Focus sul cancro al cavo orale: come difendersi

Fattori di rischio, sintomi, diagnosi e novità chirurgiche per i tumori testa-collo che colpiscono ogni anno 600mila persone nel mondo. Le neoplasie alla faringe e alla laringe rappresentano quasi il 5% del totale. Intervista agli specialisti.

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Focus sul cancro al cavo orale: come difendersi

Con la collaborazione delle dottoresse Maria Benevolo, Anatomia Paologica IRE, e Maria Gabriella Donà, Dermatologia Infettiva San Gallicano, e del Prof. Giuseppe Spriano, direttore di Ototrinilaringoiatria e Chirurgia testa-collo IRE.

 

L’arma più forte è sempre la prevenzione. Nell’oncologia lo si ripete spesso. La diagnosi precoce dei sintomi, infatti, per gran parte dei tumori, permette di alzare fino al massimo le possibilità di cura e con esse le probabilità di dire: “ce l’ho fatta, ho sconfitto il mio nemico”. Non sempre però è facile accorgersi in tempo dei sintomi o dar loro il giusto peso. È il caso dei tumori al cavo orale.

Nel mondo, il cancro di faringe e laringe rappresentano quasi il 5% di tutte le neoplasie. Quelli riconducibili in generale alla categoria testa collo (cavità orale, faringe, laringe, rinofaringe e ghiandole salivari) colpiscono ogni anno 600mila persone a livello globale. Oltre 350mila è il calcolo dei decessi. I sintomi sono raucedine persistente, mal di gola, bruciore alla lingua o lesioni alla bocca, gonfiore al collo, difficoltà a deglutire, naso chiuso o sanguinamento. Gli esperti consigliano di rivolgersi al medico se uno di questi segnali perdura per 3 settimane.

Nonostante si localizzino in un’area per tutti noi semplice da controllare anche solo davanti allo specchio, questo tipo di neoplasie rischiano a volte di essere diagnosticate solo quando sono a uno stadio avanzato (2 pazienti su 3). Eppure le cure, così come la chirurgia, ha compiuto passi da gigante e permette di aumentare le aspettative di vita (più dell’80% dei pazienti è sopravvive dopo i 5 anni se diagnostica precocemente il cancro). Ce lo spiegano in questa intervista il Prof. Giuseppe Spriano, direttore di Ototrinilaringoiatria e Chirurgia testa-collo dell’IRCCS Regina Elena di Roma, e le dottoresse Maria Benevolo, del reparto di Anatomia Paologica, sempre dell’Istituto specializzato nella terapia dei tumori,  e Maria Gabriella Donà, di dermatologia Infettiva dell’IRCCS San Gallicano di Roma.

 

Come si manifestano e quali sono i consigli per la diagnosi precoce dei tumori al cavo orale?

I tumori del cavo orale si manifestano come ulcerazioni a margini irregolari, dolenti. Negli stadi avanzati, inoltre, con la difficoltà alla deglutizione e all’articolazione della parola.

 

Quando si può dire che la diagnosi è precoce?

A dispetto di quanto appena detto spesso la diagnosi non è precoce perché il paziente sottovaluta i sintomi e perde tempo, come pure il medico o il dentista. Ovviamente le possibilità di cura aumentano se il tumore viene riconosciuto in stadio iniziale e la cura è meno invasiva.

 

Quali sono gli esami a cui viene sottoposto il paziente per la diagnosi?

L’esame più importante è proprio quello di sottoporsi ad una visita otorinolaringoiatrica. In fase pre-operatoria verranno eseguiti esami diagnostici (ecografia, Tac o risonanza magnetica) per valutare l’estensione della malattia e l’eventuale presenza di metastasi linfonodali.

fonte

STATI UNITI Tumori, i pazienti a basso reddito esclusi dalle sperimentazioni

I malati più poveri hanno molte meno chance di accedere ai trial clinici sui nuovi farmaci. In Italia penalizzate le donne

MILANO – Due notizie completamente differenti fra loro richiamano l’attenzione sull’importanza cruciale delle sperimentazioni per chi è malato di tumore. Da un lato, durante l’ultimo convegno della Società americana di oncologia clinica (Asco) è emerso un dato inquietante: i pazienti che hanno un reddito basso hanno meno probabilità di partecipare ai trial clinici con i nuovi farmaci. Dall’altro, una ricerca inglese appena pubblicata sulla rivista Annals of Oncology mostra come in Gran Bretagna sia cresciuto il numero di guarigioni dei bambini con un tumore grazie al loro maggiore accesso ai protocolli sperimentali.

 

I MALATI VOGLIONO «FARE LE CAVIE» – Sempre più spesso in oncologia l’accesso ai farmaci innovativi passa attraverso le sperimentazioni cliniche. Solo così i pazienti possono riceverli ancora prima che vengano ufficialmente approvati dalle autorità competenti (prima europee, poi italiane e regionali) e siano quindi introdotti nella pratica standard di tutti gli ospedali, se si rivelano efficaci come sperato. Il tempo, specie per chi ha un tumore, è un prezioso alleato e poter essere curati con un trattamento nuovo (specie quando la malattia è in fase avanzata e le altre terapie non hanno dato i risultati auspicati) è in molti casi la migliore chance per i malati, oltre che la loro più grande speranza. Ecco perché, con crescente partecipazione, i diretti interessati e i loro familiari chiedono di poter partecipare ai protocolli sperimentali: più che sentirsi «cavie» su cui vengono testate cure di cui ancora non è certa la validità (e la tossicità), i pazienti oggi vedono i trial come un’occasione da sfruttare, venendo però adeguatamente informati.

TRIAL OFF LIMITS PER I POVERI – E se i test clinici sono un’opportunità in più, è facile capire il motivo per cui la ricerca statunitense presentata all’Asco ha suscitato grande clamore oltreoceano, sollevando grande preoccupazione fra oncologi ed esperti. «Il nostro studio – ha spiegato l’autore della ricerca, Joseph Unger del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle – dimostra che dopo aver preso in considerazione tutti i fattori quali età, educazione, sesso, razza e condizioni mediche, il reddito di per sé era parametro associato alla partecipazione di un paziente a un trial clinico». Considerando i dati di oltre 5mila pazienti con cancro (monitorati dal 2007 al 2011) è infatti emerso che i pazienti con un reddito annuale inferiore ai 50mila dollari avevano una minore probabilità del 30 per cento di entrare in una sperimentazione clinica. E per quelli con reddito annuale sotto i 20mila dollari avevano le chance scendevano del 44 per cento. «Fra le possibili barriere all’accesso dei pazienti più poveri ai test – dicono gli autori – potrebbero includere i costi diretti per partecipare ai test stessi e quelli indiretti, come la necessità di prendere dei giorni di ferie dal lavoro».

TROPPO SPESSO ESCLUSE LE DONNE – Ogni anno si svolgono in Italia circa 700 studi clinici su farmaci e di questi circa un terzo sono su farmaci oncologici. «Il nostro Paese partecipa ormai stabilmente ai più importanti studi clinici multicentrici multinazionali – dice Carlo Tomino, direttore Ricerca e Sperimentazione Clinica dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) –, il nostro contributo è significativo e la qualità dei dati raccolti è spesso eccellente». Lo dimostrano i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali, sul cui sito internet è peraltro possibile consultare l’elenco delle sperimentazioni attive per le varie patologie, fra cui i tumori. Da noi, i criteri per la partecipazione ai trial clinici sono regolamentati rigidamente dal protocollo che, in ogni studio, deve essere attentamente seguito e che rappresenta la guida per medici sperimentatori e pazienti. «E, fortunatamente, il reddito non è un parametro che va calcolato – prosegue Tomino – perché il nostro tanto bistrattato Servizio Sanitario Nazionale (considerato come uno dei migliori a livello internazionale) consente a tutti i cittadini un accesso uguale sia alle strutture di cura che agli studi clinici su farmaci sperimentali». Il problema americano nasce infatti dal loro “modello di assistenza sanitaria”, che com’è noto, si basa ancora prevalentemente sulle assicurazioni private che i cittadini stipulano per avere la copertura delle spese mediche. Non a caso uno dei punti fermi della campagna elettorale del presidente Obama è stato proprio quello di prevedere una copertura assistenziale per una larga fascia di popolazione meno abbiente. «Certo anche da noi – conclude l’esperto – si può fare molto per migliorare la situazione e Aifa si sta impegnando su diversi fronti: dalla semplificazione normativa alla comunicazione ai cittadini, dalla riduzione dei Comitati etici (numerosissimi in Italia se confrontati a tutti gli altri Paesi del mondo) alla centralizzazione dell’autorità competente. C’è poi un problema legato al basso numero (e centri dedicati) di volontari sani coinvolti negli studi e di squilibrio tra la popolazione maschile e quella femminile, che, nonostante il protocollo lo consenta, viene arruolata in misura percentualmente inferiore negli studi. Infine, stiamo programmando una nuovo progetto per migliorare e continuare il dialogo con il cittadino-paziente. Siamo convinti infatti che la comunicazione, chiara e semplice deve rappresentare un obbligo e un dovere morale di qualsiasi istituzione pubblica e Aifa è particolarmente attenta a questa sua funzione».

Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)

La Fondazione Laudato sì Il coraggio dell’impossibile

La Fondazione Laudato sì
Il coraggio dell’impossibile
Il Laudato sì’ di Rivoltella del Garda è una benedizione, piovuta dal Cielo, per suscitare il coraggio dell’impossibile. 

   
primapietra
La consegna della prima pietra del Laudato sì’ (Provaglio d’Iseo, dicembre 2005) proveniente dalle cave di porfido dei F.lli Pedretti

L’amore conosce tutte le audacie: perciò è giusto “osare” fin dove la nostra coscienza, mossa da grandi ideali, ci spinge. Nel Laudato sì’ tutti siamo chiamati a lasciarci coinvolgere per la realizzazione di una grande impresa: preparare una struttura, finalizzata a curare malattie oncologiche.
Desideriamo che, in quell’ambiente sanitario, la valorizzazione dell’uomo, nelle sue varie componenti (fisica, spirituale, psicologica, relazionale, morale, trascendentale), sia l’ideale che sostanzia tutto l’operare. Pertanto i vari operatori sanitari si adopereranno, per rendere viva con scienza e coscienza la vicinanza alla persona malata di cancro, spesso abbandonata al suo dramma da una medicina efficientista, ma non sempre efficiente e a servizio dell’uomo.

La strada che conduce al Laudato sì’ è irta, perché si chiama strada della solidarietà. È la strada della sintesi, più elevata possibile, tra scienza e umanità. Vi è in gioco la vita umana, la sua dignità e, perciò, la responsabilità di quanti sono chiamati a vivere ruoli decisivi, nel doveroso cammino del progresso della tecnologia sanitaria.

Al Laudato sì’ l’umano, considerato dal punto di vista personale e sociale, ha da avere il primato sull’economico.
Non sorgerà quindi una “clinica privata” dove, esplicitamente o in modo più implicito, il movente resta “il guadagno” e la conseguente competitività, ma un ospedale oncologico “popolare”, nel quale chi sta bene – vale a dire il popolo degli amici sani – offre il solidale aiuto a chi sta male.

 

17 luglio 2009   

Altro scandalo ad Euro 2012: Perchè il massacro dei randagi non era abbastanza

 

 
 

 

di Carlo Sferrazza per Nocensura.com

Dopo il recente scandalo dei randagi massacrati in Ucraina a causa degli Europei di calcio, una nuova e più grave vergogna copre questa manifestazione sportiva.
E’ un’accusa pesante quella delle Ong che operano in Ucraina: il governo per finanziare gli Europei di calcio 2012 ha sottratto all’ospedale pediatrico di Kiev ben 35 milioni di euro.
Lo denuncia oggi Il Fatto quotidiano che riporta una lettera aperta scritta dalle associazioni.
I diritti fondamentali dei bambini ucraini sono stati del tutto trascurati.
è il caso di ricordare che, da una parte, a seguito del crollo dell’URSS, e, più importante, a seguito del disastro di Chernobyl, l’Ucraina non solo ha avuto un pesante crollo dal punto di vista finanziario, ma ha anche, purtroppo,la immediata necessità di questi centri oncologici.


Questi soldi, sostengono le Ong, sono stati dirottati su Euro 2012, calpestando totalmente il diritto alla salute. All’ospedale di Oxkhmatdyt i bambini malati affollano i corridoi perché non ci sono camere sufficienti. E insufficienti sono pure le cure: la chemio, per esempio, sarebbe addirittura finita. Ma interpellato dalle organizzazioni umanitarie il ministro Azarov risponde che i soldi “non sono stati tolti all’ospedale”, ma semplicemente “prestati” agli Europei. Come se questo cambiasse la sostanza.
C’è da rabbrividire. Ma c’è da riflettere anche sul silenzio della Fifa e dell’intero mondo del calcio su tutta questa storia. Si potrebbe obiettare che la Federazione calcistica, le squadre nazionali, i singoli giocatori, non possono interferire nelle scelte di politica interna dei singoli Stati. Certo. Ma un giudizio possono di certo esprimerlo.
Se è vero, come si dice, che il calcio è diventato un “linguaggio universale” che arriva anche dove la politica non riesce, allora, proprio per dare concretezza allo slogan sul “rispetto” lanciato da Euro 2012, le squadre, nazionali o di club, o anche i singoli giocatori milionari, potrebbero almeno manifestare pubblicamente imbarazzo e disagio a giocare in uno stadio costruito anche con i soldi prelevati dal progetto di un ospedale per bambini malati di cancro.
 

Carlo Sferrazza 
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Vedi anche: Ucraina, i soldi per i bambini malati di cancro dirottati su Euro 2012″ 

Tumori alla testa, gli esperti si riuniscono al Forum Monzani domenica 6 maggio 2012

Da domani fino a mercoledì un importante appuntamento scientifico organizzato dall’Università di Modena e Reggio

MODENA – I più grandi esperti di chirurgia oncologica della testa e del collo, insieme ai più  validi colleghi oncologi e radioterapisti che si occupano quotidianamente dei percorsi terapeutici per pazienti affetti da neoplasie del distretto cervico-facciale si incontrano a Modena al Forum Monzani (via Aristotele 34) da domani fino a mercoledì 9 maggio. L’importante appuntamento nazionale è stato organizzato dai docenti dell’Università degli studi di Modena e ReggioLivio Presutti e Angelo Ghidini (Struttura complessa di Otorinolaringoiatria dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena); Luigi Chiarini (Struttura complessa di Chirurgia Cranio-Maxillo Facciale dell’Azienda  ospedaliero-universitaria di Modena); PierFranco Conte (Struttura complessa di Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena) e Filippo Bertoni (Struttura complessa di Radioterapia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena.
Al convegno interverranno i più validi specialisti nazionali ma anche alcuni dei più noti esperti  internazionali della materia, provenienti da Usa, Brasile, Olanda, Regno Unito e Danimarca. Durante questa tre giorni modenese si parlerà in particolare di tumori del basi cranio, del laringe, del cavo orale e della tiroide, di tumori cutanei del distretto testa collo, ma anche di modelli organizzativi per standardizzare al meglio il percorso diagnostico-terapeutico nel distretto testa e collo e di nuove tecnologie, nuovi farmaci e nuovi modalità radioterapiche.

Diritti del malato

 

Le iniziative LILT a favore dei diritti dei malati di tumore

 

Aver cura di sè

guida ai diritti del malato“Aver cura di sè” è una pubblicazione elaborata con l’intento di aiutare i malati, in maniera semplice e accessibile a tutti, a conoscere i propri diritti e orientarsi fra i perorsi della burocrazia. Utilizzare al meglio le risorse disponibili, evitare le perdite di tempo lamentate dai pazienti per accedere alle tutele previste per loro, agevolare al tempo stesso anche il lavoro delle strutture sanitarie, è l’opportunità che si vuole offrire con questa pubblicazione.

Manifesto per i diritti del malato oncologico

manifesto dei diritti del malatoLa LILT in collaborazione con Adapt – Fondazione Marco Biagi e Europa Donna si e fatta promotrice del Manifesto per i diritti del malato oncologico il cui principale obiettivo e ampliare le tutele del lavoratore affetto da malattia oncologica. In Italia infatti sono molti coloro che convivono con il cancro. E’ quindi fondamentale promuovere la tutela medico-psicologica-legale dell’ammalato, e contemporaneamente sensibilizzare i datori di lavoro e la stessa comunita secondo il principio di uguaglianza e di salvaguardia del diritto fondamentale alla salute come previsto dalla nostra Costituzione (artt. 1, 3, 4, 32 e 38).

Oncologia: l’effetto placebo dell’arte

Non contiene alcun principio attivo ma ha un effetto benefico sulle persone malate e, un progetto internazionale da poco anche in Italia, sta per la prima volta tentando di misurarlo: e’ l’arte, sotto forma di fotografie paesaggistiche o opere pittoriche dei grandi maestri. Secondo i dati raccolti da un indagine condotta in tre centri ospedalieri italiani, i pazienti dei reparti di oncologia, vedendo arricchito l’ambiente in cui sono ricoverati, dimostrano un accresciuto senso di fiducia verso la propria condizione e la vita in generale.  “Ci rendiamo conto sempre più spesso che i pazienti che soggiornano negli ospedali hanno uno stato di depressione psicoemotiva che, oltre ad essere dettato dalla malattia, è anche determinato dagli ambienti che li circondano” ha dichiarato Francesco Di Costanzo Direttore dell’Oncologia medica di Careggi a margine del Convegno ‘Oltre le cure tradizionali…L’arte come terapia’. “Quando questi sono particolarmente confortevoli i pazienti, come è emerso dalla ricerca, sono più sereni e seguono meglio le indicazioni terapeutiche. L’oncologo – ha concluso Di Costanzo – deve quindi prestare sempre maggiore attenzione a ciò che può influire positivamente sulle emozioni dei pazienti”.  Lo studio, svolto con il patrocinio del Gruppo Oncologico Italiano per Ricerca Clinica (Goirc), ha visto coinvolti 345 pazienti di tre strutture oncologiche ad Ancona, Perugia e Messina. I pazienti oncologici sono stati suddivisi in due gruppi: un ‘gruppo di studio’ e un ‘gruppo di controllo’. A entrambi i gruppi è stato chiesto di compilare un questionario approfondito messo a punto da uno staff di psicologi con il compito di valutare la personalità dei malati e la loro percezione degli spazi di cura rigorosamente ‘neutri’ senza foto né altri elementi decorativi particolari. A distanza di tempo, agli stessi soggetti, è stata chiesta la compilazione di un altro questionario. Questa volta però i padiglioni in cui era ospitato il gruppo di studio è stato arricchito con foto di paesaggi, mentre la degenza del periodo di tempo tra un questionario e l’altro per il “gruppo di controllo” si è svolta nello stesso ambiente neutro. L’analisi descrittiva ottenuta con i questionari ha permesso di individuare un trend in crescita del punteggio assegnato al sentimento di fiducia per il gruppo di studio, contrapposto al trend in discesa del gruppo di controllo.

Fonte: Gruppo Oncologico Italiano per Ricerca Clinica