Panettone di San Biagio: una tradizione “di gola”

panettone di san biagio

Per gran parte dell’Italia non significherà niente, ma per tutti i milanesi sta per arrivare una ricorrenza che chiude definitivamente il tempo legato al Natale e a tutti i suoi prodotti! Il 3 febbraio infatti è la festa di San Biagio, dove tradizionalmente si usa mangiare gli ultimi pezzi di panettone “sopravvissuti” alle feste natalizie.

Una tradizione che, purtroppo, sta lentamente sparendo, ma che è stata una vera e propria istituzione per molti decenni. Come tutte le tradizioni, però, anche quella del panettone di San Biagio continua a resistere (al di là della destagionalizzazione del panettone, di cui abbiamo parlato precedentemente) e, nonostante tutto, a restare nei cuori degli abitanti di Milano.

Ma come è nata questa usanza, e perchè è legata proprio alla figura di San Biagio?

Chi è San Biagio

Innanzitutto è bene fare luce sul personaggio di San Biagio. Nato a Sebaste, in Armenia, visse a cavallo tra il III e il IV secolo dopo Cristo.
Di professione medico, venne fatto vescovo della sua città. Morì martire, dopo essere stato imprigionato dai Romani proprio a causa della sua fede cattolica.

Della sua vita si conosce pochissimo, ma il suo nome è legato alla benedizione della gola, che avviene in tutto il mondo cattolico (quindi non solo nella diocesi di Milano) proprio il 3 febbraio – il giorno dopo la festa della Candelora.

San Biagio è il protettore della gola

La leggenda da cui nasce la credenza di San Biagio come protettore della gola è abbastanza nota. Si narra che un giorno una madre disperata si fosse rivolta a lui per guarire il suo bambino, che stava soffocando a causa di una lisca di pesce conficcata nella sua gola. San Biagio, dopo avere benedetto un pezzo di pane, lo fece ingoiare al bimbo, salvandolo. La mollica benedetta infatti aveva portato con sé le spine del pesce (questo metodo viene utilizzato ancora oggi in caso di rischi di “soffocamento da lisca”).
La salvezza del bambino, purtroppo, fu la fine di Biagio…la gente, gridando al miracolo appena avvenuto, richiamò l’attenzione di Agricola, il prefetto dell’imperatore Diocleziano, il quale, per evitare che la gente lo proclamasse santo, lo fece decapitare.
Per questi motivi, San Biagio divenne un martire, Santo protettore della gola (oltre che dei cardatori e dei materassai, a causa dei “metodi” che vennero usati per ucciderlo…).

Da diversi secoli, quindi, il 3 febbraio viene effettuato il rito della benedizione della gola, utilizzato due candele (benedette il 2 febbraio, giorno della Candelora) incrociate.

Perché il 3 febbraio si mangia il panettone di San Biagio?

Il nome di San Biagio è legato in particolar modo alla città di Milano (è presente anche una suastatua sul Duomo di Milano).

Un antico detto milanese recita: San Biàs a l’ te presèrve la góla da i rèsche de pèss e da töt ol rèst(San Biagio ti preservi la gola dalle lische di pesce e da tutti i malanni).

E’ tradizione che il 3 febbraio, oltre alla benedizione della gola, a Milano si mangi il “panettone di san Biagio”, che dovrebbe essere proprio quello avanzato durante le feste di Natale.

Questa usanza nasce da una vecchia leggenda popolare, che racconta di una donna che, appena prima di Natale, si recò da un certo Frate Desiderio per fare benedire il panettoneche lei aveva preparato per la sua famiglia.
Il frate, molto occupato, rispose alla donna di lasciargli il dolce per qualche giorno per poi passare a ritirarlo: si occuperà di benedirlo non appena troverà un secondo di tempo.
Passato il periodo di Natale, Desiderio rivide il panettone nella canonica: si era dimenticato di benedirlo! Essendo ormai secco, il frate pensò che anche la donna si fosse dimenticata e quindi se lo mangiò nei giorni successivi, per non rischiare di doverlo buttare.
Pezzo dopo pezzo, dopo qualche giorno rimase il solo involucro vuoto. Il 3 febbraio, la donna però si ripresentò per avere indietro il suo panettone benedetto. Frate Desiderio, sapendo la fine che aveva fatto il panettone, fu molto dispiaciuto della sua mancanza, ma decise comunque di andare in canonica a prendere l’ormai vuoto recipiente. Una volta arrivato nell’angolino dove aveva riposto ciò che rimaneva del panettone, scoprì con sua grande sorpresa che la carta era ancora gonfia, piena di un panettone grosso il doppio di quello che gli era stato lasciato! Il miracolo era accaduto il giorno di San Biagio! Da allora si usa consumare un panettone di San Biagio proprio il 3 febbraio.

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Chi è l’otorinolaringoiatra?

Otorinolaringoiatra

L’otorinolaringoiatra è un medico-chirurgo specializzato, esperto nella diagnosi e nella cura delle malattie e dei disturbi che possono interessare le orecchie, le cavità nasali, la gola e i loro punti di collegamento a livello di faccia e collo.

ORIGINE DEL NOME
Il nome otorinolaringoiatra – così come otorinolaringoiatria – è l’insieme dei termini di origine greca che vogliono dire orecchio (“oto”), naso (“rino”), laringe (“laringo”) e medico (“iatra”).

LE SOTTOSPECIALIZZAZIONI DELL’OTORINOLARINGOIATRA
Grazie anche ai progressi della medicina, gli otorinolaringoiatri attuali hanno la possibilità di specializzarsi ulteriormente in un ambito della loro disciplina.
Le principali aree di sottospecializzazione vertono attorno a:

  • Le allergie che sono all’origine di rinitisinusite cronica, laringiti, mal di golaotiti, giramenti di testa ecc.
  • La chirurgia maxillo-facciale e plastica ricostruttiva, che si occupa di interventi di rinoplasticasettoplasticalabbro leporino, eliminazione delle rughe ecc.
  • tumori benigni e maligni del collo e della testa, con particolare attenzione a quelli che insorgono a livello di: naso, bocca, gola, laringe, corde vocali ed esofago.
  • La laringologia, che è lo studio particolareggiato di tutti i possibili problemi della laringe.
  • L’otologia e la neurotologia, le quali nel loro complesso trattano tutti i possibili problemi delle orecchie, dai tumori ai disturbi di conduzione nervosa.
  • L’otorinolaringoiatria pediatrica, cioè relativa ai bambini.
  • La rinologia, che tratta specificatamente le malattie del naso e dei seni paranasali.

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Ricerca choc: tanto colluttorio aumenta il rischio di tumore a bocca e gola

colluttorioA ciascuno di noi è stato insegnato che una buona igiene oralepassa sia per il corretto utilizzo dello spazzolino sia per l’uso di un dentifricio dalle ottime proprietà benefiche. E chi vuole, può anche scegliere di concludere il lavaggio dei denti con un colluttorio che elimini i batteri sui quali lo spazzolino non è riuscito ad intervenire e che doni quella gustosa sensazione di freschezza!

Ma una ricerca condotta dall’Università di Glasgow e successivamente pubblicata su Oral Oncology, ha ritenuto opportuno mettere in guardia circa l’utilizzo del colluttorio: chi ne utilizza in quantità eccessive e per più volte al giorno corre il rischio di contrarre un tumore alla bocca e alla gola.

Più in particolare, come specificato da David Conway, principale fautore di questa ricerca: “Non suggerirei l’utilizzo abitudinario del colluttorio. Ci sono occasioni o persino patologie per cui un dentista può prescriverlo, ad esempio nel caso in cui il paziente abbia una salivazione bassa dovuta all’assunzione di determinati farmaci. Ma per me, tutto ciò che serve è spazzolarsi i denti con una certa frequenza e con un dentifricio al fluoro, nonché farsi controllare regolarmente dal proprio dentista.”

Probabilmente molti altri ricercatori e professionisti del settore riterranno questa ipotesi un po’ troppo estrema, quindi, come del resto vale per ogni altra cosa, possiamo affermare con certezza che quella della moderazione sia la via più giusta da intraprendere! Non è dunque necessario utilizzare il colluttorio ad ogni lavaggio dei denti (per chi ne esegue più di uno al giorno): basta più semplicemente farne ricorso nell’ultimo round della giornata!

E chi proprio è rimasto “fulminato” dalle dichiarazioni di David Conway, può pur sempre fare affidamento alla moltitudine di colluttori a base di erbe naturali facilmente reperibili inerboristeria o realizzabili in totale autonomia con pochi e semplici passi.
http://fotomuseo.it/ricerca-choc-colluttorio-aumenta-rischio-tumore-bocca-gola/

Inizia oggi la prima settimana paneuropea per la consapevolezza dei tumori della testa e del collo (23-27 settembre 2013)

  • La European Head and Neck Society (EHNS) ha oggi lanciato la prima settimana europea per la consapevolezza dei tumori della testa e del collo, per evidenziare le difficoltà insite nella gestione della malattia e per aumentare la consapevolezza di questa neoplasia, che può essere sottoposta a trattamento
  • Pur essendo il sesto tumore più comune al mondo, la neoplasia che colpisce testa e collo resta ampiamente sconosciuta
  • Maggior consapevolezza, diagnosi precoce e trattamenti appropriati possono migliorare significativamente i risultati sui pazienti
  • La European Head and Neck Society (EHNS) ha oggi annunciato l’inizio della prima settimana paneuropea della consapevolezza dei tumori della testa e del collo, che si concluderà venerdì 27settembre. Obiettivo principale è aumentare la conoscenza di questa malattia, per cui sono disponibili trattamenti, che ogni anno in Europa provoca oltre 62.000 decessi. Le neoplasie del distretto testa-collo, diagnosticate a oltre 132.000 persone in Europa nel solo 2012, sono il sesto tumore più diffuso al mondo.

    I tumori della testa e del collo interessano diverse aree, incluso l’interno della bocca e la lingua (‘cavità orale’), la gola (‘faringe’) e la cavità laringea (‘laringe’). Non colpiscono il cervello né gli occhi.

    “Diversamente da altri tipi di cancro, nell’opinione pubblica e tra i professionisti sanitari riscontriamo con preoccupazione un basso livello di consapevolezza di manifestazioni e sintomi delle neoplasie relative al distretto cervicofacciale”, ha dichiarato il professor Jean Louis Lefebvre, presidente di EHNS e docente presso l’ENT and Head and Neck Surgery, Centre Oscar Lambert di Lille, in Francia. “Con l’avvio di questa settimana della consapevolezza, che fa parte della Make Sense Campaign, speriamo di stimolare una maggior conoscenza e consapevolezza della malattia, per incoraggiare i controlli, la diagnosi precoce e la consultazione di specialisti; in ultima analisi, ci auguriamo di salvare vite umane in tutta Europa”.

    I tumori cervicofacciali colpiscono persone di ogni età, genere e gruppo etnico. Sono più diffusi tra i maschi di oltre 40 anni ma, di recente, si è verificato un incremento notevole per quanto riguarda le donne più giovani. I principali fattori di rischio sono le sigarette e il consumo di alcol.

    “È necessario educare le persone su quali sono i fattori critici di rischio per la malattia: fumo, alcolici e, in misura sempre maggiore, alcuni sottotipi di HPV, il virus del papilloma umano”, ha dichiarato il professor René Leemans, segretario generale di EHNS nonché professore e direttore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Cefalica del VU University Medical Center. “I trattamenti dei tumori del distretto cervicofacciale sono efficaci se si interviene nelle prime fasi della neoplasia, quindi è essenziale informare l’opinione pubblica sulla manifestazione e sui sintomi della malattia”.

    Individuando i sintomi dei tumori della testa e del collo in fase precoce, e consultando un medico, è possibile aumentare drasticamente la sopravvivenza alla malattia e salvare vite umane. Gli esperti sono concordi nel dichiarare che se si riscontra UNO dei seguenti sintomi per TRE settimane occorre recarsi dal proprio medico.

    • Dolori alla lingua, ulcere della bocca che non si rimarginano e/o chiazze bianche o rosse nel cavo orale
    • Dolore alla gola
    • Raucedine persistente
    • Dolore e/o difficoltà di deglutizione
    • Nodulo al collo
    • Naso chiuso da un lato oppure perdite di sangue dal naso

    Come partecipare:

    Per darci una mano e aiutarci ad aumentare la consapevolezza dei tumori della testa e del collo potete:

    • Fate parlare di questa malattia. Scaricate i nostri volantini e i poster promozionali della campagna, diffondendo informazioni sulle manifestazioni e i sintomi “Uno per tre”
    • Divulgate il nostro video. Guardate e condividete il nostro video informativo sui tumori della testa e del collo
    • Firmate la petizione ‘Make Sense Campaign’. Dimostrate il vostro supporto a fianco dei parlamentari europei per l’iniziativa ‘Make Sense Campaign’ http://makesensecampaign.eu/petition
    • Unitevi alla conversazione su Twitter. Usate l’hashtag #makesense e visitate il nostro sito webwww.makesensecampaign.eu
    • Visitate lo stand di EHNS a ECCO-ESMO 2013, ad Amsterdam; il team di EHNS vi fornirà ulteriori informazioni sui tumori della testa e del collo

    Per ulteriori informazioni visitate il sito www.makesensecampaign.eu.

    – FINE –

    Note per i redattori

    La ‘Make Sense Campaign’ è supportata da Merck Serono, la divisione biofarmaceutica di Merck, e da Boehringer Ingelheim e Transgene.

    Il testo originale del presente annuncio, redatto nella lingua di partenza, è la versione ufficiale che fa fede. Le traduzioni sono offerte unicamente per comodità del lettore e devono rinviare al testo in lingua originale, che è l’unico giuridicamente valido.

    Axon Communications
    Fiona Walton
    +44 (0)20 3595 2407
    fwalton@axon-com.com 
    oppure
    Sophie Ryan
    +44 (0)20 3595 2406
    sryan@axon-com.com

    Permalink: http://www.businesswire.com/news/home/20130922005020/it

No Tobacco Day: e se tutti smettessero di fumare?

In Italia i fumatori diminuiscono: nel 2011 erano il 22,7% degli ultra 15enni, il 20,8% nel 2012. Ma sono sempre tanti: 10,8 milioni. E se smettessero? Sarebbero più longevi e più fertili. E più belli!

 

Come smettere di fumare? In gruppo, aiutati dagli esperti di uno dei 380 centri anti-fumo, è più facile. I vantaggi per la salute sarebbero veramente enormi. Abbiamo calcolato la riduzione dei tumori incrociando i dati epidemiologici dell’Associazione italiana registri tumori con la stima dei tumori da fumo pubblicata nel 2011 dai ricercatori londinesi della Queen Mary University. Ecco come cambierebbero umore e stato di salute dei fumatori se smettessero di fumare. Oggi.
Da una campagna anti-fumo del 2011, in Inghilterra: nonostante la crudezza della comunicazione, che parla direttamente all'ego maschile, i produttori di tabacco non sono riusciti a bloccare la campagna.

Da una campagna anti-fumo del 2011, in Inghilterra: nonostante la crudezza della comunicazione, che parla direttamente all’ego maschile, i produttori di tabacco non sono riusciti a bloccare la campagna.

 

Cervello, umore, pelle e occhi. Si ridurrebbero: l’incidenza della depressione, la mortalità (-5.611 casi) e le disabilità per malattie cerebrovascolari come ictus e aterosclerosi (-819 casi).
Occhi. Calerebbe del 40% il rischio di cataratta e di 3 volte quello di degenerazione maculare. Per non parlare dei vantaggi estetici: la pelle del viso invecchierebbe più lentamente, l’irsutismo si ridurrebbe del 5,6%, si appianerebbero le rughe intorno alla bocca e sparirebbe il reticolo venoso superficiale delle gote e del naso. 
 
Bocca, gola, denti e alitosi. Scenderebbero (-6.000) i decessi per tumori di labbra, bocca, faringe e laringe. Si risparmierebbero impianti e dentiere: la piorrea (espulsione dei denti dovuta alla placca batterica) è infatti agevolata dal fumo che riduce le difese immunitarie.
Piorrea. Il rischio di piorrea espulsiva sarebbe ridotto di 3 volte per chi fumava fino a 10 sigarette al giorno; di 6 per chi superava le 30. Inoltre la dentina sarebbe più bianca, il sorriso più gradevole e l’alito non saprebbe di posacenere.

 

Bronchi, polmoni, cuore e sangue. Ogni anno ci si risparmierebbe la maggior parte dei decessi per tumore al polmone (-32.956), quelli per bronchiti acute ed enfisemi (-12.935), polmoniti e influenze (-1.592), oltre ai decessi per Bpco o broncopneumopatia cronica ostruttiva (-2.244), patologia sviluppata da un fumatore su due.
Cuore. Ma si ridurrebbero anche i decessi per ipertensione (-2.135), malattie cardiache (-18.000) e 477 persone non si ammalerebbero di leucemia. 
 
Stomaco, colon, pancreas, fegato… Si ridurrebbero i tumori dello stomaco (-3.000), del colonretto (-4.000), del pancreas (-3.300), del fegato (-3.000), della vescica (-9.000), del rene (-1.976). Calerebbero i decessi per rottura degli aneurismi dell’aorta addominale (-2.033 morti), la dilatazione a palloncino di un’importantissima arteria la cui rottura è più frequente nei fumatori.
Diabete. Si ridurrebbe inoltre il rischio di insufficienza renale cronica, e di diabete, aumentato (79%) nei fumatori anche leggeri.

Questo articolo è tratto da Focus Extra 60 (primavera 2013), un numero speciale di Extra tutto dedicato agli "e se..." più curiosi e sorprendenti.

Questo articolo è tratto da Focus Extra 60 (primavera 2013), un numero speciale di Extra tutto dedicato agli “e se…” più curiosi e sorprendenti.

 

Riproduzione femminile.Calerebbero i tumori della cervice uterina (-158) e dell’ovaio (-4.900); non sarebbero necessarie molte fecondazioni artificiali perché il fumo è associato nella donna a un aumento dell’infertilità del 60%.
Gravidanza. Meno intoppi anche in gravidanza: al fumo sono correlati il 70% delle morti fetali; il 60-90% dei parti prematuri; la riduzione del peso alla nascita dei neonati (in media -200 g). Inoltre, il fumo causa un’anticipazione di 3 anni della menopausa. 
 
Riproduzione maschile. Nell’uomo smettere di fumare riduce del 15% il rischio di disfunzione erettile (impotenza): il fumo infatti favorisce la formazioni di ateromi non solo nei vasi del cuore, ma anche in quelli del pene impedendo la congestione necessaria per l’erezione.
Seme. Inoltre il fumo riduce il volume, la densità dello sperma oltre il numero e la motilità degli spermatozoi. Ma danneggia anche la morfologia e, direttamente o indirettamente, il Dna dello spermatozoo. 
 
Apparato scheletrico. Il fumo riduce la densità ossea e favorisce l’osteoporosi; le fumatrici 60enni hanno un rischio maggiore di frattura del collo del femore del 17%; nelle 70enni aumenta del 41%; nelle 80enni del 71%: quindi è sempre l’età giusta per smettere. Circa una frattura di anca su 8 è oggi attribuita al fumo.
Mortalità. Inoltre poiché in Italia la frattura del femore è correlata a una mortalità del 6% nel mese successivo al ricovero, il fumo è responsabile di circa 500 decessi precoci fra le donne anziane. 
 
Benefici anche per i bambini. Gli under 14 esposti al fumo passivo dei genitori sono circa 4 milioni. Si risparmierebbero i danni ai polmoni in sviluppo.
Conseguenze. Se tutti smettessero di fumare, inoltre, i bambini oggi figli di fumatori avrebbero una riduzione del rischio di otiti dell’orecchio medio, cioè fra il timpano e l’orecchio interno (-48%), di asma (-21%) e di dispnea, cioè di respirazione difficoltosa con fame d’aria (-24%) e di sindrome catarrale, cioè un eccesso di produzione di catarro (-35%). 
 
Fumo passivo e incidenti. In Italia i fumatori passivi sono 15 milioni, pari al 26,5% della popolazione. Ci si risparmierebbero i tumori al polmone da fumo passivo (-4.000 casi), ma anche quelli alle vie aeree superiori.
Al volante. Anche gli incidenti stradali si ridurrebbero della quota attribuita a distrazione per accensione o spegnimento della sigaretta, stimata nel 15% (cioè -32.000) del totale; in proporzione si ridurrebbero anche i morti (-600) e gli infortuni (-45.000) con i danni permanenti che derivano.

Bruciori di stomaco associati al cancro alla gola

Nesso fra la pirosi e una probabilità più alta di tumore a gola e corde vocali

KEYWORDS | golapirositumore,

Soffrire di bruciori di stomaco potrebbe far aumentare il rischio di un cancro alla gola o alle corde vocali. A dirlo è uno studio della Brown University firmato da Scott Langevin, che ha scoperto questa correlazione valida anche per quelle persone che non fumano e non bevono alcolici.
La ricerca, pubblicata su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, rivista dell’American Association for Cancer Research, mette in relazione la pirosi e il reflusso gastroesofageo con un rischio più accentuato di sviluppare un cancro alla gola o alla laringe. Questo aumento del rischio si attesterebbe attorno al 78 per cento, una cifra quindi molto alta e preoccupante per chi soffre di questi disturbi dell’apparato gastrointestinale.
I dati lasciano tuttavia emergere un altro aspetto, stavolta positivo, ovvero che i farmaci antiacido utilizzati per combattere la pirosi e il reflusso eserciterebbero anche un effetto protettivo nei confronti del cancro, riducendo il rischio del 41 per cento. La stessa percentuale non è stata confermata in quei soggetti che hanno deciso di agire con rimedi casalinghi e terapie alternative.
http://www.italiasalute.it/Tumori.asp 

Che cosa succede a chi smette di fumare?

Spesso a disincentivare i fumatori a smettere è la paura di ingrassare o di non riuscire a gestire lo stress senza l’aiuto della sigaretta. In effetti, è esperienza comune che chi smette tende ad accumulare qualche chilo. Il fenomeno può però essere facilmente evitato se si presta attenzione a non sostituire la sigaretta con snack ipercalorici, ma piuttosto si contrasta il desiderio di fumare con un po’ di attività fisica. In ogni caso, dal punto di vista della salute, le conseguenze negative di un piccolo aumento di peso non sono nemmeno paragonabili con quelle positive prodotte dalla rinuncia al fumo.

I vantaggi per il cuore e i polmoni sono i più immediati, ma dopo cinque anni anche il rischio di sviluppare un tumore della cavità orale, della gola, dell’esofago e della vescica si dimezzano e le probabilità di avere un tumore al collo dell’utero ritornano pari a quelle di chi non ha mai fumato. Dopo dieci anni diminuisce anche il rischio di avere un cancro al pancreas e alla laringe, e la mortalità per cancro al polmone si dimezza rispetto a quella di chi continua a fumare.

Meglio ancora non aspettare troppo a prendere questa sana decisione: chi smette prima dei 35 anni, secondo l’American Cancer Society, annulla al 90 per cento le conseguenze negative del fumo ed entro i 50 anni si può ancora dimezzare la mortalità nei 15 anni successivi rispetto a chi insiste. Anche chi smette a 60 anni od oltre, comunque, vive più a lungo più di chi continua.

Infine, dalla decisione di smettere derivano molti altri vantaggi forse meno importanti, ma più immediati: le attività quotidiane possono essere svolte con meno affanno, si tornano a gustare l’aroma e il gusto dei cibi, le dita e i denti smettono di ingiallirsi, si risparmia denaro che si potrà utilizzare in altro modo. Chi fuma in media un pacchetto al giorno spende infatti circa 120 euro al mese, che in un anno diventano più di 1.400 euro: una cifra con cui ci si può fare davvero un gran bel regalo.

http://www.airc.it/

È meglio scegliere sigarette “leggere”? Pipa e sigaro fanno meno male?

È meglio scegliere sigarette “leggere”? Pipa e sigaro fanno meno male?

Il termine “leggere” (o light, o mild, o low tar) riferito alle sigarette è fuorviante, perché la differenza con quelle normali, in termini di effetti sulla salute, è irrilevante. L’idea che facciano meno male spinge invece a fumarne di più e soprattutto riduce le probabilità che il fumatore decida di smettere. Inoltre, diversi studi scientifici hanno dimostrato che chi utilizza le cosiddette sigarette “leggere” fa boccate più lunghe e profonde. Di conseguenza, il dosaggio delle sostanze tossiche nel sangue non è in queste persone inferiore a quello che si ritrova nei fumatori di sigarette più “forti”, né il loro rischio di ammalarsi nel tempo appare ridotto. Per questo l’Unione Europea nel 2003, e la Food and Drug Administration americana nel 2010, hanno imposto di eliminare dalle confezioni le definizioni di “leggere” (mild,light o low tar) che potevano trarre in inganno il consumatore. Studi condotti dopo l’introduzione di questi provvedimenti, hanno tuttavia mostrato che, nonostante queste espressioni non fossero riportate esplicitamente sui pacchetti, il consumatore tende ingenuamente a pensare che i marchi “gold” o “silver”, o le confezioni con colori più chiari corrispondano a formulazioni meno dannose. In alcuni Paesi, come l’Australia, si sta quindi considerando l’ipotesi di una nuova legislazione che renda uniforme (e poco appetibile) l’aspetto delle confezioni.

Se le sigarette leggere non rappresentano una scorciatoia, neppure il sigaro e la pipa sono alternative più sicure, come molti erroneamente credono, anche se portano a inalare il fumo meno profondamente: ciò riduce leggermente il rischio di tumore al polmone rispetto a quello di chi fuma sigarette, ma le probabilità di sviluppare la malattia sono comunque molto più alte che non tra i non fumatori. Inoltre, fumare sigaro e pipa favorisce lo sviluppo di tumori della bocca, della gola, dell’esofago e di altri organi come il pancreas.