complessivamente, lo scorso anno, l’unità di Otorinolaringoiatria ha eseguito circa 15 mila prestazioni ambulatoriali a Lecco e 7500 a Merate; mille le operazioni chirurgiche per un totale di 1200 ricoveri ospedalieri. Non pochi i pazienti che hanno deciso di omaggiare i medici del reparto per il loro operato, inviando biglietti di ringraziamento ora affissi in reparto. Non nasconde la soddisfazione il dottor Piantanida: “Lavoriamo per questo – ammette – Siamo orgogliosi di poter offrire e gestire in maniera autonoma un servizio completo all’utente quale non è costretto a cercare in altri presidi ospedalieri ciò che invece può trovare nella nostra struttura. Oltretutto, l’integrazione con l’ospedale di Merate ha permesso di ridurre sensibilmente i tempi di attesa, per cui una patologia minore viene operata entro tre mesi, con una priorità maggiore di 30 giorni per tumori o gravi situazioni nel bambino”.

Il cancro della laringe testo originale del settembre 1998 – tradotto e validato nel dicembre 2000

Sintomi

I sintomi del cancro laringeo dipendono principalmente dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore. La maggior parte dei tumori della laringe si sviluppa nelle corde vocali. Queste forme neoplastiche sono raramente dolorose, ma generano quasi sempre raucedine od altri cambiamenti della voce. I tumori situati nell’area al di sopra delle corde vocali possono dare luogo alla formazione di noduli nel collo e a mal di gola od otalgie, mentre i tumori che si sviluppano al di sotto delle corde vocali sono piuttosto rari e possono rendere difficoltosa e rumorosa la respirazione.

Una tosse persistente o la sensazione della presenza di un corpo estraneo all’interno della gola possono segnalare un cancro della laringe. Man mano che il tumore cresce, può causare dolore, perdita di peso, alitosi e frequenti soffocamenti dovuti a ostruzione delle vie aeree da parte del cibo. In alcuni casi il paziente proverà difficoltà ad inghiottire.

I suddetti sintomi possono derivare dalla presenza di un cancro oppure da altre patologie meno gravi. Se accusate uno o più di tali sintomi, consultate un otorinolaringoiatra

Diagnosi

Al fine di risalire alle cause dei suddetti sintomi, il medico rivolgerà al paziente una serie di domande sulla sua storia clinica ed effettuerà un esame fisico completo, compresa una minuziosa palpazione del collo per verificare la presenza di noduli, gonfiori, o sensibilità abnorme al tatto o ad altri cambiamenti. Esistono tre metodi possibili di esaminare la laringe:

Laringoscopia indiretta.

Il medico ispeziona la gola utilizzando uno specchietto dal lungo manico per individuare eventuali anomalie e verificare se le vibrazioni delle corde vocali avvengono correttamente. Si tratta di un test indolore, ma talvolta un anestetico locale spray viene spruzzato in gola per prevenire fastidiosi conati di vomito. L’esame si svolge presso l’ambulatorio del medico.

Laringoscopia a fibre ottiche.

Alcuni soggetti per la conformazione del collo e vivacità dei riflessi, nonostante l’uso di anestetici locali, non possono essere sufficientemente collaborativi al fine di permettere il tradizionale metodo di ispezione della laringe. In questi casi diventa indispensabile usare le fibre ottiche. Si tratta di un tubicino flessibile il quale, fatto passare per il naso o per la bocca, giunge all’altezza della laringe; l’organo viene illuminato e la sua immagine viene catturata in modo da poter essere vista dal medico attraverso un monitor o un “oculare” posto in cima all’apparecchio. Tale metodo, ad ogni modo, viene utilizzato anche quando è stata effettuata l’osservazione con lo specchietto e quando si vuole conoscere con maggior precisione l’estensione della malattia, la mobilità delle corde vocali oppure non è stato possibile vedere completamente la laringe.

Laringoscopia diretta.

Si effettua in anestesia generale introducendo nella bocca un tubo rigido che permette al medico di vedere la laringe o con visione diretta o attraverso microscopi ingranditori. In questo modo è possibile, oltre che osservare l’organo, eseguire delle biopsie (piccole esportazioni di parte dei tessuti che vengono esaminati), o interventi chirurgici per piccole neoformazioni (polipi, noduli, leucoplachie). Queste vengono asportate con strumenti taglienti o il metodo laser.

I campioni di tessuto vengono affidati successivamente ad un patologo per l’analisi microscopica. Se viene rilevata la presenza di cellule cancerose, il patologo sarà in grado di comunicare anche di quale tipo di cancro si tratta. Quasi tutti i tumori della laringe sono carcinomi a cellule squamose, cellule piatte a forma di scaglia di pesce che rivestono l’epiglottide, le corde vocali e altre porzioni della laringe.

Dopo l’accertamento della presenza di un tumore, sarà necessario determinarne lo stadio (o estensione) al fine di pianificare l’opzione di trattamento più efficace. Si effettueranno quindi ulteriori esami, come radiografieTAC, e/o RMN, anche per accertare l’eventuale diffusione ad altri organi. Durante una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), si effettuano numerose radiografie, successivamente elaborate da un computer per ottenere una serie di immagini particolareggiate delle strutture interne dell’organismo. Una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) riproduce immagini con l’aiuto di un potente magnete collegato ad un computer.