Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki

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Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki
Parte del teatro del Pacifico della seconda guerra mondiale

Il fungo atomico, causato da “Fat Man” su Nagasaki, raggiunse i 18 km di altezza
Data 6 – 9 agosto 1945
Luogo Hiroshima e Nagasaki, Giappone
Tipo nucleare
Forze in campo
Eseguito da Bombardiere B-29 Superfortress, Stati Uniti
Ai danni di Giappone
Comandate da William Sterling Parsons, Paul Tibbets
Comandate da Shunroku Hata
Bilancio
Esito Ancora dibattuto. Probabile influenza sulla resa del Giappone.
Perdite civili 90 000 – 166 000 vittime a Hiroshima[1]
60 000 – 80 000 vittime a Nagasaki[1]
[senza fonte]

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Campagna
del Giappone
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Bombardamenti strategici
durante la IIGM
I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki in Giappone furono due attacchi nucleari operati sul finire della Seconda guerra mondiale.
Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8:16, l’Aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’ordigno “Fat Man” su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100 000 a 200 000,[2] quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti ed indiretti causati dagli ordigni, per le implicazioni etiche comportate dall’utilizzo di un’arma di distruzione di massa e per il fatto che si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, i due attacchi atomici vengono considerati gli episodi bellici più significativi dell’intera storia dell’umanità.
Il ruolo dei bombardamenti nella resa dell’Impero giapponese, così come gli effetti e le giustificazioni, sono stati oggetto di innumerevoli dibattiti. Negli Stati Uniti prevale la posizione secondo cui i bombardamenti atomici sarebbero potuti servire ad accorciare la Seconda guerra mondiale di parecchi mesi, risparmiando le vite dei soldati (sia alleati sia giapponesi) e dei civili, destinati a perire nelle operazioni di terra e d’aria nella prevista invasione del Giappone. In Giappone, l’opinione pubblica, invece, tende a sostenere come i bombardamenti siano crimini di guerra perpetrati per accelerare il processo di resa del governo militare giapponese. Altri sostengono che essi non potessero essere giustificati solo da una vittoria sul fronte giapponese ormai vicino alla resa ma che fossero una dimostrazione di potenza verso quello che si profilava come il nuovo nemico, ovvero l’URSS che preparava l’invasione all’arcipelago nipponico proprio nei giorni successivi il bombardamento. Altri ancora aggiungono alle motivazioni quella di testare la potenza dell’ordigno costato miliardi di dollari su una città, e ciò spiegherebbe i due bombardamenti in cui si usarono le due tipologie di bomba prodotte. Universalmente condivisa è comunque la presa di coscienza della gravità dell’evento, che non è più stato replicato.

Robert Oppenheimer e Leslie Groves, i responsabili del “Progetto Manhattan”
Gli Stati Uniti, con l’assistenza militare e scientifica del Regno Unito e del Canada, erano già riusciti a costruire e provare una bomba atomica nel corso del Progetto Manhattan, un progetto scientifico-militare teso a costruire l’ordigno atomico prima che gli scienziati impegnati nel Programma nucleare tedesco riuscissero a completare i propri studi per dare a Hitler un’arma di distruzione di massa. Il primo test nucleare, nome in codice “Trinity”, si svolse il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel Nuovo Messico. Una bomba di prova, denominata “The Gadget” fu fatta esplodere con successo. I lanci su Hiroshima e Nagasaki, quindi, furono la seconda e terza detonazione della storia delle armi nucleari.
Il bombardamento sulle due città del Giappone, comunque, non fu la prima volta in cui gli Alleati bombardarono città delle potenze dell’Asse, né la prima volta in cui tali bombardamenti causarono numerose perdite civili. In Germania, ad esempio, il bombardamento di Dresda causò la morte di 35 000 persone e la distruzione di una delle maggiori città d’arte tedesche. L’Italia subì pesanti bombardamenti nelle città di Livorno (Bombardamenti su Livorno (1940-1945)) , Palermo, Catania, Messina, Napoli, Bari e Foggia oltre a quello al quartiere San Lorenzo di Roma che causò oltre 3 000 morti in una sola notte (in realtà, a Roma furono colpiti diversi quartieri e non solo San Lorenzo: fra questi il Pigneto-Prenestino e la zona di Piazza Bologna). Il bombardamento di Tokyo del marzo del 1945 causò più di 100 000 vittime e danni enormi in termini urbani ed architettonici. Nell’agosto del 1945 altre 60 città giapponesi vennero pesantemente bombardate, e tra le più colpite, oltre a Tokyo, fu senza dubbio Kobe.
In più di tre anni di guerra sul fronte del Pacifico, gli Stati Uniti avevano perso 400 000 uomini, tra morti, feriti e dispersi. Il mese precedente il bombardamento, la conquista di Okinawa, che aveva causato la morte di 150 000 civili e militari giapponesi, e la perdita di circa 70 000 soldati americani, aveva offerto una base ideale per la conquista del Giappone, ma preoccupava i comandi Alleati, che temevano perdite 3-4 volte superiori, dato l’acceso patriottismo dei soldati giapponesi, crescente a mano a mano che arretravano verso la madrepatria.
Il presidente degli Stati Uniti d’America, Harry Truman, che venne a conoscenza dell’esistenza del Progetto Manhattan solo dopo la morte di Franklin D. Roosevelt, decise di utilizzare la nuova bomba sul Giappone. Nelle sue intenzioni dichiarate, il bombardamento doveva determinare una risoluzione rapida della guerra, infliggendo una distruzione totale e infondendo quindi nel governo giapponese il timore di ulteriore distruzione: questo sarebbe stato sufficiente per determinare la resa dell’Impero giapponese. Il 26 luglio 1945 Truman e gli altri capi di Stato Alleati stabilirono, nella Dichiarazione di Potsdam, i termini per la resa giapponese.
Il giorno seguente, i giornali giapponesi riportarono la dichiarazione, il cui testo venne diffuso anche radiofonicamente in tutto il Giappone, ma il governo militare la respinse. Il segreto della bomba atomica era ancora custodito, e la sua esistenza non venne minimamente accennata nella dichiarazione.

Hiroshima e Nagasaki: i sopravvissuti 6-9 agosto 1945

 

Lo so, stamattina era già stato citato, ma secondo me è bene fare un post specifico per ricordare a 65 anni di distanza quello che secondo me è stato il più grande crimine di guerra della storia dell’umanità.

 

Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8.16, l’Aeronautica militare statunitense lanciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’ordigno “Fat Man” su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100.000 a 200.000[1], quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti ed indiretti causati dagli ordigni, e per il fatto che si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, i due attacchi atomici vengono considerati fra gli episodi bellici più significativi dell’intera storia dell’umanità.

 

Quasi esclusivamente civili.

Tra l’altro il numero delle vittime indirette è attualmente incalcolabile, ma se pensate che per l’evento di Chernobyl sono state calcolate circa 3.2 milioni di vittime indirette potete tranquillamente farvi un’idea della portata dell’attacco realizzato.

 

Nel corso di una riunione tenutasi negli Stati Uniti a maggio 1945, vennero suggeriti, come obiettivi, le città di Kyōto, Hiroshima, Yokohama, Kokura e Nagasaki oppure gli arsenali militari. Nel corso della riunione si decise di non utilizzare la bomba atomica esclusivamente su un obiettivo militare, per evitare di mancare l’obiettivo, e quindi “sprecare” la bomba. Nella decisione finale, difatti, dovevano essere tenuti in maggior conto gli effetti psicologici che l’utilizzo della bomba atomica doveva avere sul governo giapponese.

 

La più classica delle strategie del terrore, ovvero colpire civili anziché obiettivi strettamente militari per forzare la mano alle strutture di governo.

Non contenti tre giorni dopo, con la complicità di un attacco russo che a tradimento rompeva il patto di neutralità nei confronti del Giappone, gli americani replicarono a Nagasaki.

Nonostante la portata distruttiva dei due attacchi, si sono registrati alcuni sopravvissuti.

 

Tsutomu Yamaguchi (1916-2010), un giapponese di 93 anni, è stato riconosciuto insieme ad un altro centinaio di superstiti come un sopravvissuto ad entrambi i bombardamenti di Hiroshima che di Nagasaki, in entrambi i casi infatti si trovava entro il raggio di 3 km dall’esplosione (sopravvissuto al primo evento senza gravi ferite ritorna a Nagasaki, sua città natale poche ore prima che sganciassero la bomba sulla città). Yamaguchi ha avuto già un certificato “hibakusha” o superstite di radiazione.

 

ATTENZIONE: nel primo spoiler trovare la foto di Yamaguchi durante una conferenza stampa pro disarmo scattata negli ultimi della sua vita.
Nel secondo spoiler trovate invece alcune foto di sopravvissuti ai bombardamenti. Questo spoiler contiene immagini molto forti (soprattutto l’ultima) e le sconsiglio caldamente alle persone impressionabili. Credetemi sulla fiducia.

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Bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki [Wiki] | Tsutomu Yamaguchi

http://leganerd.com/2010/08/06/hiroshima-e-nagasaki-i-sopravvissuti/