Amianto e diossina: la mappa in Italia

Le aree da bonificare sono state individuate, ma nella maggior parte dei casi le bonifiche non sono mai iniziate.

 Floriana Rullo– 25 novembre 2011- Un’Italia ammalata a causa delle industrie insalubri e delle discariche abusive. Un Paese avvelenato dall’amianto e dalla diossina. Da Porto Marghera a Gela, da Taranto a Porto Torres, il nostro territorio è stato per decenni intossicato dall’inquinamento industriale tanto che gran parte dei suoli e delle falde d’Italia hanno messo e mettono ancora a rischio la salute di chi ci lavora e ci abita.

Un’eredità che schiaccia ancora una parte non piccola d’Italia e che coinvolge almeno un decimo di tutta la popolazione. A fotografare la situazione dei 44 siti più rischiosi ci ha pensato l’Istituto Superiore di Sanità. Un ambizioso progetto, finanziato dal Ministero, che ritrae la situazione in cui versano i luoghi più inquinati sparsi per tutta la penisola. Posti in cui le condizioni ambientali fanno ammalare e morire più persone del previsto. Luoghi battezzati da varie leggi con la sigla SIN, che sta per “Siti di bonifica di interesse nazionale”. Dove però nella maggior parte dei casi le bonifiche non sono mai iniziate.

I SITI DI BONIFICA- I SIN, da Nord a Sud, in realtà sono 57. Di questi, il pool di epidemiologi ambientali di Sentieri ne ha scelti 44, considerandoli interessanti sotto il profilo sanitario, per i quali sono stati analizzati i dati di mortalità in un arco di tempo che va dal 1995 al 2002. Le aree da bonificare sono caratterizzate dalla presenza di impianti chimici, petrolchimici, raffinerie, industrie siderurgiche, centrali elettriche, miniere e cave di amianto e altri minerali, porti, discariche e inceneritori. Insomma, l’Italia dell’industria pesante e delle pattumiere, dove generazioni di lavoratori hanno prodotto benessere e ricchezza spesso a costo della loro salute.

MORTALITA’ IN ECCESSO- Tumori, malattie del sangue e leucemie. Tremilacinquecento morti in otto anni: ecco a quanto ammontano i decessi per malattie riconducibili alle esposizioni industriali. Se invece si considera il surplus complessivo dei decessi delle 44  aree monitorate si sfiorano per lo stesso periodo le 10 mila persone (su 403mila morti complessivi). Vale a dire che le morti “osservate” sono, in quasi tutte le località, maggiori di quelle “attese”.

C’è insomma un pezzo non piccolo d’Italia, pari a 298 comuni con 5,5 milioni di abitanti (un decimo della popolazione) che sta decisamente peggio degli altri. Non solo perché, abitando in aree industriali o comunque degradate (come il litorale domizio flegreo e l’agro aversano interessato dal fenomeno delle discariche abusive), la popolazione ha in media un reddito e una scolarizzazione più bassa dei loro vicini. Ma anche perché alle diseguaglianze economiche e sociali si aggiunge un ambiente più insalubre, tanto da far aumentare la mortalità, soprattutto nel Sud Italia.

DA CASALE MONFERRATO A GELA – Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera. Ma anche Bagnoli, Padova e TarantoScuole elementari, case e fabbriche. Da nord a sud. L’amianto non fa distinzione. E nemmeno le sue polveri sottili. Quattromila decessi all’anno. Più di 20mila dal 93 a oggiIl caso più palese è rappresentato dalle 416 morti in eccesso per tumore alla pleura nei siti contaminati da amianto, per la presenza di cave di estrazione del minerale o di impianti di lavorazione (Balangero, Casale Monferrato, Broni, i dintorni dello stabilimento Fibronit di Bari, Biancavilla, Massa Carrara, Priolo, Pitelli e alcuni comuni lungo il litorale vesuviano). Drammatica anche la situazione nei pressi delle raffinerie di Porto Torres e Gela, delle acciaierie di Taranto, delle miniere del Sulcis-Iglesiente e della chimica di Porto Marghera, zone in cui è stato rilevato un aumento significativo di mortalità per tumore al polmone e malattie respiratorie non tumorali. O i decessi in più per insufficienza renale e altre malattie del sistema urinario alle emissioni di metalli pesanti, composti alogenati e idrocarburi degli stabilimenti di Piombino, Massa Carrara, Orbetello o la bassa valle del fiume Chienti.

LA STRAGE- Una strage silenziosa  che interessa sia gli operai che chi abita vicino alle fabbriche. “Per quasi tutte le malattie considerate la mortalità ha riguardato sia gli uomini sia le donne e tutte le classi d’età. Tutta la popolazione quindi è stata più o meno interessata dalla contaminazione diffusa” spiega l’autrice di Sentieri Roberta Pirastu, della Sapienza di Roma. “Così a causa delle bonifiche in ritardo la collettività paga con morti e malattie queste situazioni”.

I prossimi passi di Sentieri prevedono l’analisi in queste aree delle malattie e dei ricoveri per vedere se a una aumentata mortalità corrisponde anche – come è prevedibile – una maggior carico di malattie di natura ambientale, e quanto questa situazione perduri ancora oggi”.

http://www.articolotre.com/2011/11/amianto-e-diossina-la-mappa-in-italia/47886

Amianto e diossina: la mappa in Italiaultima modifica: 2012-03-07T16:13:11+01:00da weefvvgbggf
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