Tumori: cancro terremoto su lavoro per 8 pazienti su 10, nasce ‘Pro Job’



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Articolo pubblicato il: 12/05/2014

Milano, 12 mag. (Adnkronos Salute) – Dopo la malattia il terremoto sul lavoro. Fare i conti con il cancro significa anche questo. Il risultato, spesso, è devastante: meno redditi e più costi per i pazienti. Dopo la diagnosi, infatti, il 78% dei malati oncologici subisce un cambiamento nel lavoro: il 36,8% è costretto a fare assenze, uno su 5 lascia l’impiego e il 10,2% si dimette o cessa l’attività (in caso di lavoratore autonomo). Pochi conoscono e utilizzano le tutele previste dalle leggi per facilitare il mantenimento e il reinserimento: solo il 7,8% ha chiesto il passaggio al part-time, un diritto di cui è possibile avvalersi con la legge Biagi, poco meno del 12% ha beneficiato di permessi retribuiti (previsti dalla Legge 104/1992), il 7,5% ha utilizzato i giorni di assenza per terapia salvavita e il 2,1% i congedi lavorativi.

E’ la fotografia scattata oggi a Milano dove è stato presentato ‘Pro Job: lavorare durante e dopo il cancro – Una risorsa per l’impresa e per il lavoratore’, un progetto dell’Associazione italiana malati di cancro (Aimac), in collaborazione con l’università degli Studi del capoluogo lombardo, la Fondazione ‘Insieme contro il cancro’ e l’Istituto nazionale tumori della metropoli. Obiettivo: superare gli ostacoli che rendono difficile la vita dei pazienti sul lavoro e sensibilizzare le aziende sulle opportunità disponibili. I dati diffusi (dall’indagine Censis-Favo) evidenziano che le forme di gestione flessibile per conciliare lavoro e cure oncologiche sono ancora poco note e non influiscono in modo significativo sulla vita dei molti pazienti coinvolti. Questa situazione interessa anche i ‘caregiver’, familiari o amici che assistono i malati in modo continuativo. Scarso anche per loro il ricorso agli strumenti legislativi e regolatori: il 26% utilizza i congedi lavorativi e solo il 7% le varie forme di tempo parziale, verticale e orizzontale, con riduzione proporzionale dello stipendio, previsto dal decreto legislativo 61/2000.

“Secondo un sondaggio Piepoli-Aimac – spiega Francesco De Lorenzo, presidente dell’Aimac – il 91% delle persone malate vuole continuare a lavorare ed essere parte attiva della società. E’ importante che Pro Job venga adottato dal maggior numero possibile di realtà imprenditoriali”. Il progetto ha vinto il premio ‘Sodalitas Social Innovation’ ed è oggi al centro del convegno in Statale ‘Lavorare durante e dopo il cancro’, che apre gli eventi legati alla IX Giornata nazionale del malato oncologico (l’edizione di quest’anno sarà celebrata a Roma dal 16 al 18 maggio).

Nel 2013 in Italia si sono registrati 366 mila nuovi casi di tumore. E sono circa 700 mila le persone con diagnosi di cancro in età produttiva. “Pro Job – sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario della Fondazione Insieme contro il cancro – mira a promuovere l’inclusione dei pazienti oncologici, a sensibilizzare i dirigenti perché creino condizioni ottimali nell’ambiente di lavoro, ad agevolare i dipendenti che hanno parenti colpiti da tumore a conservare l’impiego e a disincentivare il ricorso inadeguato a procedure per fronteggiare le difficoltà determinate dalla patologia”. Evidenze scientifiche, aggiunge Francesco Cognetti, presidente di Insieme contro il cancro, “dimostrano che il lavoro aiuta a guarire e a seguire meglio i trattamenti, ma servono nuovi strumenti per non escludere i malati dal mondo produttivo. E’ essenziale che il mondo delle imprese comprenda che i malati oncologici possono e devono lavorare, ma non necessariamente come prima della diagnosi”.

L’azienda in grado di sviluppare il progetto Pro Job, conclude Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’università di Modena e Reggio Emilia, “potrà valorizzare il proprio capitale umano permettendo, da un lato, ai dipendenti malati di cancro di recuperare parte del proprio benessere e di ritrovare velocemente motivazione, impegno e capacità produttiva, dall’altro ai familiari di continuare il lavoro, senza rinunciare all’assistenza del malato, avvalendosi del part time. Tutto ciò a beneficio sia del lavoratore che dell’azienda”.

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Focus sul cancro al cavo orale: come difendersi

Fattori di rischio, sintomi, diagnosi e novità chirurgiche per i tumori testa-collo che colpiscono ogni anno 600mila persone nel mondo. Le neoplasie alla faringe e alla laringe rappresentano quasi il 5% del totale. Intervista agli specialisti.

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Focus sul cancro al cavo orale: come difendersi

Con la collaborazione delle dottoresse Maria Benevolo, Anatomia Paologica IRE, e Maria Gabriella Donà, Dermatologia Infettiva San Gallicano, e del Prof. Giuseppe Spriano, direttore di Ototrinilaringoiatria e Chirurgia testa-collo IRE.

 

L’arma più forte è sempre la prevenzione. Nell’oncologia lo si ripete spesso. La diagnosi precoce dei sintomi, infatti, per gran parte dei tumori, permette di alzare fino al massimo le possibilità di cura e con esse le probabilità di dire: “ce l’ho fatta, ho sconfitto il mio nemico”. Non sempre però è facile accorgersi in tempo dei sintomi o dar loro il giusto peso. È il caso dei tumori al cavo orale.

Nel mondo, il cancro di faringe e laringe rappresentano quasi il 5% di tutte le neoplasie. Quelli riconducibili in generale alla categoria testa collo (cavità orale, faringe, laringe, rinofaringe e ghiandole salivari) colpiscono ogni anno 600mila persone a livello globale. Oltre 350mila è il calcolo dei decessi. I sintomi sono raucedine persistente, mal di gola, bruciore alla lingua o lesioni alla bocca, gonfiore al collo, difficoltà a deglutire, naso chiuso o sanguinamento. Gli esperti consigliano di rivolgersi al medico se uno di questi segnali perdura per 3 settimane.

Nonostante si localizzino in un’area per tutti noi semplice da controllare anche solo davanti allo specchio, questo tipo di neoplasie rischiano a volte di essere diagnosticate solo quando sono a uno stadio avanzato (2 pazienti su 3). Eppure le cure, così come la chirurgia, ha compiuto passi da gigante e permette di aumentare le aspettative di vita (più dell’80% dei pazienti è sopravvive dopo i 5 anni se diagnostica precocemente il cancro). Ce lo spiegano in questa intervista il Prof. Giuseppe Spriano, direttore di Ototrinilaringoiatria e Chirurgia testa-collo dell’IRCCS Regina Elena di Roma, e le dottoresse Maria Benevolo, del reparto di Anatomia Paologica, sempre dell’Istituto specializzato nella terapia dei tumori,  e Maria Gabriella Donà, di dermatologia Infettiva dell’IRCCS San Gallicano di Roma.

 

Come si manifestano e quali sono i consigli per la diagnosi precoce dei tumori al cavo orale?

I tumori del cavo orale si manifestano come ulcerazioni a margini irregolari, dolenti. Negli stadi avanzati, inoltre, con la difficoltà alla deglutizione e all’articolazione della parola.

 

Quando si può dire che la diagnosi è precoce?

A dispetto di quanto appena detto spesso la diagnosi non è precoce perché il paziente sottovaluta i sintomi e perde tempo, come pure il medico o il dentista. Ovviamente le possibilità di cura aumentano se il tumore viene riconosciuto in stadio iniziale e la cura è meno invasiva.

 

Quali sono gli esami a cui viene sottoposto il paziente per la diagnosi?

L’esame più importante è proprio quello di sottoporsi ad una visita otorinolaringoiatrica. In fase pre-operatoria verranno eseguiti esami diagnostici (ecografia, Tac o risonanza magnetica) per valutare l’estensione della malattia e l’eventuale presenza di metastasi linfonodali.

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Tumore laringe faringe

Cos’è

La laringe è un organo dell’apparato respiratorio lungo circa 12 centimetri, collegato verso l’alto con l’orofaringe, lateralmente con l’ipofaringe ed in basso con la trachea. Ha una struttura cartilaginea ed è rivestita al suo interno da una mucosa. La parte superiore della laringe è chiusa dall’epiglottide, una piccola cartilagine che durante la deglutizione si piega all’indietro formando una specie di scivolo che protegge le vie aeree impedendo al cibo di finire nella trachea. La laringe ospita le corde vocali, organo fondamentale della fonazione.
Essa è quindi una valvola situata tra le vie aeree e digestive; quando è aperta consente la respirazione, quando è chiusa la fonazione e la deglutizione.
tumori della laringe originano, nella maggior parte dei casi, dalla mucosa (epitelio) che riveste l’interno del canale: il più comune è il carcinoma a cellule squamose.

La faringe è un canale cilindrico lungo circa 15 centimetri, posto tra la cavità nasale e l’esofago; esso fa parte delle cosiddette ‘vie aereo digestive superiori’ perché da un lato consente la progressione del bolo alimentare dalla bocca verso l’esofago tramite il meccanismo della deglutizione, dall’altro il passaggio verso la trachea e i polmoni dell’aria opportunamente filtrata, umidificata e scaldata.
La faringe può essere interessata da tumori maligni in ciascuna delle sue tre porzioni: il nasofaringe (o rinofaringe), l’orofaringe e l’ipofaringe (dove si separano la via alimentare e quella respiratoria). Quelli della nasofaringe o rinofaringe sono carcinomi indifferenziati frequentemente associati al virus EBV (Epstein-Barr virus), mentre nelle altre regioni prevale il carcinoma a cellule squamose

Tipologie

  • Cancro della laringe e della faringe
    Il 95 per cento dei tumori della laringe e dell’ipofaringe originano il più delle volte per danni provocati dal fumo e dal consumo eccessivo di alcol. Anche in questa sede l’uso combinato di tabacco ed alcol moltiplica il rischio di sviluppare un tumore.
    Il restante 5 per cento dei tumori origina dagli altri tessuti presenti nei vari organi del distretto (per esempio ghiandole,adenomi, tessuto muscolare o connettivale, sarcomi, o da tessuto linfatico, linfomi).
  • Cancro dell’orofaringe
    L’orofaringe è la parte di faringe in continuazione con la parte posteriore della bocca: include la base della lingua, il palato molle, l’arco delle tonsille e la parte posteriore della cavità della bocca stessa.

Le forme più comuni di alterazioni dei tessuti che ricoprono la cavità buccale sono la leucoplachia macchia bianca) e l’eritroplachia (macchia rossa). Si tratta di lesioni precancerose, cioè a potenziale rischio di trasformazione. In genere le lesioni bianche hanno minor rischio di cancerizzazione (intorno al 5 per cento – 10 per cento) rispetto a quelle rosse (fino al 70 per cento). Solo la biopsia, cioè il prelievo di una parte della lesione, ci permette di valutare l’entità del rischio di trasformazione tumorale (displasia lieve, media o severa) ovvero la presenza di una lesione già neoplastica (carcinoma in situ, carcinoma microinvasivo). Le tonsille, che fanno parte del sistema linfatico, sono colpite dai tumori tipici di questo tipo di tessuto (linfomi), che hanno un decorso e una prognosi diversa, in genere più favorevole, rispetto a quella dei tumori epiteliali.

Negli ultimi anni si è manifestato un aumento dell’incidenza di tumori orofaringei nei giovani; è stato dimostrato che queste neoplasie non sono correlate con il consumo di alcol e di tabacco, ma con la presenza del virus HPV (Papilloma virus).

Evoluzione

Come per la maggior parte dei tumori, la guarigione dipende dalla sede ed estensione del tumore e dalle condizioni generali di salute.
La presenza di una neoplasia a rapida crescita può ostruire le vie aeree, impedendo al paziente di respirare, rendendo necessaria una tracheotomia, cioè l’apertura delle vie aeree al di sotto dell’ostacolo, in genere a livello della parte iniziale della trachea.
Complessivamente, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 60 per cento circa, oscilla tra il 90-95 per cento nei pazienti con tumori limitati, ed è del 19 per cento nei pazienti con tumori metastatici.

Sintomi

I sintomi di un cancro alla faringe o alla laringe sono spesso subdoli e non sempre specifici; variano a seconda di sede ed estensione della massa tumorale. Ad esempio i tumori della base della lingua e dell’epiglottide danno una vaga sensazione persistente di corpo estraneo con un dolore irradiato all’orecchio, mentre i tumori delle corde vocali danno alterazioni della voce. Per questo i sintomi legati ai tumori orofaringei sono frequentemente trascurati dai pazienti, con conseguente diagnosi ritardata, mentre quelli delle corde vocali sono in genere diagnosticati in fase iniziale.

L’età media alla diagnosi di un tumore della faringe è di 64 anni e il 95 per cento insorge dopo i 40 anni. I disturbi più comuni provocati dai tumori che crescono nel nasofaringe sono: difficoltà a inspirare aria dal naso, fuoriuscita di secrezioni e di sangue dal naso (epistassi), chiusura della tuba di Eustachio (sensazione di orecchie tappate). Questo tipo di tumore dà spesso metastasi ai linfonodi, che frequentemente rappresentano il primo segno clinico di malattia.
Le neoplasie dell’orofaringe possono provocare difficoltà e dolore alla deglutizione (disfagia e odinofagiarispettivamente).
I tumori dell’ipofaringe, più rari dei primi due, si manifestano con disfagia talora associata ad alterazioni del timbro di voce, difficoltà respiratorie (dispnea) soprattutto nelle forme avanzate e dolore irradiato all’orecchio (otalgia riflessa).

Il cancro della laringe colpisce soprattutto le persone di età superiore ai 55 anni ed è più diffuso nei maschi. I sintomi più frequenti di queste neoplasie sono l’abbassamento di voce immotivato e persistente (più di due settimane) con variazione del timbro vocale, di dolore e difficoltà alla deglutizione, dolore persistente all’orecchio nel deglutire oppure gonfiore (adenopatia) sul collo.

diagnosi

Per la diagnosi dei tumori della faringe e della laringe in presenza di sintomi l’esame più utile è la laringoscopia, una procedura indolore che permette al medico di ispezionare la laringe e le corde vocali.
Questo esame si esegue con un laringoscopio a fibre ottiche, che è dotato di illuminazione propria e viene introdotto in gola attraverso la cavità nasale (laringoscopio flessibile) oppure appoggiato sulla lingua (fibroscopio rigido): essi consentono di valutare la funzione laringea (motilità delle corde vocali) e la eventuale presenza di ulcerazioni o masse faringee e laringee.

Come si cura

I tumori della faringe e della laringe possono essere curati chirurgicamente con interventi che, nei tumori circoscritti, consentano la conservazione delle funzioni vocale, deglutitoria e respiratoria; nelle neoplasie più estese si rende indispensabile l’asportazione di tutto l’organo e dei linfonodi circostanti.

Nei tumori allo stadio iniziale l’asportazione della lesione può essere eseguita con il laser (questo strumento non è ancora disponibile in tutti gli istituti di cura).
Alcuni tumori dell’orofaringe possono essere trattati con chirurgia Robot assistita.
In presenza di un tumore della laringe avanzati, spesso si è costretti a eseguire la cosiddetta laringectomia (ossia l’asportazione completa dell’organo comprese le corde vocali). Anche in assenza di laringe e corde vocali è possibile tornare a parlare (come i ventriloqui) grazie ad uno specifico addestramento (logoterapia) o all’impiego di speciali apparecchi.

Radioterapia e chemioterapia sono usati come adiuvanti nel post operatorio, oggi oltre a questa indicazione si sono affermati alcuni protocolli terapeutici cosiddetti di preservazione d’organo che si propongono di trattare le neoplasie avanzate faringo-laringee senza ricorrere alla laringectomia. I risultati di questi trattamenti non chirurgici sono discreti, ma non sempre pari a quelli della chirurgia, pertanto le scelte terapeutiche vanno valutate e concordate con oncologi medici, radioterapisti e chirurghi esperti.

Chi è a rischio

Per i tumori della laringe e della faringe i principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, il 90 per cento circa dei pazienti con queste neoplasie fuma e beve.

Proprio per questo il tumore della laringe è più frequente in Veneto e in Friuli Venezia Giulia (18 casi l’anno ogni 100 mila abitanti), rispetto a Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana (10 casi l’anno ogni 100 mila abitanti) e al Meridione (7,3 casi l’anno ogni 100 mila abitanti).

Quanto è diffuso

diffusione tumore laringe faringeSu scala mondiale, i tumori della faringe e della laringe rappresentano il 10 per cento circa di tutte le neoplasie maligne negli uomini e il 4 per cento nelle donne.

In Italia si contano circa 5.000 nuovi casi l’anno di tumore della laringe tra gli uomini e 500 tra le donne. Le più comuni sedi di origine del carcinoma a cellule squamosesono la corda vocale vera, l’epiglottide, il seno piriforme e l’area post-cricoidea.

tumori della faringe hanno un’incidenza analoga a quella dei carcinomi della lingua con una maggiore mortalità; in Italia si registrano circa 4.600 nuovi casi l’anno per gli uomini e 1.300 per le donne. I tumori della faringe, in particolare orofaringe, hanno avuto un incremento di incidenza negli ultimi 20 anni verosimilmente legato ai casi HPV-correlati.

Prevenzione

In base ai dati disponibili non è possibile stabilire se lo screening di routine per i tumori della laringe e della faringe sia efficace per gli individui che non presentano sintomi.
Per tutti è valido il consiglio di non fumare, di non consumare tabacco in alcuna forma e di limitare l’alcol.Potrebbe essere utile un esame del distretto orale e faringo-laringeo per tutti i soggetti di età superiore a 60 anni fumatori e bevitori.

airc.it/tumori

IN MOLTE PELLICOLE È PRESENTE LA MALATTIA, MA SENZA APPROFONDIMENTO

IN MOLTE PELLICOLE È PRESENTE LA MALATTIA, MA SENZA APPROFONDIMENTO

Volete saperne di più sul cancro?
Non andate al cinema

I film non dicono la verità sulle possibilità di diagnosi e di cura che oggi la medicina mette a disposizione dei pazienti

Clint Eastwood nel film «Gran Torino»Clint Eastwood nel film «Gran Torino»

MILANO – Clint Eastwood, il Walt Kowalski del film Gran Torino (quello in cui lui, reduce dalla guerra di Corea, anziano e malato, prima disprezza, poi finisce per difendere dai teppisti i suoi vicini di casa, asiatici di etnia Hmong) tossiva tanto e probabilmente aveva un tumore al polmone. Non muore per quello, ma perché viene ucciso dai delinquenti della banda. Gran Torino (il titolo è il nome dell’automobile Ford che Walt custodiva gelosamente in garage), uscito nel 2008 non è né il primo né l’ultimo film dove il cancro assume un qualche ruolo, anche da comprimario.

 

«GRAN TORINO» – Di tumori, nei film degli ultimi anni, si parla sempre di più. A partire da La gatta sul tetto che scotta(pellicola del 1958 dove un padre ammalato di tumore si confronta con il figlio alcolizzato) e ancora prima con il Diario di un curato di campagna (che è affetto da un tumore allo stomaco: e siamo nel 1951) per arrivare non solo a Gran Torino, ma a molte altre opere cinematografiche che hanno via via analizzato diversi aspetti legati al mondo dell’oncologia e dei malati. Erin Brockovich (il titolo italiano è: Forte come la verità, del 2000) è una segretaria di uno studio legale che indaga su una compagnia sospettata di avere contaminato le falde acquifere di una cittadina americana, provocando tumori ai residenti e fa emergere l’aspetto epidemiologico della malattia e le sue cause ambientali. Lo stesso fanno l’avvocato Michael Clayton nell’omonimo film del 2007 e la pellicola Le ultime 56 oredell’italiano Claudio Fragasso sui linfomi dei militari e l’uranio impoverito della guerra di Balcani. Poi ci sono le implicazioni economiche delle cure che emergono nel film L’uomo della pioggia (1997) di Francis Ford Coppola.

 

Una scena del film «La prima cosa bella»Una scena del film «La prima cosa bella»

A VIENNA – E ancora: Wit and dying young (1999) parla di cancro all’ovaio e del problema dei trattamenti, mentre Le invasioni barbariche (canadese del 2003), L’eternità e un giorno(Mia aioniotita kai mia mera, titolo originale greco, 1998) e La prima cosa bella (italiano del 2010) affrontano il tema dell’assistenza ai malati terminali. “Oncomovies: cancer in cinema” sarà oggetto di una relazione al prossimo congresso della European Society of Medical Oncology (Esmo) che si terrà a Vienna nei prossimi giorni. «Oggi il cinema si occupa di alcuni aspetti legati ai tumori che erano totalmente assenti in passato – commenta Luciano De Fiore dell’Università La Sapienza di Roma che ha condotto uno studio su questo tema –. Il cancro non è un soggetto facile da rappresentare, ma il fatto che se ne parli in qualche film permette di far conoscere meglio al pubblico questa malattia e le sue implicazioni».

 

PROVE SCIENTIFICHE – Purtroppo però l’immagine che emerge dai film non rappresenta la realtà scientifica dei giorni nostri. Troppo spesso il cinema vede il cancro come un elemento della trama che serve a drammatizzare la situazione e provoca, nella maggior parte delle situazioni, la morte dei protagonisti che ne sono affetti. Invece, le possibilità di sopravvivenza dei pazienti, grazie alle cure oggi disponibili, non sono mai rappresentate sul grande schermo. «Non si parla mai nei film – commenta De Fiore – delle opportunità che la medicina offre oggi ai pazienti. E raramente la sopravvivenza dei malati viene attribuita ai trattamenti ora disponibili. Fortunatamente nella vita reale le cose sono ben diverse».

IL SENO SNOBBATO – De Fiore a altri ricercatori hanno preso in esame 82 film dove si parla di tumore e hanno analizzato, fra i personaggi, 40 donne e 35 uomini affetti dalla malattia. In 21 film il tipo di tumore non era dichiarato. I sintomi erano menzionati nel 72 per cento delle pellicole, mentre il riferimento a test diagnostici compariva nel 65 per cento dei casi. La terapia più citata risultava essere la chemioterapia, seguita dai trattamenti antidolorifici. Non solo: Hollywood non sembra focalizzarsi sui big killer (a eccezione del cancro al polmone), ma preferisce parlare di leucemie, linfomi e neoplasie al cervello (il cancro al seno è quasi sempre snobbato). Nonostante tutte queste considerazioni, però, i ricercatori ritengono che usare il grande schermo per raccontare storie sul cancro possa avere un impatto positivo sia sui pazienti che sui medici. «Può servire – commenta De Fiore – ad aumentare l’attenzione al problema e a capire il valore delle nuove terapie. Non solo: può aiutare gli oncologi a prendere in considerazione alcuni problemi che a volte trascurano. Per esempio: le conseguenze che la malattia può avere sulla sessualità, il rapporto medico-paziente, gli effetti delle terapie. E, perché no, il significato della vita e della morte». Del resto La Bohemeraccontava un dramma della medicina di altri tempi: la tubercolosi. Che oggi è controllabile con i farmaci.

Adriana Bazzi
abazzi@corriere.it

TUMORI: IN ITALIA AUMENTA LA SOPRAVVIVENZA MA GAP NORD-SUD

(AGI) – Roma, 14 nov. – In Italia la sopravvivenza dei malati di tumore continua ad aumentare, ma al Sud e’ di 4-10 punti percentuali piu’ bassa che al Centro-Nord. Lo rivela il rapporto dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) 2011, dedicato alla sopravvivenza oncologica e basato sulle informazioni raccolte dai 31 Registri afferenti alla rete Airtum, che complessivamente copre il 38% della popolazione residente nel Paese. Secondo il rapporto, poi, se si considera l’insieme di tutti i tumori (esclusi quelli di vescica e cute), la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dei malati oncologici e’ pari al 50% per gli uomini e al 60% per le donne, dato superiore alla media europea e simile a quello registrato nei Paesi scandinavi, mentre e’ inferiore a quello degli Stati del Nord America. Inoltre tra il 1990 e il 2007 il periodo di permanenza in vita dei malati di cancro in Italia e’ aumentato del 14% per gli uomini e del 9 per le donne. Miglioramento che permane anche a distanza di 10 e 15 anni dalla diagnosi.
  Tuttavia, si legge nel dossier, la sopravvivenza a 5 anni per i tumori di maggiore impatto sociale mostra che a fianco di neoplasie a buona prognosi permangono ancora tumori a prognosi infausta: la sopravvivenza e’ alta per alcune sedi tumorali quali tiroide (94%), mammella (87%), prostata (89%), cervice uterina (61%) e colon-retto (58%); e’ inferiore al 50% per le leucemie considerate nel loro insieme (43%) e per il tumore dello stomaco (29%); al di sotto del 20% per fegato (14%) e polmone (13%). Inoltre, negli uomini la sopravvivenza a 5 anni e’ di circa 10 punti percentuali piu’ bassa rispetto a quella delle donne. Nella gran parte dei tumori maligni la sopravvivenza appare inversamente proporzionale all’eta’. Le analisi hanno riguardato oltre 1.490.000 casi di tumore diagnosticati tra il 1990 e il 2007, con aggiornamento dello stato in vita al 31 dicembre 2008. “Il dato rassicurante e’ che nel nostro Paese la sopravvivenza dei malati di tumore cresce ancora, quello che fa piu’ riflettere e’ la permanenza di una differenza tra Centro-Nord e Sud che varia tra i 4 e i 10 punti percentuali in relazione ai diversi tumori”, ha spiegato Mario Fusco, direttore del Registro Tumori di popolazione della Campania, coordinatore del Rapporto, “il divario era gia’ noto, ma ora l’affermazione e’ rafforzata dall’accresciuta rappresentativita’ dei registri del Sud”. Le sopravvivenze piu’ basse rilevate al Sud, ha aggiunto l’esperto, “riguardano tumori diversi per prognosi e disponibilita’ d’interventi, tendono a persistere anche tra coloro che sono sopravvissuti al primo anno dopo la diagnosi e tra i malati che sopravvivono per piu’ di 5 anni dalla data di diagnosi. Cio’ significa che la piu’ bassa sopravvivenza non e’ limitata ai casi con malattia intercettata in stadio piu’ avanzato. Quest’ultimo elemento suggerisce che le criticita’ all’interno dei sistemi sanitari delle Regioni meridionali non siano limitate alla fase diagnostica, ma siano presenti anche nelle successive fasi di gestione della malattia”. Lo studio, finanziato dal ministero della Salute tramite il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), e’ pubblicato come supplemento a Epidemiologia & Prevenzione, la rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, e scaraicabile da www.registritumori.it. (AGI) .

http://www.agi.it/

Il cancro della laringe testo originale del settembre 1998 – tradotto e validato nel dicembre 2000

Sintomi

I sintomi del cancro laringeo dipendono principalmente dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore. La maggior parte dei tumori della laringe si sviluppa nelle corde vocali. Queste forme neoplastiche sono raramente dolorose, ma generano quasi sempre raucedine od altri cambiamenti della voce. I tumori situati nell’area al di sopra delle corde vocali possono dare luogo alla formazione di noduli nel collo e a mal di gola od otalgie, mentre i tumori che si sviluppano al di sotto delle corde vocali sono piuttosto rari e possono rendere difficoltosa e rumorosa la respirazione.

Una tosse persistente o la sensazione della presenza di un corpo estraneo all’interno della gola possono segnalare un cancro della laringe. Man mano che il tumore cresce, può causare dolore, perdita di peso, alitosi e frequenti soffocamenti dovuti a ostruzione delle vie aeree da parte del cibo. In alcuni casi il paziente proverà difficoltà ad inghiottire.

I suddetti sintomi possono derivare dalla presenza di un cancro oppure da altre patologie meno gravi. Se accusate uno o più di tali sintomi, consultate un otorinolaringoiatra

Diagnosi

Al fine di risalire alle cause dei suddetti sintomi, il medico rivolgerà al paziente una serie di domande sulla sua storia clinica ed effettuerà un esame fisico completo, compresa una minuziosa palpazione del collo per verificare la presenza di noduli, gonfiori, o sensibilità abnorme al tatto o ad altri cambiamenti. Esistono tre metodi possibili di esaminare la laringe:

Laringoscopia indiretta.

Il medico ispeziona la gola utilizzando uno specchietto dal lungo manico per individuare eventuali anomalie e verificare se le vibrazioni delle corde vocali avvengono correttamente. Si tratta di un test indolore, ma talvolta un anestetico locale spray viene spruzzato in gola per prevenire fastidiosi conati di vomito. L’esame si svolge presso l’ambulatorio del medico.

Laringoscopia a fibre ottiche.

Alcuni soggetti per la conformazione del collo e vivacità dei riflessi, nonostante l’uso di anestetici locali, non possono essere sufficientemente collaborativi al fine di permettere il tradizionale metodo di ispezione della laringe. In questi casi diventa indispensabile usare le fibre ottiche. Si tratta di un tubicino flessibile il quale, fatto passare per il naso o per la bocca, giunge all’altezza della laringe; l’organo viene illuminato e la sua immagine viene catturata in modo da poter essere vista dal medico attraverso un monitor o un “oculare” posto in cima all’apparecchio. Tale metodo, ad ogni modo, viene utilizzato anche quando è stata effettuata l’osservazione con lo specchietto e quando si vuole conoscere con maggior precisione l’estensione della malattia, la mobilità delle corde vocali oppure non è stato possibile vedere completamente la laringe.

Laringoscopia diretta.

Si effettua in anestesia generale introducendo nella bocca un tubo rigido che permette al medico di vedere la laringe o con visione diretta o attraverso microscopi ingranditori. In questo modo è possibile, oltre che osservare l’organo, eseguire delle biopsie (piccole esportazioni di parte dei tessuti che vengono esaminati), o interventi chirurgici per piccole neoformazioni (polipi, noduli, leucoplachie). Queste vengono asportate con strumenti taglienti o il metodo laser.

I campioni di tessuto vengono affidati successivamente ad un patologo per l’analisi microscopica. Se viene rilevata la presenza di cellule cancerose, il patologo sarà in grado di comunicare anche di quale tipo di cancro si tratta. Quasi tutti i tumori della laringe sono carcinomi a cellule squamose, cellule piatte a forma di scaglia di pesce che rivestono l’epiglottide, le corde vocali e altre porzioni della laringe.

Dopo l’accertamento della presenza di un tumore, sarà necessario determinarne lo stadio (o estensione) al fine di pianificare l’opzione di trattamento più efficace. Si effettueranno quindi ulteriori esami, come radiografieTAC, e/o RMN, anche per accertare l’eventuale diffusione ad altri organi. Durante una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), si effettuano numerose radiografie, successivamente elaborate da un computer per ottenere una serie di immagini particolareggiate delle strutture interne dell’organismo. Una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) riproduce immagini con l’aiuto di un potente magnete collegato ad un computer.


TUMORI CAVO ORALE

 

I tumori del cavo orale

La Prevenzione e la Diagnosi Precoce rappresentano oggi le più importanti strategie di successo nella lotta contro il cancro.

Nonostante la loro sintomatologia spesso chiara ed evidente e la localizzazione facilmente aggredibile chirurgicamente, i Tumori del Cavo Orale e della prima porzione faringea, vengono frequentemente sottovalutati e diagnosticati tardivamente. In questi casi, spesso si presentano in forme subdole ed avanzate, che comportano grosse demolizioni anatomiche del massiccio facciale ed anche prognosi negative.

 

L’A.N.D.I., Associazione Nazionale Dentisti Italiani, con la partecipazione della gran parte degli odontoiatri aderenti all’associazione e con un grosso supporto di stampa, ha organizzato e condotto delle utili ed importanti campagne informative e divulgative, relative al cancro del cavo orale. Queste manifestazioni, dal titolo “Oral Cancer Day”, si sono svolte negli ultimi anni, in varie piazze e centri di tutta Italia.

 

La bocca rappresenta la prima porzione dell’apparato gastroenterico e le labbra, che la dividono dal mondo esterno, rappresentano il suo sipario. La bocca si estende proprio dalle labbra alla faringe. Essa, essendo un organo cavo, è anche definita cavo orale. A definire la struttura anatomica della bocca, partecipano anche varie strutture ossee, articolari e muscolari. Il cavo orale è composto, oltre che dai denti e dalle gengive, anche dai due terzi anteriori della lingua, dalla superficie interna delle guance e dal pavimento orale. Quest’ultimo, rappresenta la parte inferiore della bocca ed è posizionato sotto la lingua. La parte superiore della bocca, definita palato duro, è sostenuta dalla volta ossea del mascellare superiore, ove sono posti e articolati i denti dell’arcata superiore. Quelli dell’arcata inferiore sono invece posizionati sulla mandibola, che si articola con il cranio grazie a delle articolazioni, chiamate articolazioni temporo-mandibolari (A.T.M.). L’interno della bocca, è rivestito da una mucosa, detta appunto mucosa orale, sottile e sensibile. Essa è sensorialmente specializzata nel percepire i sapori. All’interno della bocca, sono inoltre presenti numerose ghiandole salivari minori, nonché gli sbocchi dei dotti delle ghiandole salivari maggiori. La bocca, non è esclusivamente predisposta alle sue due più evidenti funzioni vitali, quali l’alimentazione e la fonazione. Tramite essa, avviene infatti anche la deglutizione, lo sbadiglio e occasionalmente, può avvenire anche la respirazione. Con essa sono possibili anche una serie di ulteriori attività funzionali correlate alla mimica, all’estetica ed alle relazioni interpersonali, affettive e sentimentali. La bocca è anche la sede iniziale dell’attività digestiva dei cibi, che avviene grazie ad alcuni enzimi che vengono secreti proprio con la saliva e permettono che il bolo alimentare inizi in bocca il suo processo digestivo, che procederà successivamente nelle altre porzioni intestinali.

 

Ogni parte del cavo orale, può essere colpita dalla malattia neoplastica, nelle sue varie modulazioni patologiche. Le mucose orali, le ghiandole salivari, le masse muscolari ed anche le varie strutture ossee del massiccio facciale, come tutte le strutture ossee del nostro corpo, possono essere colpite dal cancro.

 

La presenza sulle mucose del cavo orale di una macchia bianca o bianco-rossastra o di tumefazioni persistenti, che non tendono a risolversi velocemente, devono essere sempre motivo di attenzione o di allarme. Lo stesso vale per eventuali lesioni o ferite recidivanti, specie se riconducibili a margini rugosi o anfrattuosi o taglienti di protesi mobili o fisse o dovute a ricostruzioni orali incongrue o a denti fratturati e con bordi ruvidi e spigolosi. Lo stesso vale per le piccole ferite orali, che stentano a guarire ed a rimarginarsi. Queste lesioni devono generare sempre un sospetto diagnostico ed essere considerate sempre come fattori di allarme, tali da spingere il Paziente a richiedere subito una visita specialistica in un ambiente medico odontoiatrico adeguato, al fine di pervenire ad una diagnosi accurata, anche con l’uso di una biopsia.Potrebbe infatti trattarsi di una lesione potenzialmente maligna, ovvero già di un tumore del cavo orale.

 

Molto meglio scatenare cento falsi allarmi per lesioni innocenti, che pervenire a diagnosi tardive per superficialità, trascuratezza o, peggio, per ignoranza. Proprio per questo motivo, il ruolo della prevenzione, anche per le malattie oncologiche del cavo orale, gioca un importante ruolo non solo di educazione sanitaria, ma anche di educazione sociale a cui dovremmo sensibilizzare sempre più persone, nonché gli odierni piccoli Pazienti, che saranno la popolazione adulta di domani.

 

Il cancro della bocca predilige maggiormente il sesso maschile -per motivazioni correlate agli stili di vita- e le fasce di età degli ultraquarantenni -per la prolungata esposizione ai fattori di rischio-.

 

Secondo la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), i tumori del cavo orale, assieme a quelli del laringe e della faringe rappresentano il dieci per cento di tutte le neoplasie maligne che colpiscono gli uomini ed il quattro per cento di quelle che coinvolgono il sesso femminile. Ogni anno, sono circa tremila i decessi correlati al cancro del cavo orale e circa quattromilacinquecento i nuovi casi oncologici diagnosticati. Essi sono statisticamente in netto aumento, non solo a causa dell’incontrastata esposizione ai fattori oncogeni (fumo, alcool, droghe, esposizione al sole, inquinamento, etc.), ma anche dovuti all’aumento statistico dei casi diagnosticati rispetto al passato ed all’aumento dell’età media della popolazione. In particolare, le neoplasie del cavo orale vengono spesso diagnosticate in fase avanzata, quando l’espansione e la infiltrazione dei tessuti circostanti è già evoluta e la massa neoplastica è già cresciuta, a tal punto da non consentire molte chances al Paziente.

 

Il tumore delle labbra predilige il sesso maschile, le persone a pelle chiara, soprattutto se abituate a prolungate esposizioni ai raggi solari, anche per motivi inerenti al lavoro (pescatori, agricoltori, muratori, etc..

 

La lingua è la sede di elezione dei carcinomi orali, con l’elevata percentuale del 30% tra i tumori presenti all’interno del cavo orale.

 

Negli ultimi anni, comunque, si è notata una riduzione delle malattie oncologiche orali legate all’alcool ed al tabacco da fumo, ma questi fattori restano comunque patogeni e sono una causa frequente anche di altri tumori nei distretti anatomici vicini: la gola, l’esofago, le vie respiratorie, etc. In Italia, la massima incidenza statistica di carcinoma orale può essere osservata nelle regioni del nord-ovest, ove il consumo di alcolici, superalcolici e tabacco da fumo è maggiore.

 

Anche la scarsa igiene orale, la masticazione del tabacco, l’abitudine di assumere cibi molto caldi e piccanti e bevande particolarmente calde, le alterazioni delle strutture protesiche, conservative o dentali, rappresentano fattori traumatici o infiammatori reiterati nel tempo, quindi potenzialmente oncogeni. Nel caso in cui coesistano ricostruzioni dentali inadeguate, ovvero riabilitazioni protesiche fratturate o traumatizzanti sulle mucose orali, esse vanno subito rimosse e sostituite con delle nuove riabilitazioni non traumatiche.

 

Soprattutto il cancro orale che colpisce l’oro-faringe e le tonsille, riconosce come responsabile un virus, il Papilloma virus – HPV (i.e. genotipo 16-18), particolarmente diffuso soprattutto tra i giovani, a causa della promiscuità dei rapporti e di alcune abitudini sessuali. La malattia oncologica del cavo orale, nelle sue varie forme cliniche, si accompagna quasi sempre a dolore o tumefazione delle labbra, ovvero della lingua o delle gengive. E’ possibile inoltre osservare il sanguinamento o il gonfiore delle mucose orali, spesso accompagnati da un problematico uso delle protesi, soprattutto se mobili, che causano una masticazione difficoltosa. Tutti i segni ed i sintomi clinici descritti in precedenza, sono motivo per allarmarsi e necessitano di un’immediata visita specialistica.

 

Il labbro inferiore è coinvolto dal cancro del cavo orale nel 30-40% dei casi, i bordi laterali della lingua nel 30% dei casi, la volta palatina nel 15% dei casi, il pavimento orale nel 20% dei casi e la mucosa vestibolare nel 5% dei casi.

 

Come in tutti i tumori, la terapia specifica viene orientata sulla base dei dati relativi alle dimensioni del tumore, alla sua sede anatomica, al suo aspetto macro e microscopico, ai dati relativi alla eventuale biopsia, alla presenza di coinvolgimento dei linfonodi ed a quella di eventuali metastasi. La classificazione delle neoplasie del cavo orale segue lo stesso metodo internazionale, per la stadiazione dei tumori sulla base del protocollo T, N, M (vedi stadiazione) e per la definizione del suo grading istologico, cioè per la quantificazione del suo grado di differenziazione cellulare (vedi). Piccolissime lesioni possono essere esclusivamente indagate con la biopsia e sottoposte successivamente ad uno stretto ed attento controllo medico di vigile attesa. Le lesioni tumorali di piccole dimensioni possono essere trattate con la semplice radioterapia ovvero anche con la chirurgia, mentre altre lesioni più estese necessitano d’intervento di resezione chirurgica radicale, nonché dello svuotamento delle stazioni linfonodali, con la successiva rivalutazione relativa alle terapie complementari (chemioterapia, radioterapia o altro).

 

Come in ogni malattia oncologica, la prognosi è strettamente correlata alla precocità della diagnosi ed alla tempestività dell’intervento e delle terapie correlate.

 

Negli stadi iniziali, la sopravvivenza dei Pazienti, a distanza di cinque anni dall’intervento, è dell’85-90%, mentre nelle stadiazioni più avanzate, la sopravvivenza si abbassa drasticamente, scendendo a cinque anni di distanza, fino al 25%. Evidentemente, come in tutte le malattie oncologiche, la prevenzione dei tumori del cavo orale, la soppressione, la riduzione o la modifica dei fattori etiopatogenetici causali e la diagnosi precoce, restano le migliori armi per sconfiggerli. Quindi, è importante potenziare le campagne informative sui più frequenti e noti fattori oncogeni del cavo orale, e tra di questi in particolare: il fumo di tabacco, l’alcool, i Papilloma virus ad alto rischio oncogeno, l’esposizione prolungata e non protetta ai raggi solari, i fattori traumatici locali persistenti, etc.

 

Ancora più importante è che subito dopo la diagnosi di cancro orale, prima ancora di affrontare la terapia specifica, il Paziente sospenda immediatamente l’uso o l’esposizione ad ogni fattore di rischio.

 

Dott. S. Audino
Palermo (PA)
Collaboratore di Dentisti Italia

Diagnosi del carcinoma della testa e del collo

Lo specialista vi porrà alcune domande in merito ai sintomi ed all’anamnesi e vi sottoporrà ad una visita che prevede:

  • l’introduzione di uno specchio fino alla parte posteriore della bocca al fine di ispezionare la bocca stessa e la gola
  • l’introduzione di un sottile telescopio flessibile (rinoendoscopio) all’interno del naso per ispezionare il naso stesso o, attraverso il naso, i seni (rinofaringoscopia)
  • il prelievo di un campione di tutte le zone che potrebbero essere un carcinoma (biopsia)

I primi due esami possono richiedere alcuni minuti ed essere fastidiosi. Potreste dover assumere un anestetico locale (pastiglia da sciogliere in bocca) al fine di anestetizzare la bocca per alcuni minuti. Per anestetizzare la parte posteriore della gola, viene solitamente utilizzato uno spray anestetizzante. E’ importante non mangiare o bere nulla per circa un’ora dalla somministrazione dello spray, fino a quando la gola non riacquista sensibilità. Mentre la gola è anestetizzata, il cibo o la bevanda potrebbe scendere lungo la trachea e soffocarvi.

Solo facendo una biopsia, prelevando quindi un campione di cellule dalla zona interessata, ed esaminandolo al microscopio è possibile fare una diagnosi definitiva. Il medico curante può decidere se sia possibile fare la biopsia in ambulatorio. Per anestetizzare la zona da cui verrà prelevato il campione, si utilizza un anestetico locale. Mediante un ago sottilissimo o speciali pinzette si preleva un piccolo campione di tessuto anormale. Tuttavia, è più probabile che la biopsia debba essere effettuata sotto anestesia generale. In questo caso, l’esame avviene in day-hospital e, a volte, è prevista una notte di degenza. Prima della biopsia, può essere eseguita una tomografia (assiale) computerizzata (CT o CAT) o una risonanza magnetica per immagini (MRI) al fine di identificare le zone interessate

Diagnosi precoce e screening

Nonostante ci siano molti dati che mostrano frequenti ritardi nella diagnosi dei tumori maligni del cavo orale e faringe e un’influenza sfavorevole di questo fenomeno sull’esito del trattamento, non è chiaro se un programma di screening sia fattibile ed efficace. Screening per i tumori maligni del cavo orale sono stati condotti in molte centinaia di migliaia di individui in alcuni paesi poveri (India e Cuba) ed in migliaia di soggetti ad alto rischio (forti fumatori e bevitori) in paesi sviluppati (Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia). È stato possibile in tal modo identificare alte percentuali (intorno al 10%) di soggetti con lesioni sospette, per lo più leucoplachie. Le maggiori difficoltà sono state incontrate nel follow-up di questi soggetti e nello stabilire un intervallo realistico tra gli esami di screening, tenuto conto che la fase preinvasiva sembra essere abbastanza rapida (intorno a un anno). Ovviamente, l’organizzazione di screening sarebbe sostanzialmente favorita dalla scoperta di un test capace di identificare la fase preclinica prima della semplice ispezione visiva del cavo orale. Inoltre, a causa della frequente multicentricità delle lesioni preneoplastiche, il controllo chirurgico della malattia sarebbe più difficile per i tumori maligni del cavo orale e faringe che per quelli del collo dell’utero e mammella.

Per quanto concerne il carcinoma della laringe, le esperienze di screening sono minori che per cavo orale e faringe, ma minore è anche il fenomeno del ritardo diagnostico. Infatti alcuni sintomi, quali la disfonia, portano più precocemente all’osservazione i tumori maligni della laringe di quelli del cavo orale.
Bibliografia di riferimento

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